Bertha von Suttner. Nobel per la Pace

Motivazione del Premio Nobel per la Pace, assegnato nel 1905: «per la sua audacia nell’opporsi agli orrori della guerra».

Bertha von Suttner

A tutt’oggi, il personaggio e l’opera di Bertha von Suttner non sono molto noti presso il grande pubblico; attenzione tanto più parziale se si considera che fu la prima donna a essere insignita del Nobel per la Pace. Bertha Sophia Felicita nasce alla metà del XIX secolo, nel 1843, dai conti Kinsky von Chinic und Tettau, figlia postuma dell’imperial regio tesoriere e feldmaresciallo Franz Joseph, morto pochi mesi prima a settantotto anni, e di Sophia Wilhelmine, di ventotto anni, discendente della famiglia del poeta della libertà tedesca Theodore von Korner. L’educazione è quella impartita secondo le regole dell’aristocrazia asburgica: studia francese, inglese, italiano, poi russo. A trent’anni, nel 1873, decise di rendersi indipendente, considerate anche le non più floride condizioni economiche della madre. S’impiega quindi presso la famiglia del barone von Suttner, come insegnante accompagnatrice delle figlie, e s’innamora ricambiata del figlio minore, Artuhr Gundaccar, di sette anni più giovane.

L’avversione della famiglia von Suttner a questo legame la spinge nel 1876 ad abbandonare Vienna per Parigi, dopo aver risposto a un annuncio lavorativo di Alfred Bernhard Nobel (Stoccolma 1833-Sanremo 1896), il chimico e industriale svedese che nel 1867 aveva scoperto la dinamite; Nobel deciderà successivamente per testamento di destinare l’enorme ricchezza accumulata alla nascita di una Fondazione omonima e all’attribuzione del prestigioso Premio per la Pace, per testimoniare la sua convinzione che anche le scoperte più temibili, come quella della dinamite, devono essere indirizzate ai fini del progresso e non della distruzione. Bertha viene assunta in qualità di segretaria e governante, ma dopo appena una settimana, dietro invito di Arthur e delle sorelle, torna a Vienna, e si sposa segretamente con l’amato, partendo con lui per il Caucaso. I due vi restano nove anni, dal 1876 al 1885. Arthur esercita la professione d’ingegnere, Bertha dà lezioni di letteratura e musica, iniziando a scrivere le prime opere, in cui si trova già l’idea di una società in cui pace e progresso vanno di pari passo. Nel 1885 i coniugi fanno ritorno a Vienna, nella residenza di famiglia. Durante la stagione invernale del 1886, Bertha si reca a Parigi e incontra di nuovo Alfred Nobel, con cui era rimasta in contatto epistolare; lo informa dei suoi progetti per la pace e sente parlare per la prima volta di Società per la pace e per la Corte d’arbitrato.

Bertha von Suttner tiene una conferenza, L’alba del secolo delle donne

Fra il 1888 e il 1889 finisce di scrivere L’era delle macchine, contro l’esagerato nazionalismo e l’eccesso d’armamenti. Pubblica nello stesso anno Giù le armi!, tradotto in molte lingue, che ha subito un successo enorme. Nella sua frenetica attività pacifista, fonda nel 1891 la Società austriaca per la pace di cui resta presidente fino alla morte, avvenuta nel 1914, e che rappresenta, durante il terzo Congresso mondiale della pace, a Roma; in quell’occasione tiene il suo primo discorso pubblico, con meraviglia dei presenti alla vista di una oratrice. Arthur, da parte sua, contribuisce alla fondazione a Vienna della Società per la difesa contro l’antisemitismo. Anche a Berlino, i due coniugi diedero vita alla Società tedesca per la pace. Al quarto Congresso mondiale della pace, tenutosi a Berna, tiene una relazione insieme a Teodoro Moneta, futuro Nobel italiano, sul tema: La Confederazione degli Stati Uniti d’Europa. Nel 1896 muore Alfred Nobel: nel testamento assegna un premio rispettivamente per la fisica, la chimica, la medicina, la letteratura e la pace. In uno scritto del 1897 Bertha ricorda il testamento di Nobel come un avvenimento di massima importanza per il movimento pacifista. Dinanzi a tutto il mondo per la prima volta viene dichiarato che «l’affratellamento dei popoli, la riduzione degli eserciti e la sfida dei congressi della pace» potevano significare la felicità dell’intera umanità.

Moneta commemorativa per i 100 anni dal Premio Nobel per la Pace ottenuto da Bertha von Suttner nel 1905

Nel 1902 muore il marito Arthur, ma Bertha intensifica comunque la sua attività, partecipando al Congresso mondiale per la pace a Boston, cui fa seguito un lungo giro di conferenze negli Stati Uniti, che replica nel 1912. A Washington viene ricevuta dal Presidente Roosevelt. Nel 1905 ottiene il Premio Nobel per la Pace, ma in seguito si allontana dalla cosiddetta “pace armata” di Nobel, per sostenere il disarmo totale di tutte le nazioni, con l’istituzione di una Corte d’arbitrato per ogni conflitto internazionale. Qualche anno dopo partecipa alla seconda Conferenza dell’Aja dalla quale nasce la Corte permanente d’arbitrato.

Nel 1910 André Carnegie, industriale americano, istituisce una Fondazione per la pace su ispirazione di Bertha von Suttner e tre anni dopo, al XX Congresso universale all’Aja, viene inaugurato il Palazzo della Pace dovuto alla generosità di Carnegie che offre il terreno, mentre gli altri Stati contribuiscono al decoro della costruzione e all’arredamento. L’Italia fornisce i marmi per il magnifico vestibolo, la città dell’Aja fa realizzare a sue spese lo scalone, la Germania offre le porte monumentali in ferro battuto, l’Austria i grandi candelabri dorati ai piedi della scala, l’Ungheria vasi di porcellana, la Danimarca una fontana, l’Inghilterra le vetrate a colori, il Mikado arazzi giapponesi, il Belgio il carillon della torre.

Appena un anno dopo, alle avvisaglie della Prima guerra mondiale, la scrittrice è sfiduciata. «Il movimento pacifista borghese – scrive – è da noi così fiacco che è condannato all’insuccesso. Dove sono i giovani pieni d’energie e di entusiasmo? E alla guida non c’è che una donna anziana…»

La data di morte, 21 giugno 1914, una settimana prima dell’attentato di Sarajevo, in fondo è per lei una salvezza. Secondo le sue volontà, il corpo viene cremato. A testimonianza dell’ininterrotta attività pacifista, con l’introduzione della nuova moneta europea nel 2001, la sua effigie è stata posta sulla moneta da 2 euro del conio austriaco.

Düsseldorf, piazza dedicata a Bertha von Suttner

Il suo attivismo, oltre ai tratti della continuità e della coerenza, unisce alla forza ideale anche la progettualità politica: Bertha von Suttner ha sempre privilegiato l’individuare un sovrano o un presidente di uno Stato neutrale che funga da mediatore, quindi una sorta di arbitrato internazionale. La sua modernità è nell’aver capito subito il volto bifronte del progresso. Tanto le moderne conquiste come le ferrovie, il telegrafo, e la stessa dinamite scoperta da Alfred Nobel erano indici positivi, altrettanto, applicate alla guerra, si rivelavano nemiche del progresso stesso. Infine, la modernità della sua scrittura: Bertha vuole istruire, come si sarebbe detto nell’Ottocento, dilettando; Abbasso le armi! in Italia era comparso per la prima volta nel 1897, per le edizioni dei Fratelli Treves, basato sull’edizione del 1892. Il romanzo si presenta a tratti come un apparente feuilleton, che a conti fatti sembra però trasformarsi in un’abile operazione letteraria, tesa ad avvicinare lettori e lettrici a un tema politico-militare, attraverso i sentimenti.

Strada dedicata a Bertha Von Suttner a Friburgo
Strada dedicata a Bertha Von Suttner, Roma

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Articolo di Fiorenza Taricone

È Ordinaria di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Cassino e Lazio Meridionale, dove insegna anche Pensiero politico e questione femminile. Ha fatto parte della Comm. Nazionale Pari Opportunità. È autrice di saggi, particolarmente centrati sull’associazionismo in Italia tra Ottocento e Novecento. Fa parte del Comitato Scientifico delle Fondazioni Nilde Iotti, Anna Kuliscioff e Turati-Pertini.

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