M.I.L.F.!

Era il 2020 quando, tramite i canali del social Facebook, veniva condiviso il progetto M.i.l.f.! del Non collettivo queer. L’acronimo Milf, che di solito richiama il significato sessista riferito al desiderio sessuale maschile, qui restituisce alle donne il ruolo di protagoniste della propria sessualità. Le Milf sono Mothers (that) Incredibly Like (to) Fuck!
Il progetto è nato dall’esigenza di estinguere lo stigma sociale riservato alle madri che scelgono di vivere una sessualità libera e consapevole, le cui conseguenze possono rivelarsi talmente pericolose da mettere in pericolo la vita e gli affetti delle persone coinvolte.
Il progetto, partito molto bene, è andato poi scemando fino ai giorni scorsi quando la campagna pubblicitaria della Control, resa pubblica in occasione della Festa della Mamma, ha riportato in auge il tema. Abbiamo, quindi, contattato le antesignane della lotta ai pregiudizi legati alla sessualità delle mamme e abbiamo chiesto loro cosa pensano a riguardo.

La Control denuncia di non essere riuscita a diffondere e pubblicare il manifesto su cui è rappresentato un viso di donna in espressione di piacere con accanto la scritta: “La mamma non si tocca. O forse sì”. Nel manifesto si allude alla possibilità che la mamma possa praticare un atto di autoerotismo e s’incoraggiano le persone a omaggiare tutte le mamme con un regalo pertinente, dato che l’azienda produce preservativi e accessori per il benessere sessuale.
S. Quasi tutte le mamme hanno difficoltà nel continuare a essere donne e ad avere una sessualità. Ancora di più se si tratta di una sessualità non conforme. Tutto quello che esula dal marito e dalla camera da letto coniugale non è accettato. La mamma non può essere putt*** a letto, è sempre idealizzata come Santa. Io stessa sono madre e mi trovo a essere in imbarazzo quando affronto questo argomento. Mi sento coinvolta emotivamente ogni volta che sono costretta a paragonare il mio essere madre con il modello di madre ideale, modello ormai interiorizzato e difficilissimo da estinguere. Lo abbiamo constatato persino leggendo i commenti riguardo il femminicidio di una giovane mamma: anziché condannare l’accaduto, questi vertevano sulla condanna della mamma assassinata rea di «essere uscita la sera con un uomo anziché restare a casa con i figli».
Thrix. Come se diventare mamma significasse murarsi viva!
S: Io, per esempio, mi son dovuta creare un nuovo profilo Facebook. Ne avevo uno con il mio nome anagrafico: ho dovuto disattivarlo per quasi 3 anni. Questo perché, in seguito alla separazione dal mio ex compagno, ogni tanto mi capitava di condividere post in cui dichiaravo di praticare il Bdsm. Quando una persona ha iniziato a scrivere commenti minacciosi e a ricattarmi fino a paventare la possibilità di revoca della custodia dei miei figli, ho dovuto eliminare il profilo per tutelarmi.

Il tuo era un profilo pubblico? Avevi ‘amicizie’ con persone che non conoscevi nella vita reale?
S. Sì, anche se credevo di essere stata molto attenta. Dopo aver bloccato il mio profilo anagrafico per tutto questo tempo, ho aperto un altro profilo su cui ho eliminato quasi tutte le amicizie, ho bloccato i parenti e lo mantengo solo perché, di tanto in tanto, può essere utile. Quello che più mi ha fatto arrabbiare è stata l’associazione tra la pratica del Bdsm e l’essere, per questo motivo, giudicata inadeguata come madre. La pratica del Bdsm è una delle pratiche sessuali, a mio avviso, più sicure perché richiede il consenso specifico di entrambi i partner per ogni azione, cosa che invece non accade, di solito, nei rapporti vanilla. Nonostante ciò, devo stare attenta che questa mia predilezione non arrivi a chi potrebbe sfruttarla contro di me. Nelle cause di separazione le pratiche sessuali della madre vengono utilizzate a suo sfavore. Lo stigma sociale è causa di risvolti pratici molto pesanti: la minaccia costante, anche se non necessariamente esplicitata, cui siamo soggette è presente in tutte le testimonianze raccolte durante il progetto.

Come giudicate la campagna della Control?
S.: Hanno fatto un’ottima campagna pubblicitaria. I commenti sui social aumentano in maniera esponenziale, a dimostrazione che il messaggio ha funzionato. Tra i commenti di protesta, quello ricorrente che più mi lascia interdetta è l’indignazione suscitata dal proporre alle/ai bambini di regalare prodotti per il benessere sessuale alla mamma. Come si può pensare che questa sia una pubblicità rivolta a bambine e bambini? Una campagna che li inviti a regalare un vibratore alla mamma? Come se non potessero ruotare altre persone attorno a una mamma, o ancora, come se una mamma non potesse avere figlie e figli maggiorenni con cui ha instaurato un rapporto schietto e con cui condivide anche questi argomenti senza essere da loro giudicata inadeguata.

Il vostro progetto mi è piaciuto da subito, in effetti la sessualità femminile è ancora un tabù. Come è nato?
Trix. Il progetto è diventato necessario, è stata la risposta a un bisogno percepito. Ho iniziato, per caso, ad ascoltare testimonianze come quella di S. e mi sono resa conto di quanto questo tema fosse sentito ma non affrontato. Ci è sembrato giusto fare tesoro di tutte queste esperienze e condividerle. Io continuo a raccogliere ancora tanto materiale basato sul racconto di persone disposte a condividerlo. Per questo continuiamo a portare avanti il progetto Milf! che, ripeto, è nato sì per caso ma, soprattutto, per esigenza.

Avete raccolto anche testimonianze maschili?
Thrix. Abbiamo raccolto poche testimonianze maschili che però riguardano solo uomini omo o bisessuali. L’uomo subisce questi pregiudizi solo quando viene considerato soggetto femminilizzato. In questi casi subisce anche lui lo stigma riservato, in genere, solo alle donne. Nella maggior parte dei casi gli uomini lamentano di essere parimenti vittime di abusi e molestie soprattutto psicologiche. Ripeto, anche qui, se è vero: uomini parlatene! Non aspettate che le donne facciano anche questo per voi… Le donne devono riscattare la propria condizione, gli uomini possono unirsi alla nostra campagna e avviare la loro. Il tetto del patriarcato deve essere rotto da tutte e tutti.

Come avete scelto il nome del progetto?
Thrix. Ci piace sovvertire le parole, fornire un significato diverso, inaspettato. Attraverso il nostro discorso, la persona non è oggetto del desiderio ma soggetto. È stata una scelta contestata, naturalmente, ma va bene così.
S. Io l’ho trovato subito geniale!
Thrix. Abbiamo dovuto stiracchiarlo un po’ per il ‘that’ tra parentesi. Inoltre, per noi non c’è nulla di male nella sessualità e nelle sue espressioni, ciò che non ci piace è il porno sessista. Vorremmo anche che si scollasse l’idea di intendere il sesso come puro atto penetrativo e la sessualità come ciò che gli gira intorno. Del bellissimo disegno se ne è occupata la gatta pigra.

Qual è lo scopo del progetto e quali saranno i prossimi sviluppi?
Thrix. Abbiamo molto materiale, tanto da poter pensare di renderlo cartaceo. Le mamme possono essere criticate per svariati motivi riconducibili a una condotta sessuale sconveniente: come vestono, si esprimono, le persone che frequentano…
S. È una questione pervasiva e non ce ne rendiamo conto. Persino allattare in pubblico viene recepito come esibizionismo. Bisogna smettere di disumanizzare la mamma e di considerarla disincarnata.
Thrix. Non siamo una categoria mitica costituita da esseri identici: esistono tante donne quante ne conosciamo e così è per le mamme. Lo scopo è dare visibilità alle mamme Milf! che vogliono condividere la propria esperienza, poter parlare di loro e con loro. Offrire un’occasione di dialogo, la possibilità di potersi esprimere e non nascondere. Il mio ruolo di attivista è dare voce a queste persone e farmi portatrice del loro bisogno. Sono contenta che la Control abbia ideato questa campagna perché ci ha dato la possibilità di far emergere nuovamente questo tema.

Quali sono gli ostacoli che incontrate?
Thrix. Quello che ancora non comprendo è l’ostracismo di alcune femministe verso altre. Comprendo che non si possa essere militanti per ogni questione, non tutti i temi ci toccano allo stesso modo, ma negare il bisogno di alcune persone di affrontare un tema percepito come impellente mi lascia interdetta. Potrei non avere gli stessi problemi di un’altra persona ma questo non mi autorizza a delegittimarli. Dobbiamo imparare a sostenerci: questo è essere femministe.
S. Siamo condizionate nel nostro ruolo. È evidente che possiamo sentirci inadeguate se desideriamo condurre una vita libera e siamo costantemente ostacolate nel farlo.
Thrix. Non è facile riuscire a parlare di queste cose anche perché alcune persone non riescono ad ammettere di sentire alcuni bisogni. Il senso del dovere è talmente introiettato da annientare qualsiasi tentativo di dissenso. Invece è questo il bello di essere quello che siamo: siamo sfaccettate, complesse, multiformi.

Quali elementi vi fanno ben sperare?
S. Ripongo molta fiducia nelle nuove generazioni perché penso che siano in grado di superare i nostri pregiudizi. Grazie ai social media alcune aziende di sex toys, come MySecretCase, non solo portano avanti il fine di vendere i propri prodotti, ma affrontano i temi legati alla sessualità in modo competente, inclusivo e costruttivo. È uno stile di vendita che ci piace molto perché offrono un palcoscenico a quei temi che altrimenti continuerebbero a essere ignorati.

Un augurio finale?
Thrix. Speriamo di riuscire a continuare a raccogliere altre testimonianze, desideriamo che il progetto continui a crescere. Ci piacerebbe che ci fosse più dialogo e che a parlare fossero non solo le mamme che ruotano attorno ai collettivi. Ci sono tante cose da dire che potete dire a noi. Le testimonianze, che possono essere anonime, continuano a essere raccolte attraverso le nostre pagine social o la nostra mail: noncoqueer@subvertising.org.

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Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola Secondaria di II grado, sono fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.

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