L’anticonformismo di Topazia Alliata

Quest’inverno la Rai ha mandato in onda la terza edizione de Il Segno delle Donne: la conduttrice, Angela Rafanelli, ha intervistato in sei puntate sei attrici, ognuna delle quali interpretava una delle straordinarie donne del Novecento italiano, in tutto sei eccellenze femminili che hanno lasciato un segno profondo nella storia culturale e sociale del nostro Paese, Piera Degli Esposti, Luisa Spagnoli, Topazia Alliata, Letizia Battaglia, Sibilla Aleramo e Teresa Mattei. Per me è stata l’occasione di incontrare una donna, Topazia Alliata, che sapevo essere la madre di Dacia Maraini, ma non ne conoscevo la storia, che è quella di una donna libera e anticonformista, pittrice, gallerista, mecenate e imprenditrice.

Foto di Topazia Alliata

Nasce a Palermo nel 1913 in una delle famiglie aristocratiche siciliane più illustri: il padre, il principe Enrico Alliata di Villafranca, Duca di Salaparuta, è proprietario di una famosa etichetta di vini, i Corvo di Salaparuta, è un appassionato lettore di libri di filosofia, vegetariano ante litteram, non disdegna di coltivare le vigne di famiglia insieme ai suoi contadini. La madre, Sonia Ortúzar Ovalle de Olivares, figlia di un ambasciatore cileno, donna dalla bellezza straordinaria, nata e cresciuta a Parigi, è stata da giovane una promessa della lirica, allieva di Enrico Caruso, ma ha sacrificato la carriera alla famiglia. Topazia viene educata da una tata anglosassone. A diciotto anni con la madre a Parigi gira per musei, incantata dai grandi artisti che conosceva di nome. E poi, viaggiatrice appassionata, a Londra è ammaliata da questa città, che considera il suo paese ideale, visita le città d’arte italiane per eccellenza, Venezia e Firenze. Stimolata dalle zie paterne, appassionate di arte e musica, giovanissima inizia a dipingere. Frequenta la Scuola libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti di Palermo, prima allieva donna ad essere ammessa. I suoi quadri, in una forma essenziale, mirano a rendere l’interiorità e focalizzano sugli stati d’animo. Molto frequenti ritratti e autoritratti, nei quali si ritrae a volte sicura di sé, a volte riflessiva e pensierosa.

Autoritratto (sin.) – Ritratto di Maria Fossi (dex.) – Topazia Alliata
Autoritratto con picozza (sin.) – L’alpinista, ritratto di Fosco Maraini (dex.) – Topazia Alliata

Topazia, bionda, dagli occhi blu, è una ragazza ribelle, anticonformista, ama lo sport e la natura, è un’ardita arrampicatrice e sciatrice. Una delle prime donne in Sicilia a prendere la patente di guida, indossa i pantaloni.

Foto di Topazia Alliata tra Renato Guttuso e
Basilio Franchina

Frequenta gli intellettuali del tempo; i suoi amici, allora artisti sconosciuti, vengono dal popolo, sono Nino Franchina, Pippo Rizzo, Ignazio Buttitta e Renato Guttuso con cui Topazia spesso si esercita, consapevole di avere imparato in accademia la tecnica pittorica, ma di non avere conseguito ancora un suo stile personale. Guttuso la incoraggia e riconosce nelle sue opere l’espressione astratta di emozioni, sentimenti, stati d’animo.

Foto di Topazia Alliata (sin.) – Ritratto di Topazia Alliata, Renato Guttuso (dex.)

Nel 1932 a Firenze conosce Fosco Maraini, grande alpinista, fotografo, che diventerà uno dei più grandi antropologi italiani del Novecento. I due ragazzi appartengono a mondi geograficamente e socialmente lontani. Fosco è figlio di una scrittrice anglo-polacca e di uno scultore fiorentino. L’amore inaspettato scoppia con una tale potenza che, incuranti dello scandalo suscitato, vanno a convivere. Una storia d’amore, la loro, fatta di libertà, allegria e sincerità ad ogni costo: lui la chiama Topsy, insieme fanno corse in motocicletta, tappe in casolari rustici in cui trascorrono la notte, lunghe nuotate e, soprattutto, scalate in montagna.

Foto di Topazia Alliata e Fosco Maraini

Tre anni dopo i due si sposano con una cerimonia informale, contro la volontà dei genitori sia di Topazia, che avrebbero voluto per lei un conte inglese, sia di Fosco, contrari a un matrimonio frettoloso senza una indipendenza economica. Si stabiliscono a Fiesole, dove nel 1936 nasce Dacia. Topazia segue il marito in Giappone, quando questi ottiene un incarico universitario; a Sapporo nel 1939 nasce Yuki, all’anagrafe Luisa, che diventerà musicista, una delle prime a scrivere canzoni per il Movimento Femminista, morta nel 1995 a Rieti; Antonella, detta Toni, futura scrittrice, storica dell’arte ed etnologa nasce a Tokyo nel 1941.

La famiglia in Giappone

Durante la Seconda guerra mondiale, in Giappone, l’intera famiglia vive una dolorosa esperienza, reclusa per due anni in un campo di concentramento, sorte comune a tutti gli italiani residenti in Giappone che non aderiscono alla Repubblica di Salò. Finita la guerra, Topazia ritorna in Italia con le figlie, si separa da Fosco, col quale cominciano dei dissapori, e si stabilisce a Bagheria nella monumentale Villa Valguarnera. Anche se ha smesso di dipingere resta in contatto con i suoi amici artisti del periodo giovanile e al Circolo della cultura di Palermo organizza eventi e mostre. Alla morte del padre, prende le redini dell’azienda vinicola di famiglia. Crea il vino “Colomba platino”, un bianco ancora oggi prodotto con il marchio “Corvo”. Fa di tutto per risollevare le sorti dell’azienda ma non riesce a impedirne la vendita. Nel 1959 si trasferisce a Roma, e nel quartiere di Trastevere apre una galleria d’arte, dove scopre e incoraggia giovani talenti, artisti dell’avanguardia, spesso stranieri, ai quali fornisce anche ospitalità. Organizza circa sessanta mostre e cura altri importanti eventi in Italia e all’estero. La Galleria diventa un punto di ritrovo e di riferimento per pittori, scultori e intellettuali del tempo, fra gli altri Carlo Levi, Lia Pasqualino Noto. Chiude nel 1964, ma Topazia continua a promuovere giovani artisti collaborando con altre gallerie d’arte a Roma, Napoli, in Germania e in Inghilterra.

Così scrive Achille Bonito Oliva: «Topazia aveva un’innata curiosità, non si preoccupava di essere garantita dal giudizio degli altri, era una donna votata alla scoperta».

Sua figlia, la scrittrice Dacia Maraini, così spiega la rinuncia della madre a dipingere: «Probabilmente non aveva abbastanza fiducia nel suo lavoro». Purtroppo della sua produzione pittorica è rimasto ben poco sia per alcuni furti sia per vari trasferimenti di abitazione che hanno disperso le sue opere.

Topazia è morta a Roma il 23 Novembre del 2015, a centodue anni.

In occasione del primo anniversario della sua morte è stata allestita, presso Palazzo Sant’Elia a Palermo, la mostra intitolata Topazia Alliata. Una vita per l’arte, aperta dall’11 novembre 2016 all’11 gennaio 2017.

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

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