L’Ue per la parità di genere nel mondo

La parità di genere è ben lontana dall’essere una realtà in molti Paesi.

L’impegno dell’UE nella promozione dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment femminile svolge un ruolo fondamentale anche al di fuori dei confini, attraverso le sue azioni esterne. Questo perché un’Europa giusta ed equa è solo un traguardo preliminare alla meta ultima auspicata: un mondo giusto ed equo. 

Il piano d’azione dell’Ue 2021-2025 sull’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile nelle relazioni esterne (Gender Action Plan (GAP) III) fornisce un quadro politico per il rispetto degli impegni internazionali sull’uguaglianza di genere e si pone, come uno degli obiettivi principali, quello di garantire che entro il 2025 almeno l’85% delle nuove azioni esterne dell’Unione europea contribuisca alla parità di genere e all’emancipazione di donne e ragazze. Gender mainstreaming è la parola chiave. Stando ai dati che abbiamo, risulta che la quota di nuove azioni esterne che hanno contribuito alla parità di genere è aumentata in modo sostanziale, raggiungendo un massimo storico del 70% nel 2021.
In Africa, per la precisione in Tanzania, è stato avviato il programma Breaking the Glass Ceiling, che mira ad affrontare la violenza di genere, il sostegno alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi, l’empowerment economico delle donne e la partecipazione politica, impiegando una somma totale di 90 milioni di euro. In Camerun, invece, il programma Gender for Development Uganda G4DU, con obiettivi più incentrati sulla demografia e l’inclusione sociale, ha potuto beneficiare di un investimento di 60 milioni di euro, mentre 10 milioni di euro sono stati indirizzati ad un progetto di promozione dell’imprenditoria femminile in Guinea-Conakry.
Il vertice Ue-Unione africana, del febbraio 2022, è un interessante esempio di cooperazione internazionale in cui l’Ue ha affermato ancora una volta il suo impegno per la tutela dei diritti umani, per l’uguaglianza di genere e per l’emancipazione delle donne. Il 15 dicembre 2022 i partner europei e africani hanno lanciato una nuova iniziativa incentrata a migliorare la salute e i diritti sessuali e riproduttivi in Africa, in particolare per ragazze adolescenti e giovani donne. L’intenzione sarebbe quella di assicurare una copertura ampia ed equilibrata in tutti i paesi africani.

Anche il progetto Support Arab Women at the Table: Women as Actors in Peace Processes fornisce un sostanziale supporto alle donne leader in Africa e in Medio Oriente, mirando ad aumentare qualitativamente e quantitativamente l’inclusione significativa delle donne nei processi politici e di pace in Iraq, Libia, Palestina e Yemen.
E ancora, spostandoci in Asia, il progetto da 22,2 milioni di euro Empowered Women for a Prosperous Nepal mira a promuovere la piena realizzazione dei diritti umani e dell’autonomia socioeconomica delle donne e delle ragazze nepalesi, contribuendo a far emergere il loro potenziale. In Vietnam, inoltre, l’Ue finanzia con 15 milioni di euro anche il programma di partenariato verde a guida femminile.
È stato poi riconosciuto come faro Ue-Onu sull’empowerment economico delle donne, il progetto WeEmpowerAsia, concluso nell’agosto 2022, che ha aumentato la leadership e la partecipazione delle donne nel settore privato, organizzando programmi di formazione imprenditoriale e fornendo sostegno finanziario nell’attuazione di pratiche commerciali sensibili al genere in Cina, India, Indonesia, Malesia, Filippine, Tailandia e Vietnam. I risultati raggiunti sono sorprendenti: incoraggiando le imprese ad applicare i WPE (Women’s Empowerment Principles) — anche attraverso l’istituzione di premi annuali — più di 1500 imprese si sono attivate per rispettare i suddetti principi e contribuire ai processi politici che sostengono la creazione di economie più eque per il genere in Asia; in più, oltre 3000 aspiranti imprenditrici hanno ricevuto formazione e sostegno per avviare, mantenere ed espandere la loro attività.
In Sud America, in Perù, un programma da 6,75 milioni di euro vuole rafforzare la prevenzione e la giustizia in materia di violenza di genere, mirando inoltre a ridurne l’impunità e la tolleranza.

L’Ue continua a investire e a monitorare la situazione in Afghanistan, specialmente delle donne e delle ragazze, dopo la presa del potere da parte dei talebani nell’agosto 2021. Per consentire il diritto delle donne afghane a partecipare al dialogo politico del loro Paese, è stato istituito l’Afghan Women Leaders Forum (Awlf), composto da oltre 60 donne leader in Afghanistan, provenienti da diversi ambiti. Nel settembre del 2022, l’Awlf ha partecipato al Consiglio per i diritti umani a Ginevra: le rappresentanti hanno avuto modo di interfacciarsi con gli Stati membri dell’Ue e con il relatore speciale dell’ONU, Richard Bennett, facendo finalmente sentire la loro voce. L’Ue, comunque, ha continuato a porre l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne al centro della cooperazione con i suoi partner internazionali, quali l’Unione africana, la Lega degli Stati arabi, l’Unione per il Mediterraneo, l’Organizzazione degli Stati americani, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico. L’Ue è stata una forza trainante, è bene ricordarlo, nel meccanismo di accelerazione della famosa Risoluzione 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza”, approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 31 ottobre del 2000 quale primo documento in tale ambito in cui viene problematizzato l’impatto dei conflitti armati sulle donne e viene sottolineata l’importanza di una loro viva ed equa partecipazione nei processi di sicurezza, promozione e mantenimento della pace.

L’Ue, poi, continuando a sostenere le attività dell’iniziativa Spotlight Ue-Onu, la più grande iniziativa globale in questo settore, con un bilancio di oltre 500 milioni di euro e l’ambizioso obiettivo di eliminare tutte le forme di violenza contro donne e ragazze entro il 2030, ha fatto in modo che i bilanci nazionali per affrontare problematiche di genere aumentassero considerevolmente, secondo i dati di addirittura otto volte. 

Anche i social media hanno contribuito a diffondere l’iniziativa: grazie soprattutto al prezioso aiuto di creatori di contenuti internazionali, la campagna lanciata con l’hashtag #withher ha raggiunto oltre 146 milioni di utenti su Twitter, Facebook e Instagram.

Altri dati soddisfacenti provengono dal finanziamento al Fondo mondiale per i sopravvissuti alla violenza sessuale legata ai conflitti, a cui l’Europa ha fornito oltre 2 milioni di euro dal 2020: il fondo, che facilita l’accesso alle forme di tutela e ripresa delle vittime, ha assistito oltre 2272 donne provenienti da diverse aree geografiche, fra cui la Repubblica democratica del Congo, la Repubblica centrafricana, Guinea, Iraq e Nigeria.
L’Ue ha poi continuato la sua collaborazione con le Nazioni Unite, tra cui UN Women, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione e UNICEF, rimanendo strenua sostenitrice del pieno godimento di tutti i diritti umani da parte delle donne e delle ragazze in seno al Consiglio per i diritti umani (Hrc).

Anche la promozione dell’emancipazione economica delle donne, infine, è una priorità della politica commerciale dell’Ue. In tale ambito, l’Ue promuove la parità di genere su più livelli, collaborando con strutture globalmente riconosciute, come l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) allo scopo di rafforzare la posizione delle donne anche nel settore del commercio. 

Il Report si conclude ricordando che nel 2022 i diritti delle donne sono stati a rischio, soprattutto in Afghanistan e Iran, in cui si sono verificati violenze e soprusi che hanno scioccato l’opinione pubblica mondiale. Anche quello che è successo in America in merito alla legislazione sull’aborto è preoccupante. Il Global Gender Index afferma che, di questo passo, ci vorranno 132 anni per raggiungere la piena parità e superare il gender gap su scala globale. Ma ci sono stati anche progressi significativi, illustrati negli articoli precedenti di questa serie, che si chiude qui, in attesa delle elezioni europee del 2024, che si spera vedano una significativa partecipazione delle donne e il superamento degli ostacoli che impediscono loro di entrare e rimanere in politica. 

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Articolo di Chiara Giacomelli

Laureanda in Management presso l’Università di Pavia. Ama le cene in compagnia e leggere un libro che la tenga incollata fino ad addormentarcisi sopra. Ha tanti sogni nel cassetto, ma non sa da quale cominciare… perciò per adesso si limita a “fare la fuorisede” e a scrivere la tesi, sempre in compagnia delle sue cuffiette, da cui non si separa mai, e di una tazza di tè fumante.

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