Il 27 novembre si è svolta, online, la tavola rotonda TransTable. L’evento è stato ideato e promosso dai/dalle componenti del Queer caucus dell’Aais (American Association of Italian Studies) di New York come un approfondimento riguardo l’evoluzione dell’attivismo trans in Italia, a seguito della giornata di studi trans, il 17 novembre, in cui ricorre il Transgender day of remembrance per commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio verso le persone transgender.
Nello specifico, hanno promosso e ideato il TransTable Giulia Sbaffi, che ha appena concluso il dottorato di ricerca con una tesi sull’organizzazione e la politicizzazione del sex work in Italia negli anni Ottanta; Alessio Ponzio, professore di Storia contemporanea e storia del genere della sessualità presso l’Università Saskatchewan in Canada e professore a contratto in Storia dell’omosessualità presso l’Università di Torino; Michela Baldo, docente di Studi sulla traduzione presso l’Università di Birmingham, attivista transfemminista e studiosa della tradizione transfemminista in Italia; e Silvia Antosa, docente di Lingua e traduzione inglese presso l’Università per stranieri di Siena, che si occupa di teorie e pratiche queer in relazione alla cultura anglofona e alle pratiche angloamericane in Italia.
Insieme hanno dato inizio a un percorso di riflessione riguardante la storia, le comunità, i percorsi, le intersezioni con realtà nazionali e internazionali, le istanze condotte per ottenere i diritti civili ancora non riconosciuti in Italia. Attraverso la condivisione delle esperienze vissute e raccontate dalle/gli ospiti invitati a partecipare, siamo state coinvolte nei territori e nelle vicende dell’attivismo narrate per rispondere alle domande poste da organizzatori e organizzatrici come spunto di riflessione.
Le persone invitate a testimoniare il proprio attivismo sono state Egon Botteghi, referente toscano di Rete Genitori Rainbow, referente nazionale per la genitorialità trans, attivista antispecista e fondatore del rifugio per animali Ippoasi; Leila Pereira, specializzata in teatro classico e mitologia greca, residente in Italia dal 1978, attivista dei diritti civili della popolazione LGBTQI+, presidente dell’associazione Libellula Italia Aps e direttrice della compagnia teatrale medesima, che ricopre la funzione di educatrice e mediatrice linguistico-culturale presso il carcere di Rebibbia nel reparto Trans e presso la Casa Accoglienza per donne vittime di tratta e/o sfruttamento sessuale; Marte Pezzantini, attore, doppiatore e performer Drag King, laureato in recitazione e teatro sociale presso la East Fifteen Acting School di Londra e Cristina Leo, psicologa, attivista transfemminista, vicepresidente dell’associazione gender X di Roma, nominata nel 2019 Assessora alle Politiche Sociali, Politiche Abitative e Pari Opportunità del Municipio VII di Roma (prima persona trans a rivestire questo ruolo in Italia), che ha ideato e progettato Casa di Ornella, una casa semiautonoma per persone transgender.
I quesiti hanno indagato gli ostacoli e le soddisfazioni più grandi della storia di ognuna/o, dentro e fuori l’attivismo, il legame con il territorio e il Paese di appartenenza o di adozione, le urgenze da affrontare a livello politico e gli ambiti di azione per ridurre i fenomeni di intolleranza e discriminazione. Tante le difficoltà emerse durante gli interventi: l’iter legislativo per il cambio anagrafico dei documenti è ancora troppo complicato così come quello diagnostico per ottenere l’assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche. Le possibilità economiche personali influenzano il percorso di transizione che avviene spesso ricorrendo al settore sanitario privato (la medicina stessa, intesa come diagnosi e cura di patologie, è totalmente strutturata su persone cisgender).
Non è facile realizzare una vera collaborazione tra le tante comunità trans in modo da far convogliare ogni intenzione, riguardo l’essere persona trans o riguardo le modalità di condurre l’attivismo, verso obiettivi comuni. Gli episodi di intolleranza e marginalizzazione riscontrati sono spesso aggravati da fattori quali l’età, l’essere migranti o sex worker. Vi è, inoltre, una costante infantilizzazione della persona trans intesa come bisognosa di aiuto e protezione esattamente come vengono considerate le donne in una società patriarcale. Le persone trans subiscono una forte discriminazione anche nel mondo del lavoro: le poche che riescono a farsi assumere sono quelle provviste di un documento rettificato e portatrici di un’espressione di genere conforme al binarismo (cioè particolarmente stereotipate al femminile o al maschile). Nel caso di persone non binarie e di persone che non hanno i documenti rettificati vi è discriminazione già al momento della presentazione del curriculum: uno studio recente ha evidenziato che circa il 54% delle persone transgender ha raccontato di aver subito discriminazioni in contesti lavorativi rispetto al 14% di persone gay e lesbiche.
La Legge 64 riguardo la procreazione medicalmente assistita viene denunciata come obsoleta ed escludente delle persone trans o non binarie e del loro diritto alla genitorialità. Quando Egon ha deciso di intraprendere il percorso di transizione era già genitore di un bambino e di una bambina. Le difficoltà che ha dovuto affrontare come padre trans, lo hanno condotto alla stesura della guida Trans* con figl3. Suggerimenti per (futurə) genitori trans* e loro alleatə. Costretto ad abbandonare la comunità antispecista di cui faceva parte, a causa della forte discriminazione subìta per la scelta di transizione, ha elaborato la grande delusione con la nascita di Ippoasi.
Cristina, fuggita dal piccolo paese salentino di origine dove il senso di isolamento, causato dalla sensazione di essere la sola persona al mondo a non riconoscersi nel genere assegnatole, ha caratterizzato la sua infanzia e adolescenza, ha impiegato anni per arrivare a occupare un ruolo socialmente riconosciuto e per essere rispettata come persona transgender. Decisiva è stata la scelta di trasferirsi a Roma dove ha incontrato associazioni e persone, tra cui Leila Pereira, che le hanno dato la possibilità di realizzarsi. L’ascesa politica è stata caratterizzata dalla discriminazione, subìta in principio all’interno del partito che, credeva, l’avrebbe accolta e sostenuta.
Leila ha condiviso le esperienze di un’adolescente cresciuta in un Paese intollerante, quale ancora è il Brasile, la fuga attraverso il Sudamerica fino all’Italia, divenuta la sua nuova patria. Attraverso il suo lavoro, il teatro, utilizza il palco per formare e diffondere cultura, la recita è espressione della liberazione che permette di essere tutto ciò che si vuole.
È stata pure considerata la maggiore invisibilità sociale che subiscono gli uomini trans rispetto alle donne trans. Quest’anno, come azione di protesta, Marte ha presentato domanda d’iscrizione al concorso di Miss Italia con il suo amico Federico Barbarossa. Nel regolamento è scritto che le persone ammesse a partecipare sono donne intese come persone nate donne. In realtà questa affermazione è transfobica poiché le donne trans sono nate donne, inoltre Marte, pur avendo intrapreso il percorso di transizione, conserva ancora la patente con i dati anagrafici al femminile.
Lavorare come Drag King in Italia è più difficile perché persino l’arte Drag è fallocentrica: chi nasce senza pene è meno appetibile per il benessere e gli introiti dell’attività e capita che l’attivismo si lasci condurre da questo tipo di marketing pubblicitario anche per ovvie ragioni di sopravvivenza. Per affrancarci dal patriarcato si dovrebbe lavorare pure sulle dinamiche patriarcali riprodotte all’interno delle associazioni e della comunità LGBTQIA+.
È possibile approfondire questi e altri argomenti discussi guardando la registrazione dell’evento qui.
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Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola Secondaria di II grado, sono fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.
