Chi era Helga de Alvear?

Il 2 febbraio scorso è venuta a mancare a Madrid, all’età di ottantotto anni, Helga de Alvear, collezionista d’arte e fondatrice a Cáceres nel 2021 di un Museo che porta il suo nome.
Era nata Müller Schätzel, nel 1936, nella città tedesca di Kirn. Fin da bambina ha avuto la passione del collezionismo, lei stessa raccontava che raccoglieva pietre dure nel fiume Nahe, vicino a casa sua. Ha frequentato scuole svizzere, e poi ha proseguito gli studi a Londra per un anno. A ventun’anni si è trasferita in Spagna per imparare la lingua; lì ha incontrato l’architetto Jaime de Alvear. Si sposarono nel 1959 e si stabilirono a Madrid. Dal matrimonio nacquero tre figlie, Maria, Ana e Patricia. Il marito la introdusse nell’ambiente artistico di Madrid. Con la famiglia Helga visitava spesso il Museo del Prado, e col marito ha iniziato a collezionare opere d’arte. Insieme hanno condiviso la vita e la passione per l’arte, insieme hanno viaggiato e collezionato opere, per lo più contemporanee. Jaime è morto a Madrid il 9 giugno 2010.
Nel gennaio 1980 Helga iniziò a lavorare alla Galleria di Juana Mordó, una figura fondamentale nella storia delle gallerie d’arte spagnole. Juana aveva aperto la sua galleria omonima nel 1964, contribuendo a lanciare un’intera generazione di artisti, oltre a promuovere l’arte spagnola a livello internazionale e a portare a Madrid importanti mostre di artisti stranieri. Per Helga fu un’occasione di apprendimento e di crescita, potendo frequentare le tante fiere d’arte che si aprivano in Europa, tanto che nel 1982 fu tra le fondatrici della fiera ARCO. 

Helga de Alvear
Juana Mordó e Helga de Alvear nel 1981

Con il passare del tempo, il coinvolgimento di Helga de Alvear nella galleria di Juana Mordó divenne sempre più importante finché, con la morte di Juana nel 1984, assunse il ruolo di direttrice della galleria.
Nel 1995 decise di aprire una nuova galleria a suo nome in uno spazio di oltre 900 metri quadrati accanto al Museo Reina Sofía. In questo nuovo progetto si impegnò maggiormente nell’arte contemporanea internazionale, con un interesse particolare per la fotografia, il video, l’arte concettuale e l’installazione, in un’epoca in cui questi media erano praticamente sconosciuti in Spagna.
Era solita dire: «Mi interessa l’arte contemporanea perché ci parla del nostro tempo e di noi stessi, perché crea e sviluppa linguaggi in grado di spiegarci in modo nuovo il mondo in cui viviamo e di cui spesso non riusciamo a vedere che superficialmente».
La galleria Helga de Alvear è ancora oggi una delle gallerie più solide e longeve del panorama spagnolo, e la sua collezione è considerata una delle più importanti d’Europa. Da quando l’ha creata, Helga ha promosso tantissimi artisti, provenienti da ogni parte del mondo, è stata un’autentica talent scout di giovani emergenti come il cinese Ai WeiWei, artista, designer, attivista, architetto e regista, fondatore del gruppo di avanguardia Stars.

Galleria Helga de Alvear, Madrid

Ma a Helga non bastava, voleva diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea creando un’istituzione senza scopo di lucro, con vocazione pubblica, un museo del XXI secolo. E scelse la città di Cáceres come luogo ideale per realizzarlo. La città, che conta quasi 100.000 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia, in Estremadura, tra la Sierra de la Mosca e la Serrilla, conserva l’aspetto medievale spagnolo ed è patrimonio dell’Unesco. Nel 2006 è stata istituita la Fondazione Helga de Alvear, che comprende oltre 3.000 pezzi di artisti spagnoli e internazionali della collezione di De Alvear, nel 2010 è stato inaugurato il Centro di Arti Visive con sede in un edificio dei primi del XX secolo noto come Casa Grande, nel quartiere storico di Cáceres. Nel 2015 gli architetti spagnoli Luis Moreno Mansilla ed Emilio Tuñón hanno costruito un edificio annesso di 8.000 mq, che è stato inaugurato il 25 febbraio 2021 e ha cambiato nome in Museum of Contemporary Art Helga de Alvear. La costruzione bianca, disposta su quattro livelli, è un luogo inondato dalla luce, che dialoga perfettamente con i resti medievali della città. Completa la struttura un giardino esterno con una scultura di un ulivo centenario di Ugo Rondinone.

Il Museo Helga de Alvear integrato nel centro storico di Cáceres
Museo d’Arte Contemporanea Helga de Alvear, Cáceres – esterno
Museo d’Arte Contemporanea Helga de Alvear, Cáceres – alcune delle sale interne

Profondamente legata alla Spagna, Helga ha voluto donare al suo Paese di adozione una parte considerevole delle opere acquistate in anni e anni di fiere e di viaggi all’estero. È una raccolta di circa duecento pezzi, circa il 5% della collezione di de Alvear, di oltre cento artisti internazionali, opere che vanno dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri. Unica eccezione, una delle prime edizioni dei Capricci di Goya, artista che con la sua modernità ha anticipato i tempi. Una collezione vasta, da Picasso a Kandinskij, da Joseph Beuys e Dan Flavin; poi Gordillo, Louise Bourgeois, Tápies, Robert Motherwell, Carmen Laffón e le fotografie di Candida Hofer e Axel Hütte; inoltre artisti recenti come Santiago Sierra, Ignasi Aballì, Cristina Iglesias, Angela Bulloch, Thomas Demand, Elmgreen & Dragset, Isaac Julien, Imi Knoebel, Karin Sander. E ancora Pistoletto, Merz, Vezzoli, Spalletti, per citare gli italiani.

Trois pommes sur un plateau, Pablo Picasso

Di Ai Weiwei è Descending Light, un’opera di punta del museo, il primo pezzo di grandi dimensioni che vediamo entrando nel centro. Composto da cristalli rossi incollati uno ad uno su un’armatura gialla, riporta i colori della bandiera cinese. La lampada è distesa a terra e vuole essere una critica al sistema politico/economico cinese.
L’artista spagnolo Juan Muñoz, uno dei nomi più importanti della scultura del XX secolo, in Tre uomini mette in scena tre persone che parlano tra loro sorridendo. Ma, se si guarda attentamente, tutti e tre indossano una maschera, quella dell’ipocrisia. In Due figure, una spinta dentro il muro Muñoz mette in relazione le sue figure con la solitudine, con il silenzio, con la scomparsa delle illusioni.

Descending Light, Ai Weiwei
Tres hombres (sin) – Dos figuras, una empujada dentro del muro(dex) – Juan Muñoz

In Echo Activity di Olafur Eliasson sembra di essere nella casa degli specchi. Non sai cosa è reale e cosa è un riflesso. Power Tools di Thomas Hirschhorn è un catalogo molto vario di utensili, alcuni autentici, altri creati dall’artista stesso, strumenti del lavoro, che coprono in gran parte i più svariati lavori manuali, i mestieri degli operai: falegnami, fabbri, manovali, boscaioli. In pratica simboleggia l’idea del lavoratore, assoggettato dal potere a un mestiere senza poterne uscire.

Faux Rocks, Katharina Grosse
Echo Activity, Olafur Eliasson
Power Tools, Thomas Hirschhorn

Il motto di Helga de Alvear è: «L’arte è un diritto e una necessità». Con questo spirito, nel pieno della pandemia, l’apertura del museo, frutto di un accordo fra le amministrazioni locali e la Fondazione Helga de Alvear, è stato un segnale di speranza. Per Helga il collezionismo è un’attività privata, ma deve avere anche una forte vocazione pubblica e partecipativa, deve promuovere il lavoro degli artisti, renderlo visibile attraverso prestiti e mostre, ma soprattutto consentire a quanta più gente possibile l’accesso alla cultura.
Tra i vari riconoscimenti, la gallerista ha ricevuto la Medaglia dell’Estremadura nel 2007, la Medaglia d’Oro al Merito delle Belle Arti, concessa dal Ministero della Cultura nel 2008, il Premio della Fundación Arte y Mecenazgo nella categoria Collezionisti nel 2012, la Croce dell’Ordine al Merito Civile della Repubblica Federale di Germania nel 2014, la Medaglia d’oro di Madrid conferita dal Comune di Madrid nel 2020.
Helga era una leader visionaria che ha avuto un impatto profondo sugli artisti con cui ha lavorato, sui suoi colleghi di lavoro, sui suoi numerosi amici e sull’intero mondo dell’arte. Ha messo tutto il suo impegno e amore nel realizzare il suo sogno di costruire un museo e dopo aver vagato in lungo e in largo per la Spagna, alla ricerca di un luogo dove esporre le sue opere, ha trovato proprio a Càceres la patria giusta per il suo museo: un successo imprenditoriale, ma anche un impulso per il turismo della città.
Durante la pandemia di COVID-19, de Alvear ha donato un milione di euro alla ricerca di un vaccino. I fondi sono stati destinati al lavoro scientifico condotto da Luis Enjuanes, un virologo del Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo.
Thomas Hirschhorn ha detto di Helga: «Riusciremo noi altri ad apprezzare l’insieme nel suo complesso e la sua importanza nella sua portata? Solo il tempo potrà dirlo. Helga, almeno, ha saputo aspettare».

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.

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