Sport e lotta alle discriminazioni di genere

Ciò che mi fa indignare e mi disturba di più è quando leggo o ascolto notizie dove vengono raccontati episodi di ingiustizie, discriminazioni, violenze e molestie soprattutto legate all’essere donna e, di contro, ciò che mi rende più felice è leggere o ascoltare che questi sono stati denunciati e sconfitti grazie alla determinazione e alla forza di bambine, ragazze e donne che decidono di parlare, accettare le sfide e combatterle e seppur la narrazione tossica e i leoni da tastiera cerchino di zittirle, alla fine i media portano alla ribalta le loro storie e le loro denunce ed è così che finalmente tutta la società acquista una nuova coscienza e si schiera dalla parte delle sportive.
A tutte queste atlete di ogni sport, età, etnia, religione e nazionalità va la mia ammirazione e il mio riconoscimento perché grazie a loro questo mondo ha fatto grandi passi avanti rispetto al passato e, anche se occorre ancora fare moltissimo e le ingiustizie e le discriminazioni sono ancora tante, la società tutta sta cambiando. Questo articolo vuol essere un omaggio e un riconoscimento con l’obiettivo di raccontare alcune delle storie più importanti che possano essere da modello, esempio, punto di riferimento e ispirazione per tante altre donne, così come Vitamine vaganti e Toponomastica femminile fanno egregiamente.
Comincio con un episodio che ci fa capire come il ruolo dei media, insieme al come vengano raccontate le storie, possa aiutare molto a fare in modo che queste giuste battaglie vengano portate a termine. Quando dal 2020 al 2022 furono pubblicati negli Stati Uniti i compensi e i guadagni delle lottatrici e dei lottatori di wrestling subito si notò l’ingiustizia del gender pay gap con le wrestler che venivano pagate molto meno dei colleghi, nonostante fossero popolari, brave e seguite dal pubblico. Da allora in poi tutte le federazioni americane (Wwe, Aew, ecc.) le stanno appoggiando, grazie all’impegno e al grande lavoro di Stephanie McMahon, che da anni si batte per le donne, e alla competenza e bravura delle atlete che si sono prodigate sempre più per promuovere il wrestling femminile e le lottatrici, che così acquistano sempre più consensi e un meritatissimo seguito. Anche le testate e i media statunitensi hanno avuto un ruolo attivo e positivo ponendo il problema e spingendo per una soluzione, ed è anche per questo che il pubblico si è molto più sensibilizzato su questo tema in America. Da anni, infatti, la Wwe ha avviato la Rivoluzione femminile, nel 2019 c’è stato lo splendido primo Main event femminile di Wrestlemania vinto da Becky Lynch, che insieme a Ronda Rousey e Charlotte Flair hanno offerto un grandissimo spettacolo; e poi le Battle Royal e i tanti entusiasmanti incontri Wwe, Impact, Stardom, Aew e di tutte le altre federazioni che hanno dimostrato come le donne siano brave e forti.

Stessa battaglia, stessa modalità e un’altra bella vittoria hanno ottenuto le calciatrici della nazionale statunitense, con le icone Alex Morgan e Megan Rapinoe, vere e proprie combattenti e punti di riferimento per tante altre sportive e protagoniste di iniziative di impegno sociale. Libri come One life e Breakaway: Beyond the goal e film come Alex and Me hanno contribuito alla loro battaglia per la parità salariale, partendo anche da una più che giusta considerazione sul perché la nazionale di calcio statunitense, che vinceva e stravinceva ed era amatissima e seguitissima, dovesse essere sottopagata rispetto alla corrispettiva squadra maschile che, invece, non otteneva neanche minimante gli stessi successi. Anche qui la mobilitazione fu unanime e anche il calcio maschile si schierò con loro e finalmente il 22 febbraio del 2022 non solo le calciatrici riuscirono a ottenere la parità salariale, ma furono risarcite dalla federazione anche con 24 milioni di dollari di compensi arretrati come ammissione di un’ingiustizia e una disparità perpetrata per troppo tempo e proprio in quell’anno la Uefa raddoppiò i premi per l’europeo femminile di calcio in Inghilterra dello stesso anno.
Nel mondo del tennis, invece, occorre davvero fare un monumento ed essere sempre immensamente riconoscenti alla grandissima Billie Jeane King che, oltre ad averci regalato l’emozione e la soddisfazione di sconfiggere Bobby Riggs, fondò il Wta e iniziò nel lontano 1970 la sua personale guerra contro il Gender pay gap quando, nell’edizione precedente, si era vista premiare con 1.500 dollari, cioè molto meno dei 4.000 assegnati al corrispettivo maschile, e dopo che nell’edizione del Pacif Southwest Championship di quell’anno furono annunciati i premi che corrispondevano a 12.000 dollari per la categoria maschile e 2.000 dollari per quella femminile. Un’ingiustizia questa che non poteva lasciare indifferenti, ragion per cui Billy Jean King, insieme ad altre otto mitiche tenniste: Peaches Bartkowichz, Rosei Casals, Judy Dalton, Julie Heldman, Kerry Melville Reid, Kristy Pigeon, Nancy Richeye e Valerie Ziegenfuss, le “Original 9”, abbandonò il torneo per protesta, mettendo in difficoltà tutta l’organizzazione che si ritrovò il tabellone dimezzato, con uno spettacolo molto meno bello e avvincente del previsto. Dopo quell’episodio l’US Open decise di equiparare i premi con 25.000 dollari per entrambe le categorie. Grazie al loro esempio e alla loro spinta propulsiva le battaglie e le vittorie per le donne portate avanti dalle tenniste sono proseguite e pochi giorni fa la Wta ha annunciato una roadmap che in dieci anni dovrebbe portare alla parità salariale e in più è stata finalmente vinta definitivamente la battaglia iniziata da Billie Jean King e Judy Murray, portavoce della richiesta di tante atlete che chiedevano di poter evitare di indossare l’intimo di colore bianco, l’unico consentito nel regolamento del torneo di Wimbledon, così da poter giocare liberamente ed evitare disagi durante il periodo mestruale. Pochissimi giorni fa, infatti, la loro richiesta è stata accolta e durante il torneo abbiamo visto le tenniste indossare pantaloncini di diverso colore.

Quella delle divise e del vestiario è stata un’altra delle grandi questioni su cui molte sportive hanno protestato considerando che per la maggior parte dei casi questo tende a sessualizzare il corpo delle donne e a rendere meno agevole la propria capacità di muoversi ed esprimersi. Su tutti ricordiamo il secco “No” di Pauline Schafer e delle ginnaste tedesche al body durante le olimpiadi di Tokyo 2020 e la denuncia delle giocatrici norvegesi di beach handball che decisero di indossare i pantaloncini rifiutando lo slip del bikini, un’azione che le portò prima a essere multate ma, dopo la sollevazione popolare di media, persone e personalità del mondo dello spettacolo come la cantante Pink, a essere considerate delle vere e proprie eroine.
Parlando di ginnaste non possiamo non citare uno dei problemi più gravi e vergognosi del mondo dello sport, quello delle molestie. Tutte e tutti abbiamo sentito parlare delle giovani e coraggiose campionesse statunitensi che hanno deciso di parlare e denunciare gli abusi subite da Larry Nassar portando avanti la loro causa con forza, dignità e coraggio arrivando ad accusare l’Fbi di aver sottovalutato le loro denunce, una storia che ha portato alla condanna definitiva dell’ex medico sportivo con la giudice che ci ha regalato parole potenti e bellissime. Dopo la giustissima condanna, infatti, la giudice Rosemarie Aquilina, rivolgendosi a una delle ragazze, ha pronunciato queste parole: «Nemmeno nell’esercito ci sono persone forti come te. Sei un’eroina, anzi, una supereroina e la Mattel dovrebbe fare giocattoli che somiglino a te così che le bambine dicano “voglio essere come lei” (…) non siete più delle vittime, ne siete uscite vincitrici. Siete forti!».
Meno conosciute ma altrettanto ammirevoli, forti e coraggiose sono state le cheerleader che hanno deciso di unirsi e denunciare i tanti soprusi e le tante ingiustizie che subivano da tempo come le paghe ridicole, le umiliazioni e le molestie. Per saperne di più consiglio la visione del documentario A Woman’s Work: The Nfl’s Cheerleader Problem.

International Friendly at Toyota Stadium il 6 Aprile 2022,
a Frisco (Texas)

Grandissime vittorie ed emozioni per le nostre atlete sono state le campagne di sensibilizzazione del Setterosa e della pallavolo femminile contro la violenza maschile sulle donne, i successi delle calciatrici del Lledia, del Brixen e del Napoli Carpisa che decidono di iscriversi al torneo maschile e, sfidando tutti i pregiudizi, battono i maschi e stravincono il campionato. Poi ricordiamo le proteste per ottenere il riconoscimento della maternità e dei diritti delle lavoratrici sportive venute alla ribalta in questi ultimi anni grazie a episodi come la solidarietà di tante atlete e dell’associazione Assist dopo il caso della pallavolista Lara Lugli o la vittoria in tribunale della calciatrice islandese Sara Gunnarsdottir contro il Lione, che dovrà risarcirla per non averle pagato lo stipendio durante il periodo di maternità e le battaglie vinte contro soprusi e discriminazioni: tutte ci dimostrano che la sorellanza è potente.
Ultima grande bellissima notizia è che nel 2022 le nostre calciatrici sono state riconosciute come professioniste, una vittoria importante che speriamo si estenda a tutte le altre atlete di qualsiasi sport.

Di seguito una serie di link per approfondire:
https://www.hindustantimes.com/other-sports/women-s-revolution-new-report-reveals-huge-pay-gap-between-wwe-s-male-and-female-superstars/story-O9YV7bw7ejckdBvpmoIp2O_amp.html?fbclid=IwAR2XDrxU_Om64YW-BoW2zC3EjpDe1C82M6rK3IpXuJhTEfelf6Xc-JhJtEk

https://www.corriere.it/sport/21_gennaio_27/rivolta-cheerleaders-un-documentario-paghe-ridicole-umiliazioni-l-altra-faccia-nfl-019b293e-5fff-11eb-9078-a18c2084f988.shtml

https://www.ilmattino.it/primopiano/esteri/molestie_sessuali_rivolta_cheerleader-4030403.html

https://www.repubblica.it/sport/volley/2021/03/14/news/finali_a2_pallone_sotto_la_maglia_lara_lugli-292222214/

https://www.facebook.com/soccerillustratedmagazine/photos/a.175527505958367/760444437466668/

https://www.altoadige.it/sport/le-ragazzine-del-brixen-battono-anche-i-maschi-1.17040

https://www.donnamoderna.com/people/billie-jean-king-autobiografia

https://msmagazine.com/2022/03/15/us-women-soccer-equal-pay-lawsuit-settlement-equal-rights-amendment/

https://www.lfootball.it/2022/02/equal-pay-calciatrici-americane-us-soccer-uswnt-stipendi

https://www.iodonna.it/attualita/costume-e-societa/2022/06/09/simone-biles-ginnaste-abusate-causa-risarcimento-fbi-molestie-medico-nazionale/

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Articolo di Gianmaria Di Silvestro

Diplomato all’istituto magistrale “Saffo” di Roseto Degli Abruzzi, si laurea in “Scienze della formazione primaria-Indirizzo scuola primaria” con specializzazione nel sostegno all’Università Degli studi Dell’Aquila. Inizia la sua carriera in cooperative sociali che si occupano di persone con disabilità e anziani. Lavora attualmente come maestro in ruolo di scuola primaria ed è membro della Commissione Pari Opportunità del comune di Giulianova.

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