«[…] Quando ho saputo che esisteva il femminismo non sono stata neanche lì a informarmi su cos’era: sono una donna, dunque faccio il femminismo. Non pensavo alle conseguenze, non sono mai stata così su di giri in vita mia, sempre stanca morta e con il cervello che faceva la girandola. Scaricare l’uomo dalle mie spalle, trovarmi con tante possibili amiche, simili, alleate nella stessa barca, con un destino comune, era il massimo della vitalità che avessi mai raggiunto. Intanto traboccava la voglia di uscire dalla prigione e di sbeffeggiare il nostro carceriere. Il mio sdegno saliva alle stelle, ma anche la mia felicità perché finalmente esprimevo senza sensi di colpa né complessi di inferiorità la mia voglia di esistere, la mia presenza […]». (Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista)


Il 17 novembre si è tenuto il primo incontro del ciclo Parlarne tra amiche. Raccontarsi e ri-conoscersi nella relazione con le altre, organizzato dal Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone. Sguardi sulle differenze. Il Laboratorio ha sede fisica presso l’Università Sapienza di Roma, ma vuole essere simbolicamente un luogo di tutte e tutti coloro che vogliano approcciarsi a testi relativi alla questione di genere e al sapere delle donne. Nasce nel 2000 e fin da subito si costituisce come gruppo intergenerazionale e interdisciplinare, fondato sullo scambio e sul dialogo tra le diverse sensibilità che lo compongono. Il titolo scelto per il primo seminario, che ha visto la partecipazione di circa un centinaio di persone, è «Il femminismo è stata la mia festa». Riconoscimento e soggettività femminista in Carla Lonzi. A curare gli interventi Maria Serena Sapegno, docente di Letteratura italiana e Studi di genere, Carla Subrizi, docente di Storia dell’arte contemporanea, e una giovane dottoranda in Filosofia, Lorenza Moretti. La riflessione ruota tutta attorno ai testi e le azioni di Carla Lonzi, scrittrice e critica d’arte, femminista e fondatrice, insieme a Carla Accardi ed Elvira Banotti, del gruppo Rivolta femminile. Tra i suoi numerosi scritti ricordiamo il saggio Sputiamo su Hegel, oggetto di una recentissima riedizione, e Taci, anzi parla. Diario di una femminista, reso disponibile sul sito del Laboratorio (https://www.sguardisulledifferenze.eu/2023/11/13/23-24-il-femminismo-e-stato-la-mia-festa-riconoscimento-e-soggettivita-femminista-in-carla-lonzi/ ). La riflessione proposta da Maria Serena Sapegno si apre con il riferimento a un testo di Gabriella Paolucci dal titolo Amiche. Figure dell’amicizia femminile e femminismo, pubblicato sulla rivista Memoria nel 1991. L’articolo comincia con il racconto di un significativo ricordo dell’autrice, che parla delle amiche di sua madre; sottolinea quanto il tempo dedicato all’amicizia tra donne fosse un tempo rubato, strappato a quello degli obblighi coniugali e casalinghi. Descrive donne spinte dalla necessità di confronto, dal desiderio di riconoscersi nelle altre e che, quasi di nascosto, iniziano a costruire spazi di condivisione. Questi spazi sono definiti un’oasi nel deserto, un fatto isolato ed estraneo alla quotidianità, un tentativo di evasione dalla solitudine della condizione subordinata. A modificare questo modo di stare insieme, a dargli più valore e organizzazione sarà il femminismo, identificando nei rapporti tra donne la strada per la liberazione del corpo e della mente femminile dal dominio maschile. È qui che l’amicizia tra donne diventa amicizia politica, non più relegata ai ritagli di tempo ma tesa alla costruzione di un noi tutto nuovo e, inevitabilmente, rivoluzionario. Come prima forma organizzativa di tale ribaltamento di codici abbiamo il piccolo gruppo fondato sul supporto e sull’ascolto, sulla condivisione e su una distruzione creativa. Nasce da subito l’esigenza di fondare il tutto sulla pratica della solidarietà e sulla sorellanza, con le innumerevoli contraddizioni e difficoltà che ne derivano, legate principalmente alle differenze intrinseche che contraddistinguono l’essere donna di ognuna. Questo scatto irreversibile operato dai primi piccoli gruppi ha segnato un punto di non ritorno e ha gettato le basi di quello che, a distanza di decenni, sperimentiamo ogni giorno nella pratica dello stare insieme, del rispecchiamento, dell’affidamento all’altra. È questa, per molte di noi, l’eredità che maneggiamo nelle relazioni amicali, mediate appunto dalle istanze femministe, e anzi fondate su di esse. Spesso senza neanche farci troppo caso, sedute attorno a un tavolo per un tempo che fortunatamente non dobbiamo più strappare, ma che possiamo scegliere, mettiamo in pratica le azioni di sorellanza che le nostre nonne e le nostre madri hanno avuto l’enorme coraggio di sperimentare per prime. Il nuovo modo di stare insieme, di essere corpo unico, di essere quel noi compatto ma variegato messo al mondo dal femminismo, fa emergere anche le differenze in grado di separare più che unire. Di ciò parlerà, con una straordinaria e onesta lucidità, proprio Carla Lonzi nei diari: l’incontro e l’unione di tutte le soggettività è elettrizzante, bellissimo, ma a tratti molto complicato. Può capitare che nascano invidie, gelosie, prevaricazioni, difficoltà di ogni tipo in grado di generare momenti di grande scoraggiamento. Lonzi descrive assai bene il rapporto con le compagne, riporta racconti dettagliati delle difficoltà incontrate durante i continui confronti, senza mai accennare, neanche lontanamente, a una qualsiasi idea di rinuncia.
Il secondo intervento, quello di Carla Subrizi, prende le mosse dalla costatazione della straordinaria attualità delle parole della protagonista del convegno, nonostante siano passati ormai più di quarant’anni dalla sua morte. Anche Subrizi si sofferma sulla descrizione dei conflitti interni al movimento testimoniati nei diari di Carla; in particolare si parla della costruzione di una soggettività collettiva, della fatica nel creare il noi e nel rendere il proprio io un noi. Conciliare le diversità e accoglierle rappresenta, per Carla e le sue compagne, un’emozionante sfida volta alla creazione di un nuovo mondo, di un nuovo spazio per tutte. Per farlo, il modo migliore è da subito il modo del gruppo, il modo dell’unione e dello stare le une vicine alle altre.

Il terzo intervento parte da una premessa personale della relatrice, che generosamente affida all’uditorio la storia del suo incontro con i testi di Carla Lonzi. Lorenza Moretti è una dottoranda proveniente da studi filosofici, imbattutasi quasi per caso in Sputiamo su Hegel qualche anno fa; da allora, dice, non ne ha più fatto a meno. Se si leggono le parole di Lonzi, non si torna indietro. Legge dei passi ad alta voce e sviluppa una riflessione sul metodo femminista di Carla: l’autocoscienza, un metodo che, naturalmente e inevitabilmente, nasce e si nutre nel gruppo. Un processo talvolta doloroso, rabbioso, ma anche – e per Carla soprattutto – luminoso, colorato, felice, festoso. Per lei il femminismo è stata la gioia stabile della vita, una promessa di felicità, una festa e uno stile di vita condiviso. La ricercatrice propone pensieri appassionati e riflessioni accorate per ripercorrere tutta la vita militante e letteraria di questa figura ancora perfettamente in grado di parlare alle nuove generazioni. Si lascia poi spazio al dibattito, da cui scaturisce uno scambio ricco e partecipato, nel quale si analizza, tra le altre cose, il rapporto tra gli scritti di Carla Lonzi e l’oggi, e l’importanza del dialogo tra le diverse generazioni. Il Laboratorio, infatti, fa della differenza anagrafica tra le componenti un principio fondante, un presupposto necessario per una lettura efficace dei tempi passati e del presente. Il solo fatto che al tavolo delle relatrici fossero rappresentate tre diverse generazioni, così come all’interno del pubblico, ha reso il discorso intorno a un’autrice del secolo scorso perfettamente in linea con le lotte che ogni giorno portiamo avanti con i nostri corpi e i nostri cuori. Perciò, nonostante la stanchezza e lo scoraggiamento, la fatica del nostro tempo e lo sdegno continuo per il dolore che siamo ancora costrette a sopportare, continueremo a costruire spazi di condivisione, di amicizia e sorellanza. Il femminismo sarà la nostra festa.
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Articolo di Emilia Guarneri

Dopo il Liceo classico, si laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino. In seguito si trasferisce a Roma per seguire il corso magistrale in Gestione e valorizzazione del territorio presso La Sapienza. Collabora con alcune associazioni tra le quali Libera e Treno della Memoria, appassionandosi ai temi della cittadinanza attiva, del femminismo e dell’educazione alla parità nelle scuole.
