L’Indice di uguaglianza di genere (Gender Equality Index) è un documento pubblicato ogni anno dall’Eige, l’Agenzia europea per la parità di genere, allo scopo di rendere pubblici i dati relativi all’equità raggiunta, negli ambiti di vita privata e sociale, tra donne e uomini nei Paesi dell’Unione europea. Per ogni Paese analizzato viene assegnato un punteggio da 1 a 100: il 100 significa aver ottenuto la piena parità.

L’Indice di quest’anno supera, per la prima volta, i 70 punti con un incremento di 1,6 punti rispetto al 2022.
Il valore totale dell’indice di ogni Paese è costituito dalla media dei valori ottenuti da sei diversi temi analizzati. Li riportiamo qui di seguito:
- Ambito del lavoro: «è la misura in cui donne e uomini possono beneficiare della parità di accesso all’occupazione e di buone condizioni di lavoro. Il sottodominio della partecipazione combina due indicatori: la partecipazione ai tassi di occupazione a tempo pieno e la durata della vita lavorativa. Il tasso di occupazione tiene conto della maggiore incidenza del lavoro a tempo parziale tra le donne e si ottiene confrontando il numero medio di ore lavorate di ciascun lavoratore con il numero medio di ore lavorate di un lavoratore a tempo pieno. La segregazione di genere e la qualità del lavoro rientrano nel secondo sottodominio. La segregazione settoriale si misura attraverso la partecipazione di donne e uomini nei settori dell’istruzione, della sanità e delle attività di assistenza sociale. La qualità del lavoro si misura attraverso l’organizzazione dell’orario di lavoro flessibile e le prospettive di lavoro. La flessibilità del lavoro è rappresentata dalla capacità delle donne e degli uomini di prendersi una o due ore libere durante l’orario di lavoro per occuparsi di questioni personali o familiari. L’indice delle prospettive di carriera rileva la continuità occupazionale, definita in relazione alla tipologia del contratto di lavoro, alla sicurezza del lavoro (possibilità di perdere il lavoro nei prossimi sei mesi), alle prospettive di avanzamento di carriera e allo sviluppo del posto di lavoro in termini di numero di dipendenti. Si misura su una scala compresa tra 0 e 100 punti, dove 100 è il massimo e indica le migliori prospettive di lavoro».
- Ambito del denaro: «misura le disuguaglianze di genere nell’accesso alle risorse finanziarie e nella situazione economica delle donne e degli uomini. Il primo sottodominio delle risorse finanziarie comprende i guadagni mensili e il reddito di donne e uomini misurati attraverso due indicatori. Il primo è il reddito medio mensile da lavoro e il secondo è il reddito netto medio equivalente che, oltre ai guadagni da lavoro retribuito, include pensioni, investimenti, benefici e qualsiasi altra fonte di reddito. Entrambi sono espressi nello standard di potere d’acquisto (Spa), che è una valuta artificiale che tiene conto delle differenze nei livelli di prezzo tra gli Stati membri. Il secondo sottodominio delle risorse economiche inquadra il rischio di povertà delle donne e degli uomini e la distribuzione del reddito tra donne e uomini. Gli indicatori inclusi sono la percentuale di popolazione non a rischio di povertà (il cui reddito è superiore o uguale al 60% del reddito mediano del Paese) e il rapporto tra il quintile più basso e quello più alto per sesso. Quest’ultimo indicatore viene utilizzato per misurare il livello di disuguaglianza di reddito tra donne e uomini».
- Ambito dell’istruzione: «misura le disuguaglianze di genere nei risultati scolastici, la partecipazione all’istruzione e alla formazione nel corso della vita e la segregazione di genere. Il sottodominio del livello di istruzione è misurato da due indicatori: la percentuale di donne e uomini laureati e la partecipazione di donne e uomini all’istruzione e alla formazione formale e non formale nel corso della vita. Il secondo sottodominio mira alla segregazione di genere nell’istruzione terziaria esaminando la percentuale di donne e uomini tra gli studenti nei settori dell’istruzione, della salute, del welfare, delle discipline umanistiche e delle arti».
- Ambito del tempo: «misura le disuguaglianze di genere nella distribuzione del tempo dedicato alla cura, al lavoro domestico e alle attività sociali. Il primo sottodominio, riguardante le attività di cura, misura i divari di genere nel coinvolgimento di donne e uomini nella cura e nell’istruzione dei propri figli o nipoti, degli anziani e dei disabili, nonché nel loro coinvolgimento nella cucina e nei lavori domestici. Il secondo sottodominio esplora il numero di donne e uomini impegnati in attività sociali. Concretamente, misura i divari di genere nell’impegno delle donne e degli uomini in attività sportive, culturali o ricreative fuori casa, combinato con il loro impegno in attività di volontariato e di beneficenza».
- Ambito del potere: «misura l’uguaglianza di genere nelle posizioni decisionali in tutta la sfera politica, economica e sociale. Il sotto-ambito del potere politico esamina la rappresentanza delle donne e degli uomini nei parlamenti nazionali, nel governo e nelle assemblee regionali/locali. Il sotto-ambito dell’equilibrio di genere nel processo decisionale economico è misurato dalla percentuale di donne e uomini nei consigli di amministrazione delle più grandi società registrate a livello nazionale e quotate nelle borse valori e nelle banche centrali nazionali. L’indice sull’uguaglianza di genere presenta per la prima volta dati nel sottodominio del potere sociale, che include dati sul processo decisionale nelle organizzazioni che finanziano la ricerca, nei media e nello sport».
- Ambito della salute: «misura l’uguaglianza di genere in tre aspetti legati alla salute: stato di salute, comportamento sanitario e accesso ai servizi sanitari. Lo stato di salute esamina le differenze nell’aspettativa di vita di donne e uomini insieme alla salute percepita e agli anni di vita sana (chiamata anche aspettativa di vita senza disabilità). A ciò si aggiunge una serie di fattori comportamentali legati alla salute, basati sulle raccomandazioni dell’Oms sul comportamento sano, vale a dire il consumo di frutta e verdura, l’attività fisica, il fumo e il consumo di alcol. L’accesso ai servizi sanitari è misurato dalla percentuale di persone che segnalano bisogni medici e/o dentistici insoddisfatti».

Chiudiamo questa prima parte dell’articolo con le parole di Carlien Scheele, direttrice dell’Eige: «Nel corso degli anni, l’Ue ha compiuto progressi verso l’uguaglianza di genere, ma siamo anche consapevoli che ciò non basta e che i progressi sono fragili. Oggi, solo la Svezia con un punteggio superiore a 80 punti nell’Indice si sta avvicinando sempre più all’uguaglianza di genere. La Svezia rappresenta solo circa il 2% della popolazione dell’Ue. Ci sarà sempre una scusa per sminuire l’importanza del lavoro sulla parità di genere. Non possiamo lasciare che ciò accada. Dobbiamo agire adesso. Insieme, a tutti i livelli. E dobbiamo celebrare le vittorie. Non importa il percorso. È ciò che ci farà procedere #3PassiAvanti».
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Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola Secondaria di II grado, sono fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.
