Nel 1986 il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina viene assegnato congiuntamente a Rita Levi-Montalcini e Stanley Cohen «per le scoperte di fondamentale importanza per la comprensione dei meccanismi che regolano la crescita di cellule e organi. Il modello di crescita cellulare è noto da tempo, ma sono la biologa dello sviluppo italiana Rita Levi-Montalcini e il biochimico americano Stanley Cohen con la loro scoperta rispettivamente del fattore di crescita nervoso (NGF) e del fattore di crescita epidermico (EGF), che potrebbero mostrare come sono regolati la crescita e il differenziamento di una cellula. NGF ed EGF sono state le prime di molte sostanze di regolazione della crescita ad essere scoperte e caratterizzate. La scoperta di NGF e EGF ha aperto nuovi settori di grande importanza per le scienze di base che ampliano la nostra comprensione di molti stati patologici come malformazioni dello sviluppo, alterazioni degenerative nella demenza senile, malattie tumorali e ritardo nella guarigione delle ferite. La caratterizzazione di questi fattori di crescita dovrebbe quindi portare, nel prossimo futuro, allo sviluppo di nuovi agenti terapeutici e al miglioramento del trattamento di varie malattie».
«La scoperta del NGF all’inizio degli anni Cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo. L’esplorazione del ruolo del NGF sia nello sviluppo che nell’organismo adulto sono stati oggetto di indagine al quale Rita Levi-Montalcini ha dedicato tutta la sua vita» (da Elogio dell’imperfezione).
«Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa, che sulla strada scelta tanti anni addietro sta tuttora proseguendo con energia geniale, e con quella rara combinazione di pazienza e d’impazienza che è propria dei grandi innovatori» (Primo Levi).

Il percorso che porta Rita Levi-Montalcini alla scoperta dell’NGF inizia nel 1947, quando il dott. Viktor Hamburger la invita a lavorare alla Washington University di St.Louis. Rita aveva a quel tempo trentotto anni e aveva una formazione scientifica di tutto rispetto per una donna della sua epoca. Nata nel 1909 a Torino da una colta famiglia ebrea sefardita, sfida giovanissima la contrarietà del padre e si iscrive alla facoltà di Medicina dell’Università di Torino dove si laurea nel 1930 sotto la guida di Giuseppe Levi, titolare della cattedra di Istologia e maestro di altri due futuri Nobel, Renato Dulbecco e Salvatore Luria, con cui Rita mantiene sempre rapporti di amicizia e di collaborazione scientifica. Ben presto tuttavia si rende conto di non avere il distacco emotivo necessario a far fronte alle sofferenze delle/dei pazienti e decide di «curare la malattia e non il malato», dedicandosi alla ricerca.
Le leggi razziali emanate dal governo fascista nel 1938 la costringono ad emigrare in Belgio, ospite dell’Istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles. Nel 1940 torna a Torino ma, in quanto ebrea, le è proibito lavorare all’università. Allestisce quindi un laboratorio di fortuna in casa dove, con il suo maestro Giuseppe Levi, studia lo sviluppo del sistema nervoso negli embrioni di pollo. Nel suo libro autobiografico Elogio dell’imperfezione racconta: «Malgrado le condizioni proibitive, dovute alle difficoltà di procurarmi le uova fecondate e alle continue interruzioni dell’energia elettrica da cui dipendeva il funzionamento del mio termostato e lo sviluppo degli embrioni, portai a termine alcune ricerche che avrei proseguito alcuni anni dopo, negli Stati Uniti».

L’invito di Hamburger a passare un periodo nel suo laboratorio di St.Luis è per lei «un salutare antidoto allo stato di sfiducia e di pessimismo sui risultati che avevo ottenuto fino a quel momento». Aveva previsto di restare sei mesi, ma lascerà definitivamente gli Stati Uniti solo nel 1977. Alla Washington University di St Louis insegna prima come professoressa associata (fino al 1958) e poi come ordinaria e prosegue le sue ricerche sullo sviluppo del sistema nervoso partendo dall’osservazione di un allievo di Hamburger, Elmer Bueker, che aveva scoperto che l’innesto di un frammento di tumore di topo negli embrioni di pollo promuoveva la crescita di fibre nervose nell’embrione stesso.
Determinante per la scoperta del fattore di crescita neuronale è il periodo che Rita passa in Brasile tra il 1952 e il 1953, ospite nel laboratorio della sua amica e collega Hertha Meyer. Qui, utilizzando il metodo della coltura in vitro, evidenzia che il tumore rilascia un fattore di crescita solubile che stimola la crescita di fibre dai gangli sensoriali dell’embrione di pollo isolati e messi in coltura. Da Rio de Janeiro invia al dottor Hamburger immagini del modo spettacolare in cui questo agente, ancora sconosciuto, induce la crescita di fibre a partire dal ganglio nervoso.

Al suo ritorno dal Brasile Rita Levi-Montalcini inizia la preziosa collaborazione con il biochimico Stanley Cohen, che nel frattempo si era unito al gruppo di ricerca di St. Louis e con cui condividerà il Premio Nobel. Cohen purifica dai tessuti tumorali un estratto capace di stimolare la crescita nervosa in vitro, contenente sia proteine che acidi nucleici. Cercando di determinare quale delle due componenti fosse quella attiva aggiunge del veleno di serpente, un potente agente di degradazione degli acidi nucleici e, con grande sorpresa, scopre che il veleno di serpente è molto più efficace dell’estratto tumorale nel promuovere la crescita di fibre nervose. A questo punto il gruppo di St.Louis si concentra sulla ricerca del fattore di crescita, ormai battezzato ufficialmente NGF, in vari tessuti dimostrando che è contenuto in grandi quantità nelle ghiandole salivari di topo ed è presente in una grande varietà di specie, dai pesci ai mammiferi. La scoperta di NGF è presto seguita da quella del fattore di crescita epidermico (EGF), e di lì in poi all’identificazione, in vari laboratori del mondo, di un numero sempre crescente di fattori di crescita di natura proteica.
Gli studi sviluppati negli anni successivi dal gruppo di ricerca di Levi-Montalcini chiariscono che il NGF esercita la sua funzione in tessuti diversi controllando non solo la crescita e il differenziamento di cellule nel sistema nervoso ma anche nel sistema immunitario, endocrino ed epiteliale. Negli anni Sessanta Rita lavora tra gli Stati Uniti e Roma, dove organizza il Centro di ricerche di neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr): «Nell’atmosfera pervasa di allegria e ottimismo della prima metà degli anni Sessanta, nell’aria tersa e luminosa di Roma, ogni nuovo risultatosuscitava grandi speranze, e il problema di decifrare il meccanismo d’azione del NGF si prospettava di vicina soluzione». Dopo il suo rientro definitivo in Italia nel 1977, dirige il Laboratorio di Biologia cellulare del Cnr fino ai “raggiunti limiti di età”, che per lei non sono un limite, tanto è vero che prosegue le sue ricerche sullo spettro di azione dell’NGF fino al 1995 collaborando con l’Istituto di neurobiologia del Cnr.
All’attività scientifica affianca l’impegno in campo sociale e politico prodigandosi a favore dell’alfabetizzazione delle donne africane attraverso l’assegnazione di borse di studio erogate dalla Fondazione che porta il suo nome. Negli anni Settanta partecipa all’attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto. Dal 1993 al 1998 presiede e rilancia l’Istituto dell’Enciclopedia italiana e nel 1999 è nominata ambasciatrice della Fao per contribuire alla campagna contro la fame nel mondo. È membro delle maggiori accademie scientifiche nazionali e internazionali, tra cui la National Academy of Sciences, la Royal Society, l’Accademia dei Lincei ed è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle scienze. Nel 2001 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la nomina senatrice a vita per gli altissimi meriti in campo scientifico e sociale. Nello stesso anno Rita Levi-Montalcini fonda a Roma l’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello (Ebri), dove prosegue, fino a poco prima di morire, la sua attività di ricerca. Muore nella sua casa nella capitale il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni.

«Quando muore il corpo, sopravvive quello che hai fatto. Il messaggio che hai dato» (dall’intervista di Paolo Giordano a Rita Levi-Montalcini, La Repubblica, 19 febbraio 2009).
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Articolo di Elisabetta Mattei
Già biologa ricercatrice nel Consiglio Nazionale delle Ricerche. Fa parte del coro di Giovanna Marini “Inni e canti di lotta” alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Partecipa al progetto sulla messa in scena dell’opera musicale Il Partito di Fausto Amodei, ispirata al Diario di trent’anni 1913-1943 di Camilla Ravera, raccogliendo storie e biografie delle figure di cui si parla nel Diario. Ha collaborato alla guida di Roma Percorsi di genere femminile di Maria Pia Ercolini.