È il 1842 e le note di un pianoforte accompagnano la lode del poeta austriaco Franz Grillparzer per l’Italia. È lo stesso Bel paese a dare il nome a quell’allegretto, Italien, e a suonarlo alla presenza della regina Vittoria a Buckingham Palace dovrebbe essere Felix Mendelssohn, uno dei compositori più acclamati del momento: è stata la stessa Vittoria a fare questa richiesta, desiderosa di poter eseguire una delle sue canzoni preferite. È con stupore e crescente imbarazzo che Felix ammette di non essere lui l’autore di Italien, che è stata composta in realtà da sua sorella maggiore, Fanny.
Se c’è una storia che può essere elevata a emblema di come misoginia e pregiudizio di genere abbiano stroncato il talento e il successo delle donne è proprio quella di Fanny Mendelssohn.

Nasce ad Amburgo il 14 novembre del 1805, primogenita di una delle più importanti famiglie ebree dell’epoca: suo nonno è il filosofo Moses Mendelssohn, suo padre Abraham è un banchiere; la madre Lea Solomon è nipote dell’imprenditore Daniel Itzig, attivo promotore degli interessi della popolazione ebraica prussiana presso la corte di Federico II prima e di Federico Guglielmo II poi. Fanny è orgogliosa delle sue origini e assieme ai fratelli protesta attivamente quando Abraham decide di convertire la famiglia al Cristianesimo e di cambiare il cognome in Mendelssohn Bartholdy — il primo atto di quello che sarà un rapporto tempestoso tra padre e figlia — per poi trasferirsi a Berlino. Qui la giovane dimostra un eccezionale talento musicale: le prozie Fanny von Arnstein e Sarah Levy, donne acculturate, forti e punto di riferimento per la comunità ebraica, ospitano nei loro salotti decine di musicisti, immergendo Fanny e i suoi fratelli nell’ambiente musicale sin dalla più tenera età; ad insegnarle a suonare il pianoforte è sua madre Lea, grande estimatrice dei lavori di Johann Sebastian Bach. Assieme al fratello Felix prende lezioni di pianoforte da Ludwig Berger e composizione musicale da Carl Friedrich Zelter. Quest’ultimo non farà mai mistero della sua preferenza per Fanny, considerandola ben più brava di Felix: al suo amico Johan Wolfgang von Goethe scrive che la piccola Mendelssohn è in grado di suonare Bach a memoria e che la sua abilità è identica a quella di un uomo — all’epoca uno dei più bei complimenti che una donna potesse ricevere. Oltre alla musica impara anche francese, inglese e italiano; è appassionata di poesia e nella sua libreria figurano nomi come Heine e Goethe.
Se tutta la famiglia è più che entusiasta del talento di Fanny, il padre Abraham lo tollera a malapena: non ostacola la sua educazione musicale, anzi, ma il suo pensiero è ben riassumibile in una lettera del 1820, dove le scrive che la musica potrà essere una carriera per Felix, ma per lei sarà niente più che un ornamento. Quando Goethe invita entrambi i fratelli a passare due settimane a casa sua, Abraham manda solo Felix; questi suona una composizione scritta da Fanny, che piace talmente tanto a Goethe da portarlo a scrivere una poesia per farla musicare apposta da lei — un progetto che non è andato in porto.

L’atteggiamento apatico del padre lascia una profonda insicurezza in Fanny, un sentimento che giocherà un ruolo fondamentale nel rapporto con Felix. I due sono legatissimi e non è esagerato affermare che la sorella sia stata fondamentale per l’educazione musicale del fratello e viceversa: i due suonano spesso assieme — danno spettacolo ai concerti organizzati la domenica presso la loro casa berlinese da Abraham prima e da Fanny stessa poi, raccogliendo le lodi di importanti figure come Niccolò Paganini, Clara Schumann, Bettina von Armin e Franz Liszt. Felix la incoraggia a continuare a comporre musica ma non a pubblicarla, offrendo invece di usare il proprio nome. Dal 1826 Felix pubblica per Fanny tre canzoni nella sua Opera 8 — una di queste è Italien, citata all’inizio e che ha creato una situazione di non poco imbarazzo tra Felix e la regina Vittoria — e tre nell’Opera 9.

Manterranno uno stretto rapporto epistolare per tutta la vita: Felix si consulta spesso con Fanny, le sottopone le sue composizioni ed è molto accorto nel seguire le sue indicazioni e osservazioni; tuttavia, continua a sostenere che lasciare che Fanny pubblichi per conto proprio vada contro i suoi principi.
Nel 1829, dopo anni di corteggiamento e superata l’ostilità della madre, Fanny sposa il pittore Wilhelm Hensel, dando alla luce il loro unico figlio Sebastian l’anno seguente.

Sempre nel 1830 riceve la sua prima acclamazione pubblica da parte del compositore John Thomson, il quale ne tesse le lodi sulla rivista londinese The Harmonicon dopo che Felix gli ha fatto vedere alcune canzoni. Seguono anni di concerti privati e di altrettanto privati riconoscimenti: nel suo salotto che riunisce frequentemente le più grandi menti musicali dell’epoca dà sfoggio di tutta la sua bravura come compositrice e performer, ma l’essere una donna borghese le impedisce di ottenere lo stesso livello di successo del fratello — che continua a sostenere e aiutare, non senza una certa frustrazione. Lo scrittore Henry Chorley scrive a Felix riguardo Fanny che se essa fosse nata in una famiglia povera il suo nome sarebbe apparso vicino a quello di importanti pianiste come Clara Schumann e Marie Pleyel senza protesta alcuna; un pensiero che emerge ogni tanto dai diari di Mendelssohn nei pochi passi in cui parla di una possibile carriera come musicista.

Perdite importanti in famiglia e due aborti spontanei hanno forti ripercussioni sulla sua salute fisica e mentale. Hensel, che ha sempre incoraggiato e supportato la moglie — suggerendole più volte di pubblicare le sue opere anche se questo significava andare contro Felix — organizza un viaggio in Italia tra il 1839 e il 1840. Il clima più mite, i paesaggi mediterranei e gli incontri con compositori ed esperti che la riempiono di lodi e complimenti rinvigoriscono la donna e le forniscono nuova ispirazione e maggiore sicurezza. A darle un’ulteriore spinta è l’amicizia con l’appassionato di musica Robert von Kaudell, che le offre consigli e la sprona a pubblicare con il suo nome. A quarant’anni Fanny accetta l’offerta di due editori berlinesi e senza consultare il fratello pubblica Opere 1 nel 1846 con il nome da sposata, Fanny Hensel. Sorprendentemente, Felix non è risentito dalla decisione — anche se Fanny sa che, in fondo, questi non è affatto d’accordo, ma si accontenta degli auguri. Inizia a intrattenere un fitto rapporto epistolare con Clarissa Schumann, con cui organizza una collaborazione mentre continua a scrivere e pubblicare opere. Una promettente carriera viene purtroppo arrestata sul nascere: Fanny Mendelssohn muore a seguito di complicazioni dovute a un ictus il 14 maggio del 1847, a Berlino. Felix è distrutto dalla perdita: forse spinto dai sensi di colpa, forse per puro amore fraterno, lavora per preservare la memoria della sorella e assicurarsi che abbia il riconoscimento che merita, continuando a pubblicarne i lavori, tra cui Vier Lieder Op. 8; compone per lei il Quartetto per violino No. 6 in F minore prima di morire anche lui di ictus solo sei mesi dopo.

Fanny Mendelssohn ha composto più di 400 brani nel corso della sua vita: decine di trii per pianoforte e quartetti per pianoforte, quattro cantate, un pezzo per orchestra, circa 125 canzoni per pianoforte e oltre 250 lieder (composizioni per voce solista e pianoforte). Ha sempre preferito comporre per il pianoforte, visto che al contrario del fratello non ha imparato a suonare strumenti a corda. Oltre ad Italien, anche Osternate — una composizione che intende riprodurre la Passione di Cristo, dalla salita sul Calvario alla morte — è stata per lungo tempo attribuita a suo fratello prima che uno studio rivelasse che Fanny ne fosse la vera autrice. Fondamentale per distinguere i lavori di Fanny sotto il nome di Felix è lo stile, molto più dinamico e sperimentale di quello di lui.
Essendo la sua opera rimasta nell’ombra fino a pochi anni prima della morte solo di recente si sta cominciando a studiare: oltre che l’influenza del fratello, è stata notata una forte ispirazione al tardo Beethoven per quanto riguarda forma, tonalità e contrappunto; la maggior parte delle composizioni sono fatte per essere eseguite da pochi musicisti, ma non mancano progetti per opere di scala maggiore. Mendelssohn ha raffinato la sua tecnica per suscitare forte emozione, componendo melodie che riflettessero il significato letterale delle parole dei lieder. Sentendo le sue composizioni si ha come l’impressione che l’autrice improvvisasse sul momento: alternando complessità a semplicità, tradizione e propria inventiva, il suo obiettivo era sempre quello di esprimere al meglio le sensazioni scaturite dalla narrazione.
Fortunatamente, grazie all’instancabile lavoro di studiose e studiosi sulla sua produzione musicale e su diari e lettere, Fanny Mendelssohn è libera dall’ingombrante presenza del fratello e può risplendere da sola, godendo della meritata fama di abile compositrice e pianista. Il museo Mendelssohn-Haus a Leipzig ha una mostra permanente a lei dedicata, e un museo intitolato a lei e al fratello è stato aperto nella città natale, Amburgo, nel 2018. Persino un pianeta, Fannyhensel, ha preso il suo nome. La sua musica è oggi conosciuta e celebrata in tutto il mondo.
Qui le traduzioni in inglese, francese e spagnolo.
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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.
