Marina Marini. Generosa mecenate

A fine ottobre 2021 la prima giornata del X Convegno nazionale di Toponomastica femminile intitolato “Maestre d’arte in cammino” ebbe luogo nel bellissimo museo fiorentino dedicato al celebre scultore pistoiese Marino Marini (27.2.1901-6.8.1980); in quell’occasione fu inevitabile parlare del ruolo avuto nel suo allestimento dalla moglie Marina, una vera e propria mecenate dei tempi moderni.

Pistoia. Targa casa natale di Marino ed Egle Marini. Foto di Laura Candiani

Il suo vero nome era Mercedes Pedrazzini, ma fu sempre nota come Marina Marini, accomunata al marito e alla cognata Egle, illustre pittrice e poeta, dal «destino acquatico», così scrisse la nipote Donatella Giuntoli. Era nata a Locarno, nel Canton Ticino, il 24 marzo 1913, ne abbiamo quindi da poco celebrato il 110° anniversario. Nel 1929 Mercedes vide per la prima volta Marino, in modo casuale; era a Venezia con la madre e lei, appena sedicenne, pensò che quello sconosciuto tanto affascinante sarebbe diventato suo marito. Assai giovane si trasferì a Milano per lavorare nel campo della moda. Fu un periodo da lei definito «avventuroso e stupendo», ricco di frequentazioni mondane, vivace e stimolante; qui conobbe personaggi famosi in vari ambiti, ma soprattutto del mondo sportivo e artistico. Nel 1938 avvenne l’incontro fatale con lo scultore, un incontro davvero esaltante per entrambi che decisero di sposarsi pochi mesi dopo, in Svizzera.

Marino Marini. Ritratto di Marina

Dal momento del matrimonio Mercedes, ormai ribattezzata Marina, condivide la vita e gli interessi del marito, uomo di grande bellezza e di indiscutibile talento, e si dedica totalmente a lui e al suo lavoro.

Marina e Marino Marini insieme

Il loro è sempre stato un rapporto intenso, armonico, fatto di esperienze comuni e di viaggi appassionanti in Europa, in America, ma anche di piacevoli pause nella villa di Germinaia, presso Forte dei Marmi, da lei stessa progettata, dove Marino poteva dedicarsi alle sue gigantesche sculture di bronzo e di marmo. Marina lo affiancava, lo incoraggiava, gli era vicina assecondandone lo spirito inquieto e sensibile; insieme hanno vissuto momenti difficili, specie i pericoli del periodo della guerra, quando dovettero riparare presso Locarno, a Tenero, in Svizzera, ma hanno pure condiviso la gioia dei riconoscimenti internazionali, il successo delle importanti esposizioni, gli onori ricevuti. Basta ricordare che dal 1976 a Monaco di Baviera la Nuova Pinacoteca ha dedicato al Maestro una sala permanente. A Milano Marino fu professore presso l’Accademia di Brera dal 1942 al 1970 e il legame con la città fu confermato con due serie di donazioni, una nel 1972, quando fu nominato cittadino onorario, l’altra, ad opera di Marina, nel 1986; questi lavori, insieme ad altri acquisiti dal Comune, sono ospitati al quarto piano del Museo del Novecento, in una splendida sala allestita dall’architetto Italo Rota nel 2019 in perpetuo dialogo con il vicino Duomo.

Dopo la scomparsa del marito, Marina dedicò tutta sé stessa al suo ricordo, nel desiderio che il suo nome rimanesse vivo e la sua arte avesse la massima visibilità. Organizzò quindi mostre in tutto il mondo e nel 1983 dette vita alla Fondazione Marino Marini, istituita allo scopo di assicurare la conservazione, la tutela e la valorizzazione dell’opera e del patrimonio artistico di Marino, ormai celeberrimo. Già nel 1980 era avvenuto un primo lascito al Comune di Firenze, quando l’artista era ancora in vita, consistente in 22 sculture, 31 dipinti, 30 disegni e altrettante incisioni, ma nel 1988 arrivarono dalla vedova altre 42 opere, mentre delle donazioni private hanno ampliato la raccolta, tutta esposta nei quattro piani del Museo fiorentino presso i suggestivi spazi della chiesa sconsacrata di San Pancrazio.

Interno Museo Marini a Firenze

Nel complesso sono visibili 183 opere realizzate fra 1916 e 1977. Due anni dopo la Fondazione ha trovato la sua sede nel prestigioso complesso dell’ex Convento del Tau a Pistoia, divenendo un punto di riferimento assoluto per la figura del Maestro; a questa si è affiancato il Centro di documentazione Marino Marini, già arricchito nel 1979 da una prima ampia donazione di sculture e documenti curata da lui stesso. Per sottolineare il rapporto affettivo di Marina con la città natale del suo compagno, va ricordato che nel 2000 la vedova decise di stabilirvi la sua residenza e l’anno successivo ricevette la cittadinanza onoraria. È deceduta il 20 aprile 2008 e per sua espressa volontà è stata sepolta a Pistoia insieme al marito.

Marina è il ritratto di una donna dotata di intelligenza e intraprendenza che ha dato tutto per l’uomo amato, sacrificando quindi la propria carriera e le proprie potenzialità, e di questo possiamo solo rammaricarci, ma è pur vero che grazie al suo mecenatismo, alla sua lungimiranza e alle sue scelte attente è stato possibile visitare ben due musei dedicati all’arte del Maestro, almeno fino al 2020. Purtroppo da allora la sede di Pistoia è chiusa, mentre si rischia che le opere subiscano dei danni; è in corso infatti una controversia con la Fondazione, in vista di un possibile trasferimento delle sculture presso la ex chiesa di San Lorenzo, di cui è previsto il restauro grazie al Pnrr. Non possiamo che augurarci che si trovi una soluzione definitiva in tempi rapidi e non si vanifichi la generosità dei coniugi Marini.

Merita una segnalazione il lavoro condotto da Manuela Critelli che nel 2016 ha ideato la serie Marina Marino Marini interpretata dall’attrice Cecilia Broggini; si tratta di dieci puntate di Radio 2 Svizzera (per la serie Colpo di scena) che tracciano la storia della coppia, dal 1929 al 1953, da cui la ricercatrice era rimasta colpita e affascinata. Sono un ascolto davvero piacevole, fonte di informazioni e di curiosità. Ci piace anche ricordare un’altra bella iniziativa: nel 2017, per celebrare l’8 marzo, la Fondazione pistoiese e il museo fiorentino, attraverso le parole della presidente Patrizia Asproni, dedicarono la giornata a Marina Marini aprendo gratuitamente al pubblico per conservare giusta memoria di una delle grandi donne che hanno arricchito Firenze e la Toscana di capolavori.

Rachel Feinstein

Mentre scriviamo (giugno 2023) nel Museo Marini di Firenze è stata appena inaugurata la prima mostra monografica in Italia dell’artista americana Rachel Feinstein (Fort Defiance, Arizona, 1971), che sarà aperta fino al 18 settembre e viene ospitata anche in altre due prestigiose sedi: Palazzo Medici Riccardi e Museo Stefano Bardini. Originale, visionaria, affascinata dal barocco e in egual misura dal kitsch, la multiforme scultrice si ispira sovente alle fiabe, ai personaggi disneyani, senza disdegnare incursioni nella moda, nell’arredamento e nello spettacolo. Una volta ha persino realizzato una casetta in marzapane dove ha pure dormito, in un’altra occasione ha costruito un castello di carta tutto attorcigliato e cadente, come fosse uscito da un sogno o da un incubo. Ha esposto le sue opere ovunque nel mondo e con il marito, il pittore John Currin, forma quella che il New York Times ha definito «la coppia dominante nel mondo dell’arte di oggi». Conoscere da vicino una artista tanto significativa e in piena attività creativa rappresenta una ulteriore opportunità per chi visiterà Firenze durante i prossimi mesi, che si viene a sommare all’infinita offerta della città.

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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