Antonia, la bambina che osservava la luna

Antonia Navarro Huezo è nata in un quartiere periferico di San Salvador nell’agosto del 1870, nella famiglia di Belisario Navarro e Mariana Huezo; ebbe due fratelli, con cui crebbe senza subire discriminazioni di genere da parte dei suoi genitori.
Antonia giocava poco con le bambole: la sua curiosità era rivolta alla natura, ma soprattutto alle stelle e al mondo affascinante che scorgeva nel cielo oscuro che la circondava di notte. Una curiosità che si esprimeva nelle mille domande rivolte al padre, farmacista, che le rispondeva paziente.

Purtroppo, quando Antonia aveva otto anni, suo padre morì; forse anche a causa di questo dolore, la sua salute iniziò a peggiorare: quando compì sedici anni, le fu praticamente impossibile andare a scuola, per quelle strade polverose che le provocavano tosse continua e senso di soffocamento. Su consiglio della madre, scrisse allo stesso Presidente della repubblica salvadoregna, Francisco Menéndez, per chiedere il permesso di studiare a casa, senza abbandonare il percorso scolastico a cui teneva così tanto. La risposta del presidente fu positiva, permettendole di diplomarsi in Artes y Ciencias. Ma Antonia non voleva fermarsi lì, voleva accedere all’Università di San Salvador, con un obiettivo ben chiaro: diventare ingegnera. Purtroppo, allora, l’università era praticamente proibita alle donne: Antonia non si arrese e scrisse nuovamente a Francisco Menéndez, affinché intercedesse per lei.

Fragmento 1 ANH Rev La Universidad

La risposta fu che nemmeno il presidente poteva interferire nella gestione dell’università, ma le consigliò di rivolgersi a Santiago Ignacio Barberena, una delle figure universitarie salvadoregne più eminenti in quegli anni, divenuto famoso per essere un enciclopedico, capace di spaziare in differenti campi della conoscenza, dalla linguistica all’ingegneria. E così fece Antonia, riuscendo a convincere Barberena che poteva essere proprio lei la prima donna a essere ammessa nell’Universidad Nacional. Antonia studiò aritmetica superiore, algebra, disegno lineare, trigonometria, con i suoi compagni di corso realizzò una spedizione sul vulcano di San Salvador per poter misurarne le variabili; i suoi risultati saranno pubblicati sulla Revista de la Universidad, lo strumento più importante a quei tempi per la diffusione delle ricerche e risultati raggiunti nelle aule universitarie.
A diciannove anni appena compiuti, Antonia Navarro Huezo era pronta a raggiungere un traguardo fondamentale per lei e  per tutte le donne: diventare la prima donna ingegnera del continente.

Esattamente il 20 settembre 1889 Antonia ottenne il Dottorato in Ingegneria topografica, un anno dopo aver conseguito il diploma nella stessa carriera universitaria. Da quando era stata fondata l’Universidad Nacional de El Salvador, nel 1841, soltanto Aurelia Lara era riuscita ad ottenere il diploma in Filosofia nel 1854.
Con Antonia, un’altra donna, María de la Concepción “Concha” Mendoza Mariona, otterrà la laurea in Medicina e Chirurgia. Ma bisognerà aspettare fino al 1945 per avere la prima effettiva dottoressa salvadoregna, Stella Gavidia Castro de Grabowski.

La tesi di Antonia Navarro affrontava il tema della luna del raccolto (nome tradizionalmente dato alla luna piena che cade nella data più vicina all’equinozio di settembre), mettendo in risalto che i testi astronomici allora in circolazione cercavano di spiegare fenomeni astronomici da un punto di vista che non corrispondeva alla posizione geografica di El Salvador; per questo, portavano gli studenti a conclusioni non corrette.

Antonia Navarro Huezo

La sua esposizione fu accolta favorevolmente dai suoi colleghi universitari e dai docenti presenti nel momento dell’esposizione della sua tesi; ci fu una cena e un ballo organizzato in famiglia, persino un concerto eseguito dalla banda della capitale, per ordine del Presidente della Repubblica. Un trionfo per i risultati del suo lavoro intellettuale, ottenuti con notevole sforzo, impegno costante e la capacità di affrontare gli ostacoli via via incontrati.

Fu un trionfo che durò poco: nonostante gli eccellenti risultati raggiunti, le fu negata di esercitare la sua professione in ambito universitario, permettendole soltanto di ricoprire il ruolo di insegnante e esaminatrice nelle scuole superiori, più precisamente nell’Instituto Normal de Señoritas.
Ma la sua storia, la sua sfida all’ordine costituito e a un sistema ancora patriarcale, superò fortunatamente i confini di El Salvador, diffondendosi in America e in Europa.

Morirà il 22 dicembre 1891, a soli ventun anni, di tubercolosi. Non si registrano atti ufficiali in suo onore, né compare il suo nome nei registri mensili delle sepolture pubblicate sui giornali dell’epoca. Elena Salamanca, nel suo libro Siemprevivas, l’ha paragonata a una cometa, perché, come una cometa, ha avuto una vita breve, ma luminosa e indimenticabile.
Attualmente, nel cine-teatro dell’Universidad Nacional di San Salvador, esiste un murales in suo onore, forse troppo poco, per raccontare una donna che ha voluto e saputo sfidare le convenzioni del suo tempo, aprendo una breccia a favore delle donne.

L’immagine è l’illustrazione di Jennifer Dahbura, presente nel libro di Elena Salamanca, Siemprevivas, mujeres extraordinarias en la historia de El Salvador, San Salvador El Salvador, Editorial Kalina 2022.

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Articolo di Maria Teresa Messidoro

Classe 1954, insegnante di fisica, da quarant’anni vicina alla realtà latinoamericana, in particolare a El Salvador, e con un occhio di genere, è attualmente vicepresidente dell’Associazione Lisangà culture in movimento; è scrittrice per diletto ma con impegno e spirito solidario.

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