Ethel Smyth, musicista e suffragista

«Era preoccupata che la sua musica sarebbe morta con lei e la sua eredità musicale sarebbe andata perduta. E forse questo è anche successo, ma adesso sta riemergendo». La musicista Leah Broad commenta così la figura di Ethel Smyth, compositrice, scrittrice e suffragetta inglese che fu largamente acclamata per le sue opere e per le doti artistiche.Nasce il 22 aprile 1858 a Sidcup nella contea del Kent, in Inghilterra, e fin dalla più tenera età si mostra interessata al mondo della musica. Suo padre, generale dell’esercito, si oppone categoricamente alle sue aspirazioni, ma con gli anni è costretto a cedere di fronte alla tenacia della figlia, che arriva addirittura a chiudersi in camera e rifiutare il cibo, pur di vedersi riconosciuta la possibilità di realizzarsi in ciò che ama. A 17 anni inizia a studiare con il musicista Alexander Ewing che le presenta le opere di Wagner e Berlioz e due anni dopo si trasferisce a Lipsia, in Germania, dove si iscrive al conservatorio, che abbandona in breve tempo poiché ritiene che il livello di insegnamento sia troppo basso.

Ethel Smyth nel 1901 circa

Nonostante la delusione iniziale, Ethel non accantona il suo sogno e decide di prendere lezioni private da Heinrich von Herzogenberg, compositore, pianista di grande talento e direttore del Bach-Verein di Lipsia che, insieme alla moglie, la introduce nel proprio circolo. Il 26 gennaio 1884 debutta come compositrice di musica da camera ed è la prima donna a calcare il palcoscenico del Metropolitan House Opera di New York, ma le opinioni sulle sue doti artistiche dimostrano ben presto il doppio standard di valutazione riservato alle donne. Risulta infatti impossibile per la critica del tempo considerare il suo lavoro basandosi unicamente sulle melodie ascoltate e Ethel finisce per essere giudicata non come artista, ma in quanto donna. Quando si esibisce con musiche incalzanti, potenti e ritmiche viene tacciata di essere troppo mascolina e non avere il tocco femminile; quando invece presenta brani delicati e melodiosi viene accusata di non essere all’altezza dei suoi colleghi uomini.
Una delle sue opere più importanti è The Wreckers, definita una composizione femminista perché si pone l’obiettivo di portare alla ribalta la voce delle donne: infatti il personaggio principale è una donna che cerca di liberarsi dalle costrizioni che le vengono imposte dalla società. Lo stile melodico e il linguaggio armonico e incalzante attraggono spettatori e spettatrici, intrigati dal conoscere l’evoluzione della trama.

Ethel Smyth durante un meeting nel 1912 

Nel 1910 abbraccia il movimento delle suffragette e compone appositamente per la causa il brano The March of Women, che diventerà l’inno delle femministe nelle loro battaglie per il diritto di voto.

“The march of women” di Ethel Smyth

Nel marzo del 1912 risponde alla chiamata di Emmeline Pankhurst e, insieme a un centinaio di attiviste, lancia sassi contro le finestre dei parlamentari contrari a estendere il diritto di voto alle donne. Ethel sceglie la casa del segretario Lewis Harcourt, il quale si era beffato delle suffragette, affermando che se tutte le donne fossero state belle e sagge come sua moglie non si sarebbe creato problemi nel riconoscere loro il diritto di voto. Proprio quella sera, diverse manifestanti, tra cui Ethel Smyth e Emmeline Pankhurst, vengono arrestate e trasferite nel carcere di Holloway, dove rimarranno per circa due mesi. Quando il suo caro amico musicista e direttore d’orchestra Thomas Beecham si reca in carcere per farle visita, assiste alla marcia delle suffragette sulle note del loro inno, mentre Ethel in persona dirige la melodia dalla cella con uno spazzolino da denti.

Ethel Smyth

A causa del peggioramento della sordità che la affligge in età adulta, oltre alla musica, si dedica anche alla scrittura e tra il 1919 e il 1940 redige una decina di testi, quasi tutti autobiografici. Nel suo libro Female Pipings in Eden descrive l’esperienza carceraria rimarcando la bellezza di trovarsi in compagnia di donne tanto diverse per età ed estrazione sociale, ma unite dallo stesso amore per la libertà e l’uguaglianza.
Allo scoppio della Grande Guerra si reca a Vichy, in Francia, dove presta servizio come infermiera e tecnica di radiologia, in aiuto ai soldati feriti e mutilati, nonostante sia contraria a qualunque forma di atto bellico.

Ethel Smyth nel 1922 

Negli anni Venti la sua popolarità cresce e nel 1922 viene nominata Commendatrice dell’eccellentissimo ordine dell’impero britannico, diventando la prima donna a essere insignita del titolo di Dama. La sua personalità è turbolenta e rifiuta di sottostare ai rigidi dettami della società: non si sposerà mai e i suoi amori saranno quasi tutti femminili. È ben noto il suo rapporto intimo con Emmeline Pankhurst e all’età di 71 anni conosce e si invaghisce della scrittrice Virginia Woolf che commenta: «siamo molto differenti, le nostre menti sono totalmente diverse ed è proprio questo che ci unisce». Il loro intenso legame durerà fino alla morte di Woolf avvenuta nel 1941. In una lettera a Henry Brewster, unico uomo con cui ha una relazione sentimentale, Ethel scrive: «Mi chiedo perché mi riesca tanto più facile amare con passione il mio stesso sesso…». Oltre alla musica e alla scrittura, Ethel si dedica allo sport e ai viaggi. Pratica equitazione, tennis e golf ed è sempre accompagnata dai suoi fedeli cani per i quali ha una vera dedizione.

Ethel Smyth e il suo cane, Marco, nel 1891 
Ethel Smyth con il suo cane nel 1922 

Nel maggio del 1928 la Bbc trasmette due suoi concerti in diretta nazionale e, nel giorno del settantacinquesimo compleanno, il suo lavoro viene celebrato alla Royal Albert Hall in presenza della Regina, sotto la direzione dell’amico Thomas Beecham. Purtroppo in quegli anni Ethel è ormai divenuta completamente sorda e non è in grado né di apprezzare la sua stessa musica né di sentire l’ammirazione della folla giunta per lei. Muore l’8 maggio 1944 a Woking, in Inghilterra, all’età di 86 anni, e Beecham la ricorda con queste parole: «Era una creatura testarda, indomabile, invincibile. Niente poteva domarla, niente poteva scoraggiarla e fino al suo ultimo giorno ha conservato queste straordinarie qualità».

Ethel Smyth nel 1903

La dottoressa Amy Zigler, insegnante di musica e ricercatrice del Salem College, studia e analizza le opere di Ethel Smyth dal 2005 e questo è quanto riporta sulle sfide quotidiane e la personalità della musicista: «Mentre stava costruendo la sua carriera, buona parte dei commenti non erano sulla sua musica, ma sul suo genere.
Erano in molti a credere che le donne non fossero capaci di elaborare musica che avesse lo stesso valore di quella prodotta dagli uomini.
Ha rincorso le sue passioni sia nella musica che nella vita. Era ambiziosa e impudente. Non aveva paura di bussare alla porta di un direttore d’orchestra o rompere i vetri della casa di un politico: nella sua mente erano entrambe azioni necessarie».
L’8 marzo del 2022, in occasione della Giornata internazionale della donna, le è stata dedicata una statua collocata nella Duke’s Court Plaza a Woking. La scultrice Christine Charlesworth descrive così la sua opera: «La statua rappresenta Ethel Smyth con la sua gonna in tweed, nell’atto di dirigere entusiasta un’orchestra con la sua bacchetta. La giacca è semiaperta, le braccia tengono il ritmo e gli occhi sono pieni di concentrazione. Nella tasca tiene un foglio di carta sempre pronto per appuntare nuove idee per la sua musica o note per un nuovo libro».

Statua di Ethel Smyth collocata nella Duke’s Court Plaza a Woking

Qui le traduzioni in francese, inglese e spagnolo.

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Articolo di Elisabetta Uboldi

Laureata in Ostetricia, con un master in Ostetricia Legale e Forense, vive in provincia di Como. Ha collaborato per quattro anni con il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Clinica Mangiagalli di Milano. Ora è una libera professionista, lavora in ambulatorio e presta servizio a domicilio. Ama gli animali e il suo hobby preferito è la pasticceria.

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