Le comiche. Scrittrici, attrici, Performer

Correvano gli anni ’50 quando mia madre mi portò con sé a Ginevra a trovare la nonna. Io ero molto piccola e da allora sono passati tantissimi anni, ma ricordo perfettamente il mio stupore nel vedere, seduta ai tavolini di un caffè, una numerosa e ridanciana compagnia di sole donne. Uno spettacolo inedito per me: a Torino una scena simile non l’avevo vista mai.
È stato forse il riaffiorare di questa antica esperienza infantile a farmi accogliere volentieri l’invito di Maria Pia Ercolini a leggere questo saggio sulla comicità femminile, fenomeno relativamente recente da noi, dal momento che è solo da una trentina di anni che il riso delle donne è stato del tutto sdoganato, e infranto definitivamente il pregiudizio che faceva ritenere disdicevole per una donna il ridere in pubblico, e addirittura l’umorismo estraneo al genere femminile.
Come recita l’avvertimento iniziale, i saggi contenuti nel volume sono frutto del XVI Seminario estivo residenziale della Sil (Società italiana delle letterate) tenutosi a Viterbo il 1-3 2018 dal titolo Comiche! Anche le donne ridono.
Ma è proprio vero che il divieto di ridere è stato sempre rispettato? E come, e di che cosa ridono le donne? E quali strumenti utilizzano per far ridere? A queste e altre domande rispondono i dieci brevi saggi contenuti nel libro, corredato da una bibliografia essenziale in coda a ogni pezzo e da un indice dei nomi.
Il primo saggio, dopo l’introduzione della curatrice, è quello di Daniela Carpisassi, esperta in storia delle scritture femminili e saggista, che rivisita in chiave femminista alcuni racconti della tradizione occidentale in cui si situano figure femminili ridenti. Come Sara, che nel racconto biblico ride accogliendo l’annuncio della sua tardiva maternità; oppure Baubo, che riesce a provocare il riso in Demetra, depressa per il rapimento della figlia Proserpina; oppure Medusa che, da simbolo di un femminile perturbante e pericoloso, diventa, nella lettura della filosofa Hélène Cixous, ciò che è: un volto di donna bello e ridente.
Il saggio di Monica Fernetti, docente di Letteratura italiana all’Università di Cagliari, parte da un sonetto di Gaspara Stampa (“Via da me le tenebra e la nebbia” in cui la poeta esulta al ritorno dell’amato) per ricordare quanto sia rara nella tradizione italiana l’espressione della positività del sentire e quanto poco seguito abbia avuto in realtà il padre Dante che nel Paradiso aveva creato tutta «una miniera di lemmi e di neologismi dell’esultanza (l’ingioiarsi, il dilettarsi, l’asserenarsi, l’imparadiarsi della mente e del corpo, il godere di sé nel traboccare del piacere e nella scrosciante pienezza del riso) in cui la terza cantica consiste». Una felice eccezione dunque, secondo l’Autrice, il sonetto di Gaspara Stampa, un «piccolo capolavoro, atto a smentire con sufficiente evidenza il principio secondo il quale là dove c’è riso e allegria il pensare non vale nulla». Tesi che l’Autrice contesta con decisione, sulla scorta  del pensiero di Rosella Prezzo in Ridere la verità. Scena comica e filosofia. Convinta che si possa concepire e coltivare una «saggezza gioconda» propone sette parole, ognuna della quali è connessa a un pensiero e a una pensatrice: letizia (Rosi Braidotti, sulle tracce di Spinoza), allegria (María Zambrano), risata (Virginia Woolf), gioia (Goliarda Sapienza), felicità o meglio bliss, beatitudine (Katerine Mansfield), festa (Carla Lonzi), ilarità (Carolyn G. Helbrun, in arte Amanda Cross).
La ricerca di Lia Giacchero si è concentata soprattutto su Virginia Woolf e sul gruppo di Bloomsbury. Il suo intervento sottolinea il senso dell’umorismo di Virginia,  evidente nelle lettere in cui lei si prende allegramente gioco della sua famiglia e del perbenismo della società vittoriana, ma anche nell’impronta ironica di opere come Orlando e Flusch, ma specialmente di Freshwater, una commedia, genere letterario fuori del suo abituale repertorio, scritta per divertire amici e famigliari.
Humoursex di Maria Vittoria Vittori, insegnante, giornalista culturale e saggista, ci propone una carrellata di opere di scrittrici dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi per verificare la tesi che non sempre eros e umorismo sono in opposizione. Parte da un racconto di Matilde Serao, La virtù di Cecchina, dove si ride del sogno voluttuoso della protagonista, versione casereccia e parodistica di Emma Bovary, per passare poi al racconto breve, Botta e risposta, della contessa bolognese Guendalina Roti, alias Regina di Luanto, in cui la protagonista, alle prese con uno spasimante sgradito che le propone un amore romantico, lo fulmina con una battuta audace. L’ironia gioca un ruolo importante anche nel romanzo di Luce D’Eramo L’ultima luna, dove i protagonisti Silvana e Bruno riescono a stabilire una sorta di intimità proprio condividendo l’umorismo. Anche in una serie di narrazioni collocate negli Anni ’90 del secolo scorso ritroviamo modalità umoristiche o schiettamente comiche applicate all’erotismo: nei primi romanzi di Rossana Campo (In principio erano le mutande, Il pieno di super), in quello di esordio di Carmen Covito (La bruttina stagionata) e nell’opera di Silvana Grasso L’albero di Giuda. Si arriva così alle protagoniste delle storie di Valeria Parrella in cui l’Autrice vede la «piena affermazione del corpo e della libertà del desiderio erotico femminile, uno dei principali nuovi valori a cui la dimensione umoristica ha dato il suo contributo».
Marina Vitale in Tra riso e pianto, il difficile incontro con l’alterità inserisce, nel discorso dell’umorismo utilizzato per affrontare la posizione di marginalità della donna nella società contemporanea, due generi specifici: la narrativa di fantascienza e la scrittura post coloniale.
Giuliana Misserville, critica letteraria femminista e figura di spicco nella Sil e in Leggendaria, affronta le problematiche poste da quella che si configura ormai come una vera e propria esplosione del fenomeno cross dressing nella moda e in diverse forme di spettacolo, come il balletto e il cabaret, il cinema e la televisione, individuando negli spettacoli en travesti e nella cultura drag un valore potenzialmente dissacrante, ma anche il rischio di cadere nel conformismo. Non è questo il caso dei personaggi femminili al vetriolo di Paolo Poli – e ricordiamo l’esilarante Rita da Cascia o il ridicolo di cui ricoprì la mistica della maternità nel drammone di Nicodemi La nemica – né dell’itinerario artistico  dell’argentino Raúl Damonte Botana, in arte Copi; drammaturgo, fumettista, scrittore e attore, neppure di fronte alla morte rinunciò al suo graffiante sarcasmo. Nel gioco delle maschere delle diverse identità, conclude Misserville, il risultato che conta è quello di decostruire e ricostruire «una molteplicità che demolisce qualunque binarismo e ci spalanca territori tutti da esplorare».
Lo stesso tema viene affrontato dalla performer, attrice, attivista e ricercatrice indipendente Ilenia Caleo, mettendo l’accento sulla funzione corporea dell’attrice in quello spazio polimorfo che da sempre è il palcoscenico. Commentano opportunamente il testo le fotografie di scena da Self Unfinished del coreografo Xavier Le Roy, da Rire/Laugh/Lachen della coreografa, performer, filmaker transgender Antonia Baehr, da Guintche di Marlene Montero, danzatrice e coreografa di Capo Verde e infine da BioFiction della danzatrice e coreografa Simone Aughterlony.
Interessante su questo argomento  il punto di vista interno di Antonia Anna Ferrante, che si autodefinisce “studiosa e attivista terrona transfemminista queer” e in King Kong spas ’o balcon illustra le caratteristiche di un mondo, quello della cultura  queer, molto particolare e ritualizzato, ricordando per esempio l’autoironia dei reading, vera arte dell’insulto praticata nelle «comunità froce» nordamericane e nella cultura delle ballroom, ovvero delle sale da ballo dove si sfidavano le comunità nere e quelle latine immigrate negli Stati Uniti.
Di tutt’altra impronta il saggio della giornalista Monica Luongo, che ripercorre la storia della comicità femminile negli ultimi trent’anni prima nel settore televisivo e poi sul web, dall’ormai storico programma La Tv delle ragazze fino alla recente comicità nata in rete, che permette produzioni con costi molto contenuti e immediatamente accessibili a un pubblico eterogeneo.  È questo un fenomeno che vede una nuova generazione di comiche molto spregiudicate che affrontano, a volte anche in modo francamente sboccato, contenuti nuovi; si pensi alle Sbratz, al gruppo Facebook Alpha Woman, o al recente caso del grande successo riscosso su You Tube dalle clip di Federica Cacciola, alias Martina Dell’Ombra.
Conclude il libro il breve ma sapido saggio L’arte di non piangere, scritto a quattro mani da Pat Carra e Laura Marzi, vignettista la prima e «parte scrivente» la seconda del progetto di Aspirina. Rivista acetilsatirica, edita dalla Libreria delle donne di Milano, che ha rilanciato on line la precedente versione cartacea, e che è durata per cinque anni fino alla chiusura determinata dalla causa intentatale dalla Bayer. Contro la quale però la redazione della rivista si è presa la sua rivincita dando vita al progetto Erbacce. Forme di vita resistenti ai diserbanti, un blog satirico nato per fustigare la prepotenza del colosso multinazionale, che nel frattempo aveva acquisito l’americana Monsanto, produttrice di famigerati pesticidi.
Una lettura, questo saggio a più voci, che è certamente nelle corde di chi scrive, se quanto si è ricordato all’inizio ha un senso, ma sicuramente utile a tutte e tutti coloro che desiderano farsi un’idea sul panorama ormai vasto e variegato della comicità al femminile.

Paola Bono, Ilenia Caleo, Daniela Carpisassi, Pat Carra, Anna Maria Crispino, Lia Giachero, Monica Farnetti, Antonia Anna Ferrante, Monica Luongo, Laura Marzi, Giuliana Misserville, Marina Vitale, Maria Vittoria Vittori
Le comiche. Scrittrici, attrici, Performer
A cura di Paola Bono e Anna Maria Crispino
Iacobelli editore, 2020
pp. 183
€ 14,90

 

 

Recensione di Loretta Junck

qvFhs-fCGià docente di lettere nei licei, fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino ed è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nel 2014 ha organizzato il III Convegno di Toponomastica femminile. curandone gli atti. Ha collaborato alla stesura di Le Mille. I primati delle donne e scritto per diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Noi Donne, Dol’s ecc.).

 

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