Vicolo della campanella n° 18. Casa natale di Ines Colapietro

Nelle autobiografie di Petrolini, in alcuni testi che ne ricostruiscono le vicende teatrali ed esistenziali, nei prestigiosi volumi dell’Enciclopedia dello Spettacolo voluta da Silvio D’Amico, di Ines Colapietro, in arte Ines Loris, non c’è traccia. Come se non fosse mai esistita, come se non avesse mai condiviso con Petrolini gli inizi della carriera, le lunghe tournée, la passione amorosa e due figli, Oreste e Renato.

Neanche nei racconti di Oreste Petrolini sulla vita e la carriera del padre Ettore c’è spazio per lei e per la sua professione, eppure era sua madre. Se nel 2011 non fosse stato pubblicato il meticoloso libro di Andrea Calcagni Enciclopedia dei Loris-Petrolini, l’oblio sarebbe continuato. Nel suo testo Andrea Calcagni parla di una prolungata congiura del silenzio contro Ines che doveva probabilmente servire a erigere «una sorta di schermo protettivo» contro ricordi dolorosi difficili da cancellare. Quella damnatio memoriae ha però il sapore di una pervicace condanna familiare e sociale nei confronti di una donna che scelse di non sacrificarsi oltre, di volersi bene, di essere fedele a se stessa, alla propria libertà e al proprio destino. Un oblio voluto, probabilmente programmato e tenacemente consolidato nel tempo.

La casa natale di Ines Colapietro in Vicolo della campanella 18. Foto di Serena Vignati

La targa immaginaria in onore di Ines Colapietro andrebbe collocata in vicolo della Campanella, all’altezza del civico 18, dove Ines nacque il 25 marzo 1888. Conobbe Ettore Petrolini nel 1903, quando lei era già una cantante di caffè concerto piuttosto apprezzata e lui ancora un comico alle prime armi. Ines aveva cominciato la carriera all’età di 14 anni e non erano state subito rose e fiori. Le era toccato, come succedeva alle esordienti, il cosiddetto “primo numero”, l’entrata di apertura, quella più rischiosa perché si era esposte o all’indifferenza del pubblico appena arrivato o, peggio ancora, al suo spirito feroce e graffiante condito di fischi e parolacce. Grazie all’innata simpatia e alle generose forme anatomiche Ines se la cavò egregiamente e, dopo una serie di serate al Giardino Morteo, un locale davanti alla vecchia stazione Termini, partì per una tournée di otto mesi nel nord e centro Italia insieme alla sorella Tina, anche lei canzonettista. Per una giovane di quegli anni, senza una famiglia altolocata o benestante alle spalle, la professione teatrale poteva essere un valido ascensore sociale per uscire da un’esistenza marginale già scritta. Certo, si trattava di un lavoro al limite del lecito, accompagnato da pregiudizi e dubbia reputazione, l’esposizione del corpo in pubblico confliggeva con il comune senso del pudore, ma le donne potevano essere mal giudicate anche se svolgevano professioni più nobili. Era la ricerca di autonomia e di indipendenza economica il vero problema, averla trovata sulle assi di un palcoscenico mostrando ampie porzioni del proprio corpo, costituiva un’importante aggravante ma Ines l’ignorò tirando dritto per la sua strada. Al rientro dalla tournée le venne proposto di esibirsi al Gambrinus di Roma per le prime due settimane di settembre, questa volta non più con il “primo numero” ma con il terzo, quello destinato a chi già si è fatta un certo nome. Ines poteva essere orgogliosa di quanto era riuscita a conquistare in così poco tempo. Fu nel corso di quell’ingaggio al Gambrinus che conobbe Ettore Petrolini, giovanissimo comico ancora sconosciuto.

Ines Colapietro
Il duo Loris-Petrolini

In pochi giorni Ines cambiò il cognome anagrafico, con cui si era fatta conoscere e apprezzare, assumendo quello di Loris che Petrolini aveva utilizzato nelle sue tournée in giro per il Lazio. Era nata la coppia Loris-Petrolini, coppia sul palcoscenico e nella vita. Insieme formarono un duetto di giovani comici promettenti e insieme partirono per una serie di spettacoli nel nord Italia dall’ottobre 1903 fino all’estate del 1904, quando vennero scritturati dall’impresario del teatro Bellini di Roma, un nuovo locale di intrattenimento popolare, successivamente trasformato nel cinema Europa di corso d’Italia. Sul palcoscenico si esibivano cantanti, ballerine, comici, macchiettisti, illusionisti, prestigiatori, il pubblico era di gusti semplici ma con le battute fulminanti e salaci. Talvolta in cartellone compariva la scritta Serata nera o Serata non per signorine ed era quella un’attrazione sicura per qualsiasi impresario che ricavava incassi buoni e sicuri. Si trattava di esibizioni “scandalose” ed era la licenziosità della messinscena ad attirare il pubblico: le canzoni dal doppio senso inequivocabile potevano alternarsi a spettacoli di danza del ventre e a brevi rappresentazioni con titoli molto audaci e tematiche altrettanto volgari, dove le battute dirette e sboccate la facevano da padrone.

Ines Colapietro e Ettore Petrolini

Né Ines né Ettore però si esibivano in quel genere di spettacoli, anzi quell’anno il nome di Ines restò per poco tempo in cartellone, nel mese di agosto lasciò il teatro, sostituita dalle canzonettista Ines Francis, per prepararsi alla nascita del primogenito Oreste; anche Ettore per qualche tempo sospese le esibizioni per stare vicino alla compagna. Fu per entrambi una sosta felice ma di breve periodo: se volevano mangiare, dovevano trovare ingaggi e serate e per fortuna il pubblico li apprezzava. Ricominciarono a esibirsi a Roma, poi partirono per il nord Italia fino ad approdare a Milano, tappa fondamentale nella scalata verso la notorietà, esibendosi a più riprese tra l’autunno del 1905 e la primavera del 1907. Milano portò loro fortuna: ricevettero la proposta di una tournée internazionale in Uruguay, Argentina e Brasile. Partirono alla fine di maggio imbarcandosi sul piroscafo Espagne dal porto di Genova, destinazione Buenos Aires. Fu una tournée lunga circa un anno e di gran successo, soprattutto per Ettore che fu ribattezzato il rey de la risa. Tornati in Italia nell’estate del 1908, Ines ed Ettore furono ingaggiati da numerosi teatri fino a quando, all’inizio del 1909, venne offerto loro un secondo giro artistico nel continente americano, con molti impegni in Messico e a Cuba e una breve esibizione a New York.

Ines Colapietro ed Ettore Petrolini durante la tournée in Messico

Il successo cresceva e la coppia Loris-Petrolini cominciava a raccogliere i frutti di tanto lavoro. Coppia un po’ sbilanciata verso le qualità artistiche di Ettore, ma Ines sapeva giocare alla perfezione il suo ruolo di spalla, capire i tempi, assecondare le battute, accompagnare con il giusto tono di voce e di espressività canora i loro duetti tanto famosi. La spalla doveva stare un passo indietro rispetto al comico, metterlo in risalto e Ines sapeva farlo con bravura, eleganza e “modestia” raccontavano i critici e i cultori dei caffè concerto. Una compagna fedele e sincera che, sempre da buona spalla, trascrisse a mano i copioni teatrali che hanno permesso a generazioni di artisti, critici, studiosi e semplici appassionati del teatro di varietà, di conservare la memoria dell’arte comica di Petrolini.
Ines ed Ettore sembravano una coppia di artisti in perfetta sincronia, destinata a durare e a trionfare. E invece, dietro le luci dello spettacolo, dietro piume, volant e svolazzi di costumi, l’unione sentimentale era in crisi, o meglio Ines viveva con crescente disagio la sua vita con Ettore, fatta di continui tradimenti e con l’asimmetria dei ruoli teatrali riproposta anche in casa, lui dominante e lei spalla a un passo di distanza. Il successo e la fama possono accecare e forse Ettore, comprendendo che il pubblico lo adorava e adorava la sua comicità, cominciò a sentire la sua compagna di duetti come una pesante zavorra al suo definitivo trionfo.

Ines Colapietro e Ettore Petrolini
Ines Colapietro e Ettore Petrolini

Nell’ottobre del 1911 Petrolini scrisse ad alcune riviste teatrali che il sodalizio con la «ex duettista signorina Ines Loris» era da ritenersi definitivamente concluso. Ines lo aveva lasciato e aveva lasciato i due figli, Oreste e Renato. Li aveva accompagnati da una vicina perché li guardasse solo per qualche ora, giusto il tempo di una commissione da sbrigare. E invece Ines, che quell’uscita di scena l’aveva evidentemente programmata, non fece più ritorno. Cominciò una seconda vita, anche professionale, e già nel 1912 il suo nome riapparve sui cartelloni, questa volta insieme al comico Gustavo De Marco con il quale condivise per alcuni anni il palcoscenico e la vita. Una nuova carriera, nuovi successi ma anche il perdurare di un antico disagio, dovuto probabilmente ai pettegolezzi e alle maldicenze sul suo conto che si rincorrevano nell’ambiente teatrale e che la portarono a tentare il suicidio.
La carriera artistica di Ines terminò nel 1915 insieme alla relazione con Gustavo. Su di lei scese un sipario così pesante e spesso da essere ben presto dimenticata.

***

Articolo di Barbara Belotti

Dopo aver insegnato per oltre trent’anni Storia dell’arte nella scuola superiore, si occupa ora di storia, cultura e didattica di genere e scrive sui temi della toponomastica femminile per diverse testate e pubblicazioni. Fa parte del Comitato scientifico della Rete per la parità e della Commissione Consultiva Toponomastica del Comune di Roma.

Lascia un commento