Torniamo su un argomento caro a questa testata per presentare alcuni interessanti articoli comparsi nelle ultime newsletter dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla medicina di genere.
Come è noto, fino a oggi la medicina è stata studiata e concepita sul genere maschile e non sono mai state prese in considerazione le differenze con il genere e la fisiologia femminile se non per gli aspetti riguardanti l’apparato sessuale e la riproduzione. Lo stesso modus operandi è stato adottato anche per la ricerca farmaceutica che non ha mai tenuto conto delle differenze di genere nella sperimentazione e nello sviluppo delle terapie.
Come afferma la professoressa Giovannella Baggio, Presidente del Centro studi nazionale su salute e medicina di genere, «La mancata attenzione a tutti i livelli (medico, sociologico, psicologico…) alle differenze di genere ha rappresentato un vero scandalo nella storia dell’evoluzione delle conoscenze così avanzate nell’ultimo secolo. La medicina di genere-specifica, infatti, rappresenta un dovere scientifico e quindi etico per raggiungere l’appropriatezza e l’equità delle cure. È molto più facile e anche meno costoso fare ricerca su un solo sesso o genere e traslare poi i risultati ottenuti anche all’altro, in modo acritico e non basato sulle evidenze delle enormi differenze tra sessi/generi ben conosciute».
La professoressa Antonella Viola, ordinaria di Patologia generale Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova, nella newsletter dell’ottobre 2022 affronta il tema delle importanti differenze di genere nel sistema immunitario. Tra pazienti di malattie autoimmuni si contano mediamente otto donne su dieci e il rischio maggiore per le donne riguarda quasi tutte le patologie. La causa è legata in primis agli ormoni sessuali che giocano ruoli diversi, esponendo a volte a forti rischi, proteggendo, in altri casi, da specifiche patologie.
«Gli ormoni sessuali femminili hanno un’azione di stimolazione e potenziamento della risposta immunitaria e sono responsabili non solo del maggiore rischio di malattie autoimmuni ma anche della migliore protezione che le donne hanno nei confronti delle infezioni rispetto agli uomini. In natura è, infatti, necessario che le femmine abbiano un sistema immunitario in grado di proteggere il feto dai parassiti e dai patogeni che possono aggredirlo. Per questo motivo, in età riproduttiva, le donne hanno tipicamente risposte immunitarie più forti degli uomini».
Tra le cause, entra in gioco anche la componente cromosomica: la coppia XX delle cellule femminili sembra favorire fenomeni di autoimmunità. Nel caso della pandemia Covid 19, la malattia si è presentata in forma più aggressiva negli uomini, mentre nel Long Covid si registra un’inversione di tendenza con un rischio doppio per le donne. Differenze significative sono emerse anche nelle risposte alle vaccinazioni, in cui sono le donne a segnalare un numero più alto di effetti collaterali avversi.
«Negli Stati Uniti, sui primi 14 milioni di dosi di vaccini, gli effetti collaterali riportati erano attribuibili per il 79.1% a donne; in Norvegia la percentuale sale all’83% (aprile 2021). Nel nostro Paese, il 73% degli eventi avversi ha colpito le donne (giugno 2021). Questo dato non ci sorprende, considerando infatti che uno studio pubblicato nel 2019 aveva già dimostrato che negli adulti, l’80% dei casi di anafilassi da vaccinazione si verifica in donne».
La maggiore aggressività del Covid negli uomini ha altresì generato una variazione nella dinamica statistico-demografica, analizzata dalle dottoresse Eleonora Marziali e Rosaria Messina nella stessa newsletter di ottobre scorso.
Negli anni precedenti alla pandemia, era stata registrata una riduzione del divario di genere nella speranza di vita, notoriamente superiore nelle donne. La pandemia ha poi determinato un aumento dei decessi in entrambi i sessi, ma con percentuali più alte negli uomini. Di conseguenza, pur essendo rallentata per entrambi la speranza di vita alla nascita, nel periodo 2017-2021 sono gli uomini ad aver perso di più (-0,5 anni per gli uomini, -0,2 per le donne), allargando nuovamente la forbice.
Nella newsletter del luglio 2023 si incontrano, inoltre, due articoli collegati a dinamiche statistiche-sociali, affrontate in ottica di genere: il consumo di alcol e il fenomeno dei suicidi. Quest’ultimo tema, trattato dalla professoressa Fulvia Signani dell’Università di Ferrara (Il suicidio in Italia: si tiene conto dell’approccio sex and gender based?), conferma, ancora una volta, quanto sia necessaria un’analisi genere specifica. Sul totale dei suicidi registrati, oltre a emergere con evidenza che il numero di quelli maschili supera di tre volte quelli femminili, si elencano evidenti differenze di genere anche riguardo le modalità di suicidio adottate, la composizione della famiglia di origine e gli effetti della pandemia da Covid. Bisogna, quindi, attuare una politica preventiva che tenga conto anche di questi dati. Purtroppo, l’Italia manca non solo di una strategia in questo senso ma anche di una rilevazione sistematica di dati specifici in merito.
L’articolo sul consumo di alcol, a firma dei dottori Andrea Zaino, Giorgio Sessa e Leonardo Villani (Consumo di Alcool), riporta alcuni dati nazionali da cui si evince che, in età adulta, l’abuso cronico o acuto di alcol, risulta più di due volte maggiore nei maschi rispetto alle femmine, anche se con leggere variazioni tra le regioni italiane. L’evidenza per cui è noto che l’abuso di alcol costituisce un pericolo per la salute ci aiuta a comprendere che educare soprattutto i ragazzi a un consumo responsabile comporterebbe una riduzione dell’incidenza di malattie croniche nella popolazione e, di conseguenza, una riduzione della spesa sanitaria associata.
Un documento ministeriale, predisposto ai sensi dell’articolo 3, comma 1 della Legge 11 gennaio 2018 n. 3, impegna il Governo a diffondere una cultura di genere nelle pratiche sanitarie (consultabile al seguente link: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2860_allegato.pdf): tra queste rientra la divulgazione di dati e aggiornamenti utili, soprattutto attraverso la comunicazione che deve avvenire tramite canali ufficiali di competenza. Dal gennaio 2023 è possibile iscriversi alla newsletter trimestrale dell’Iss inviando una richiesta via mail amdg.iss@iss.it: la pubblicazione, ideata dal Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Iss, in collaborazione con il Gruppo italiano salute e genere e il Centro studi nazionale su salute e medicina di genere, ha la funzione di aggiornare il personale sanitario su studi e pratiche riferite alle differenze di sesso e genere. Divisa in sezioni dedicate a novità e approfondimenti scientifici a cui seguono spazi con aggiornamenti dalle Regioni, notizie dall’Italia e dal mondo, la pubblicazione non si occupa di medicina della donna tout court, quanto piuttosto delle diverse specialità biomediche che tengono conto delle differenze fisiologiche, patologiche, sociali e culturali tra uomo e donna.
Il nostro auspicio è che la circolazione di tali informazioni possa contribuire a rendere ogni donna pienamente partecipe del proprio stato di salute. Ricordiamo che, affinché si possa esercitare il diritto all’autodeterminazione come pazienti, è necessario essere messe puntualmente al corrente sul proprio stato di salute e sull’accesso alle cure necessarie da parte dell’operatrice sanitaria cui ci si affida: sappiamo, adesso, che tutte le informazioni a riguardo devono essere integrate da un’analisi specifica di genere per poter giungere a noi in maniera corretta e coerente con il nostro essere donna.
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Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola Secondaria di II grado, sono fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.
