Nell’ambito degli studi filologici sulla lirica provenzale, ben poco spazio è stato generalmente riservato alle trovatrici. Le trobairitz, poste per molto tempo all’ombra dei più conosciuti trovatori, solo in tempi relativamente recenti sono divenute centrali nelle riflessioni accademiche. Le poete provenzali sono state le prime ad aver consentito l’ingresso di una soggettività autoriale femminile nel rigido e formalizzato sistema poetico trobadorico, dominato dai trovatori.
Certamente, la loro produzione poetica presenta maggiori problematicità rispetto alla loro controparte maschile. L’esiguità del corpus, la difficoltà nello stabilirne i confini, la sottile e a volte complessa differenziazione tra femminilità genetica e femminilità testuale sono solo alcune tra le questioni sulle quali la critica filologica continua ad interrogarsi.
Tuttavia, questi ostacoli non devono dissuadere dall’esplorare la produzione lirica di queste straordinarie poete, che sono riuscite a creare uno spazio letterario tutto loro all’interno di un sistema poetico, quello trobadorico, rigidamente definito da norme formali e tematiche. L’analisi filologica ha lo scopo di identificare le convergenze e le divergenze tra questi due sistemi, oltre che gli eventuali elementi di novità apportati dalle poete.
Due linee di riflessione si rivelano fondamentali: una di tipo linguistico, che permette di scendere al livello dei testi per identificare un’eventuale specificità delle poete, e una di tipo critico, la quale esamina i topoi ricorrenti nella lirica femminile.
Dal punto di vista linguistico, la critica è stata effettivamente in grado di definire i confini di una specificità femminile. Sophie Marnette ha evidenziato, in questo senso, le particolarità delle strategie discorsive femminili nelle cansos e nelle tensos, viste nelle loro interazioni con quelle maschili. I risultati della studiosa sono notevoli: nelle cansos, le trobairitz tendono a usare maggiormente il pronome personale soggetto alla prima persona e l’amic, la controparte maschile, è più spesso presentato come l’oggetto dell’azione. Nelle tensos, inoltre, le poete sono solite porre la parlante donna allo stesso livello dell’interlocutore e i loro discorsi non sono mai deboli, nonostante la donna delle tensos abbia meno potere rispetto all’uomo. Sono, infatti, numerosi gli ordini impartiti dalle figure femminili e le parlanti usano spesso il discorso indiretto per affermare sé stesse e ciò che stanno dicendo.
Joan Ferrante ha allargato poi i confini della riflessione sul corpus femminile. Prendendo in analisi i corpora maschile e femminile, la studiosa ha evidenziato alcune discrepanze tra i due. È in particolare significativo il suo contributo all’analisi dell’uso delle negazioni: le trobairitz parrebbero essere generalmente più negative nella loro espressione rispetto al canone maschile.
I contributi dei filologi e delle filologhe romanze hanno tentato di estrapolare, direttamente dalla lingua, un’eventuale identità autoriale, indipendente e prettamente femminile, all’interno del vastissimo panorama letterario provenzale.
Tuttavia, le differenze a livello grammaticale e sintattico preannunciano necessariamente differenze di tipo tematico nei testi. Una delle peculiarità più diffuse nel corpus delle trobairitz è il rovesciamento tematico. Gli studi di Pierre Bec, Tilde Sankovitch, Laurie Shepard, Sarah White e Matilda Bruckner hanno permesso di identificare non solo le modalità, ma anche le implicazioni di un sistema canonico nel momento in cui questo viene usato al suo esatto contrario. Difatti, vestendo i panni dei trovatori, le trobairitz sono state in grado di conquistare una nuova identità — autoriale e testuale — che ha permesso loro di oltrepassare un limite fino ad allora invalicabile, giungendo in uno spazio poetico tutto loro.
Un’altra tematica ricorrente nella produzione poetica delle trobairitz è quella del desiderio. Frédérique Le Nan, analizzando un corpus di quattro componimenti, ha identificato una differente configurazione del desiderio maschile rispetto a quello femminile. Secondo Le Nan, il desiderio femminile si nutre della stasi, nata dalla mancanza e dalla noia. Si tratta di un desiderio statico, mentre quello maschile sorge dal movimento dell’amante, risultando quindi più dinamico. Questi due parametri di fissità e movimento del desiderio sono cruciali nel sistema poetico provenzale. Secondo lo studioso, il desiderio cerca l’unione dei corpi: la dama provenzale brama la vicinanza, ma questa urgenza parrebbe essere invece assente nel desiderio soggettivamente maschile, il quale si nutre invece dell’allontanamento.
Riprendendo le riflessioni di Le Nan, Marianne Shapiro evidenzia il paradosso che il desiderio femminile introduce nella poesia trobadorica. La capacità di una donna di desiderare la rende automaticamente una creatura mortale, legata all’esistenza carnale e, quindi, inferiore rispetto all’ideale femminile proprio della poesia trobadorica, che dipinge il profilo di una donna pura e casta. Tuttavia, Shapiro sottolinea che il punto focale della poesia delle trobairitz risiede proprio nel fatto che, riprendendo i topoi tradizionali e calandoli in situazioni del tutto nuove, le poete operano una vera e propria risemantizzazione dei termini fondamentali del sistema poetico provenzale. Il desiderio diventa l’espediente attraverso cui esplorare nuovi significati e nuove emozioni — fino a quel momento a loro estranei — e acquisire una nuova voce lirica. L’appropriazione di questa voce da parte delle trobairitz sancisce il loro diritto ad amare e a essere riconosciute nella società, determinando una mobilizzazione e una vocalizzazione dell’agency e del desiderio femminile.
Una parte della critica romanza riconosce quindi delle effettive specificità tematiche e formali nelle trobairitz, le quali hanno adottato caratteri tradizionali del sistema trobadorico per poi piegarli e plasmarli secondo il loro bisogno, rendendoli uno strumento per creare una nuova immagine del sé e del loro sentire, svincolata dall’ingerenza dell’esperienza maschile. È una prospettiva totalmente femminile, che mira a tracciare il profilo di una nuova sensibilità e di nuovi bisogni.
Le trobairitz hanno cominciato, grazie alla loro attività poetica, a prendere atto della loro condizione all’interno della società provenzale e, con i loro componimenti acuti e ironici, sono state in grado di smascherare una parte importante di quel sistema poetico che le voleva ambigue, taciturne e docili. Ciò che emerge dagli studi è che si tratta di una materia fumosa e oscillante, e la critica deve tener conto di diverse problematiche. Ma quello delle trobairitz è un campo d’indagine florido e ampio e, per la maggior parte, ancora inesplorato. Sono ancora molti gli aspetti della lirica delle trobairitz sui quali la critica si dimostra titubante e questo costituisce sicuramente un impulso per la futura ricerca filologica.
Qui il link alla tesi integrale: https://toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/317_Ceccacci.pdf
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Articolo di Beatrice Ceccacci

Studente magistrale in Filologia Moderna, si è laureata in Lettere Moderne presso l’Università La Sapienza di Roma. Fin dai primi anni di studio, ha coltivato un forte interesse per i women and gender studies, un interesse che ha trovato espressione nella sua tesi triennale dedicata alle trobairitz, le prime poete provenzali.
