La mostra di Andrea Bowers alla Gam di Milano

Avvicinandosi alla Galleria d’Arte Moderna di Milano può capitare di incontrare una persona con un nastro colorato, con sopra impressa una frase come questa: «Femminismo è antirazzismo». Questo slogan è il testimone di una mostra; il dono e l’invito all’azione di una artista e attivista femminista che fa della sua arte un impegno politico, e che lascia che le proprie opere si muovano al di fuori dei confini della sua esposizione. L’artista è Andrea Bowers e la sua mostra, Moving in Space Without Asking Permission, è visitabile alla Galleria d’Arte Moderna di Milano dal 15 settembre al 18 dicembre 2022.

Bowers è un’artista statunitense, nata nel 1965. La sua ricerca si fonda sull’inscindibile connubio tra arte e attivismo politico. Per tale ragione le sue opere dialogano con il contesto in cui si inseriscono, come per la Gam, di cui si fanno attente interlocutrici. Nella mostra milanese la ricerca estetica di Bowers si confronta e si intreccia sia con il periodo storico di riferimento della collezione permanente della Gam, sia con le riflessioni femministe italiane contemporanee, in particolare quelle della filosofa e attivista Alessandra Chiricosta. Proprio attraverso il lavoro di quest’ultima, Bowers sembra rispondere alla sfida lanciata dal titolo del suo progetto artistico, ovvero Muoversi nello Spazio Senza Chiedere il Permesso. Come fare? Con Un altro genere di forza, Another Kind of Strength, suggerisce l’artista, ponendo all’ingresso della sua esposizione una insegna al neon che cita il titolo del libro di Chiricosta.

Andrea Bowers, Another Kind of Strength (dal libro di Alessandra Chiricosta Un altro genere di forza. Costruzione sociale e filosofica della debolezza del corpo femminile e del mito della forza virile, 2019), 2022, GAM, Milano.

In questo testo la filosofa femminista indaga le declinazioni possibili che può avere la forza, attraverso la decostruzione del paradigma che la identifica con la sopraffazione e la virilità e che la contrappone alla femminilità. L’autrice scardina questa visione dicotomica che assolutizza un nesso tra genere e forza come elemento naturale e apre vie ad altre forme di forza combattente che quella concezione preclude. La ricerca di Chiricosta passa per lo studio e l’insegnamento delle arti marziali. Una pratica che Bowers documenta in un video, girato nella Gam e proiettato in una sala all’interno del percorso espositivo. Il filmato In the Ballroom – Overcoming the Myth of Masculine Force mostra una lezione di autocoscienza combattente femminista tenuta dalla filosofa in quella che un tempo era la sala da ballo della Villa Reale. Nelle immagini si alternano momenti in cui la docente e le sue allieve vestono sontuosi abiti da cerimonia, ad altri in cui portano indumenti che consentono loro di esprimere più liberamente le potenzialità dei corpi.

Andrea Bowers, In the Ballroom ­– Overcoming the Myth of Masculine Force, 2022

Bowers mostra al pubblico una pratica che è allo stesso tempo emancipazione dagli stereotipi, esercizio di autocoscienza ed espressione di un altro genere di forza, che supera il mito di quella virile, basato sulla logica violenta e soggiogante del più forte. Un filo rosso che ricorre nell’opera dell’artista, presente anche nel messaggio dell’insegna luminosa Fight Like a Girl, combatti come una ragazza.

Andrea Bowers, Fight like a Girl, 2021

Sono tanti gli slogan provenienti dalle manifestazioni di protesta che Bowers riporta nelle sue creazioni artistiche, come quelli presenti sui Political Ribbons, i nastri di raso colorati che richiamano quelli delle suffragiste di inizio Novecento. Disposti in modo da ricoprire le pareti di una sala, vengono offerti alle visitatrici e ai visitatori. Ma le parole di Bowers non si fermano qui: l’artista scrive dei messaggi politici anche su una distesa di ventagli colorati, oggetti che nel filmato sulla lezione di Chiricosta vengono imbracciati durante i combattimenti.

Andrea Bowers, Feminist Fans, 2022, Gam, Milano
Andrea Bowers, Feminist Fans, 2022, Gam, Milano

Abiti, nastri e ventagli: come in questi casi Bowers, con grande eclettismo nei linguaggi artistici utilizzati, spesso riattualizza o sovverte la storia degli oggetti. Una scelta estetica che la porta a rielaborare in una prospettiva femminista anche alcune grafiche del passato. Ne sono un esempio i dipinti su cartoni riciclati esposti alla Gam.

Andrea Bowers, Sisters Be Strong, 2013
Andrea Bowers, Tell Somebody It Happened, the God of the Sea is a Sexual Harasser (Originariamente da The Faerie Queene, Libro III, Parte VII, illustrato da Walter Crane, 1895-1897), 2018
Andrea Bowers, Total Bodily Autonomy (tratto da un poster per la festa in maschera Femminismo, tenutasi il 3 marzo 1911 alla Scala di Milano, illustrato da Riccardo Salvadori, 1911, Museo Nazionale Collezione Salce, Treviso), 2022

Con uno sguardo alla collezione permanente, Bowers si impegna a restituire una immagine delle donne diversa da quella stereotipata, dando spazio ad alcune figure femminili e alle loro rivendicazioni attraverso la proposta di elementi d’archivio, che vanno dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi due decenni del Novecento. L’artista integra nel percorso espositivo materiali che rimandano ad Anna Kuliscioff, Anna Maria Mozzoni e Leda Rafanelli, così come all’Unione Femminile Nazionale e al Partito Socialista.

Materiali d’archivio
Materiali d’archivio

Questa esposizione è la prima personale di Andrea Bowers in una istituzione italiana. A cura di Bruna Roccasalva, la mostra nasce dalla collaborazione tra Fondazione Furla e Gam. Moving in Space Without Asking Permission attraversa il contesto espositivo e lo travalica, lasciando un segno in chi lo visita. Il pubblico coglie lo sguardo dell’artista, ma può anche farlo suo, portarlo con sé, al di fuori. Lo testimoniano in parte quei nastri colorati, che legano arte e politica, e che si muovono, senza chiedere il permesso, per la città.

In copertina: Andrea Bowers, Political Ribbons.

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Articolo di Nicole Kheiraoui

Ama scrivere, insegnare e si interessa di studi di genere. Conclude il percorso di studi filosofici con una laurea in Storia della filosofia francese contemporanea all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione e dei media. Attualmente frequenta il Master Studi e Politiche di Genere presso l’Università degli Studi Roma Tre.

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