Al n. 32 di piazza Umberto I, no. Non potevo andare. Neanche se fossi stata Elettra avrei potuto.
Lì c’era (e c’è) un importante sodalizio, il Circolo Democratico Guglielmo Marconi. Denominato così «in omaggio al grande scienziato che onora l’Italia», si legge nello Statuto. Costituito nel 1945, mio padre ne fu fondatore. Con prevalenza di proprietari terrieri, imprenditori, commercianti, i soci erano circa un centinaio.
Io, ragazzina degli anni Sessanta, pensavo ovvio andarci, incontrare figli/e di soci con cui giocare, parlare… ma ovvio non era. Io, figlia di socio, per di più fondatore, non potevo.
Non mi capacitavo.
Sorrideva bonariamente la mia mamma cercando di farmi capire il perché. Terminava i ragionamenti con «Giorno verrà…».
Essendo la sede a piano terra, a pretesto di chiedere di papà, provavo a entrare. Con garbo e rispetto, l’inserviente mi veniva incontro: «Buongiorno, signorina, attenda qui».
Ero poco più che bambina, ma sentirmi chiamare “signorina” marcava la pretesa di decidere. Volevo entrare. Ma non c’era modo di varcare la soglia. Nella grande sala c’erano i soci, tutti uomini: chi leggeva i quotidiani, chi in piedi conversava o si accordava su qualcosa, chi ai tavoli da gioco o impegnato al biliardo si divertiva, si accaniva… tutti avvolti da nugoli di fumo e odore di tabacco, in un alone come di mistero. Il negato accesso rendeva oltremodo fascinoso il luogo. Percepivo mistero e fascino anche quando, per un motivo o l’altro, al telefono chiedevo di papà.
«Pronto, Circolo Marconi, chi desidera?» Riconoscevo la voce dell’inserviente.
«Il signor Longo, sono la figlia», rispondevo. Dalla cornetta giungevano voci indistinte, chiacchierìo… paradossalmente anche l’alone di fumo e l’odore di tabacco che contornavano persone e cose, giochi e giocatori!
Nel 1968 si ricostituì il Nuovo Circolo Democratico Guglielmo Marconi. Nonostante progresso ed emancipazione interessassero anche luoghi perimetrati da provincialismo, e Adrano in realtà viveva un certo risveglio culturale e ripresa economica, di nuovo il Circolo non ebbe alcunché se non la sede, sempre in piazza Umberto I, ma al n. 34, primo piano con tre balconi di affaccio.
Rimaneva in me il desiderio di entrarci.
Secondo Statuto, «I figli dei soci possono frequentare i locali sociali…» (art. 22); «I figli dei soci, compiuto il 18° anno di età hanno diritto a essere soci con tutti i diritti e doveri» (art. 23), di assistere a eventi o incontri culturali dato che «… il presidente curerà di fare svolgere nei locali sociali una serie di conferenze e manifestazioni culturali e ricreative consone allo spirito ispiratore del Circolo» (art. 43).
Successe mai!
Compresi così quello che lo Statuto non diceva, ma che mamma significava: non c’era divieto espresso per i figli non maschi dei soci. Di fatto, però, le figlie erano escluse!
Il non uso della lingua di genere lasciava spazio a discrimine. E il femminile rimaneva inespresso o quasi!
Nel 1994 fui socia fondatrice della 1ª associazione culturale femminile costituitasi ad Adrano. Un movimento di opinione di cui divenni anche presidente. Seguirono altre esperienze e cariche associazionistiche… Se si avverava il «Giorno verrà…», rimaneva divieto al Circolo Democratico Guglielmo Marconi, anche se fossi stata Elettra!
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Articolo di Chiara Longo

Docente, saggista, poeta, scrittrice, ama camminare in novità di vita e ripone nel potere della parola la ricerca di sé e dell’Io collettivo. Nata in Sicilia, ad Adrano, dove vive, è cittadina attiva, operatrice culturale, curatrice di reading letterari, relatrice in convegni e seminari. Suoi contributi sono presenti in opere collettanee di poesia, saggistica, narrativa. Ha ricoperto cariche istituzionali
