Parità di genere e medicina. Le protagoniste. Le italiane. Parte seconda

Flavia Franconi (1947)
Laureata in Medicina e specializzata in Psichiatra presso l’Università di Firenze, Flavia Franconi ha fatto nascere in Italia la Farmacologia di Genere all’inizio di questo millennio. Già nel 2003, su sua richiesta, la Società Italiana di Farmacologia crea il gruppo di lavoro Farmacologia Gender oriented, che ha coordinato per lunghi anni e di cui oggi è presidente onoraria.
Nel 2005 partecipa al tavolo di lavoro Linee guida sulle sperimentazioni cliniche e farmacologiche con un approccio di genere, istituito dall’allora Sottosegretaria alla Salute, M. Elisabetta Alberti Casellati. Sempre nel 2005 ottiene che l’Università di Sassari istituisca il dottorato in Farmacologia di Genere, che ha poi coordinato fino al 2013.
Nel 2008 contribuisce al progetto “La Medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica: l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna”, voluto dalla Ministra della Salute Livia Turco. Nel 2009 organizza a Sassari il primo congresso internazionale sul tema e nello stesso anno è fondatrice e presidente (fino al febbraio 2015) del Gruppo Italiano Salute e Genere, oltre che membro dei tavoli di lavoro organizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa).
Dopo aver collaborato alla fondazione del Laboratorio Nazionale di Medicina e Farmacologia di genere dell’Inbb (consorzio interuniversitario fra 24 atenei pubblici italiani), ne diventa la direttrice, carica che ha mantenuto fino al collocamento a riposo.
È componente del comitato editoriale della rivista Biology of Sex Differences e autrice di oltre 200 pubblicazioni su riviste e libri internazionali nonché curatrice di 6 volumi sulle tematiche di sesso/genere.

Anna Kuliscioff (1854-1925)

Anna Kuliscioff

Nata in Russia, non potendo iscriversi all’università nel suo Paese, si trasferisce a Zurigo, dove inizia Filosofia. Ritorna in Russia, si sposa e comincia la sua attività politica avvicinandosi ai movimenti socialisti. Rimane vedova, viene arrestata e incarcerata più volte, è esule in mezza Europa e infine si stabilisce in Italia, dove nel 1881 nasce la figlia Andreina, avuta da Andrea Costa. L’anno successivo si sposta a Berna, dove intraprende gli studi di medicina, che continuerà fra Pavia e Torino, per concludere con la laurea a Napoli, con una tesi sull’origine batterica delle febbri puerperali. Pochi ricordano che è stata una delle figure più rappresentative dell’emancipazionismo europeo e una delle prime laureate in medicina in Italia. La sua stessa tesi di laurea, che riprende uno dei problemi più gravi per le donne di quei tempi, cioè l’alto numero di decessi per infezioni post partum, dimostra la sua attenzione ai temi femminili.
Utilizzando sia le scoperte di Pasteur sia gli studi di Koch, Anna Kuliscioff con la sua attività in laboratorio arriva a concludere che alcuni microrganismi sono responsabili della febbre puerperale, tanto da interessare ai suoi studi Camillo Golgi, suo professore a Pavia e primo italiano Premio Nobel per la Medicina.
Nel 1891 insieme a Filippo Turati, con cui ha nel frattempo iniziato una relazione che dura più di trent’anni, fonda la rivista Critica sociale, dalle cui colonne perora molte cause, a cominciare dal riscatto delle donne, che sostiene in tutti i modi. Dal primo decennio del Novecento fino allo scoppio della Grande Guerra porta avanti con ogni mezzo possibile la battaglia per il suffragio universale, unitamente fra gli altri a Gaetano Salvemini. Stabilitasi definitivamente a Milano, fa domanda di assunzione all’Ospedale Maggiore ma viene respinta perché donna. Organizza allora, insieme ad altre emancipazioniste, un ambulatorio medico gratuito dove offre assistenza ginecologica alle donne in difficoltà. Pochi anni dopo deve però lasciare l’attività, a causa di una tubercolosi ossea che la costringe in casa.
Val la pena ricordare infine che, per sé stessa, Anna Kuliscioff pretese sempre l’uso del titolo “dottora” e che per la sua generosità verso i più deboli fu soprannominata “la dottora dei poveri”.

Rita Levi Montalcini (1909-2012)

Rita Levi Montalcini

Laureata in Medicina all’Università di Torino nel 1936, si specializza poi in Psichiatria e Neurologia. I suoi studi non vengono interrotti né dalle leggi razziali né dall’occupazione nazifascista dell’Italia. Durante la guerra si rifugia prima nella campagna torinese poi a Firenze, dove entra in contatto con la Resistenza e lavora come medica per gli Alleati. Terminata la guerra, torna a Torino, diventa assistente alla cattedra di Anatomia dell’università e nel 1946 viene invitata a lavorare negli Stati Uniti, dove resterà per più di trent’anni. I suoi studi contribuiscono alla conoscenza del funzionamento del processo di sviluppo delle cellule, individuando il Nerve Growt Factor (Ngf), una proteina la cui scoperta ha permesso un deciso avanzamento nella comprensione di patologie quali ad esempio la demenza senile e le malattie tumorali. Non manca però di contribuire alla vita scientifica dell’Italia, con la creazione e la direzione del centro di ricerca sul Ngf presso l’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto di Biologia cellulare del Cnr. Per la scoperta del Ngf, nel 1983 riceve il Premio Nobel per la Medicina «un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos».
Una sua biografia è stata pubblicata sul numero 218 di Vitamine vaganti .

Francesca Merzagora (1958)

Francesca Merzagora

Pur non essendo una scienziata in senso stretto, si è sempre occupata di temi sanitari e scientifici, in particolare di quelli legati alla salute delle donne. Laureata in Economia all’Università Bocconi di Milano, dove è stata assistente di Economia aziendale ed Economia delle pubbliche amministrazioni, diventa ricercatrice e docente al Centro per la ricerca e la gestione dell’assistenza sanitaria e sociale.
Dopo un periodo alla Fondazione Ugo Balzan, istituzione italo-svizzera che promuove il sapere attraverso il conferimento di premi annuali in denaro a persone che, in campo scientifico o artistico, si sono distinte a livello internazionale, si dedica interamente al no profit. Contribuisce alla nascita di Sottovoce, un’organizzazione attiva all’Istituto europeo di Oncologia di Milano per il supporto ai malati oncologici e ai loro parenti.
Ha fatto parte del Comitato Etico dell’International Breast Cancer Study Group, nato per migliorare le possibilità di trattamento e la qualità di vita delle donne colpite da tumore al seno.
È una delle fondatrici della Fondazione Anna Merzagora, una delle prime realtà a promuovere la conoscenza e la diffusione delle terapie del dolore nelle malattie terminali. Dopo un periodo alla Fondazione Umberto Veronesi, nel 2005 fonda e presiede Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), associazione che ha avuto e ha un ruolo molto importante in Italia nella promozione di una cultura della salute genere-specifica, di cui è tuttora presidente.
È stata consulente presso il Dipartimento per la salute riproduttiva dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) a Ginevra. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Marisa Bellisario, nel 2007 l’Ambrogino d’Oro (civica benemerenza della città di Milano), nel 2012 il Premio Rosa Camuna della Regione Lombardia e nel 2017 il Premio So Fare di Donneuropee Federcasalinghe Milano.

Maria Montessori (1870-1952)

Maria Montessori

Dopo essersi iscritta a Scienze, dopo due anni si trasferisce a Medicina e si laurea nel 1896 all’Università La Sapienza di Roma. In quello stesso anno partecipa, come rappresentante dell’Italia, al Congresso internazionale femminile a Berlino, dove lancia un appello appassionato contro la disparità dei salari fra uomini e donne. Partecipa anche al successivo Congresso femminile di Londra nel 1899. Acquisita la specializzazione in Neuropsichiatria, diventa assistente all’Università La Sapienza, pubblica studi e ricerche di Pedagogia, contribuisce alla nascita della scuola ortofrenica e nel 1907 apre a Roma la prima Casa dei Bambini. È un cambiamento epocale in ambito pedagogico e didattico: la Casa è un ambiente favorevole, accogliente e scientificamente preparato per permettere lo sviluppo delle attività cognitive, sociali e morali e far apprendere gli aspetti fondamentali della vita comunitaria a cittadini e cittadine del futuro. Il successo è enorme, non solo in Italia: nel 1931 si tiene a Roma il primo Congresso internazionale di studi montessoriani. Dopo un primo periodo in cui il fascismo tenta di farne una bandiera del regime, i rapporti si guastano, tutte le scuole montessoriane vengono chiuse e Maria Montessori, nel 1934, lascia l’Italia, per stabilirsi poi definitivamente in Olanda.
Terza donna italiana laureata in Medicina, è stata una rivoluzionaria in ambito pedagogico-educativo, ma anche un’emancipazionista impegnata per il riconoscimento dei diritti delle donne. Nel 1906 scrive sul giornale La Vita un appello in cui invita le donne italiane a iscriversi nelle liste elettorali politiche, visto che nessuna legge vieta espressamente il suffragio femminile. L’appello viene accolto da numerose donne, specialmente maestre, infermiere e ostetriche, che fanno richiesta in tal senso alle Corti d’Appello delle loro città. Tutte le sentenze si concludono con esito sfavorevole, fatta eccezione per la città di Ancona, dove dieci maestre ottengono la tessera elettorale, creando un importante precedente e anticipando di quarant’anni la conquista del diritto di voto femminile.
Le sono stati dedicati francobolli in diversi Paesi, le è stato intitolato un cratere sul pianeta Venere ed è stata la prima e unica donna italiana ritratta su una banconota. Nel 2020 la rivista Usa Time l’ha inserita tra le cento donne più importanti dell’ultimo secolo.

Simona Montilla (1969)

Simona Montilla

Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche a Roma nel 1999, abilitata Farmacista nel 2001, un Dottorato in Farmacologia e Tossicologia nel 2004, master in sviluppo preclinico e clinico del farmaco e in Economia sanitaria nel 2008 e in Valutazione delle tecnologie e degli interventi in sanità nel 2010: un curriculum formativo notevole. Ma il suo curriculum professionale è ancora più sostanzioso.
Fra il 1999 e il 2005 lavora presso il Ministero dell’economia e delle finanze, poi approda all’Istituto Superiore di Sanità come ricercatrice nell’ambito della Convenzione Iss/Ministero della salute-Direzione Generale dei Farmaci e dei Dispositivi Medici. Nel dicembre 2005 entra in Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), prima al Centro Studi come assistente amministrativa e poi, dal 2009, come dirigente. In questa veste, si occupa di realizzazione e valutazione di studi e ricerche, di analisi della normativa in materia di politiche farmaceutiche, di revisione delle norme relative alle politiche di accesso ai farmaci e di coinvolgimento dei pazienti nelle scelte sanitarie. Nello stesso periodo coordina la Segreteria tecnica ed organizzativa del Gruppo di lavoro Aifa “Farmaci e Genere” e diventa membro, in rappresentanza di Aifa, del gruppo di Lavoro Istat – Ministero dell’Economia System of Health Accounts. Inoltre, è rappresentante Aifa in diversi progetti e gruppi di lavoro europei.
Pubblica una notevole quantità di studi e ricerche, fra cui, in collaborazione con Flavia Franconi e Stefano Vella, Farmacologia di genere (2010), un testo fondamentale per la conoscenza e la divulgazione degli elementi di base e dei progressi della Farmacologia Genere-specifica.

Ernestina Puritz-Manassé Paper (1846-1926)

Ernestina Puritz-Manassé Paper

Di origini russe (era nata a Odessa), è stata la prima donna laureata in medicina in Italia ma quando, dopo una temporanea ammissione all’università, le donne italiane sono di nuovo escluse dalla formazione superiore, deve iscriversi all’Università di Zurigo per poter proseguire gli studi. Si trasferisce poi a Pisa, dove nasce sua figlia e dove si laurea nel 1877. Si sposta quindi a Firenze, dove risiede per tutta la vita, per aprire uno studio medico per le malattie delle donne e dei bambini. Ernestina Puritz-Manassé affianca alla professione un intenso impegno sociale, sostenendo un femminismo laico, impegnato soprattutto in attività assistenziali e benefiche, con solidi contatti politici, prudentemente orientato all’emancipazionismo. Ritiene indispensabile agevolare e aprire alle donne la formazione superiore e le carriere professionali e, in un’epoca in cui in Italia per accedere all’università è necessaria la licenza liceale, ma le donne non sono ammesse ai licei, promuove la nascita di un liceo femminile che darà il via ad analoghe iniziative in altre città. Si impegna anche nella Federazione femminile toscana del Consiglio nazionale delle donne italiane, organizzando strutture di assistenza medica gratuita per donne in difficoltà e presiedendone la Sezione di Igiene fino ai primi anni Venti. Impegnata pure nella divulgazione medica e scientifica, nel 1911 organizza, coinvolgendo numerosi docenti universitari, una “scuola per bambinaie” aperta anche a “signore e signorine”, che ha un buon successo per diversi anni.

Leggi qui tutti gli articoli precedenti su questo argomento.

In copertina: Flavia Franconi.

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Articolo di Roberta Pinelli

Ho lavorato per 42 anni nella scuola pubblica, come docente e dirigente. Negli anni fra il 2019 e il 2024 sono stata Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Modena. Mi occupo da sempre di tematiche femminili e ho pubblicato un Dizionario biografico delle donne modenesi.

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