L’arte di raccontare Sé. Uno sguardo alla scrittura di Natalia Ginzburg 

Nel vasto panorama letterario italiano è consuetudine citare un lungo elenco di scrittori che per secoli sono rimasti impressi nella nostra memoria collettiva, relegando ai margini le voci femminili. Gli uomini, infatti, hanno sempre potuto godere del privilegio di raccontare le loro storie, mentre le riflessioni delle scrittrici sono state spesso messe a tacere perché considerate poco rilevanti, troppo sentimentali, persino scomode. 
I nostri manuali scolastici testimoniano questa disuguaglianza, presentando una scarsità di profili intellettuali femminili. È proprio da qui che nasce il cuore di questa tesi: l’obiettivo è restituire il giusto spazio a figure che per troppo tempo sono state seppellite nel silenzio, imposto dai più potenti. 
Il lavoro di ricerca mette in risalto la storia di una donna e intellettuale che ha lasciato un segno indelebile nella letteratura italiana del Novecento attraverso le sue opere autentiche e profonde: Natalia Ginzburg

Dai racconti brevi ai romanzi e dai saggi agli articoli giornalistici, le sue riflessioni si presentano come un diario intimo in cui l’autrice riversa le sfumature della sua esistenza. Grazie alla scrittura, infatti, ha avuto la possibilità di narrare la complessità della propria esperienza di vita, in modo realistico e simbolico, affermando la propria individualità, sfidando stereotipi e discriminazioni sociali e contribuendo a creare una nuova coscienza di genere. 
Partendo dalla ricostruzione biografica di Natalia Ginzburg, vengono esaminati i tratti salienti della sua vita; in particolare si analizza il rapporto con la cultura del suo tempo, il suo antifascismo e la sua partecipazione al dibattito politico.
Vivendo in un contesto di straordinaria ricchezza intellettuale e politicizzata, la sua scrittura è spesso intrisa di riferimenti alla realtà politica e sociale che viveva e le sue opere non mancano di denunciare le ingiustizie e le ipocrisie del sistema. 

Particolare attenzione è rivolta alla critica nei confronti dei suoi coetanei intellettuali quando rappresentano la realtà attraverso una mera descrizione delle scene narrative, raffigurandole con banalità. Al contrario, lei stessa consigliava di ritornare a selezionare accuratamente le parole, esaminandole attentamente per verificarne la veridicità e la profondità emotiva, piuttosto che adottare forme di espressione letterarie superficiali o stereotipate. 
Il cuore del ragionamento si focalizza sulla scrittura di Ginzburg, poiché per lei scrivere non era un semplice artificio intellettuale, ma un mestiere che coinvolgeva tutto il suo essere, dando vita a narrazioni ricche di sensorialità e di immediatezza. 
La tesi mette in evidenza come, per l’autrice, mente e corpo non siano entità separate, ma due aspetti interconnessi e interdipendenti. Il corpo diventa una sorta di specchio dell’anima, un tramite per accedere alle profondità dell’essere, in cui i sentimenti intensi come la gioia, la rabbia, la paura e il dolore diventano una materializzazione concreta dell’esperienza umana, giocando un ruolo fondamentale nel plasmare la percezione del mondo e nella capacità d’espressione attraverso la scrittura. 

Viene sottolineato, inoltre, che per Natalia Ginzburg scrivere non è stata solo una mera attività artistica, ma è stata una necessità profonda e personale, un modo grazie al quale ha potuto esprimere sé stessa e far sentire la propria voce nel mondo.
A partire dalle radici della sua vocazione letteraria viene messo in evidenza come già dall’infanzia iniziasse a svilupparsi la sua passione per la scrittura, poiché era immersa in un ambiente ricco di stimoli letterari. La quotidianità assume una valenza simbolica nelle opere dell’autrice, rievocando ricordi del passato e sedimentando esperienze nel presente, diventando così un archivio di sensazioni, emozioni e vissuti che si imprimono nella mente e che riemergono attraverso la corporeità di gesti quotidiani con estrema naturalezza. 
Tuttavia, il rapporto di Ginzburg con il mestiere di scrivere si è evoluto nel corso del tempo. Con la maturità, infatti, è arrivata la consapevolezza che scrivere non era solo un’attività piacevole e spontanea, ma esigeva impegno e fatica. Ogni racconto richiedeva di mettere in gioco tutto il meglio di sé, attingendo al proprio bagaglio di esperienze e al proprio spirito di osservazione. L’arrivo dei figli, inoltre, le ha portato nuovi dubbi e sfide, mettendo in discussione il suo ruolo di scrittrice. Tuttavia, la scrittura rappresentava per lei una necessità irrinunciabile: le permetteva di esplorare la realtà, di dare voce alle sue emozioni e di riflettere sulla condizione umana. 

Gli studi hanno permesso di approfondire come i ruoli di interlocuzione e critica abbiano contribuito in maniera decisiva a dare nuovi stimoli e spunti di riflessione, arricchendo i suoi racconti. Il confronto con altri punti di vista le ha permesso di affinare la sua critica letteraria e di sviluppare una maggiore consapevolezza del suo stile e delle sue tematiche. Inizialmente, infatti, nelle sue narrazioni autobiografiche, Ginzburg tendeva a rappresentarsi attraverso un processo di auto-diminuzione, descrivendosi come una figura fragile e insicura, offuscata da figure familiari più forti e dominanti. Il rapporto con i familiari contribuiva a creare un clima domestico di tensione e instabilità, che influenzava la scrittura e la visione del mondo dell’autrice. Tuttavia, molti critici letterari, come Enzo Siciliano, considerarono Ginzburg una donna di grande intelligenza e le riconobbero una scrittura di rara efficacia. 

Le ultime riflessioni si concentrano sul percorso, complesso e graduale, di accettazione di Natalia Ginzburg di sé stessa come donna e scrittrice. Inizialmente, infatti, rifiutava l’etichetta di scrittrice, considerata riduttiva per questo mestiere e legata a pregiudizi di genere. Con il tempo, però, l’autrice ha preso piena consapevolezza della sua identità e ha iniziato a esplorare la sua interiorità attraverso la scrittura, riuscendo quindi a comprendere sé stessa e il suo ruolo nella società. Abbandonando la finzione narrativa, si è concentrata sulle sue esperienze personali, raffigurando storie di personaggi femminili attraverso cui è riuscita a esprimere la solidarietà tra donne e la comune lotta contro le discriminazioni e le disparità di genere. 

Pur non aderendo completamente ai pensieri del movimento femminista, Ginzburg si batteva per raggiungere l’obiettivo dell’uguaglianza tra i sessi. Criticava l’idea che le donne fossero superiori agli uomini, auspicando una collaborazione tra i generi per superare le divisioni. La sua visione era incentrata sulla creazione di una società paritaria e complementare, dove uomini e donne potessero coesistere in maniera armoniosa. 

Qui il link alla tesi integrale: https://toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/343_Tomaselli%20.pdf

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Articolo di Veronica Tomaselli

Studente magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo, laureata in Lettere Moderne presso l’università “La Sapienza” di Roma. Ragazza estroversa, a cui piace leggere romanzi e con una grande passione per la scrittura che coltiva fin da piccola. Il sogno di diventare giornalista per dar voce a chi viene relegata/o nell’ombra.

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