Ingeborg Bachmann

Il 17 ottobre scorso è stato il cinquantesimo anniversario della morte di Ingeborg Bachmann, una tra le più importanti scrittrici e poete del Novecento, la più significativa di lingua tedesca. Pur essendo identificata dal pubblico come un’intellettuale austriaca, questa definizione risulta notevolmente riduttiva della sua figura composta da un’identità multi-sfaccettata che comprende le sue origini familiari, l’Austria, l’esperienza terribile della guerra (e le sue conseguenze che affliggeranno l’Europa), i suoi studi, le sue collaborazioni artistiche, le sue storie d’amore e tutti gli ulteriori elementi che si sono manifestati nella sua arte.
La ricordiamo ripercorrendo brevemente la sua vita e il suo lavoro.

Bachmann nasce in Austria, a Klagenfurt, nella regione della Carinzia, il 25 giugno del 1926. Qui trascorre l’infanzia e l’adolescenza crescendo in una famiglia appartenente alla minoranza protestante e slovena.

Lei stessa ha raccontato: «Ho vissuto la mia giovinezza in Carinzia, nel sud, in prossimità del confine, in una valle con due nomi, uno tedesco e l’altro sloveno. E la casa abitata da generazioni dai miei antenati, austriaci e vendi, conserva ancora un nome che sa di straniero. Per l’appunto, vicino al confine passa un altro confine, quello della lingua, e io, da una parte e dall’altra, ero di casa con le storie di buoni e cattivi spiriti di due e di tre paesi. Oltre i monti, infatti, a un’ora di cammino è già Italia. La strettezza di questa valle e la coscienza del confine penso che mi abbiano procurato il desiderio di terre lontane».

La sua storia personale e la capacità di esprimere, attraverso le parole delle sue opere, quei sentimenti che caratterizzavano gran parte della popolazione europea dell’epoca hanno reso Bachmann una grande intellettuale europea e cosmopolita.

Conduce i suoi studi universitari prima a Innsbruck, poi a Graz e infine a Vienna, città che farà da sfondo a tante sue opere e dove diviene allieva di Victor Kraft, ultimo superstite del Circolo di Vienna. Si laurea in germanistica e consegue il dottorato in filosofia con la tesi La ricezione critica della filosofia esistenziale di Martin Heidegger. Allo stesso periodo risalgono le amicizie, gli amori e le corrispondenze con molti intellettuali a lei contemporanei, come quella con il poeta Paul Celan.
La sua produzione letteraria è vastissima: spazia dalla lirica al radiodramma, dai saggi ai racconti, dalla prosa onirica e narrativa al romanzo.
La padronanza di diverse lingue le permette di collaborare con numerose riviste letterarie, tra cui Botteghe Oscure (rivista internazionale di letteratura pubblicata dal 1948 al 1959).
Il progetto letterario di Bachmann si caratterizza dalla continua, estenuante, ricerca delle parole più adatte e rispondenti all’impellente bisogno di espressione.
Nel 1953, a soli ventisette anni, esordisce sulla scena letterale tedesca vincendo il premio del Gruppo 47 per la raccolta di poesie Die gestundete Zeit (diventato nella prima traduzione in italiano Il tempo dilazionato di Luigi Reitani).
L’anno seguente le viene dedicato il servizio di copertina della rivista Der Spiegel, cosa mai accaduta per nessun altro scrittore né scrittrice. Il successo riscosso tra il pubblico attraverso la poesia non suscita in lei quella soddisfazione che avrebbe spinto qualunque altra persona a restare in quell’ambito artistico: da questa continua inquietudine si sviluppa poi il suo percorso letterario. La sua arte occuperà tutta la sua esistenza tanto da realizzare lucidamente che non potrebbe intraprendere altri percorsi di vita se non quello di dedicarsi totalmente alla passione per la parola. La scelta di non considerare per sé altrettanto importante diventare moglie o madre alimenterà la concezione per cui Ingeborg Bachmann resterà quella giovane donna incompresa e isolata perché indipendente e determinata in un tempo sociale ancora prematuro.

A suo modo femminista d’avanguardia, riconosce nel patriarcato e nella famiglia piccolo borghese un’espressione del potere, della violenza e del fascismo privato.
Docente presso l’Università di Francoforte, tra il 1959 e il 1960, tiene lezioni di poetica: dall’ultima delle cinque lezioni è stato ricavato, il saggio Letteratura come Utopia.

Lei stessa ha dato questa definizione di letteratura: «Sebbene, o forse proprio perché, è un miscuglio di cose passate e di cose che abbiamo ritrovato, la letteratura è questo: è la speranza e il desiderio cui noi diamo forma attingendo al nostro patrimonio secondo le nostre esigenze. Sicché essa è un regno aperto al futuro, di cui non conosciamo i confini. Il nostro desiderio fa sì che ciò che ha già preso forma grazie al linguaggio partecipi anche di ciò che ancora non è stato detto e il nostro entusiasmo, per certi testi splendidi, è in realtà l’entusiasmo per la pagina bianca non scritta, sulla quale sembrano altresì fissarsi le future conquiste».
Nel 1965 si trasferisce a Roma, città scelta a coronazione del suo amore per l’Italia. Qui trascorre i suoi ultimi anni di vita e scrive articoli di cronaca nera firmandosi con lo pseudonimo di Ruth Keller.
A Roma coltiva amicizie con grandi figure della scena intellettuale italiana, tra cui Pierpaolo Pasolini, Elsa Morante, Giorgio Agamben e Ginevra Bompiani.

Muore a 47 anni, il 17 ottobre del 1973, nell’ospedale Sant’Eugenio, dove era ricoverata da diversi giorni, in seguito alle complicazioni subite a causa di un incendio avvenuto nella sua abitazione.
La prematura scomparsa non ha fermato la diffusione e i riconoscimenti rivolti alla sua produzione artistica che ha continuato ininterrottamente a essere un punto di riferimento nel panorama letterario.
Molte scrittrici, sia dell’epoca sia a noi contemporanee, hanno trovato in Bachmann una maestra del mestiere letterario e vi hanno tratto ispirazione per racconti e poesie come Helga Schubert che, con un racconto ispirato al Trentesimo anno, ha vinto l’edizione 2020 del premio letterario intellettuale intitolato proprio a Bachmann.

Riportiamo qui la biografia completa:

  • Un negozio di sogni (Ein Geschäft mit Träumen, 1952), radiodramma
  • Il tempo dilazionato (Die gestundete Zeit, 1953), raccolta di poesie
  • Le cicale (Die Zikaden, 1955), radiodramma
  • L’idiota (Der Idiot, 1955), libretto per la pantomima danzata
  • Il Principe di Homburg (Der Prinz von Homburg, 1960), Libretto per l’opera
  • Invocazione all’Orsa Maggiore (Anrufung des Großen Bären, 1956), raccolta di poesie
  • Il Buon Dio di Manhattan (Der Gute Gott von Manhattan, 1958)
  • Il trentesimo anno (Das dreißigste Jahr, 1961), raccolta di racconti
  • Saggio La città divisa (Die geteilte Stadt, 1964)
  • Malina, prima parte di una trilogia concepita sotto il nome di “Cause di morte” (Todesarten, 1971), romanzo. Il caso Franza (Der Fall Franza) e Requiem per Fanny Goldmann (Requiem für Fanny Goldmann), che sono la seconda e la terza parte, sono rimaste solo in forma di frammenti.
  • Simultan (Simultan, 1972), raccolta di racconti

La biografia si è ulteriormente arricchita con opere pubblicate postume:

  • Franza (Der Fall Franza, 2009), romanzo
  • Tre sentieri per il lago e altri racconti (Simultan: neue Erzählungen, 1980), racconti
  • Luogo eventuale (Ein Ort für Zufälle, 1981), saggio
  • In cerca di frasi vere (Wir müssen wahre Sätze finden, 1989)
  • La ricezione critica della filosofia esistenziale di Martin Heidegger (Die kritische Aufnahme der Existenzialphilosophie Martin Heideggers, 1992)
  • Letteratura come utopia. Lezioni di Francoforte (Frankfurter Vorlesungen, 1993)
  • Il dicibile e l’indicibile. Saggi radiofonici (Der Mann ohne Eigenschaften – Sagbares und Unsagbares – Das Unglück und die Gottesliebe – Die Welt Marcel Prousts, 1998)
  • Libro del deserto (Der Tod wird kommen. Confluito ne Il libro Franza, 1999), prose
  • Quel che ho visto e udito a Roma (Was ich in Rom sah und hörte, 2002)
  • Non conosco mondo migliore (Gedichte, 2004), poesie
  • Lettere da un’amicizia (Briefe einer Freundschaft, 2008) carteggio con Hans Werner Henze
  • Lettere a Felician (Briefe an Felician, 2008)
  • Verrà un giorno. Conversazioni romane (Ein Tag wird kommen. Gespräche in Rom, 2009)
  • Franza (Der Fall Franza, 2009), romanzo
  • Troviamo le parole. Lettere 1948-1973 (Herzzeit. Der Briefwechsel, 2010) carteggio con Paul Celan
  • Il sorriso della sfinge (Die Fähre, Im Himmel und auf Erden, Das Lächeln der Sphinx, 2011), racconti
  • Diario di guerra (Kriegstagebuch. Mit Briefen von Jack Hamesh an Ingeborg Bachmann, 2011)

Concludiamo questo articolo con quella che Ingeborg Bachmann considerava la sua poesia offerta, come un regalo, all’umanità.

La Boemia è sul mare (1964)

Se le case qui son verdi, entro ancora in una casa

Se qui i ponti sono intatti, io cammino su un buon fondo,

Se le pene d’amore sempre sono perdute, qui le perdo volentieri.

Se non sono io, è un altro, che vale quanto me.

Se una parola confina con me, la lascio fare.

Se la Boemia è ancora sul mare, torno a credere ai mari.

E se credo ancora al mare, allora spero nella terraferma.

Se sono io, allora è ognuno, che è tanto quanto me.

Non voglio più niente per me. Voglio andare a fondo.

A fondo – cioè al mare, là ritrovo la Boemia.

A fondo, in rovina, mi sveglio quieta.

Fino in fondo ora so, e non son persa.

Venite qui, boemi tutti, naviganti, puttane del porto e navi

non ancorate. Se non volete essere boemi, allora illiri, veronesi,

e veneziani tutti. Recitate le commedie, che fanno ridere

e che sono da piangere. E sbagliate cento volte,

come sbaglio io che non ho mai superato prove,

eppur le ho superate, una dopo l’altra.

Come la Boemia le ha superate e un bel giorno

ebbe la grazia di trovarsi sul mare e ora è sull’acqua.

Confino ancora con una parola e con un’altra terra,

confino, per quanto poco, con tutto, sempre più,

boemo, cantore nomade, che non ha nulla, che nulla trattiene,

con il solo talento del mare oramai, ch’è controverso, terra mia eletta da vedere.

***

Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola Secondaria di II grado, fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.

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