Gocce-Tropfen. Visibile memoria

L’idea consiste nella realizzazione di isole urbane, spazi dove ad alcune panchine vengono agganciati dei ritratti di donne che, con le loro scelte, hanno contribuito al cambiamento della società, rifiutando gli stereotipi e i ruoli assegnati da una cultura patriarcale. Donne consapevoli che ogni scelta individuale avrebbe comportato sacrifici, solitudine, difficoltà anche economiche. Donne che rischiano di essere dimenticate. Di far mancare a tutti noi, oggi, la loro testimonianza di ieri. Si chiama, appunto, Gocce-Tropfen, visibile memoria questa iniziativa di arte pubblica, fortemente politica, nel senso più largo possibile. Le “gocce” tratte dalle vite di queste donne, fatte di scelte difficili, devono assolutamente essere raccolte e trasmesse. In un luogo che, tramite loro, possa diventare uno snodo capace di mostrare un’altra narrazione della Storia attraverso “piccole” storie che cambiano il mondo. Una nuova chiave di lettura rispetto alla narrazione “tradizionale”, che vede il mondo maschile come protagonista principale.

“Gocce”, quindi, è un contenitore di memoria che corre su tre binari: l’arte di strada come linguaggio trasversale in grado di arrivare a tutti e tutte; gli spazi urbani, che diventano piccoli musei e biblioteche a cielo aperto; il supporto tecnologico che, in rete, fornisce una serie di contenuti multimediali immediatamente accessibili. Un’interazione in grado di creare uno strumento di conoscenza e approfondimento unico di figure femminili altrimenti dimenticate e del loro vissuto, che da individuale diventa patrimonio collettivo. I ritratti sono provvisti di un QR code che permette di conoscere la storia della singola donna con un semplice clic sullo smartphone che riporta a una pagina web ricca di contenuti scritti, immagini, audio e video che possono essere implementati nel tempo.

Il progetto è stato ideato e curato dalla direttrice creativa Roberta Benatti e promosso da una rete di associazioni che vanno da Aied a Frauen Archiv, Centaurus, Restart, Anpi, Avis, Sagapo, rete Lgbtqiua+, Vke, Liscià, Officine Vispa, Unione Ciechi, Rus.
La prima “Goccia” è stata inaugurata a Bolzano nel giugno 2023, all’interno di parco Petrarca, nel centro della città. Una zona di passaggio molto frequentata. I ritratti sono stati saldati in aggiunta a tre panchine riuscendo così nell’impresa di ridefinire uno spazio urbano, riqualificandolo come luogo di memoria, di cultura, condivisione e accoglienza. Le spese sono state coperte grazie a contributi pubblici e sponsor. L’idea è che in futuro possano essere realizzate anche grazie a donazioni di privati che condividono lo spirito dell’iniziativa e la scelta delle figure a cui dedicare le prossime installazioni. La speranza, infatti, è che questa sia solo la prima goccia di un mare di gocce. L’obiettivo è superare qualsiasi confine (cittadino, provinciale, nazionale), arrivando ovunque vi sia una storia da raccontare. Un mare di storie ancora nell’ombra che potrebbero «andare perdute nel tempo come lacrime nella pioggia».

Per questa prima “Goccia”, dopo una lunga consultazione tra le diverse associazioni che compongono la rete, sono state individuate cinque donne molto diverse per formazione, origine e background familiare, unite però dalla stessa determinazione nel perseguire con forza i propri obiettivi di vita anche pagando un prezzo personale molto alto. Si tratta di donne con un filo che le lega, oltre al coraggio: non essere mai scese a patti con quello che volevano che fossero le loro vite. Sarebbe bastato accettare l’esistente, mettersi in fila dietro agli uomini e tutto sarebbe filato liscio.

Ma non per loro.
Ecco chi sono e perché le abbiamo scelte.

I ritratti di Franca Turra (a sinistra) e di Maria de Paoli Toffol (a destra)

Franca Turra era una mamma in tempo di guerra. A un certo punto si trova a passare nei dintorni della stazione. Tiene per mano la sua bambina. Vede un treno, carri bestiame uno sull’altro, e sente arrivare delle voci da dentro. La più chiara dice: «Aiuto! mi portano in Germania». Lei risponde ed è allora che da quelle feritoie iniziano a piovere dei pezzi di carta, biglietti piegati in due o accartocciati da mani disperate. Ci sono scritti cognomi, indirizzi di casa, nomi di mogli, di fidanzate o più spesso di mamme. Vogliono far sapere che sono vive ma che sono prigioniere. Sono passate poche ore dalla mattina dell’8 settembre, il re in fuga, l’esercito lasciato senza ordini in balia di un ex alleato furente e affidato solo alla volontà eroica di qualche comandante che proverà a salvare i suoi soldati. Quelle voci e quei biglietti usciti dall’Inferno la segneranno per sempre. Diverrà partigiana, la staffetta che portava gli ordini di Manlio Longon ai compagni di lotta e teneva i contatti col lager di via Resia. Scapperà da un balcone di palazzo Rossi dopo essere stata tradita e si salverà.

Mariasilvia Spolato era, invece, una donna dentro la trincea della sua vita. Una vita in salita. Studia, diventa una matematica, le aziende se la contendono. Poi, un otto marzo di tanti anni fa decide che non è più tempo di fingere la donna che non è. Scrive: «Sono omosessuale». E inalbera quelle parole in piazza, durante una manifestazione femminista. Finisce sulla copertina di Panorama e diviene il simbolo di un’altra lotta di liberazione, non più il ‘43 ma gli anni Settanta. È un’attivista del Fuori, prima donna in Italia a dichiararsi, oggi si dice a fare outing. Ma oggi non era ieri. E ieri erano tempi duri per donne così. Arriva a Bolzano, si lascia vivere, si accompagna alla sua emarginazione con la dignità di altre donne della sua stazza. Cammina fiera e senza mai chiedere nulla a nessuno, pochi vestiti, una borsa con le sue poche cose sempre in mano. C’è chi la prende in giro: «barbona!». Lei neppure li guarda. La sua cultura l’accompagnerà sempre. Fino alla fine.

Maria De Paoli Toffol è stata una precorritrice. Perché in un mondo della montagna saldamente, allora ma forse anche ora, in mano agli uomini, è stata la prima donna italiana a gestire, da sola, da donna separata, un rifugio in Alto Adige, il Rifugio Locatelli sulle Tre Cime di Lavaredo negli anni Trenta.

A sua volta Ada Vita è l’indimenticabile fondatrice dell’Avis bolzanina e coraggiosa infermiera volontaria della Croce Rossa, instancabile presenza in ogni dove, capace di coinvolgere anche i più riottosi con l’obiettivo comunque di fare del bene. Volontaria in diversi teatri di guerra, ha sempre rifiutato, lei nata degli anni ’20, il cliché che una donna potesse realizzarsi solo nel matrimonio e nel mettere al mondo dei figli.

Infine Theresia Raich, detenuta nel lager di Bolzano, per essersi rifiutata di optare per la Germania nazista e di rivelare dove si erano nascosti il padre e un fratello disertori della Wehrmacht. Fu rinchiusa dal settembre 1944 fino alla fine di aprile del 1945.

Ritratto di Theresia Reich

Aspetto molto importante del progetto è il coinvolgimento di artiste e artisti nella realizzazione dei ritratti. Ognuno e ognuna di loro ha studiato a lungo la biografia della donna da ritrarre, realizzando poi un’opera con totale libertà interpretativa ed espressiva. La pittrice Monica Pizzo si è occupata del ritratto di Mariasilvia Spolato; Linda De Zen di Theresia Raich; Marco Weber, artista meranese, di Franca Turra; Ciro Saetti, pittore bolzanino, di Ada Vita e infine Laura Levada, pittrice, di Maria de Paoli Toffol.

Come promotrici, vorremmo che il progetto “Gocce” potesse espandersi a macchia d’olio come una sorta di racconto infinito di città in città. Invitiamo chiunque fosse interessata/o a creare gocce di memoria nella propria realtà (persone, istituzioni, associazioni) e a contattarci. Più siamo, meglio è.

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Articolo di Roberta Benatti

Sono nata a Bolzano, ho frequentato l’Istituto d’arte di Trento poi l’università a Venezia. Nel 1996, grazie alla collaborazione con la rivista Bz1999, mi sono messa in gioco con le mie idee, le mie proposte, la mia coscienza politica e il mio lato creativo. Sono la social manager del Consultorio Aied di Bolzano. Sono ideatrice e curatrice di eventi culturali per enti, associazioni del territorio e con il Comune di Bolzano.

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