Genere e turismo tra America Latina e Africa

Anche in America Latina e nei Caraibi non vengono attuate politiche turistiche che rispondano alle esigenze di genere e mancano studi e ricerche dedicate. In linea generale, però, i dati disponibili indicano che la partecipazione delle donne alle attività economiche è molto più bassa di quella maschile mentre la percentuale di donne impiegate nel turismo è del 60%.
Il turismo offre alle donne molte opportunità per cambiare il proprio status e il proprio ruolo all’interno della famiglia. Le occasioni di lavoro nate dal turismo consentono di interagire con nuove persone e di adottare nuovi modi di pensare, soprattutto a chi lavora in proprio e in comunità. Il settore informale svolge qui un ruolo particolarmente importante (molte sono le venditrici ambulanti) che garantisce una certa autonomia economica e, di conseguenza, un maggiore rispetto in famiglia, ma ha il limite di non tutelare le lavoratrici né di fornire loro diritti e sicurezza sociale.
La regione presenta alti tassi di violenza di genere e il più alto tasso medio di femminicidio al mondo. La preoccupazione di subire abusi sessuali negli spazi pubblici del turismo è forte e inasprisce le condizioni di lavoro e va ad accrescere lo stress legato al difficile equilibrio tra vita professionale e vita privata.

Percentuale delle donne impiegate nel turismo in America Latina

Nel lavoro dipendente le discriminazioni di genere sono evidenti: nelle micro, piccole e medie imprese locali e nazionali i salari sono spesso inferiori al minimo, mancano i contratti formali e, dove esistono, sono a breve termine.
Tra le iniziative che intendono contrastare le disuguaglianze di genere in ambito lavorativo troviamo la Fiaseet (Federaciòn Internaciònal de Asosiaciones de Ejecutivas de Empresas Turisticas) e il programma Posadas Turisticas.
La prima è la rete regionale più importante del Sud America che si impegna a rendere migliori le condizioni degli impieghi delle donne e a permettere alla leadership femminile di raggiungere livelli apicali nel settore del turismo tramite lo scambio di conoscenze e l’elaborazione collettiva di soluzioni a problemi e sfide.
Il secondo, invece, mira a progredire la sostenibilità del turismo in Paraguay e a promuovere l’emancipazione economica delle comunità attraverso il turismo. Grazie a un’estesa campagna nazionale che ha raggiunto le donne, illustrando i benefici del turismo, fornendo una formazione sistematica, un’assistenza finanziaria e tecnica e agevolando la concessione di finanziamenti responsabili, oggi oltre 200 locande (posadas) sono gestite da donne connesse in rete.
Sulla base di queste osservazioni, il Global Report on Women in Tourism (Unwto), suggerisce per l’America Latina e l’area dei Caraibi le seguenti azioni:

  • integrare i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere in modo maggiore e sostanziale nelle iniziative turistiche basate sulla comunità;
  • garantire che le donne traggano vantaggio dal turismo basato sulla comunità nella regione, investendo in cooperative e organizzazioni femminili.

In Africa esistono strategie e piani di sviluppo nazionale che promuovono l’uguaglianza di genere nel settore turistico. Ne troviamo in Gambia, Ruanda, Uganda, Zimbabwe, Kenya, Sud Africa, Botswana, Namibia. Tuttavia, anche se il tasso di occupazione femminile risulta più elevato in Africa che altrove, gli ostacoli alla equità salariale e alla parità persistono e il sistema patriarcale ridimensiona di gran lunga le opportunità lavorative nel turismo.
Come in altre aree trattate, anche qui le donne hanno ridotte possibilità di raggiungere occupazioni di prestigio: le imprese turistiche tendono ad essere dominate dagli uomini e le donne sono relegate a ruoli secondari. La carenza di formazione e di istruzione necessarie è certamente una tra le principali cause della mancata presenza di donne ai vertici, ma i condizionamenti sociali giocano un ruolo altrettanto determinante: per lavorare nel turismo, che le espone a una certa visibilità nello spazio pubblico, spesso devono chiedere il permesso ai mariti e non sono esenti dai pettegolezzi della comunità; senza contare che il problema delle molestie sessuali da parte di colleghi e datori di lavoro è molto presente in tutto il continente.
Anche qui, come altrove, prive di contratti formali, sono vulnerabili e vivono situazioni precarie e rischiose. Non è un caso che, come in America Latina e nei Caraibi, anche in questo continente le donne abbiano scarsa tutela e siano anche costrette a fare i conti con la minaccia della violenza di genere.
Sono pochi in Africa i programmi di formazione turistica di qualità e quei pochi non sono sempre alla portata delle giovani, frenate dai costi e dai matrimoni precoci: si stima che ogni anno di matrimonio precoce riduce la probabilità di completare la scuola secondaria del 6,5%.
Come imprenditrici, hanno difficoltà di accesso al credito perché mancano sia di capitale iniziale, sia di risorse: prive di terra non possono fornire le garanzie necessarie alla concessione di prestiti. I ruoli di cura e le responsabilità domestiche che la società esige tolgono loro troppo tempo, sottratto alla preparazione, alla pratica, all’esperienza.
Questa situazione provoca mancanza di fiducia nelle proprie capacità, svalutazione del contributo lavorativo femminile e dipendenza economica dal partner.
Le africane sono vittime di discriminazioni e disuguaglianze che non riguardano solamente il genere, ma anche l’etnia e la nazionalità. Le donne nere nelle imprese turistiche devono affrontare una doppia sfida di discriminazione razziale e di genere che colpisce le loro attività.

Percentuale delle donne impiegate nel turismo in Africa

Swopa (Sirigu Women’s Organisation for Pottery and Art) è una delle organizzazioni africane che mirano a migliorare il tenore di vita e la stabilità finanziaria delle donne. Fondata nel 1997 da Melanie Kasise, conta una notevole quantità di membre anziane, vedove e disabili, tutte formate gratuitamente dall’associazione in arti e mestieri.
Nello specifico, Swopa offre alle donne l’opportunità di lavorare nella vendita dei loro prodotti e le aiuta ad acquisire sicurezza in loro stesse affinché possano prendere parte nelle decisioni della comunità.
Sulla base di queste osservazioni, il Global Report on Women in Tourism (Unwto), suggerisce per l’Africa le seguenti azioni:

  • promuovere l’istruzione e la formazione delle donne per facilitare la partecipazione di una gamma più ampia di donne nel settore del turismo nella regione;
  • aumentare l’accesso delle donne alla finanza e alla tecnologia al fine di facilitare un maggiore empowerment economico attraverso l’imprenditorialità turistica.

In conclusione, come possiamo evincere da questa e dalla precedente analisi (vedi Vv n. 247), nonostante le differenze economiche e culturali, è possibile riscontrare una serie di analogie nel settore. Le donne rappresentano la maggioranza della forza lavoro nel turismo ma continuano a occupare posizioni di basso livello e a percepire retribuzioni inferiori rispetto agli uomini. In tutti i continenti le identità intersezionali – tra cui il sesso, l’età e la nazionalità – i ruoli e le norme di genere contribuiscono a relegare le donne in posizioni subordinate e di scarso prestigio. Presenti in tutte le regioni sono anche i rischi di aggressione fisica e violenza sessuale a cui sono sottoposte le donne, non solo in quanto lavoratrici, ma anche in quanto viaggiatrici. Altro elemento comune è il fatto che, ad eccezione dell’Africa, dove i quadri politici stanno iniziando a riconoscere l’importanza del contributo lavorativo femminile nel turismo, Asia, America Latina e persino Europa sono dotate di pochissime politiche e pratiche per l’emancipazione e l’autodeterminazione delle donne nel settore turistico.

In sintesi, ecco la situazione nelle diverse aree.

Nel continente europeo è ancora persistente la stigmatizzazione delle attività professionali “femminilizzate” come l’accoglienza, l’intrattenimento e la ristorazione. Nonostante le lavoratrici siano ben rappresentate, sono ancora lontane dal percepire stipendi paritari e dallo svolgere impieghi di alto status. Inoltre, le donne europee – dedicando gran parte del loro tempo ai lavori domestici e di cura – vedono esigue le loro opportunità turistiche. Caratteristica dell’Europa è la maggiore probabilità che vede protagoniste le donne nello svolgere lavori part-time. Tuttavia, in questo caso si tratta di un dato non per forza problematico se le condizioni lavorative sono dignitose e garantiscono gli stessi diritti dei lavoratori alle lavoratrici.

In Asia, le donne, soprattutto le più giovani, sono sovrarappresentate nel lavoro del settore turistico in condizioni precarie e con una scarsa retribuzione. Come in tutti i Paesi in via di sviluppo, e sottosviluppati, le norme e i restrittivi ruoli di genere influenzano fortemente l’esperienza turistica delle asiatiche così come il loro equilibrio tra lavoro retribuito e lavoro domestico.

In Africa le donne quasi mai riescono a ottenere contratti formali di lavoro, il che significa che sono costrette a lavorare in condizioni estremamente vulnerabili. Anche la situazione di dipendenza economica in cui riversa il genere femminile, il problema delle unioni precoci e i costi rendono loro le opportunità di formazione difficilmente fruibili. Questa rappresenta una delle principali motivazioni per cui le donne africane non hanno le stesse possibilità lavorative degli uomini nel turismo.

Così come in Africa, anche in America Latina, per le donne sussiste la limitazione nella sicurezza sociale, che comporta una minore tutela delle stesse. Analogo discorso per quanto riguarda la mancanza di istruzione e formazione che dissuade le latino-americane dalla scalata per il lavoro turistico ai vertici. Giocano, infine, un ruolo determinate le usanze patriarcali che riducono, e non poco, la mobilità e la partecipazione femminile alla sfera pubblica.

In copertina: Tamara de Lempicka, Autoritratto sulla Bugatti Verde, 1929 (particolare).

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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

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