«[…] A Sora, dovete sapere, che nel 1975-’76 si è venuta a creare una situazione bellissima perché […] la scuola ha avuto la fortuna di avere insegnanti che venivano da fuori e qua hanno avviato il femminismo. Ci stava Rossella, una siciliana, poi ci stava Daria che veniva da Roma. Sono iniziate le riunioni a casa di Titti che abitava sopra in Via Lungoliri sopra il De Liri. Titti non era ancora sposata e ha lasciato la casa a disposizione. Il pomeriggio andavamo là e cominciavano loro a parlare, a fare le riunioni di autocoscienza. Andavamo da Titti, ci stava Giulia, ci stava Anna. La casa di Titti era l’unica disponibile, venivano tutte queste mamme e i bambini stavano in un’altra stanza, a turni giocavamo con loro e facevamo queste riunioni di autocoscienza, ci raccontavamo le nostre vite matrimoniali e familiari. Poi abbiamo fatto anche le manifestazioni a favore dei diritti delle donne, come per l’aborto. […] Sono state fatte tante cose, abbiamo fatto le riunioni con le donne delle “baracche” per spiegarle tante cose perché 50 anni fa le mogli servivano solo a fare da mangiare, crescere i figli e trastullarli di notte, questo era l’andazzo generale… Parlare alle persone di certi argomenti andava fatto ed è stato fatto. Abbiamo parlato con tante persone della Sora non economicamente agiata. Per loro era particolare, qualcuno rideva. Questa evoluzione doveva essere portata avanti… deve essere tuttora portata avanti […]».
Queste sono solo alcune delle parole di Maria, membro del Collettivo Femminista Locale di Sora, comune della provincia di Frosinone, nel Lazio. Una testimonianza preziosa raccolta dall’associazione Risorse Donna per il progetto Tutta un’altra storia… in città, vincitore di un bando indetto dalla Regione Lazio nel 2022 atto a sostenere progetti volti a contrastare la violenza di genere, sostenere l’empowerment femminile e promuovere le pari opportunità. Risorse Donna da 14 anni affronta queste tematiche con dedizione e passione e la vittoria del bando ha permesso di creare un qualcosa che abbia valore storico e culturale per una realtà piccola come quella di Sora. Tutta un’altra storia… in città si rivolge infatti alla cittadinanza e mira a ricordare e valorizzare le lotte per l’emancipazione femminile avvenute dagli anni Settanta in poi, grazie al movimento femminista e ai collettivi locali che furono fondamentali per portare avanti lo svecchiamento sociale e normativo che opprimeva le donne. Tutto il materiale raccolto sarà poi messo a disposizione dell’intera comunità, che potrà così non solo riscoprire un passato raramente raccontato: quello della lotta sui diritti civili e l’eguaglianza a Sora, ma dare a esso un senso che permetta lo scambio intergenerazionale di buone pratiche e la trasmissione di conoscenze inestimabili, dando voce a chi quella rivoluzione culturale l’ha fatta e portata avanti, riscoprendo i luoghi in cui quelle battaglie sono avvenute. Raccogliendo tutta la documentazione disponibile – foto dei collettivi e delle manifestazioni, articoli di giornale, volantini, etc. – si potrà conservare un’eredità di libertà, autodeterminazione e di ricerca della parità senza precedenti, dimostrando che il femminismo non limitò la sua azione alle grandi città ma fu importante anche per realtà più piccole e provinciali come Sora, viste, in genere, come bastioni del conservatorismo, immutabili nelle loro convinzioni.
Il progetto è curato dal Gruppo di Ricerca per la creazione di un archivio femminista locale del Centro Antiviolenza Stella Polare, e mira a riscoprire e a rendere patrimonio di Sora un processo storico, culturale e civile come quello delle lotte per i diritti delle donne, attestare la sua influenza sul territorio ed esaltare le voci di coloro che quel processo lo hanno vissuto in prima persona. «[…] All’ epoca far parte di una comunità di donne era per noi un’esigenza: significava potersi esprimere liberamente, condividere gli stessi spazi e la stessa visione del mondo senza essere giudicate e respinte […]» dicono Maria e Giulia, anch’esse parte del Collettivo Femminista locale, raccontando la loro esperienza di giovani attiviste e di alleanza femminile. Marcella, del Collettivo Rosa Luxemburg, aggiunge: «[…] È stato un bel periodo, ci siamo sentite parte della storia, al centro della scena… Ci siamo sentite di farla la storia, anziché subirla […]».
Esperienze che raccontano le realtà locali e che, nel loro piccolo, contribuirono a formare una costellazione di iniziative che portarono ai grandi cambiamenti della seconda metà del Novecento, come le leggi sull’aborto, sul divorzio, nonché la riforma del diritto di famiglia; il tutto sullo sfondo degli Anni di piombo. Una fase storica dolorosa, che tentò con ogni mezzo di inibire l’attivismo dei collettivi femministi, soprattutto nelle zone più periferiche come Frosinone e la sua provincia. Fondamentale è ricordare anche i luoghi in cui queste donne operarono e ridare loro il giusto valore.
Il progetto vede pure il contributo della professoressa Fiorenza Taricone, Rettrice Vicaria dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, ordinaria di Storia delle Dottrine Politiche ed esperta della questione femminile e del pensiero politico che, a tal proposito, afferma: «[…] Volevo dare un attestato di stima e fiducia a Risorse Donna per la grande iniziativa portata a termine, perché disegneranno e informeranno gli studenti e le studentesse di un’altra storia, che non compare ancora sui libri, quella del femminismo italiano, di cui ho parlato spesso al polo didattico di Sora, ricevendo sempre grande attenzione. Il femminismo ha disegnato una storia tuttora misconosciuta, e ricerche come quelle di Risorse Donna, svolte con grande passione, competenza e quella testardaggine tipica delle donne, smentisce l’idea che il femminismo sia stato prerogativa delle grandi città come Roma, Milano e Napoli, e di come abbia invece contagiato tutta l’Italia. È una storia generosa, quella del femminismo primitivo degli anni Settanta del Novecento e quella della ricostruzione di Risorse Donna, che si rivolgerà alle scuole e che va a colmare le lacune di manuali scolastici quasi del tutto privi di segni tangibili di presenza femminile. La collaborazione con Toponomastica femminile è quindi importante, perché percorrere i luoghi del quotidiano e guardarli con altri occhi permette di far scaturire un senso di appartenenza, di guardarli in un modo nuovo: la città appare diversa, i luoghi sono sentiti come propri, perché permette di immaginare le donne che hanno positivamente movimentato la vita della città. Molte di queste donne sono ancora vive e possono fornire una preziosa testimonianza orale […]».

L’attività è stata realizzata in ambito regionale attraverso il Centro Antiviolenza Stella Polare, che ha un’esperienza decennale nell’accogliere e aiutare le vittime di violenza; la casa “Essere libera” è un bene confiscato alla mafia e riconvertito in un centro che si dedica in modo esclusivo alle donne e al loro percorso di libertà e autonomia. Si collabora dunque alla nascita e allo sviluppo di nuovi progetti che mirano all’empowerment femminile e all’inclusione socio-lavorativa, nonché alla promozione culturale e all’educazione di genere. Toponomastica femminile contribuisce ospitando volentieri sulle sue piattaforme un’iniziativa così lodevole e importante, che certo aiuta a restituire voce e giusta visibilità alle donne, togliendole dall’oblio della storia.
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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.
