Interviste a viaggiatrici solitarie

I motivi che spingono una donna a intraprendere un viaggio sono tanti: c’è chi lo fa per il piacere della scoperta, chi per lo studio, chi per il lavoro, c’è chi viene trascinata dagli eventi. In questi mesi di realizzazione del progetto di AltraVerso abbiamo imparato a conoscerli, questi motivi, e abbiamo compreso che, come spesso accade, cercare di restringere in categorie la varietà dell’esperienza umana è spesso non solo inutile ma anche controproducente. Solo una viaggiatrice può raccontare della propria esperienza, spiegare ciò che l’ha spinta ad allontanarsi da casa e raggiungere luoghi lontani ed estranei. È per questo che abbiamo quindi intervistato alcune donne la cui vita è stata segnata dal viaggio, per lo più fatto in solitaria in un mondo che, ieri come oggi, ancora non vede di buon occhio che una donna si muova da sola senza alcun accompagnatore.
Arianna e Mariagrazia non hanno al momento fatto un viaggio in solitaria, un po’ si fanno frenare dalla paura, ma non vedono l’ora di addentrarsi in questa nuova avventura. Pamela è andata in Erasmus due volte ed è stata incoraggiata a viaggiare anche da sola dalla sua famiglia e da chi la circonda. Giusy si è recata invece in Australia, dove ha acquisito più sicurezza in sé stessa nonostante l’occasionale solitudine.
Elena Dacone è stata in Nordafrica e nel Medioriente, in particolare considera lo Yemen una seconda casa, in cui si reca regolarmente sia per profondo amore che per lavoro, come guida e come antropologa. Il viaggio, però, non è stato da subito un cardine della sua vita: «È un po’ capitato per caso, è stato il viaggio a scegliere me e, quando ho capito che mondo incredibile era, l’ho scelto a mia volta, con molta caparbietà, studio e impegno, ed è oggi la mia grandissima passione». Con lo sguardo tipico della sua professione, quando si muove Dacone si impone come regola l’aprirsi totalmente al popolo che la ospita, si adatta al suo stile di vita per poterlo comprendere al meglio: «In qualunque contesto, quando viaggi da sola, sei più aperta all’altro, più vulnerabile ma anche più pronta ad accogliere quello che il viaggio ti può offrire, una porosità che non si può avere anche se si viaggia soltanto in due. Ci sono momenti in cui si fa un po’ di fatica, ma appena salgo in aereo questo momento di disorientamento se ne va, anche se nel corso del viaggio ci possono essere dei momenti di solitudine o di smarrimento, ma viaggiare da sola rimane un’esperienza straordinaria».
Iaia Pedemonte è una vecchia conoscenza di Toponomastica femminile: lavora nel mondo della comunicazione come giornalista; ha una lunga esperienza nella creazione di progetti di turismo sostenibile e per l’empowerment femminile, che le ha permesso di comprendere davvero quante donne sono interessate a viaggiare, anche da sole, ma che spesso si fanno frenare dalla paura e dal pregiudizio. Per sua esperienza sono soprattutto le giovani che viaggiano in solitaria, alla ricerca di sé stesse, di un luogo dove attuare una riflessione interiore. È autrice di due guide: La guida delle libere viaggiatrici e La nuova guida delle libere viaggiatrici, itinerari costruiti grazie al passaparola tra donne e tra reti femminili: «Sono guide per una persona che vuole fare un viaggio incontrando delle esperienze un po’ diverse ma sempre valide, realizzate da delle donne disposte a insegnare le arti del loro Paese. Sono pensate per essere comprate assieme e offrono non solo consigli ma anche esperienze fatte da altre donne che possono ispirare al viaggio».
Livia Fabiani è anche lei un’amica di lunga data di Toponomastica femminile: presidente dell’associazione Venus Urban Art, viaggia fin da quando era una bambina, quando andava in colonia in estate o in soggiorni di studio all’estero; dopo l’esperienza Erasmus in Portogallo, nel 2019 grazie alla vittoria in un bando regionale è andata in Brasile, dove ha studiato l’arte urbana locale; poi si è recata in Equador e in vari Paesi d’Europa. «Il Brasile l’ho visitato ormai quasi tutto. È un Paese giovane, nonostante ciò offre moltissima cultura e mi ha dato tanta ispirazione per i miei progetti», dice mentre descrive la sua esperienza nella città di San Paolo, dove ha avuto modo di conoscere molte artiste e colleghe che sono diventate sue carissime amiche. Parlando poi dell’esperienza in Portogallo, si lamenta del processo di gentrificazione che ha tolto spazi alla comunità locale per darli in pasto al turismo di massa: «La questione dello spazio e delle abitazioni è per me molto importante, se si toglie spazio per destinarlo ad altro bisogna creare una compensazione, non si può pensare solo al profitto, c’è bisogno di intrattenimento, di un luogo di ritrovo.
Viaggiare è un qualcosa che libera e che fa stare bene, ma non tutti e tutte hanno
la possibilità di farlo, per questo è importante avere un posto dove divertirsi nella propria città».
Ludovica Santarelli, studente di giornalismo e originaria della Basilicata, ha da poco terminato un’esperienza Erasmus a Istanbul, in Turchia. Un Paese che in genere non è molto quotato tra chi affronta periodi di studio all’estero, ma che la ha attirata per la cultura variegata e la complessa storia recente. L’esperienza è stata assai positiva, ha condiviso un appartamento assieme a delle ragazze turche che, oltre ad aiutarla ad ambientarsi, non si facevano problemi a discutere di argomenti anche parecchio seri come la questione curda e la situazione politica; dalla Turchia ha potuto viaggiare nei Balcani, constatando che le differenze tra i popoli non sono così radicali come il pregiudizio lascia intendere: «Sicuramente quando viaggi da sola c’è una maggiore attenzione verso ciò che sta attorno a te e verso la cultura del Paese in cui vai per entrare in sintonia con le persone locali. Da sola hai i tuoi tempi e c’è più autonomia, sei più rilassata, non devi seguire i tempi del gruppo».
Sara Meddeb studia giornalismo, attualmente vive in Portogallo e, oltre che in Europa, ha viaggiato in Tunisia, Marocco e Algeria, Paesi che ha potuto visitare grazie ai genitori tunisini. La sua storia personale le ha permesso di vedere il viaggio da un punto di vista particolare: quello tipico di chi cresce tra due mondi diversi per cultura e che ha profondamente influenzato la sua esperienza di viaggio come studente prima e come lavoratrice poi: «Come studente vivi il Paese in cui sei come una sorta di turista temporanea, vivi in una bolla e sei molto a contatto con il mondo culturale. In Erasmus non riuscivo a stare davvero con gli studenti e le studenti locali. Ora che ci vivo ho iniziato a conoscere il popolo portoghese e a vivere la sua quotidianità, e più conoscevo persone e la cultura e più me ne innamoravo, e alla fine ho deciso di rimanere».
Rossella Perugi è una delle penne di Vitamine vaganti, autrice della rubrica Le viaggiatrici del Grande Nord e del libro che ha raccolto questi straordinari resoconti di donne che hanno viaggiato in Nord Europa, una area che Perugi conosce molto bene avendo insegnato per anni italiano in Finlandia. Ha anche una lunga esperienza di viaggi, fatti prima in solitaria, poi in compagnia della famiglia e poi per questioni lavorative. «Quando vai in un altro Paese devi rispettare la cultura locale, se è prescritto di andare in giro con braccia e gambe coperte vai in giro con braccia e gambe coperte. Sono ospite e devo rispettare la realtà locale. Se posso non ritorno dove sono stata, prima certo si aspettavano dei tempi non indifferenti, ma devi essere tu ad adattarti».
Paola Pulcini è oggi in pensione ma ha lavorato per moltissimi anni per il Ministero degli affari esteri, per conto del quale è andata in Francia, Russia, Romania e Serbia, questi ultimi tre Paesi in periodi non sempre semplici, come dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dei regimi comunisti. «Ci vai perché sei trasferita, per lavoro, è diverso dall’andare per turismo, non vedi soltanto le cose belle, vedi le periferie e le difficoltà quotidiane, luoghi lontani dalle mete turistiche e che tuttavia ti insegnano tanto».
Infine, porto la mia personale esperienza, prima di viaggiatrice “trascinata” per questioni familiari in giro per l’Europa – il primo viaggio l’ho fatto a pochi mesi di vita: dalla Francia dove sono nata alla Russia – poi di viaggiatrice vera, e come questa lunga esperienza all’estero ha influenzato la mia vita quando sono tornata in Italia.
Quello che è emerso dai precedenti interventi, il consiglio che tutte ci siamo sentite di dare a chi ha paura di viaggiare, soprattutto alle donne, è di farlo comunque: affrontate la paura a quattro mani, la prudenza non deve essere un motivo per non godersi questo genere di esperienze, vedrete che dopo la prima volta sarà più semplice mettere tutto in valigia e partire per una nuova avventura.

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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.

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