Sono partita da casa con largo anticipo. Vivendo a Roma da tutta la vita so che per raggiungere la propria destinazione è bene moltiplicare per due il tempo necessario per arrivare alla meta; se poi è un venerdì piovigginoso e c’è lo sciopero dei mezzi allora bisogna addizionare ai propri calcoli una buona mezz’ora.
Il tempo di percorrenza da casa mia a via Giuseppe Zanardelli 1, secondo la stima fornita dalle mappe del mio telefono, è di venti minuti senza traffico, variante questa di cui spesso veniamo a conoscenza troppo tardi, quando ormai siamo già in bottigliate tra le macchine del tran tran della capitale. Venerdì però, per non so quale strano gioco del destino, le mie funeste previsioni non si sono avverate e, magie delle magie, non solo sono arrivata a destinazione con largo anticipo ma ho anche trovato parcheggio al primo colpo. Ah, le gioie di una romana!
Alle 17:15 sono fuori dal palazzo Primoli, sede dell’omonima fondazione, del Museo Napoleonico e del Museo Mario Praz. Per accorgerti di essergli davanti devi alzare gli occhi verso il cielo, scorrere lo sguardo per tutta l’altezza dei cancelli di ferro e arrivare alla sommità degli archi che ne anticipano l’ingresso. Con le sue grinze e i segni del tempo, la facciata esterna rassomiglia alla valva di un’ostrica; come il pregiato mollusco, anch’essa racchiude e protegge una perla dal valore inestimabile.

Superato l’ingresso mi accoglie una sala rettangole circondata da librerie di legno scuro; un pianoforte a coda campeggia al fondo della sala; il parquet a spina italiana scricchiola sotto i miei passi, scosso dalla falcata di uomo dal peso più generoso del mio. In questa stanza anche il pavimento è vivo.


La sala a sinistra accoglie la presentazione del Libro bianco per la formazione sulla violenza contro le donne che inizierà a breve. Sul lungo tavolo rettangolare poggiano i cartoncini con i loro nomi: Manuela Perrone, Fabrizia Giuliani, Paola Tavella, Lella Palladino.
L’incontro è moderato da Maria Serena Sapegno, autrice e insegnante di Letteratura italiana e Studi sulle donne e di genere alla Università Sapienza di Roma, di cui, per dieci anni, è stata rappresentante nelle reti europee per gli studi di genere. A lei è affidato il compito di introdurci al libro.
Il testo, primo esemplare di questo genere e strumento da cui si partirà per elaborare le Linee guida per la formazione sulla violenza contro le donne previste dall’art. 6 della legge 168 del 24 novembre 2023, si compone di due parti. La prima sezione è dedicata al riconoscimento della violenza maschile contro le donne e a quella necessaria chiarezza terminologica che la Ministra Roccella, autrice della prefazione, conferma essere propedeutica a una formazione utile e adeguata degli operatori e delle operatrici del settore. Possiamo definirla, in definitiva, il tentativo riuscito di trovare le parole per dire la violenza, per restituirle quell’esistenza che passa attraverso di esse e che, dandone contezza e sostanza, pone il problema e impone di prestargli attenzione. Ed eccole lì, scritte nere su bianco, susseguirsi tra le pagine del libro: violenza domestica; violenza fisica; violenza assistita; violenza sessuale; violenza psicologica; violenza economica; cyberviolenza; tratta e sfruttamento sessuale; femminicidio.
Nella seconda parte si passa alla formazione vera e propria e alle/ai suoi destinatari: operatori/operatrici giudiziari; operatori/operatrici della sanità; operatori/operatrici sociali e socio-educativi; giornalisti/e e operatori/operatrici della comunicazione; insegnanti ed educatori/educatrici; commercialisti/Commercialiste.


Gli interventi si susseguono poi molto velocemente; d’altronde, dopo il lungo lavorio, si sente l’esigenza di passare all’azione: «Il manuale è pronto, le indicazioni sono state fornite; ora è tempo di diffonderle e di farle proprie» — è questo il senso che attribuisco alla loro risolutezza e alla loro vivacità, in cui, di tanto in tanto, si infiltra una collera legittima e condivisa.
A parlare è ora Fabrizia Giuliani, coordinatrice del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica, che del libro ha scritto la premessa.
«È riconoscimento unanime che la formazione rappresenti un capitolo centrale nelle strategie di contrasto alla violenza. Senza nessuna forzatura, possiamo indicarla come condizione perché l’insieme delle azioni previste possa realizzarsi. Non c’è ragione per stupirsene: il fenomeno della violenza maschile contro le donne è un tratto che accompagna la storia umana, ma è stato identificato nella sua natura e nella sua incidenza solo in un tempo relativamente recente: le resistenze a questo riconoscimento sono di carattere culturale, hanno a che fare con il conflitto che ha accompagnato il cammino della libertà femminile e i profondi mutamenti che esso ha prodotto nella sfera pubblica e soprattutto nella sfera privata». Dopo averlo impresso su carta, Giuliani lo ribadisce ad alta voce: senza una formazione adeguata e senza un’interpretazione che sia anche di carattere culturale sarà impossibile raggiungere l’obiettivo.
Credo che per lei il lavoro svolto abbia anche il dolce sapore di cui possiamo godere quando alla fine ce la facciamo, quando, da sole o sostenute, alla fine riusciamo nei nostri intenti, morali ancor prima che politici: dopo aver assistito all’indifferenza che aveva accompagnato la ratifica dell’Italia alla Convenzione di Istanbul, di cui è stata relatrice, Giuliani, in sinergia con le altre, è riuscita a riparare a quel vuoto ingiustificabile. Insieme hanno strappato il tema alla contesa politica che rischiava di marginalizzare il problema e di viziarne le possibili soluzioni.
Sociologa e attivista dei centri antiviolenza, Lella Palladino è attualmente componente del Forum Disuguaglianze e Diversità e vicepresidente della Fondazione Una Nessuna Centomila fondata insieme a Fiorella Mannoia, Giulia Minoli e Celeste Costantino nel 2022. A lei si deve, inoltre, la fondazione della Cooperativa Sociale Eva che gestisce centri antiviolenza e case rifugio in Campania. Palladino, che del libro ha scritto diversi paragrafi e i due capitoli dedicati rispettivamente ai centri antiviolenza e alla formazione delle/degli operatori sociali e socio-educativi, ne mette in luce il carattere anche politico, in quanto volto ad attivare cambiamento, e una sua ulteriore finalità: «Far aprire gli occhi sul rimosso collettivo», ossia aumentare la consapevolezza contemporanea sul fenomeno della violenza contro le donne affinché ci si renda conto che, sebbene nel corso degli anni siano stati fatti numerosi passi in avanti, il cammino è ancora lungo e frastagliato.
Con Paola Tavella, giornalista, attivista femminista e autrice, attualmente responsabile della comunicazione della Rete nazionale dei Centri Antiviolenza D.I.Re, ci addentriamo nel tema della sindrome di alienazione parentale, ulteriore forma di vittimizzazione secondaria con cui, di fatto, si antepone alla difesa della donna vittima di violenza, e del/della figlia, quella della bigenitorialità anche a costo della salute fisica e psicologica delle/dei minori. In merito, le istruzioni fornite nel libro non lasciano dubbi: nei processi civili e minorili bisogna «evitare, ove possibile, il ricorso alle consulenze tecniche di ufficio per l’accertamento della responsabilità genitoriale quando vi siano situazioni di violenza domestica o sessuale e comunque non delegare valutazioni proprie del giudice a professionisti condizionati da teorie a-giuridiche e ascientifiche come la cosiddetta alienazione parentale o formule analoghe che celano lo stesso tipo di teorie». Per le/i consulenti tecnici e periti è fatto poi obbligo di «non aderire o non provenire da scuole che riconoscono la “sindrome da alienazione parentale” o forme analoghe prive di qualsiasi accreditamento scientifico».
Manuela Perrone ha gli occhi luminosi di quelle che ci credono; di quelle che si commuovono quando si parla di una di noi che non abbiamo fatto in tempo a salvare. È emozionata ed emozionante ed ha la dolce perentorietà delle donne leader, che accolgono con gentilezza e che, con altrettanta grazia, pongono dei limiti.
Il libro la riguarda in prima persona, non solo come donna ma anche come giornalista. Per il Sole 24 ore, di cui è inviata parlamentare e per il quale si occupa di politica economica, Osservatorio Pnrr e affari interni, Perrone contribuisce con la sua scrittura anche al blog Alley Oop dedicato alla diversità e all’inclusione. Il suo intervento è un’assunzione di responsabilità generale: i giornalisti e le giornaliste che hanno raccontato la violenza maschile contro le donne spesso non sono stati all’altezza del compito e hanno finito per mistificare la narrazione del fenomeno. Lei e le sue colleghe lo sanno bene, ne hanno fatto esperienza. Il cambiamento che auspicano è già in atto e loro hanno contribuito a metterlo in moto; lo hanno fatto, per esempio, quando hanno richiesto, ottenendola, la rettifica di un articolo in cui Alberto Genovese, accusato di aver drogato e stuprato una ragazza, veniva descritto come «un vulcano di idee che, al momento, è stato spento»; lo hanno fatto chiedendo che il giornale per cui lavorano, il Sole 24 ore, chiedesse scusa pubblicamente. Prendiamo esempio; prendete esempio voi, operatori e operatrici del settore; fate la cosa giusta, andate, se necessario, contro il sistema. Ora avete le istruzioni per l’uso che vi guideranno.
E le abbiamo anche noi donne: stampiamo il Libro bianco per la formazione sulla violenza contro le donne a caratteri cubitali e leggiamolo ad alta voce con le altre. Impareremo a riconoscere e non accetteremo più…
Libro bianco per la formazione sulla violenza contro le donne
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Articolo di Sveva Fattori

Diplomata al liceo linguistico sperimentale, dopo aver vissuto mesi in Spagna, ha proseguito gli studi laureandosi in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza con una tesi dal titolo La violenza contro le donne come lesione dei diritti umani. Attualmente frequenta, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.
