Enrico Galiano. Il prof e lo scrittore per giovani

Non ricordo esattamente quando abbia iniziato a leggere i romanzi di Enrico Galiano e scoperto la sua carismatica figura di insegnante e di scrittore, molto popolare in rete. Sarà capitato casualmente, perché casuali sono le scoperte inaspettate, di solito. Forse il suo titolo più conosciuto, Eppure cadiamo felici (Garzanti, 2017), aveva attirato la mia attenzione tra gli scaffali della biblioteca, e a partire da quel momento, con il passare dei mesi, tutta la bibliografia di Galiano è finita sul mio comodino.

«Il fatto è che certe cose le puoi dire solo a chi sai che le può capire. Che è anche il motivo per cui parliamo così poco, di quello che ci importa davvero». Sono parole efficaci quelle di Galiano, parole che il più delle volte arrivano al nocciolo della questione e, sì, toccano quelle corde nascoste tra i meandri della mente e del cuore che provocano una leggera scossa. Forse proprio per questa ragione l’autore originario di Pordenone (classe 1977) è molto apprezzato da un pubblico giovane, giovanissimo.

D’altronde, Galiano è abituato a stare tra ragazze e ragazzi, ogni giorno li ha di fronte a sé tra i banchi di scuola. E tutti i suoi lettori e lettrici sono convinti del fatto che non manchi lezione in cui cerchi di stimolare il più possibile la loro curiosità e i loro interessi. Essendo molto attivo su YouTube e sui social, per Galiano è fondamentale trasmettere l’importanza dell’ascolto di cui tutti gli/le studenti necessitano da parte delle persone adulte, dunque una conditio sine qua non perché questi imparino ad ascoltarle, di conseguenza. I personaggi dei suoi romanzi, infatti, non sono nient’altro che protagonisti che desiderano, con tutte le proprie forze, essere ascoltati. Eccone alcuni esempi.

È Gioia il personaggio principale di Eppure cadiamo felici e del suo sequel Felici contro il mondo (Garzanti, 2021): una liceale che racchiude in sé le tante sfaccettature tipiche dell’adolescenza, tra grandi potenzialità e fragilità, nella vita di tutti i giorni. Gioia, però, ha una passione particolare, una cifra distintiva che suscita un misto di incredulità e tenerezza: colleziona parole intraducibili, tratte dalle più svariate lingue del mondo. Accumula così significati, metafore, idee e un immaginario che diventano il suo rifugio, rispetto a una realtà in cui non si sente accettata, in cui tanto risulta insapore e incolore, in confronto al profumo e alle tonalità che lei vorrebbe. Per Gioia la routine inizia a cambiare, una volta incontrato Lo: un ragazzo dal nome e dal fare misterioso, che nasconde un segreto.

Invece, in Tutta la vita che vuoi (Garzanti, 2018) i protagonisti sono un trio alquanto particolare: Giorgio – che ha appena perso un fratello in un incidente stradale, Filippo – che spesso viene umiliato a scuola, e Clo – che corre e corre, da nemmeno lei sa cosa. Il plot del romanzo si esaurisce nel giro di ventiquattr’ore, macinando chilometri e chilometri in auto. E a un certo punto chi legge si chiede: ma davvero si può vivere tutto questo in una sola giornata, mescolando tutte le emozioni possibili, mettendoci tutta questa vita dentro?

Dopo Più forte di ogni addio e Dormi stanotte sul mio cuore (sempre editi da Garzanti, tra 2019 e 2020), Enrico Galiano è tornato in libreria nel 2022 con due opere speciali: La società segreta dei salvaparole (Salani) e Scuola di felicità per eterni ripetenti (Garzanti). Nel primo caso, siamo di fronte a un esempio di letteratura per giovani, – come sostiene lo stesso autore – «perché è uno dei generi fra i più alti che esistano, è una cosa seria la letteratura per ragazzi e il suo pubblico è quello che richiede più attenzione e più cura». Galiano si è immaginato un mondo dove le parole scompaiono a poco a poco e dove un buffo e sconquassato gruppetto di ragazzini si preoccupa di fare in modo che ciò non accada, cercando di arrivare alla verità della bizzarra situazione. Insomma, un inno alla forza delle parole e al coraggio dell’amicizia, con un tono all’insegna dell’ironia.

Nel secondo caso, invece, il prof-scrittore condensa in una sorta di saggio (dopo il grande successo di L’arte di sbagliare alla grande, in cui il racconto della vita prima di diventare insegnante si intreccia con il “dopo”) quindici anni di vita tra la cattedra e i banchi: un testo scritto di getto, che non ha la pretesa di raccontare verità assolute, bensì la capacità di porre domande, spunti, suggerimenti, rivelare prospettive. Le lezioni sono tante: cosa significa costruire? Cosa significa avere coraggio? Cosa significa aspettare il momento giusto? Cosa significa la bellezza? Cosa significa il silenzio? E, soprattutto, cosa significa diventare grandi? Se lo chiede Galiano, dopo tutti questi anni, perché in fondo anche lui è «un eterno ripetente alla ricerca della felicità».

Cosa ci riserverà l’autore con il suo ultimo Geografia di un dolore perfetto? Da pochissimo nelle librerie, nuovamente edito da Garzanti, il romanzo di Galiano ancora una volta vuole raccontare una storia potente, tuttavia questa volta partendo da sé stesso. Da un grande dolore e da una grande sorpresa, perché la vita aveva altri piani per lui, altri progetti, fino a quando «è nata l’idea di questa storia, questo libro così diverso da tutto quello che ho mai fatto, eppure così mio da abitare silenzioso in tutte le parole che ho scritto da quando avevo otto anni a oggi».

Quanto ci auguriamo noi lettrici e lettori affezionati è questo: che le parole di Galiano scorrano sotto i nostri occhi proprio nel momento in cui sentivamo l’esigenza di sentirle, perché, sì, a volte c’è qualcuno o qualcuna che sa esprimere esattamente cosa vorremmo dire noi stessi.

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Articolo di Francesca Bertuglia

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Classe 1996, laureata in Lettere moderne all’Università degli Studi di Milano, cresciuta a stretto contatto con ambiti associativi, da sempre appassionata di letteratura, giornalismo e mondo editoriale. È dell’idea che scrivere di Cultura educhi alla bellezza e alla conoscenza in un’ampia prospettiva.

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