A Pistoia, nel palazzo Buontalenti, è in corso dal 25 marzo al 30 luglio la mostra Altan – Cipputi e la Pimpa – Il mondo com’è … e come dovrebbe essere, promossa da Pistoia Musei e Fondazione Caript a cura di Luca Raffaelli in collaborazione con Kika Altan.

Molte le attività parallele rivolte fino a giugno alle scuole, ma pure a famiglie con bambini e bambine di varie fasce d’età, accolte in una saletta appositamente allestita. Sono stati organizzati spettacoli, laboratori, atelier di disegno, incontri speciali, omaggi e conversazioni, e anche significativi progetti di accessibilità per persone sorde e udenti con interprete in lingua dei segni; il piacere dell’arte è stato condiviso con persone con Alzheimer e chi se ne prende cura. Esempi nobilissimi di apertura degli spazi museali alla cittadinanza nella più larga accezione.
Il giorno dell’inaugurazione, lo stesso Altan accompagnato dalla figlia Kika presentò il suo più recente libro: Avventure metropolitane, edito da Coconino Press, mentre il curatore illustrò il lavoro condotto e il perché di questo omaggio a un artista che sa parlare al pubblico adulto, ma soprattutto sa rivolgersi da tanti anni con efficacia immutata a bambini e bambine.

Chi è Francesco Tullio-Altan? Nato a Treviso il 30 settembre 1942, figlio del noto antropologo Carlo, interrotti gli studi di architettura, si è dedicato alla scenografia e sceneggiatura per la tv. Determinante per il suo futuro professionale sarà la permanenza in Brasile. «Prima non avevo idea di fare di questa mia passione un lavoro. ― ha detto intervenendo a Pistoia ― Portavo avanti alcuni lavoretti diciamo “non ufficiali” perché non avevo il visto e nel mentre disegnavo tantissimo». Nel frattempo conosce la futura moglie Mara Chaves e il fumettista Miguel Paiva; altro incontro importante quello con l’argentino Marcelo Ravoni con cui ha fondato nel 1971 a Milano l’agenzia di autori di fumetti Quipos, trampolino di lancio anche per la successiva carriera e per le future collaborazioni con settimanali e quotidiani. L’attenzione imprevedibile per il mondo infantile gli è derivata poi dalla presenza della figlioletta Kika e dalle sue richieste, come quella di inventare un cagnolino tutto per lei, da cui nacque la fortunata ispirazione per la Pimpa. Nel 1976 Altan riceve a Lucca il premio Yellow Kid come migliore disegnatore italiano. Nel 1990 si è cimentato in un genere nuovo: ha ideato le scene e i pupazzi per l’opera Babar musicata da Poulenccon il simpatico elefantino protagonista, andata in scena a Milano al Teatro Litta. Nel 2019 il regista Stefano Consiglio gli ha dedicato il documentario Mi chiamo Altan e faccio vignette che è stato premiato al Torino film Festival.

Per meglio definire gli spazi in cui la mostra è articolata e le opere esposte, ci serviremo in vari casi delle didascalie presenti nelle sale, cominciando dal primo personaggio nato per la rivista Linus nel 1974; si tratta di un dio dall’aspetto dimesso che deve creare il mondo, agli ordini di un capo indisponente e tirannico. Una lunga serie di vignette mostra la sua fatica, il suo impegno, le delusioni e frustrazioni; il povero Trino, con il triangolo di traverso come un berretto, è alle prese con animali, vulcani, scorpioni, bacilli e cacca (certe volte ne è ricoperto, altre volte è bello pulito, ma se ne è liberato con metodi piuttosto discutibili).

Due anni dopo comparvero i primi feuilleton ancora su quella fucina di talenti che fu Linus ed erano dedicati a Colombo e a Sandokan, due protagonisti della “civilizzazione” visti con ironia. Appartengono al mondo “com’è”, che è «sporco, disordinato, inquinato e sbagliato. Gli uomini che lo vivono sono tutti, protagonisti e comprimari, irrisolti e corrotti, egoisti ed egocentrici. Le donne un po’ meno, ma dipende». Il navigatore e la sua ciurma sono brutti e cattivi, volgari e antipatici, con nasoni sgraziati, le ciabatte ai piedi, i pidocchi sul corpo, ma anche gli indigeni sono descritti come esseri ambigui e malevoli, «con il suo tipico disincanto», accompagnati da felini aggressivi. Impossibile la condivisione o l’empatia.

Altri personaggi usciti dalla sua fervida fantasia sono: Ada, Friz Melone, Casanova, Confetto, Zago Oliva, Franz (un inedito san Francesco), Zorro, Bolero e Cuori pazzi, modellati su esempi reali opportunamente rivisti. In mostra compaiono pure delle strisce complete intitolate Bizzoni, Playa, Ernesto Bim, Gloria, Metro, Maracaibo. Una saletta ospita delle autentiche novità, ignote anche a chi segue la produzione di Altan da sempre: possiamo apprezzare una ampia serie di disegni inediti, realizzati in età giovanile, intorno ai venti anni, quando l’autore era ancora sconosciuto, ma quel ragazzo era di sicuro promettente. Altro inedito è la storia di Kika e Jaime, pubblicata nel 1974 sul Jornal du Brasil e mai pubblicata in Italia fino ad oggi.

Un ambiente molto grande accoglie centinaia di vignette satiriche su eventi della quotidianità, in ordine cronologico, fino al 2022: si tratta della immensa produzione in parallelo a quella originale e di fantasia. Altan aveva iniziato a collaborare dal 1974 a settimanali come L’Espresso, all’epoca diretto da Livio Zanetti, e poi a Panorama, a quotidiani come la Repubblica, rimanendo pur sempre legato al grande Oreste del Buono e dunque a Linus. Talvolta chi parla è un personaggio pubblico, della politica, o un giornalista, addirittura un generale coperto di medaglie o qualcuno di ben riconoscibile (Craxi, Berlusconi), altre volte è la voce del popolo a esprimersi in modo caustico, disincantato, critico.
Inizialmente queste vignette erano realizzate a china su carta ― ci informa il cartello esplicativo ― ma «dal 1981, quando inizia a collaborare con settimanali patinati, le colora a pennarello o ecoline. A partire dal 2003 inizia a colorare digitalmente i suoi disegni».

Una intera parete da gustarsi con tutta calma e puro divertimento è occupata dagli animali fantastici, creature dai nomi improbabili e dall’aspetto curioso, unico, fuori regola che ovviamente esistono solo nel mondo dell’immaginazione e fanno cose mirabolanti. Di grande finezza le illustrazioni realizzate per altri, come quelle per il volume Emilio di Antonio Porta, o più giocose e coloratissime quelle per varie famose opere di Rodari, fra cui La torta in cielo e Favole al telefono.
Proseguendo l’itinerario si arriva a un vasto ambiente arricchito da cartoni a grandezza naturale con i protagonisti della notissima serie dell’operaio Cipputi; incontriamo dunque i suoi compagni di lavoro, la coppia Ugo e Luisa, lo scettico Italo, il militante deluso chiamato Baschetto, lo spietato e avido riccone Deporcellis, un nome che è tutto un programma, il trucido Nando, il borghesuccio Mocassino fino a Omino, colui che nelle vignette più crudeli prende l’ombrello nel didietro… un vero spaccato della società, via via aggiornato e arricchito, fino all’attualità presente.


Basta volgere gli occhi intorno e ci si trova immersi fra scene eloquenti che rappresentano la vita operaia, le avversità, le ingiustizie, le sopraffazioni che il proletariato è costretto a subire, mentre i capitalisti dall’aria porcina fanno soldi, accumulano patrimoni, beffandosi delle leggi e delle regole. Anche questa serie di grande successo e intramontabile fin dall’inizio (1975) fu ospitata fra le pagine di Linus, ma pure sulle riviste satiriche Tango e Cuore, sul quotidiano La Stampa e sull’agenda Smemoranda.
Le due anime che convivono in lui: satira pungente e sguardo disincantato nei confronti del reale, da un lato, poesia e sogno dall’altro segnano il passaggio al “mondo come dovrebbe essere”, l’ultima parte della mostra che ospita la casa a grandezza naturale della Pimpa, divenuta accogliente sala-giochi, mentre un televisore trasmette alcune puntate del cartone animato prodotto dalla Rai nel 1982, sull’onda della simpatia crescente del personaggio amatissimo, in Italia e all’estero.

La cagnolina a pois rossi era nata nel 1973 a Milano, quando Altan disegnava con la piccola Kika in braccio; il nome Pimpa fu ispirato da una amica che si chiama in realtà Giovanna. Le sue avventure compariranno sul settimanale Corriere dei piccoli a partire dal 1975 per circa un ventennio, fino alla chiusura della testata nel 1994. Dal 1987 escono anche albi mensili monografici. «Se, come afferma qualcuno, la vita è l’arte dell’incontro, allora la Pimpa è davvero una Maestra di vita. La sua infinita curiosità la spinge a conoscere le cose del mondo per sapere, arricchirsi, aiutare, condividere».

A Pimpa non piacciono gli spinaci e il minestrone, ma adora il gelato e il latte; si sposta velocissima in tutto il mondo e si comporta come una bambina: sa disegnare, giocare e fare tutto ciò che fanno gli esseri umani. Insieme a lei incontriamo Armando, il dolce padrone dall’aria eternamente gioiosa e stupita, con cui vive in campagna, il coniglietto a pois celesti, la papera Olivia, la gatta azzurra Rosita, il pulcino, la zebra, il cagnolino Tito, il piccolo zoo domestico in cui bambini e bambine possono apprendere senza pedanteria, divertirsi, fantasticare. Per celebrare la mostra di Pistoia e l’amicizia con l’orsetto Micco, simbolo della città , è appena uscito un libro in cui la cagnetta cammina e corre per le vie alla scoperta di piazze, giardini, luoghi interessanti e curiosi.
In questa sezione fa la sua comparsa un altro simpaticissimo personaggio destinato all’infanzia: il camaleonte Kamillo Kromo, creato da Altan nel 1978, storia di un animaletto sfortunato e pasticcione che non riesce a mutare colore, ma poi salva la sua comunità dall’assalto degli uccellacci. Non possiamo non concludere la visita con una riflessione sull’universo femminile, sempre presente del resto nella produzione di Altan, specie nelle vignette d’attualità; una parete ospita disegni in bianco e nero di donne in varie pose, spesso nude, senza essere né volgari né provocanti.

La didascalia ci spiega che molti di questi fanno parte del volume Nude e crude, dove «la rappresentazione della donna si fa ancora più intima e personale e i disegni più sperimentali ed espressionisti. (…) Altan sembra suggerire, come in altre occasioni, che il mondo retto dalle donne sarebbe comunque imperfetto, ma sicuramente migliore di quello che abbiamo». Questo un po’ ci consola e ci fa uscire dal palazzo e dalla bella esposizione con la gratitudine dovuta a un vero maestro, di arte come di vita.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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