Salame di cioccolato vegano. Una delizia per spirito e palato

Oggi Aurora è in ritardo. Strano, in genere è sempre puntualissima. Dieci minuti dopo il suono della prima campanella bussa alla porta e infila la testa in aula, mentre la nostra super-bidella-tuttofare Amedea la segue da vicino, piegata sotto il peso della cartella della nostra brava alunna. «Buongiorno!» saluta Aurora. Ha un po’ di fiato corto e due grosse stampelle blu a farle da contorno. «Oh Gesù!» esclamo subito io, mentre la segno presente a registro «Cos’hai combinato, pasticcio?» Ilaria, dal banco in prima fila, scatta dalla sedia per lasciarle il posto a sedere e recuperare la cartella dalla schiena della povera Amedea, che si allontana ricurva, farfugliando sottovoce qualche meritato improperio a noi docenti, che nonostante le conquiste della tecnologia, ci ostiniamo ancora a far acquistare libri dai costi e dalle dimensioni imbarazzanti alle famiglie delle/gli povere/i studenti.

Segue immancabile racconto delle disavventure domestiche di Aurora, che scendendo i gradini di casa due alla volta, per fare prima, si è presa una storta coi fiocchi alla caviglia sinistra. Una vistosa fasciatura rigida le immobilizza la parte finale della gamba, ricoperta da un calzettone di lana fatto a mano, probabilmente procurato dalla nonna. «E no però!» commenta Jason con aria scandalizzata «La calza nera con la stampella blu non s’ha da fare: qui di interisti non ne vogliamo!» Ridiamo tutte mentre Aurora prende posto, appoggiando gli arnesi in acciaio sulla sedia della collega di sostegno, che al momento non è in servizio. «Brava, metti le stampelle al posto della Benedetti. In fondo non c’è tanta differenza: anche lei ci fa da sostegno quando abbiamo bisogno!» commenta Anna. Casualmente io ho una parrucca bionda nella borsa. L’ho comprata a mia figlia ieri mattina per una festa di Halloween a cui è stata invitata. Senza pensarci su troppo, la infilo sopra le stampelle ed esclamo «Buongiorno collega Benedetti, la vedo un pochino rigida questa mattina!» La classe ride di nuovo: direi che siamo pronte/i per iniziare la lezione.

A fine ora mi avvicino di nuovo ad Aurora, che con un po’ di fatica sta mettendo il quaderno nello zaino. Le chiedo come ci si senta nei panni di una ragazza disabile (ne abbiamo tre in classe), una volta ogni tanto. Mi risponde che non è per nulla divertente. Ma che lei sa come tirarsi su. «Cioè?» le domando incuriosita «Col salame di cioccolato! È il mio antistress preferito!». Ricordo che Aurora ha una disciplina etica molto coerente in fatto di cibo. Me lo ha detto l’anno scorso in gita, mentre io mi strafogavo di pasta alla carbonara e lei aveva davanti un piatto di riso alla zucca dall’aspetto molto invitante anche per una carnivora come me, a dire la verità. Le chiedo quindi la ricetta del dolce, che lei mi fornisce in versione rigorosamente vegana.

  • 200 grammi di biscotti secchi vegani (non ha importanza la marca, ma sul genere Oro Saiwa, per intenderci).
  • 200 grammi di cioccolato fondente.
  • 200 grammi di latte di soia.
  • 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere.
  • 30 grammi di olio di semi di girasole.
  • 1 pizzico di zucchero.

Sbricioliamo con cura i biscotti in una ciotola, mentre facciamo sciogliere il cioccolato a bagnomaria.

Aggiungiamo ai biscotti il cioccolato sciolto, il latte leggermente scaldato, l’olio di semi e lo zucchero e mescoliamo bene fino ad amalgamare il tutto.

Per asciugare l’impasto, aggiungiamo il cacao in polvere e impastiamo con le mani fino a ottenere una forma simile a quella di un salame.

A questo punto avvolgiamo il tutto nella carta da forno e mettiamo in frigorifero per mezza giornata. Se abbiamo fretta, sono anche sufficienti un paio d’ore in freezer.

Tiriamo fuori dal congelatore o dal frigorifero una mezz’ora prima di servirlo. A questo punto il salame è pronto per essere affettato e gustato.

«Benissimo, tra una settimana ti faccio sapere come mi è venuto» dico ad Aurora, mentre lascio la classe. «Ma prof, ma lei non è mica a dieta?» mi chiede Alessia con un filo di malizia «Certo, come sempre. E per tua informazione ho già perso un chilo in un anno e mezzo» rispondo orgogliosa. «Prof, per fortuna che lei non insegna matematica né scienze degli alimenti» continua Alessia scuotendo la testa «altrimenti saremmo rovinate!» Me ne vado fingendomi offesa, ripercorrendo nella mente l’elenco degli ingredienti che dovrò fermarmi a comprare prima di tornare a casa. Per oggi la dieta dello spirito vince su quella del corpo.

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Articolo di Chiara Baldini

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Classe 1978. Laureata in filosofia, specializzata in psicopedagogia, insegnante di sostegno. Consulente filosofica, da venti anni mi occupo di educazione.

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