Il 26 maggio si è tenuto presso l’Università di Firenze l’incontro Le donne e il libro. Presenze e testimonianze in età moderna, curato dalle professoresse Isabella Gagliardi e Valentina Sonzoni. L’iniziativa è pionieristica nell’ambito italiano, frutto di un lavoro di diverse esperte ed esperti sulle donne nell’età moderna nel contesto della produzione di libri. Un tema poco conosciuto, quello dell’editoria femminile pre-contemporanea, e che tuttavia riserva piacevoli sorprese come la conferenza ha messo in luce nei suoi sei interventi. In questo articolo affronteremo gli ultimi due, dedicati alle tipografe.

L’intervento di Rémy Jimenes del Cers (Centre d’Études Supérieures de la Renaissance) si intitola L’imprimerie et les femmes à la Renaissance e parla del caso emblematico di Charlotte Guillard, tipografa francese in attività nel XVI secolo, proprietaria dell’atelier Soleil d’Or. Le informazioni su di lei sono poche ma abbastanza per ricostruire i momenti più importanti della vita di questa abile imprenditrice. La famiglia Guillard non ha originariamente legami col mondo editoriale: sono provenienti da Le Mans, nell’attuale Loira; il padre, Jaques, è discendente di un’agiata famiglia borghese e di mestiere fa il mercante. Di Charlotte non conosciamo la data di nascita, ma sappiamo che nel 1505 si trasferisce a Parigi e nello stesso anno sposa il tipografo Berthold Rembolt, che si era da poco messo in attività con Ulrich Gering, colui che introdusse la stampa in Francia portandovi la prima pressa. La tipografia di Rembolt è nel Quartiere Latino, vicino la Sorbona, ed è specializzata in testi di diritto. L’attività è quindi già ben avviata quando la donna inizia ad affiancare il marito negli affari. Berthold muore nel 1518 senza aver alcun erede e lasciando la vedova a gestire da sola l’intero atelier. Due anni dopo Charlotte convola a nozze con Claude Chevallon, proprietario di una libreria, il quale porta una ventata d’aria fresca nell’azienda promuovendo la stampa di testi di patristica e teologia oltre a quelli di diritto e di ambito umanistico. La mole di questi libri richiede un costo non indifferente e le numerose edizioni mostrano che Soleil d’Or è un’attività fiorente e che la coppia dispone di grosse somme. Quando Chevallon muore nel 1537, Guillard prosegue il lavoro da sola: dopo aver rispettato il rituale anno di lutto inizia a mettere il suo nome nelle pagine del titolo, menzionando solo occasionalmente il suo status di vedova. Continua a produrre testi di teologia e diritto, dà lavoro e alloggio ai suoi compaesani di Le Mans che si sono trasferiti a Parigi in cerca di fortuna e insegna il mestiere ai suoi nipoti; inoltre sostiene i matrimoni tra membri della propria famiglia con altre importanti del mondo editoriale parigino, consolidando l’influenza di Soleil d’Or. Alla sua morte, nel 1557, Charlotte Guillard ha curato e pubblicato più di 180 edizioni e creato una vera e propria dinastia.
La maggior parte delle informazioni su di lei ci sono fornite dai correttori, che citano il suo nome nelle prefazioni delle opere assieme ad alcuni commenti, come lodi per il suo carattere forte o prendendo nota della sua vetusta età.
Sono loro che ci restituiscono l’immagine di una donna che, per quanto non fosse particolarmente acculturata, dimostrò delle grandi abilità imprenditoriali, e si circondò di familiari per mantenere influenza e sbarrare la strada alla concorrenza.
L’altro intervento, del professor Davide Rolleri della Biblioteca Salaborsa di Bologna, si intitola Le tipografe italiane in Wikidata, e illustra il lavoro di trasferimento da vari archivi e fonti su Wikidata. L’iniziativa nasce dal successo del progetto del 2019 Repertorio delle tipografe in Italia dal Cinquecento al Settecento, attuato da Rolleri e dalla professoressa Sonzini e supportato dai volontari Wikimedia Camelia Boban, Gregorio Bisso e Alessandro Marchetti. I dati del Repertorio sono stati integrati nelle pagine di Wikipedia dedicate alle tipografe, fino a quel momento molto poche a causa della scarsità di informazioni: grazie al progetto le 20 pagine sul tema nel 2020, oggi sono 120 e in continuo aumento. Se prima tutto questo sapere era racchiuso in libri o altre forme testuali, grazie al progetto è stato reso pubblico in linked open data, permettendo l’emergere di nuove informazioni su queste donne, come i loro legami familiari e professionali. Wikidata è un database collaborativo multilingue, che raccoglie dati strutturati per fornire supporto ai suoi siti “sorelle” come Wikipedia. Archivio di deposito centrale, è costituito da elementi caratterizzati da una etichetta (il nome identificativo), una descrizione (una breve introduzione che permette di distinguere l’elemento da altri simili) e diversi alias (nomi alternativi con cui l’elemento è conosciuto). Ogni informazione che si conosce di un dato elemento viene contenuta in dichiarazioni, che è il modo con cui queste informazioni sono registrate sulla piattaforma in formato triple Rdf, ossia soggetto-predicato-oggetto, che vanno a creare una scheda del soggetto.
La funzione di Wikidata è quella di punto unificatore di tutte le fonti su un unico url specifico che elenca tutti i dati strutturati e può permettere di raggiungere le fonti da cui i dati sono stati presi; questi possono poi essere reinterrogati, permettendo l’emergere di nuove informazioni e di nuove prospettive – per esempio le storie di parenti che hanno lasciato la loro attività di tipografia alle figlie o alle mogli. Un caso esemplare è quello della vedova di un tale Antonino d’Amico Arena, su cui si stanno mano a mano scoprendo ulteriori dati grazie ai contributi dell’utenza, che rimanda a fonti – libri e articoli postati online – poi linkate nella scheda. Un altro esempio è quello di Veronica Baron, di cui abbiamo molte più informazioni e fonti per costruire una scheda assai più completa.
Una difficoltà nell’identificare le tipografe è che poche di loro hanno degli identificatori propri: delle 120 identificate solo 39 ne possiedono uno; di queste, 27 sono censite nel Sistema bibliotecario nazionale (Sbn) e 11 hanno un id su Edit 16 (Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo). Un esempio positivo è Clara Giolito de’ Ferrari, che ha un identificativo in entrambe le categorie e di cui abbiamo numerose informazioni sia in formato digitale che fisico: attiva a Trino tra il 1579/1585 e il 1596, il suo nome compare sia nel Women in the book trade in Italy, 1475-1620 sia nel Dizionario biografico degli italiani. Dove non ci sono gli id vengono impostate due proprietà chiamate Descritto/a nell’Url o Descritto/a nella fonte inserendo come valori indirizzi a siti web o elementi di libri o articoli che descrivono l’operato di queste professioniste, il cui nome è spesso occultato dietro nomi collettivi: per esempio, Veronica Baron è identificata su Edit 16 tra gli eredi di Melchiorre Sessa, che riporta il periodo finale delle sue attività.
Prendendo i dati da Wikidata e altre fonti come Jstor e Google Books, le tipografe vengono poi identificate per occupazione, periodo di attività e dove essa si è svolta, relazioni familiari e professionali, appartenenze a società. Da questi dati sappiamo che delle 120 identificate solo di 70 abbiamo informazioni per ognuna delle categorie sopracitate, 46 non hanno una data di fine lavoro, 3 non ne hanno nessuna o perché hanno venduto l’attività dopo essere divenute vedove o perché ricoprono un ruolo marginale limitandosi ad aiutare il marito. 85 di queste sono tipografe vere e proprie, 26 sono libraie, 20 editrici, 15 stampatrici mentre le restanti si dividono tra attività religiose e altri ruoli editoriali. Sono concentrate soprattutto a Roma, Venezia, Milano e Torino, mentre a livello europeo predominano Inghilterra e Francia. La maggiore attività c’è stata nel XVI secolo andando poi lentamente a scemare. Per alcune è stato possibile ricostruire l’albero genealogico, come nel caso di Paola Blado e della figlia Agnese Blado-Gigliotti, mostrando come non fosse raro che tutta la famiglia fosse coinvolta nell’attività, comprese appunto le figlie.
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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.

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