Memorie d’artista. Cento anni dopo. Prima parte 

Toponomastica femminile prosegue con l’opera di recupero di talenti femminili dimenticati inaugurata con il numero 273 di Vitamine vaganti; questa volta ci occupiamo di donne impegnate nell’arte, nell’architettura e nel design scomparse nei primi sei mesi del 1924.  

Dury-Vasselon, Rose bianche e pesche, 1907, Musée des Beaux-Arts di Tours

Cominciamo con Marie Gabrielle Hortense Dury-Vasselon (Parigi, 14 novembre 1860 — Parigi, 3 gennaio 1924), pittrice di composizioni floreali . Questo sottogenere della più conosciuta natura morta, nato nelle Fiandre e diffuso in Francia in periodo napoleonico, fu a lungo considerato uno stile minore tanto da non essere inserito tra i corsi della École des beaux-arts di Parigi. Malgrado ciò, questi dipinti godevano di grande successo commerciale; le tele di modeste dimensioni si vendevano a prezzi più accessibili e potevano facilmente adattarsi ai piccoli salotti borghesi.  
La pittura di questo tipo inoltre, a differenza di altri generi, non era considerata sconveniente per le donne poiché le dimensioni ridotte delle tele e la facile reperibilità dei fiori permettevano di poterla praticare senza troppe difficoltà in casa; si registrano infatti all’inizio del XIX secolo numerose pittrici dilettanti tra le file dell’aristocrazia francese, molte di queste anche appassionate di botanica.   
Nella seconda metà del secolo con lo sviluppo del settore manufatturiero, le decorazioni floreali vengono richieste anche per la ceramica e l’industria tessile, comportando l’esigenza di pittori e pittrici con una formazione professionale e altamente specializzata. In questo contesto si forma Hortense Dury-Vasselon, allieva del pittore realista Antoine Vollon; Dury-Vasselon, che inserisce nei suoi dipinti non solo le ricche composizioni vegetali ma anche vasi finemente decorati e fastosi panneggi (a conferma dell’interesse crescente intorno alle arti minori), è sempre presente ai Salons tra il 1889 e il 1898, poi più sporadicamente anche nei primi anni del Novecento.  

Hortense Dury-Vasselon, Rose, 1902

Sul necrologio che ci informa della sua morte si legge che Hortense Dury-Vasselon ricoprì anche la carica di funzionaria della pubblica istruzione francese.  
Dal 1930 esiste a Parigi una via nel XX arrondissement che porta il suo cognome unito a quello del marito (Vasselon), ma solo nel 2019 è stata espressamente dedicata a lei con l’aggiunta del nome Hortense.  

Targa Villa Hortense Dury-Vasselon
Villa Hortense Dury-Vasselon da Google maps

Attraversando L’Atlantico incontriamo Alice Carmen Gouvy (Cleveland, 1863 — 27 marzo 1924), designer americana attiva nella fabbricazione di oggetti ed elementi d’arredo decorati con motivi vegetali e animali tipici dell’Art Nouveau.

Alice Carmen Gouvy, Studio di bacche di cebro, Charles Hosmer Morse Museu

Gouvy lavorava a New York per i Tiffany Studios, azienda di Louis Comfort Tiffany, figlio di Charles Lewis, fondatore della più celebre società di gioielleria.  
A lungo si è creduto che Tiffany fosse l’autore delle principali creazioni che l’azienda produceva ma recentemente si è capito che molti lavori erano invece opera del folto gruppo di designers attivi nella fabbrica. La studiosa Arlie Sulka nel 2005 ha scoperto negli archivi dei Tiffany Studios diversi documenti, lettere personali, bozzetti che testimoniano l’operato di queste persone rimaste per anni invisibili, in particolare la squadra composta da sole donne dedite alla lavorazione del vetro piombato diretta da Clara Wolcott Driscoll; questo prezioso materiale illustra le modalità di lavoro delle designers dei Tiffany Studios e le difficili condizioni a cui dovevano sottostare, recluse negli stabilimenti newyorkesi del Queens e costrette al nubilato.  
Una di queste lettere testimonia il processo che ha portato alla luce uno dei pezzi più famosi dei Tiffany Studios, la Dragonfly lamp, un abat-jour con paralume in vetro colorato decorato con motivi vegetali abitati da libellule, ideata da Driscoll con la collaborazione di Gouvy.

Clara Driscoll a lavoro con il manager dei Tiffany Studios Joseph Briggs, 1901
Clara Wolcott Driscoll, Dragonfly lamp, 1899

Fortunatamente molti dei disegni ritrovati negli archivi sono firmati e, confrontandoli con i pezzi finiti, si è così potuto stabilire facilmente il ruolo di Alice Carmen Gouvy nella fabbrica Tiffany e restituirle i giusti riconoscimenti.  

Restando ancora negli Stati Uniti, la prossima artista da scoprire è Lucia Fairchild Fuller (Boston, 6 dicembre 1872 — Madison, 20 maggio 1924).

Lucia Fairchild Fuller con la figlia Clara Bertram, 1895

Si avvicina all’arte grazie al pittore John Singer Sargent, amico di famiglia, specializzandosi nella realizzazione di ritratti in miniatura dipinti anche su materiali pregiati come l’avorio.

Lucia Fairchild Fuller, Ragazza con specchio, 1903

Nel 1899 è tra le sei fondatrici e i quattro fondatori della American Society of Miniature Painters, per cui negli anni successivi rivestirà il ruolo di tesoriera e presidente.  
Poco più che ventenne, nel 1892-93 si dedicò anche alla pittura di grandi dimensioni in occasione della World’s Columbian Exposition di Chicago, organizzata per il quattrocentesimo anniversario dello sbarco di Cristoforo Colombo sulle coste americane. Nello spazio della fiera venne realizzato un padiglione, il Woman’s Building, la cui costruzione e decorazione fu affidata unicamente alle artiste, tra le quali l’impressionista Mary Cassatt: il pannello realizzato da Fairchild Fuller celebrava il ruolo delle donne puritane del XVII secolo nello sviluppo delle comunità coloniali.  

Fairchild, The women of Plymouth
Salone principale del Woman’s building alla World’s Columbian Exposition Chicago, 1893

Torniamo in Europa per introdurre Louisa Edith Church Maryon, più conosciuta come Edith Maryon (Londra, 9 febbraio 1872 — Dornach, 2 maggio 1924), scultrice inglese .

Edith Maryon

Le sue prime opere risalgono alla fine dell’Ottocento, sculture di gusto romantico che risentono di un forte interesse per la religione cristiana e il misticismo.

Edith Maryon, The Messenger of Death, 1904 circa

Nei primi anni Dieci del Novecento incontra Rudolf Steiner, esoterico austriaco fondatore dell’Antroposofia, dottrina spirituale con molti riferimenti al Cristianesimo e a religioni orientali quali Buddhismo e Induismo, di cui diviene presto seguace e strettissima collaboratrice.
La fitta corrispondenza tra i due testimonia l’importanza del lavoro di Maryon nella progettazione dell’ambizioso Goetheanum, una sorta di tempio in cui arte, architettura, musica e danza erano coinvolte nell’illustrare i principi dell’Antroposofia.  
Con alle spalle studi di design, Maryon progetta anche gli edifici circostanti al Goetheanum, abitazioni destinate ad accogliere gli operai impegnati nei lavori, disegnate secondo le regole dell’euritmia, disciplina che mescola Antroposofia e danza.  
In collaborazione con Steiner, Maryon crea una colossale scultura in legno alta nove metri raffigurante Cristo in lotta contro il Male, Il Rappresentante dell’Umanità. La scultura, sopravvissuta all’incendio del 1922 che distrusse la prima versione del Goetheanum , è ancora oggi visibile nel nuovo edificio, completato nel 1928 dopo la morte di Maryon e Steiner. 

Il Rappresentante dell’Umanità in fase di lavorazione
Fotografia panoramica del modellino della prima versione del Goetheanum, a sinistra la scultura di Maryon

Spostandoci a est, è la volta di Ljubov’ Sergeevna Popova (Ivanovo, 6 maggio 1889 — Mosca, 25 maggio 1924), pittrice costruttivista, membro del gruppo di artiste, artisti e intellettuali dell’avanguardia sovietica. Tra le sue amicizie ricordiamo il pittore e architetto Vladimir Evgrafovič Tatlin, il fotografo e grafico Aleksandr Michajlovič Rodčenko con la sua compagna, pittrice e designer Varvara Stepanova.

Varvara Stepanova e Liubov Popova fotografate da Alexander Rodchenko, Mosca,1924

Negli anni Dieci del Novecento entra in contatto con Cubismo e Futurismo in seguito a viaggi a Parigi e in Italia (negli anni successivi, con l’incontro del Suprematismo di Kazimir Severinovič Malevič), la sua arte si fa più astratta, le forme si ingrandiscono e si semplificano, sceglie perlopiù colori primari su fondo bianco o neutro.  

Ljubov Popova, Ritratto di filosofo, 1915
Ljubov Popova, Composizione, 1920

Con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, come molti altri suoi colleghi e colleghe, offre la sua arte al servizio della collettività: disegna poster, crea collage di protesta, partecipa alla decorazione di edifici pubblici, si dedica all’insegnamento per democraticizzare lo studio dell’arte e del disegno industriale, rendendoli accessibili per chiunque. I suoi corsi sono incentrati sulle funzioni dei colori, sulle tecniche della stampa e sul disegno di abiti e scenografie per il nuovo teatro rivoluzionario.   

Ljubov Popova, Tessuti, 1923-24

Tra il 1923 e il 1924, poco prima di morire, con la sua amica Stepanova lavora nella Prima Fabbrica di Stato per tessuti disegnando le fantasie per abiti di qualità pensati per la vita di tutti i giorni, adatti anche per il lavoro e acquistabili a prezzi popolari.  
Per un assaggio su altre artiste d’avanguardia, suggeriamo questo articolo di Livia Capasso: https://vitaminevaganti.com/2020/03/21/laltra-meta-delle-avanguardie/.  

Proseguiamo con Amélie Beaury-Saurel (Barcellona, 19 dicembre 1848 — Parigi, 30 maggio 1924), pittrice francese.

Amélie Beaury-Saurel

Molto presente nei Salons e in altre prestigiose occasioni espositive, ottiene importanti riconoscimenti e si fa ben presto conoscere a Parigi per le sue doti di eccellente ritrattista. Lavora anche come insegnante presso l’Académie Julian, istituto d’arte privato aperto nel 1868 dal marito Pierre Louis Rodolphe Julian, che offriva un’istruzione alternativa e più aggiornata di quella dell’École des Beaux-Arts.  
L’Académie Julian inoltre era aperta anche alle donne, offrendo loro la medesima formazione destinata ai colleghi, compresi i corsi di nudo maschile, ma in classi separate per non destare eccessivo scandalo; proprio per la qualità degli insegnamenti e la garanzia di rispetto della morale, i corsi dell’Académie Julian erano affollatissimi di studentesse, tra cui alcune piuttosto celebri come Cecilia Beaux.

Académie Julian, 1889

Alla morte del marito, la direzione dell’istituto passa ad Amélie Beaury-Saurel.  
La sua ritrattistica è informale, priva di retorica e sentimentalismi, così come le molte donne presenti nei suoi lavori, dipinte senza la malizia tipica dello sguardo degli artisti.

Beaury-Saurel, Dans le bleu, 1894, Musée des Augustins, Toulouse

Dalle molte personalità che compaiono nelle sue opere possiamo anche ricostruire le sue conoscenze all’interno dell’alta società parigina; un esempio interessante può essere il suo ritratto di Caroline Rémy de Guebhard, scrittrice, giornalista, femminista e socialista conosciuta con lo pseudonimo di Séverine, che compare anche nel dipinto, esposto al Salon de Paris del 1914 e qui riprodotto in una cartolina postale, Nos eclaireuses (Noi pioniere), in cui la storica Marie-Josèphe Bonnet ha riconosciuto la scrittrice Lucie Delarue-Mardrus, l’aviatrice Elise Deroche e l’archeologa Jane Dieulafoy.  

Amélie Beaury-Saurel, Severine, 1893, Musée Carnavalet
Amelie Beaury-Saurel, Nos eclaireuses, 1914

Concludiamo questa lunga rassegna con Anna Palm de Rosa (Stoccolma, 25 dicembre 1859 — Madonna dell’Arco, 2 giugno 1924), artista svedese. Ottiene una certa popolarità in Svezia grazie ai suoi paesaggi, in particolare marine e vedute di Stoccolma, spesso realizzati in acquarello, tecnica che padroneggia perfettamente.

Anna Palm de Rosa, Högklint Cliff, Gotland,1891

Oltre alla pittura si occupa anche di illustrazione, disegnando i modelli originali poi stampati su cartoline da vendere durante le fiere come souvenir.  
Per conoscere qualcosa di più su Anna Palm de Rosa vi invitiamo ad attendere il prossimo numero di Vitamine vaganti con l’approfondimento di Livia Capasso.  

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Articolo di Cecilia Babolin

Studio storia dell’arte contemporanea ma mi interesso anche di museologia, femminismo e postcolonialismo. Dopo aver studiato a lungo l’arte sotto il regime fascista, mi sto dedicando al secondo Novecento, in particolare agli anni Sessanta e Settanta. Da poco ho cominciato a esplorare campi nuovi come l’architettura e il cinema sperimentale.

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