Racconti brevissimi di Daniela Piegai. Futuro anteriore

Il quarto dei racconti che Daniela Piegai dona a Vitamine vaganti, scritto nel marzo 2022.

Mi trovo in una stanza che non conosco. E non ricordo come ci sono arrivata.
Dopo un attimo di smarrimento, vado verso una porta, ma non si apre. È solo disegnata sul muro.
C’è una finestra, ma è altrettanto finta.
Tasto le pareti in cerca di un’apertura, e mi rendo conto di avere le mani appiccicose. Qualcuno si è dato da fare per dipingere tutto, ma la tinta non è ancora asciutta. Mi sono rimasti sulle dita i colori della finestra. La strofino per capire cosa c’è al di sotto, e appare un vetro, ma dietro c’è solo buio.
Forse è notte. Devo aspettare che sorga il sole, per capire dove sono.
C’è un assoluto silenzio, non ci sono rumori di traffico.
Forse perché mi sento così sfasata, scivolo in un angolo e mi addormento. Spero di trovare qualche risposta al levare del sole.
Non so quanto tempo è passato, ma al di là del vetro c’è sempre un buio profondo.
In compenso ai miei piedi c’è una bottiglia d’acqua che prima non c’era.
Accidenti, non è un bizzarro sogno, sono abbastanza sicura di essere sveglia, però la situazione è incomprensibile.
Accosto di nuovo la testa al vetro, e fuori c’è sempre quel buio assoluto… Un momento… Questo è il buio dello spazio
Ci hanno scritto poemi e lo hanno descritto in mille modi, per questo adesso, con un filo di gelido panico, lo riconosco.
E poi la fitta di panico si espande e mi travolge: sono nello spazio, qualcuno mi ci ha portato, non so quando e non so perché. E soprattutto non so cosa succederà adesso.
Caccio lentamente in un angolo il terrore cieco che mi aveva preso. E mi rendo conto che la vita è sempre così: siamo in uno spazio che a volte crediamo di conoscere. La concomitanza di una serie di decisioni, prese da chi nemmeno conosciamo, ci conduce in un luogo. Non tutte le porte si aprono verso altre direzioni. E il futuro?
Non lo conosciamo.
Dunque, mi siedo sotto la finestra finta, e bevo l’acqua che qualcuno ha portato mentre dormivo. E aspetto che il futuro diventi presente, come facciamo in ogni momento della nostra vita…

***

Articolo di Laura Coci

Fino a metà della vita è stata filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano. Negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Dopo aver insegnato letteratura italiana e storia nei licei, è ora presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

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