Viaggiatrici straniere in Sicilia nell’Ottocento 

Nate spesso in terre brumose o lontane dalla Sicilia, tante viaggiatrici approdate nell’isola, subirono il fascino di questo ultimo lembo d’Europa. Rapite da sole e luce, da una natura selvaggia e al contempo rigogliosa, avvertirono dentro di loro il richiamo degli antichi miti e la forza ancestrale di riti misteriosi. Per alcune, i suoni di questa terra diventarono canto di sirena e decisero di dimorarvi per sempre, per altre, visioni e suggestioni rimasero ricordi indelebili. 
Furono in tante ad arrivare in Sicilia spinte soprattutto, dalla moda del Grand Tour ma ci limiteremo a tratteggiare il sintetico profilo di alcune: Maria Theresa Laudien, Gertrude Cate Thompson, Florence Trevelyan, Edith Warthon e Alice Muriel Williamson. 

Maria Theresa Laudien è conosciuta e ricordata come Madama Politi. Incerte le notizie biografiche, probabilmente era nata in territorio prussiano in seno a una nobile e facoltosa famiglia. Per motivi di salute, e quindi per respirare un clima più mite, si recò a Siracusa intorno alla metà dell’Ottocento e s’innamorò non solo della città greca ma anche di Salvatore Politi, antiquario, custode del museo siracusano ed esperto dell’arte del papiro: un bell’uomo dall’indubbio talento estetico. I due si sposarono e dopo alcuni anni, nel 1862, costruirono il famoso Grand Hotel Villa Politi in stile Liberty. Madame Politi fu la progettista delle eleganti linee architettoniche, degli ampi saloni e degli alti soffitti affrescati. La struttura venne inserita nelle guide tra i più esclusivi alberghi siciliani, sede di un turismo elitario internazionale. Alla morte del marito, Maria Theresa si immerse completamente nella gestione dell’albergo, curando con meticolosa attenzione tutti i dettagli e ampliando il giardino adiacente, una meraviglia naturale che ammaliava i visitatori. Questo suo impegno durò fino ai suoi ultimi giorni. Durante la Seconda guerra mondiale Villa Politi fu requisita dagli Alleati, che la usarono come base operativa. Alla fine del conflitto venne ristrutturata e riaperta nel 1946: ancora oggi chi vuole può soggiornarvi come fecero, nei tempi passati, ospiti illustri come Winston Churchill o Gabriele D’Annunzio e le teste coronate di mezza Europa. 

Un’altra viaggiatrice che amò la Sicilia fu l’archeologa Gertrude Caton Thompson.

Gertrude Caton Thompson

Era nata il primo febbraio del 1888 a Londra e il suo primo viaggio in Sicilia lo compì a soli undici anni. Ritornata in patria proseguì gli studi specializzandosi in Archeologia. Sicuramente fu una delle poche donne che operarono in quel settore e che viaggiò in vari continenti per effettuare studi e scavi. Lavorò infatti in Egitto, nello Zimbawe, a Malta e in vari Paesi arabi. Una grossa eredità le permise inoltre di finanziare varie spedizioni archeologiche e di essere indipendente per tutta la vita. La sua prima visita in Sicilia l’aveva impressionata favorevolmente e quindi decise di ritornare per visitarne le varie zone. A Siracusa alloggiò proprio all’hotel Villa Politi. Visitò Taormina, l’Etna, Agrigento, Segesta, Solunto e Palermo. Scrisse dei meravigliosi mosaici normanni di Palazzo Reale e della cattedrale di Monreale. Di lei restano dettagliati appunti sul patrimonio archeologico siciliano. È morta nel 1985, a 97 anni, nel Worcestershire e detiene vari primati: è stata la prima donna a ricevere la Medaglia Rivers dal Royal Anthropological Institute, la prima Presidente della Prehistoric Society e la prima archeologa a utilizzare i rilievi aerei per individuare le aree dei siti archeologici. Era meticolosa e puntigliosa e si narra che durante uno scavo in Egitto, ad Abydos, «dormiva in una tomba svuotata con i cobra come compagnia e una pistola sotto il cuscino per tenere lontane le iene vaganti». Molti reperti archeologici da lei ritrovati si trovano al British Museum. 

Sempre dall’Inghilterra arrivò in Sicilia Florence Trevelyan. Era nata a Newcastle il 7 febbraio del 1852. Restò orfana di padre a soli due anni e insieme alla madre, che aveva un rapporto di parentela con la Regina Vittoria, si trasferì alla sua Corte nel castello di Balmoral. A ventisette anni il suo primo lungo viaggio, a cui ne seguirono tanti altri come in uso, a quei tempi, per le nobili e agiate famiglie dedite al Grand Tour. Nel 1881 arrivò per la prima volta a Taormina e ne rimase affascinata tanto che volle ritornare dopo tre anni e non ripartì mai più, grazie anche a un regio vitalizio che le era stato concesso. Come racconta Marinella Fiume nel suo Streuse, andò ad alloggiare all’Hotel Timeo insieme alla cugina Louise e a cinque cani.

Taormina, Hotel Timeo, 1880 circa

Conobbe lì Salvatore Cacciola un medico condotto di agiata famiglia di possidenti che parlava correttamente l’inglese e che fu anche sindaco di Taormina. Con lui Florence dissertava su argomenti teosofici ed esoterici e con lui si sposò il 5 luglio del 1890. La residenza dei coniugi si trovava proprio accanto all’Hotel Timeo e aveva un vasto giardino attorno al teatro greco. Florence, pian piano acquistò tutti i lotti di terra limitrofi fino al mare, compreso il famoso isolotto denominato Isola Bella, simbolo ancora oggi di quel territorio. Lì fece piantumare tanti alberi trasformandolo in rigoglioso giardino. Dopo la morte di un figlio appena nato, la nobildonna indirizzò tutte le sue risorse, economiche, fisiche ed emotive per realizzare un giardino sul modello inglese dei Landscape Garden, i giardini pittorici inglesi che non seguono regolarità geometriche ma creano ad arte ambienti naturali senza limiti visivi e con installazioni di false rovine. Tra gelsomini e bouganville, palme e piante esotiche, Florence fece inserire delle originali ed eclettiche torrette di mattoni rossi e degli pseudo dolmen di chiara simbologia esoterica. Amante degli animali fece inoltre predisporre spazi adeguati per i pappagalli, pavoni e canarini. Creò così un capolavoro di cui godettero tanti ospiti aristocratici e Reali provenienti da mezzo mondo che contribuirono a diffondere la conoscenza di Taormina. Florence fu una filantropa illuminata e con il suo ingente patrimonio aiutò le figlie dei pescatori del luogo istituendo un fondo in denaro per permettere loro di possedere una dote nunziale. Finanziò tanti poeti e artisti, tra questi Oscar Wilde, che fu suo ospite dopo aver riacquistato la libertà in seguito alla condanna per omosessualità. Ufficialmente Florence morì di polmonite il 4 ottobre del 1907, ma su questo fulmineo decesso aleggiano dei sospetti. Per suo espresso desiderio venne seppellita nella sua tenuta di campagna dove si era trasferita dopo che il rapporto con il marito si era incrinato. Ancora oggi lì si trova un suo busto che poggia su quattro libri di bronzo. Il suo meraviglioso giardino fu espropriato con regio decreto nel 1923 e acquisito al demanio comunale. Un monumento a lei dedicato è stato eretto nel Giardino pubblico di Taormina che oggi porta il suo nome e la sua biblioteca è custodita nel Vassar College di New York. 

Dei panorami suggestivi e del notevole patrimonio artistico restarono affascinate anche scrittrici dell’Ottocento che a vario titolo approdarono in Sicilia, tra di loro Edith Newbold Jones Warton e Alice Muriel Williamson. 

Alice Muriel Williamson

La prima era nata il 24 gennaio 1862 a New York in seno a una ricca famiglia che, quando lei aveva solo quattro anni, si trasferì in Europa probabilmente a causa di scelte finanziarie sbagliate del padre. Studiò privatamente imparando il francese, l’italiano e il tedesco e a soli 14 anni, con uno pseudonimo, scrisse il suo primo romanzo Nel 1885 sposò Edward Warthon un ricco banchiere. Poco dopo il matrimonio, il marito iniziò a soffrire di disturbi psichici e la coppia si separò. Edith ottenne il divorzio ufficiale solo nel 1913, ma mantenne il cognome del marito. Il suo primo viaggio in Sicilia risale al marzo del 1888 quando approdò a Siracusa a bordo di un lussuosissimo yacht. Passeggiando per la città aretusea annotò nel suo diario che «la natura superava sé stessa». Da Siracusa, sempre a bordo della lussuosa imbarcazione, arrivò a Messina e visitò anche Taormina che definì semplicemente incantevole, annotando nel suo taccuino da viaggio, tra le altre cose, le donne del luogo che camminavano tenendo in equilibrio sul capo giare di terracotta simili alle anfore (come ci racconta Giuseppe La Barbera in un suo articolo). La vista della vetta imbiancata dell’Etna, la linea frastagliata della costa, il colore limpido del mare, i frutteti e i profumi le si scolpirono nella mente. Proseguì poi per Palermo che descrisse come una città con strade luminose e pulite. La sua attenzione fu colpita dai carretti vividamente dipinti, dalle edicole votive colme di ceri accese incastonati fra le mura delle case e poi la cattedrale di Palermo con la sua commistione di stili e i magnifici mosaici di Monreale. Il suo viaggio la condusse fino ad Agrigento nella famosa e suggestiva Valle dei Templi. Decise di ritornare in Sicilia nel 1913, quando ormai era diventata una scrittrice di successo, e visitò la parte occidentale dell’isola restando incantata da Erice. Trapani, Segesta, Calatafimi, Selinunte ed Enna le sue successive tappe. Un anno dopo ritornò e continuò ad esplorare anche angoli remoti dell’isola. Ma Edith Warthon va ricordata anche per il suo impegno durante la Prima guerra mondiale. Allo scoppio del conflitto finanziò la costruzione di laboratori per permettere alle donne disoccupate e prive di assistenza di acquisire competenze lavorative. Diede inoltre sostegno ai cosiddetti “ostelli americani per rifugiati” e per queste sue iniziative riceverà la Legion d’onore del governo francese. Per la sua opera più nota L’età dell’innocenza ricevette il premio Pulitzer diventando così la prima donna a ottenerlo. Morì nella cittadina di Saint-Brice-sous-Foret nell’agosto del 1937, lasciandoci in eredità oltre i suoi scritti anche la convinzione che le donne potevano ribaltare i rigidi codici di bellezza femminili imposti dall’era vittoriana e acquisire indipendenza dai canoni estetici imposti. 

Taormina, giardino, Villa Cacciola Trevelyan

Anche Alice Muriel Williamson era una scrittrice e anche lei visitò la Sicilia lasciandoci appunti di viaggio e anche un’opera che iniziò a scrivere proprio a Taormina. Dei primi anni della sua vita fino al suo primo matrimonio non si hanno notizie certe ed univoche. Probabilmente era nata a Cleveland nell’Ottobre del 1858. Si sposò con William Reeve ma nel 1890 il matrimonio finì. Nel 1892 si trasferì in Inghilterra come corrispondente estera del Boston Evening Transcript, un giornale che si occupava di arte e cultura contemporanea. Due anni dopo si sposò con lo scrittore e giornalista inglese Charles Norris Williamson e la coppia arrivò a Palermo nel 1902 con la propria auto dopo aver viaggiato in Francia e nella penisola italiana. A Palermo alloggiarono a Villa Igiea. Sorpresa e meravigliata dalla bellezza della città, fu attratta anche lei, come Edith Warton, dai carretti siciliani ma non si limitò a osservarli e descriverli. Ne acquistò uno e dopo averlo fatto smontare pezzo per pezzo lo spedì a New York. Si commosse davanti alla bellezza della Cappella Palatina e degli antichi chiostri di Monreale. La coppia proseguì il viaggio verso Agrigento attraversando strade disastrate e pericolose, fino a giungere al Tempio della Concordia circondato dai mandorli in fiore: una visione che le resterà per sempre impressa nella mente. Proseguì per Catania e poi si spostò a Siracusa alloggiando come tante altre a Villa Politi. L’ultima sua tappa fu Taormina e lì, insieme al marito, decise di scrivere The Lightning Conductor, che raccontava la loro lunga luna di miele. Il libro ebbe enorme successo, più di un milione di copie vendute, e il racconto finisce proprio nell’immersione delle bellezze della Sicilia «[…] in nessun luogo al mondo la natura e l’arte […] si combinano in un quadro più perfetto». La sua produzione letteraria conta circa sessanta romanzi di vario genere. La sua scrittura versatile si muoveva dal gotico al giallo, dai romanzi storici a quelli umoristici ma scrisse soprattutto diari di viaggi effettuati in auto e in moto. Per le pubblicazioni usò spesso lo pseudonimo di Alice Livingston (che era il cognome del nonno materno), John Colin Dane o Alice Stuyvesant. Utilizzò anche il nome del secondo marito, indicandolo coautore di alcune opere, ma in seguito dichiarò di essere stata solo lei l’autrice. Da alcuni suoi romanzi sono stati tratti dei films. 
Morì a Bath il 24 settembre del 1933, anche lei, come Florence Trevelyan, in circostanze poco chiare. Il suo corpo venne tumulato nel cimitero dietro l’abbazia della famosa città termale inglese. 

Jacob Philippe Hackert, Paesaggio siciliano con rovine, 1778, Hermitage

In copertina: Taormina, monumento a Florence Trevelyan. 

***

Articolo di Ester Rizzo

Giornalista. Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, socia Sil, collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille. I primati delle donne. Autrice dei saggi: Camicette Bianche , Donne Disobbedienti , Il labirinto delle perdute e i romanzi storici Le ricamatrici e Trenta giorni e 100 lire, sempre per Navarra editore.

Lascia un commento