Io, nonna, quest’estate ho fatto come quel papà delle Favole a telefono di Gianni Rodari che, essendo lontano da casa per lavoro, telefonava alla sua bambina ogni sera e le raccontava una favola; non molto lunga, per non dover pagare troppo la telefonata. Oggi è sufficiente registrare un messaggio vocale e così ho fatto ogni sera, otto o dieci minuti per non richiedere alla mia nipotina di otto anni troppa attenzione. Quando aveva ascoltato, ricevevo un cuoricino di risposta. Ho così, pian piano letto e fatto ascoltare, il bel libro dell’amica Chiara Baldini Le straordinarie avventure dell’Ammiraglio Ciccamolle con le illustrazioni di Davide Cattaneo, un giovane allievo di Chiara che ama disegnare, ma anche inventare storie.

Il linguaggio è scorrevole e accattivante, della buona penna dell’autrice. La vicenda narrata in questo libro è il frutto del lungo periodo di chiusura in casa per la pandemia, grande esempio di attività alternativa alla televisione che addormenta le menti e crea passività. Chiara con le sue figlie ha creato, in quelle lunghe giornate, un libro avventuroso, dando libero sfogo alla fantasia nella quale ha saputo inserire concetti filosofici, senza mai nominare nessun filosofo o filosofa, ma inserendo i loro pensieri nei gesti e nelle parole dei personaggi lungo lo scorrere dei ventitré capitoli in cui si sviluppa la storia. Nel primo capitolo, Un mondo di polvere, ci introduce nel negozio del protagonista, un robivecchi che ha ereditato dai suoi predecessori un negozio di oggetti, di cianfrusaglie inutili tutte accatastate senza nessun criterio. Arturo Ciccamolle è il suo nome e, infatti, è molle e senza grinta, ma un incidente che manda sottosopra il negozio farà scatenare in lui l’entusiasmo e avviare un’avventura che porterà lui e gli altri compagni in un lungo viaggio a bordo di una imbarcatura, chiamata Vecchio Reumatismo, per i mari del pianeta.
Ciccamolle diventerà un Ammiraglio, sicuro di sé stesso, gli altri personaggi suoi amici si trasformano e partecipano a quel gioco di drammatizzazione così caro all’infanzia, perché permette di immedesimarsi nei protagonisti, uscire dalla quotidianità e creare situazioni alternative, trovando soluzione ai propri problemi, dando vita ai sogni e proiettando sulle situazioni i propri desideri. È il gioco dei travestimenti, dove oggetti e abiti usuali diventano simboli di altro e si animano; è l’animismo infantile che sa vedere una cosa per l’altra o, in quel che c’è, quel che ancora non c’è.
I protagonisti del viaggio, l’Ammiraglio, il mozzo Rapasecca, il nocchiero Pigialuga (i nomi sono uno spassoso programma…), gli animali, mucca, galline e caprette, portati a bordo spiegano le vele e non vogliono accontentarsi di nulla che non sia il meglio. Contrariamente al fatto che abbiamo chiamato la nostra specie Sapiens, in realtà, ci ricorda Chiara, noi crediamo di sapere, ma sappiamo ben poco. I personaggi del racconto dimostrano di non sapere nulla e affrontano la vita un giorno alla volta, con fiducia assoluta.
Il sapere di non sapere è il grande insegnamento di Socrate col quale vuole lasciarci aperti al conoscere, come l’Ulisse dell’Odissea che fa del viaggio e non della meta il suo scopo. L’invenzione dei barattoli per metterci l’aria, che viene poi venduta a chi non vuole fare un vero viaggio, ma si accontenta di comprare l’aria di un determinato luogo, rimanda alla fiaba dei Vestiti del Re che tutti trovavano eleganti, ma che solo un bambino dichiara che non esistono, gridando: «Il Re è nudo!». Tutto il racconto è attraversato dal principio, anch’esso di Socrate, dell’esistenza in ciascuno di noi di un Daimon, una voce interiore capace di guidarci, che va ascoltata per realizzare ciò che dobbiamo diventare per essere noi stessi/noi stesse.
Nel susseguirsi delle avventure tutti possono concedersi, ogni tanto, delle follie, ma alla regina no, non è concesso, quasi a dire che chi è al potere è sempre appesantita dal peso delle responsabilità. I protagonisti si trovano spesso a dover effettuare delle scelte, sono sempre di fronte alle infinite possibilità della vita, come analizza Kierkegaard in Aut Aut, dove si apprezza la capacità di effettuare una scelta; essa può anche non essere quella giusta, l’importante è non bloccarsi e non effettuarne nessuna; perché da una scelta sbagliata si può rimediare, da una non scelta si resta solo fermi al palo.
Nel viaggio in mare l’equipaggio si trova a vivere l’angoscia dell’immenso ignoto, superata solo dal fatto di essere tutti sulla stessa barca con la stessa paura. È presente anche l’episodio dei naufraghi bambini, con chiaro riferimento al problema attuale, fatti salire a bordo e nutriti.
Sul tema della donna c’è il capitolo dedicato alla vendita delle sirene, donne oggetto catturate dai pirati come schiave e lasciate a morire di fame, che l’equipaggio salva, nutre e lascia libere.
L’incontro con Kayros, la terra dove l’orologio corre all’indietro, ci indica che l’incontro col momento opportuno arriva sempre, bisogna essere capaci di riconoscerlo. Un fatto incredibile aveva fatto tornare indietro il tempo così che gli adulti erano tornati giovani e i bambini erano evaporati. Dopo una lunga suspense viene trovato l’ingranaggio che consente di aggiustare l’orologio e far tornare le persone come erano in realtà prima dell’incidente. Il tornare indietro nel tempo non è solo un divertente scherzo, ma un utile e necessario esercizio psicologico, elaborato da Freud, per andare a recuperare quelle zone rotte di noi nel passato che, se lasciate dove sono, possono rovinaci la vita; si deve tornare indietro a sistemare quei guasti per poi riprendere il cammino.
Si ritorna al punto di partenza, alle nostre origini, ma si è cambiati, è come una spirale che ritorna, come l’eterno ritorno di Nietzsche. La maggior parte di noi giunge solo in rari momenti alla piena coscienza del fatto che non abbiamo assaporato il compimento dell’esistenza, che la nostra vita non è partecipe dell’esistenza autentica, compiuta, che è vissuta per così dire ai margini dell’esistenza autentica. Eppure non cessiamo mai di avvertire la mancanza. Da qualche parte, in una zona qualsiasi del mondo o dello spirito, ovunque, tranne che là dove siamo, là dove siamo stati posti: ma è proprio là, e da nessun’altra parte, che si trova il tesoro.
Il racconto si chiude con la vendita dei biglietti dei visionari; chiunque aveva un sogno lo scriveva su un biglietto e lo andava ad appendere in galleria, in via Oltretutto. Anche l’esattore delle tasse, che derideva l’Ammiraglio, per quanto cinico, ha un sogno, diventare fantino e proprio lì accanto si accorge che stanno cercando… un fantino e può realizzare il suo desiderio. Vietato calpestare i sogni! Questo i bambini e le bambine lo comprendono benissimo e può essere il motto del libro.
Il disegnatore, Davide Cattaneo, ha reso con tratti decisi e colori adeguati i fatti più salienti del racconto. Egli è anche autore e disegnatore di una saga per bambini edita da Edizioni Effetto: Un vero amico; Il tesoro inaspettato e Hallo hallo halloween.

Chiara Baldini
Le straordinarie avventure dell’ammiraglio Ciccamolle
Altromondo Editore, Padova, 2023
pp. 166
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Articolo di Maria Grazia Borla

Laureata in Filosofia, è stata insegnante di scuola dell’infanzia e primaria, e dal 2002 di Scienze Umane e Filosofia. Ha avviato una rassegna di teatro filosofico Con voce di donna, rappresentando diverse figure di donne che hanno operato nei vari campi della cultura, dalla filosofia alla mistica, dalle scienze all’impegno sociale. Realizza attività volte a coniugare natura e cultura, presso l’associazione Il labirinto del dragoncello di Merlino, di cui è vicepresidente.
