Rachele Bianchi e le 21 Costituenti

L’esperienza mi attira. Conosco Giorgio Uberti, public historian, curatore e vicepresidente dell’Associazione Archivio Rachele Bianchi, Giuseppe Bariona, il figlio di Rachele, e la presidente Elena Sacchi. Persone squisite e munifiche, oltre che spiritose. Il che non guasta. Quanto a generosità, ricordo che nel 2021 l’Archivio dedicò al Cisda l’asta dell’opera Personaggio della scultrice Rachele Bianchi e scatti della fotografa Isabella Balena, oltre a fare una donazione a sostegno delle persone coraggiose che in Afghanistan portano avanti la causa dei diritti e della libertà.
Giorgio Uberti mi cerca in quanto referente a Milano di Toponomastica femminile per concordare l’allestimento della mostra Le madri della Repubblica, in cui gli è capitato di imbattersi, rimanendone colpito. Fissiamo un appuntamento e ci troviamo in via Legnano 14, sede dell’Associazione culturale dedicata a Rachele Bianchi, sorta a un anno dalla sua scomparsa allo scopo di dare visibilità e continuità al suo lavoro, ma anche di sostenere il contributo culturale delle donne nella città di Milano e più in generale nella società. L’ambiente è ideale per accogliere le nostre Madri costituenti: saranno amate e coccolate come da noi femministe, che in loro troviamo il primo bandolo della matassa che srotolandosi ci ha portato alla parità statuita per legge.
L’incanto inizia fin dalla hall del prestigioso Palazzo Lombardo, in un originale stile eclettico, voluto nel 1924 da Carlo Lombardo, compositore d’operetta e librettista napoletano, come base per la propria ditta. Fu completato nel 1926 e da quel momento fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale rimase qui depositato il più importante patrimonio operettistico italiano.
Dopo i primi calorosi saluti studiamo gli spazi, mentre gli anfitrioni con gestualità entusiasta già prefigurano l’assetto in questo affascinante contesto d’arte al femminile.

Locandina dell’evento

Il giorno dell’inaugurazione rimango affascinata dalla messa in scena perfetta. Eccole le nostre Madri costituenti, il nostro orgoglio storico e sociale. Scrive Toponomastica femminile: «Il 2 giugno 1946, gli Italiani e, per la prima volta, le Italiane, si recavano alle urne per scegliere tra la repubblica e la monarchia e per eleggere i e le componenti dell’Assemblea costituente.
Furono 21 le donne elette su un totale di 556 Costituenti: Maria Agamben Federici, Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce, Ottavia Penna, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. Venivano dal Sud, dal Nord, dal Centro del Paese, quasi tutte lavoravano e possedevano titoli di studio alti: 14 erano laureate, molte le professoresse, due le giornaliste, una sindacalista e una casalinga. Nove militavano nel partito democristiano, nove nel partito comunista, due nel partito socialista, una nel partito dell’Uomo Qualunque.
Tutte avevano alle spalle storie d’impegno sociale e politico e alcune anche esperienze da combattenti, di lotta partigiana, di carcere per attività antifascista, di esilio o di deportazione nei campi di concentramento nazisti.
Delle ventuno deputate, cinque – Ottavia Penna, Maria Federici, Nilde Iotti, Angelina Merlin e Teresa Noce – parteciparono ai lavori della Commissione dei 75, incaricata dall’Assemblea costituente di elaborare la proposta di Costituzione da discutere in plenaria. Il contributo femminile fu straordinario: le neo-elette parlavano in nome dei partiti ma anche in nome delle donne, rappresentando istanze ‘trasversali’ a tutti i gruppi e a tutti i programmi politici».

Sara Marsico presenta la mostra in presenza di Giuseppe Bariona, Giorgio Uberti, Elena Sacchi, Mattia Abdu, Nadia Boaretto e un pubblico partecipe

Più estesamente ce ne parla Sara Marsico, referente del Progetto sulle Madri costituenti, animatrice del reading spettacolo Parole Ri-Costituenti e autrice di una disamina intitolata Le Costituenti pioniere di parità e del lavoro di squadra tra donne focalizzata sulle figure di Maria Agamben Federici, Angela Gotelli, Nilde Iotti, Lina Merlin e Teresa Noce. Il suo testo cita il diritto alla felicità, il pieno sviluppo della persona, le famiglie emigrate e quelle rimaste in patria di lavoratori emigrati, l’abolizione delle case di tolleranza, la protezione delle prostitute e il loro reinserimento sociale (Maria Agamben Federici); la grande opera di mediazione in uno scambio tra prigionieri pacifico e incruento (Angela Gotelli); il tema della famiglia tra cui l’aspetto del divorzio (Nilde Iotti); la chiusura delle case di tolleranza, la protezione delle prostitute e il loro reinserimento sociale, nonché i diritti delle donne in carcere e la cancellazione delle distinzioni tra figli legittimi e illegittimi, l’eliminazione della scritta NN dalla carta di identità, nei documenti e all’anagrafe, infine la Commissione antimafia (Lina Merlin).
E poi Teresa Noce, la rivoluzionaria di professione, a fianco delle mondine, fautrice dei «treni della felicità» insieme a Maria Maddalena Rossi. E la giovanissima Teresa Mattei, promotrice dell’umile mimosa.
Portano la loro impronta l’art. 3 della Costituzione, che disciplina il principio di uguaglianza; l’art. 29 a riconoscimento dell’uguaglianza morale e giuridica tra i coniugi; l’art. 30 che tutela i figli nati al di fuori del matrimonio; il 31 sul dovere della Repubblica di proteggere, anche con aiuti economici, la maternità, l’infanzia e la gioventù; l’art. 37 a presidio del lavoro delle donne e dei minori, già citando la parità salariale; l’art. 48 che riconosce a uomini e donne il diritto di voto; l’art. 51 a garanzia dell’ammissione delle donne ai pubblici uffici e alle cariche elettive.
Furono le Madri costituenti a sottolineare una decisa volontà di pace, espressa anche simbolicamente, in fase di approvazione in Parlamento, durante la lettura dell’Articolo 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Una nota d’archivio ricorda infatti che le 21 Madri costituenti si riunirono nell’emiciclo e, tenendosi per mano, votarono all’unisono a indicare l’unità d’intenti femminile a prescindere dalle radici politiche di appartenenza.

Mostra Le madri della Repubblica di Toponomastica femminile

La conclusione di Sara Marsico è: «Chiediamoci che cosa sarebbe potuto succedere alla nostra società se queste donne fossero state in numero maggiore. Forse le priorità della politica sarebbero state differenti e il ruolo della scuola e della cultura sicuramente più rilevanti di quanto non sia stato a causa della presenza sproporzionata dei Padri costituenti. Vedere la Mostra Le madri della Repubblica di Toponomastica femminile può essere un primo passo per avvicinarsi a queste 21 donne coraggiose e per approfondire la loro conoscenza attraverso i libri che ne hanno parlato, capire che cos’è la parità di genere e spingerci a raccogliere l’eredità di queste pioniere. Leggere il bellissimo sogno di parità scritto nella Costituzione, conoscerlo e capirne lo spirito, per poi diffonderlo e agire per darvi piena attuazione è il viatico che le nostre Costituenti ci consegnano chiedendoci di agire come fecero loro nella vita: diventare attiviste e attivisti di parità, per la costruzione di un mondo migliore pensato, progettato e costruito dagli uomini e dalle donne, per gli uomini e per le donne».
Prende la parola Giorgio Uberti: «È con grande piacere e profondo rispetto che oggi ci ritroviamo per inaugurare questa mostra dedicata a 21 figure storiche di donne che hanno fatto parte dell’Assemblea costituente. Questa esposizione non è solo un tributo alla memoria di queste straordinarie donne, ma è anche un’opportunità per riflettere su un capitolo fondamentale della nostra storia, un momento in cui il coraggio e la determinazione hanno plasmato il destino della nostra nazione. Le 21 donne che vedrete qui rappresentano solo una piccola frazione delle migliaia, decine di migliaia di donne che hanno sostenuto l’impegno di queste 21 ad arrivare a far parte di questo consesso. Sono come la punta di un iceberg, visibili sopra la superficie ma sostenute da una vastità sconosciuta di sacrificio e impegno. Queste donne appartengono a una generazione che ha vissuto un periodo tumultuoso, nate tra il 1890 e il 1920. Esse portano con sé le cicatrici del fascismo, ma anche la speranza e la determinazione della Resistenza. Esse incarnano la continuità del movimento femminista, portando avanti le rivendicazioni della prima ondata e aprendo la strada alla seconda ondata femminista. Il periodo che abbiamo di fronte ha un prima, un durante e un dopo. Ogni biografia racconta una storia unica, ma sono accomunate da un breve periodo di un anno e mezzo, un periodo di tumulto e cambiamento in cui il mondo intorno a loro si trasformò radicalmente. Queste donne hanno intrapreso percorsi diversi, ma tutte condividono un comune impegno antifascista. Molte di loro hanno preso parte attiva alla Resistenza, in tempi e contesti diversi. Napoli, Roma, Firenze: queste città sono diventate simboli della Resistenza, luoghi dove il coraggio e la determinazione hanno sconfitto la tirannia. Ma la Resistenza non è solo un atto di ribellione armata; è anche il coraggio di dire no, anche quando sembra impossibile. È mettere da parte l’individualismo per il bene comune, è una rivoluzione contro il nazifascismo e contro il patriarcato. Le donne hanno resistito nonostante le difficoltà e le avversità, spesso ostacolate dalle strutture tradizionali. Questa mostra è un’opportunità per esplorare queste storie straordinarie, per scoprire dettagli che ci aiutano a comprendere meglio il passato e ad affrontare il futuro con maggiore consapevolezza. Ognuno di voi troverà qualcosa di personale in queste biografie, un elemento di interesse che risuonerà con la propria esperienza e i propri valori. Personalmente, mi colpisce la vitalità associativa che contraddistingue queste donne, il loro impegno in organizzazioni come Udi, Udaci, Cif, partiti e sindacati, che hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta per la libertà e la giustizia. Vi invito quindi a esplorare la mostra con mente aperta e cuore grato, a celebrare il coraggio e la determinazione di queste donne straordinarie e a trarre ispirazione dalle loro storie».
Mattia Abdu porta i saluti del Municipio 1 di cui è presidente e, nel riconoscere la disparità che penalizza le donne nelle intitolazioni delle pubbliche strade, ricorda le più recenti realizzate a Milano e ne anticipa altre imminenti, alle quali noi di Toponomastica femminile faremo onore con il nostro striscione.

Citazione di Rachele Bianchi
Versi di Milena Milani

Una scritta di Rachele Bianchi campeggia nella sala: «Mi interessa la figura femminile. La donna ha tutto il mondo sulle spalle». E così appaiono le sue sculture di Personaggi in bronzo e in pietra, echeggiate dai versi di Milena Milani nel bel catalogo della Galleria Ada Zunino dedicato a Rachele Bianchi.

Scultura di Rachele Bianchi
Scultura di Rachele Bianchi

Per consultazione

https://www.toponomasticafemminile.com/sito/index.php/iniziative/campagne/largo-alle-costituenti.
Sara Marsico, Le Costituenti, pioniere di parità e del lavoro di squadra tra donne, dal Convegno “Voci di donne” della Facoltà di lingue dell’Università di Catania.
https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/file/repository/relazioni/biblioteca/emeroteca/Donnedellacostituente.pdf.

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Articolo di Nadia Boaretto

Nadia Boaretto, residente fra Milano e Nizza (Francia). Laureata in lingue e letterature straniere all’Università Bocconi. Ex insegnante di inglese, traduttrice, attiva partecipante a testi del teatro di figura, nella fattispecie di una importante compagnia marionettistica. Femminista, socia fondatrice della Casa delle Donne di Milano. È attualmente attiva nel movimento a tutela dell’acqua pubblica, contro la privatizzazione.

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