Ella Fitzgerald. The First Lady of Song

Le origini di Ella Fitzgerald sono un crocevia di tradizioni e popoli differenti, è un’anima meticcia ricca, dalle varie sfumature, come la sua potentissima voce.

Nasce il 25 aprile 1917 a Newport News in Virginia da Temperance Henry e William Fitzgerald, entrambi definiti ‘mulatti’, ovvero nati da un individuo bianco e uno nero. I due non sono sposati e nel 1920 sua madre intreccia una relazione con un nuovo compagno, un immigrato portoghese di nome Josephda Silva, dal quale avrà un’altra figlia, Frances da Silva, a cui Ella sarà molto legata. Ella ha quindici anni quando sua madre muore per un grave incidente stradale. Continua a vivere con Joseph fino a quando nel 1933 si trasferisce da una zia nel quartiere di Harlem. È brava a danzare e si nutre del jazz di Louis Armstrong, Bing Crosby e The Boswell Sisters. Così arriva la sua occasione. A soli diciassette anni debutta all’Apollo Theater di New York, in una delle famose Amateur Nights, le serate dedicate alle competizioni canore dei dilettanti. Vince il primo premio e da questo momento in poi inizia a cantare per l’orchestra di Chick Webb, diventando una star grazie alla sua virtuosa e straordinaria voce. Dal 1941 comincia la sua straordinaria carriera da solista, che la vedrà impegnata in tour e collaborazioni di successo con i più grandi interpreti della musica internazionale come Duke Ellington, Louis Armstrong, Frank Sinatra, Dean Martin, Nat King Cole.
Il suo manager era – in un’epoca di grandi discriminazioni razziali – a favore dei diritti civili e richiedeva parità di trattamento per le sue e i suoi musicisti, indipendentemente dal loro colore.

Ella raccontò di un episodio in cui una squadra di polizia fece irruzione nel backstage durante una tournée per la Filarmonica, al solo fine di infastidire gli artisti e le artiste, salvo poi chiedere l’autografo alla cantante. Ella ha ricevuto il sostegno di numerosi personaggi celebri, del mondo dello spettacolo e non solo, tra cui Marilyn Monroe, della quale racconta che grazie al suo intervento era riuscita a esibirsi al Mocambo, una discoteca molto in voga negli anni Cinquanta in California: la diva di Hollywood aveva personalmente chiamato il proprietario del locale, dicendogli di accettare l’esibizione di Fitzgerald, e per l’occasione avrebbe prenotato lei stessa tutte le sere un tavolo in prima fila. Proprietario e stampa dell’epoca andarono in visibilio, Ella stessa affermò: «Marilyn era una donna insolita, in anticipo sui tempi. E non lo sapeva», attestando con generosità la lungimiranza della collega artista.

Di lei Frank Sinatra aveva detto: «The best way to start any musical evening is with this girl. It don’t get better than this» (Il modo migliore per iniziare una serata musicale è con questa ragazza. Non c’è niente di meglio di così). La voce di Ella era un dono naturale, potentissima, lucida, cristallina, era emessa senza alcuno sforzo (una dote che noi in Italia abbiamo potuto riscontrare nella superlativa voce di Mina). La sua estensione vocale andava oltre le tre ottave ed era esaltata dalla tecnica scat, ovvero l’imitare il virtuosismo degli strumenti con il solo suono della voce, senza parole. La sua carriera era cominciata all’insegna dell’insicurezza e dell’ansia, sentimenti che sempre più spesso accompagnano le nostre esistenze contemporanee. Ma lei era riuscita a fare di un momento di crisi una opportunità.

All’Apollo Theater di New York, infatti, aveva avuto una crisi di nervi prima dell’esibizione di ballo, ma il presentatore insistette affinché salisse lo stesso sul palco e lei lo fece, iniziando a cantare e ammaliando tutti i presenti. Ha lavorato per oltre 59 anni, inciso circa 70 dischi, venduto oltre 40 milioni di copie e vinto 14 Grammy. Aveva detto di sé: «I know I’m no glamour girl, and it’s not easy for me to get up in front of a crowd of people…but now I’ve got it figured out that God gave me this talent to use, so I just stand there and sing» (So di non essere una ragazza affascinante e non è facile per me alzarmi di fronte a una folla di persone…ma ora ho capito che Dio mi ha dato questo talento da usare, quindi sto lì e canto). Il mondo della musica gliene sarà per sempre grato. Disse anche: «Suppongo che ciò che ognuno vuole più di ogni altra cosa sia essere amato. E sapere che voi mi amate per il mio canto è davvero troppo per me. Perdonatemi se non ho tutte le parole giuste. Forse posso cantarvelo, e allora lo capirete».

L’amore era ciò che aveva ricercato, come tutti, nella vita, e lo aveva ritrovato pienamente solo nella musica. Lo cantava nella bellissima Let’s fall in love: «Let’s fall in love / Why shouldn’t we fall in love? / Our hearts were made for it. / Let’s take a chance. / Why be afraid of it? / Let’s close our eyes / And make our own paradise. / Now is the time for it, / While we are young / Why be afraid of it» (Innamoriamoci / Perché non dovremmo innamorarci? / I nostri cuori sono stati fatti per questo. / Corriamo il rischio. / Perché avere paura di esso? / Chiudiamo gli occhi / E fare il nostro paradiso. / Ora è il momento per questo, / Mentre siamo giovani / Perché avere paura di esso). Cantava la totalizzante forza dell’amore che provoca un fiume di lacrime nella memorabile Cry to me a river: «Cryme a river / ‘Cause Icried a river over you / If my pillow could talk, / imagine what it would havesaid / It would be a river of tears I cried in bed» (Piangimi un fiume / Perché ho pianto un fiume su di te / Se il mio cuscino potesse parlare, / immagina cosa avrebbe detto / Sarebbe un fiume di lacrime che ho pianto a letto). L’amore lei lo aveva distribuito a piene mani non solo con la sua musica, ma anche nell’impegno sociale.

Ella Fitzgerald at Paul Masson Winery, Saratoga CA 6/5/86 © Brian McMillen http://www.brianmcmillenphotography.com

Nel 1993 aveva fondato, infatti, la Ella Fitzgerald Charitable Foundation per aiutare con la sua ricchezza le persone maggiormente bisognose, che vivevano in condizioni di rischio, svantaggiate e poter dare loro assistenza per ottenere una migliore qualità della vita. Ancora oggi il consiglio di amministrazione della Fondazione cerca di portare avanti gli obiettivi della sua fondatrice erogando sovvenzioni per fornire opportunità educative per bambini e bambine,promozione dell’amore e della conoscenza della musica, con assistenza a studenti di musica, fornitura di assistenza sanitaria, cibo, alloggio e consulenza a bisognose/i, con particolare attenzione a diabete, problemi di vista e malattie cardiache. Era, infatti, affetta lei stessa da diabete mellito sin dall’infanzia, malattia che le provocherà l’amputazione di entrambe le gambe, fino a condurla alla morte nella sua casa diBeverly Hills il 15 giugno del 1996. È stata sepolta nella sezione “Santuario delle campane” del Sunset Mission Mausoleum presso il cimitero di Inglewood Park a Inglewood, in California. Dopo il funerale privato, il traffico stradale fu interrotto per permettere il passaggio del corteo della “First Lady of Song”: «Ella is the boss lady. That’s all» (BillyStrayhorn).

Qui le traduzioni in inglese, francese e spagnolo.

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Articolo di Valeria Pilone

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Già collaboratrice della cattedra di Letteratura italiana e lettrice madrelingua per gli e le studenti Erasmus presso l’università di Foggia, è docente di Lettere al liceo Benini di Melegnano. È appassionata lettrice e studiosa di Dante e del Novecento e nella sua scuola si dedica all’approfondimento della parità di genere, dell’antimafia e della Costituzione

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