Herta Müller. Nobel per la letteratura

«Ha saputo descrivere il panorama dei diseredati con la forza della poesia e la franchezza della prosa».

Quando riceve il prestigioso riconoscimento l’autrice è quasi una sconosciuta, i suoi libri in Italia sono pubblicati da una piccola casa editrice di Rovereto (TN). Ma il 2009 è un anno particolare, perché ben cinque sono le donne premiate in diverse discipline, mai così tante.

Scrittrice, saggista e poeta, rumena appartenente alla minoranza di lingua tedesca, Herta Müller nasce il 17 agosto 1953 a Nitzkydorf, un villaggio del Banato. Quando nel 1947 nasce la Repubblica socialista di Romania, la popolazione rumena-tedesca viene presa di mira dal regime, molti di loro sono deportati nei campi di lavoro in Unione Sovietica. Una seconda deportazione, nella steppa di Baragan all’interno del Paese, avviene nel 1951 durante il conflitto fra Tito e Stalin.

La famiglia di Herta Müller, di origine contadina, è stata segnata dalle tragedie di un periodo storico cruento: la madre, Catarina, nel 1945 era stata deportata in Unione Sovietica dove rimase per cinque anni; il padre, camionista, era stato arruolato nelle Waffen-SS. Nonostante le umili origini la giovane Herta riesce a frequentare un liceo e successivamente l’università di Timisoara dove studia Germanistica e Romanistica. Durante gli anni universitari si avvicina, unica donna, al Gruppo d’azione del Banato, un circolo di intellettuali dove conosce il suo primo marito, Richard Wagner. Pubblica articoli su riviste letterarie e allo stesso tempo lavora come maestra d’asilo e traduttrice.
Sotto la dittatura di Nicolae Ceausescu, dopo una fase iniziale meno restrittiva, inizia negli anni 1974-75 una svolta repressiva contro le minoranze: nel 1980 Müller viene sospesa dall’impiego perché si rifiuta di collaborare con i servizi segreti. Inizia per lei un periodo di intensa produzione letteraria, ma la sua esistenza è segnata dalla persecuzione nei confronti suoi e dei suoi amici da parte della Securitate. Finché nel 1985 riesce a espatriare. Lascia la Romania per la Germania, dove si stabilisce a Berlino ovest.
Dal 1989 al 2001 ottiene incarichi in diversi Paesi come docente a contratto: Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera e Germania. Oltre all’ambito Nobel, nel corso della sua vita ha ricevuto numerosi premi.

La sua prima opera, pubblicata a Bucarest e successivamente rieditata in Germania, è una raccolta di racconti, Niederungen: pubblicata anche in italiano dagli Editori Riuniti (1987) con il titolo Bassure, ha ricevuto diversi riconoscimenti.
Barfüβiger Februar (Febbraio Scalzo) celebra il mese in cui l’autrice ha ricevuto il permesso di espatrio. «L’arrivo era l’inverno. Straniero il Paese e sconosciuti gli amici. Gli alberi tagliati, febbraio freddo»: così descrive il suo arrivo in terra straniera, non proprio un inno alla gioia nonostante la Germania significasse per lei l’allontanamento da una situazione che la opprimeva. Nel frattempo era uscita la raccolta di prose Drückender Tango (Tango opprimente), alcune delle quali furono inserite nell’edizione berlinese di Bassure.
Dedicato alla difficoltà di chi vive sospeso tra due Paesi e due culture è Reisende auf einem Bein (In viaggio su una gamba sola, Marsilio 2009), così come una storia di emigrazione dalla Romania è anche quella raccontata nel romanzo L’uomo è un grande fagiano nel mondo (Feltrinelli, 1986).

Durante una conferenza stampa tenuta a Berlino nel 2009, alla domanda se si sentisse una scrittrice rumena o tedesca rispose:

 Herta Müller, In viaggio su una gamba sola, Marsilio, 2010

«Ho sempre scritto in tedesco, il rumeno l’ho imparato solo a 15 anni, è una lingua bellissima, ma non saprei scriverla, ci vuole un’intimità che non ho. I miei libri trattano delle esperienze in Romania, ma alla Germania devo moltissimo. Qui mi sono sentita finalmente una donna libera, perché conosco la differenza, so cosa vuol dire uscire di casa la mattina e non sapere se la sera sarai ancora viva. So cosa significa andare dal parrucchiere ed essere prelevata per strada, ritrovarsi in una cella della Securitate per un interrogatorio. Ma solo con la caduta del regime di Ceausescu ho avuto la sensazione di essere veramente salva, di poter respirare, perché anche a Berlino ovest i servizi segreti rumeni continuavano a perseguitarmi e a minacciarmi. Francamente oggi non so cosa sono. Tedesca? Rumena? Sono un po’ tutte e due le cose e nessuna di esse».

Del controllo oppressivo del regime comunista parla in Herztier, forse il suo libro più conosciuto in Italia– tradotto in italiano in due momenti diversi: primo titolo Il paese delle prugne verdi, (Keller 2008), secondo titolo Cuore animale (Feltrinelli, 2021): qui l’opposizione a Ceausescu viene vista nei suoi epiloghi tragici attraverso il suicidio di una giovane ragazza.
L’altalena del respiro (Feltrinelli, 2012) racconta la storia di un diciassettenne deportato nei lager dell’Ucraina per ordine sovietico: per scriverlo l’autrice ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti e in primo luogo del poeta tedesco Oskar Pastior.
In Cristina e il suo doppio (Sellerio, 2010) viene svelato il contenuto del fascicolo che la Securitate aveva realizzato su Herta Müller: novecento pagine di un dossier incompleto e sottoposto a un’accurata “pulizia” da parte dei nuovi servizi segreti post-comunisti, racconto autobiografico e al tempo stesso testimonianza dell’opacità del potere.

Herta Müller, Cuoreanimale, Feltrinelli, 2021
Herta Müller, L’altalena del respiro,
Feltrinelli, 2012

La persecuzione da parte dei servizi segreti rumeni è il tema dominante del romanzo La volpe era già il cacciatore (Feltrinelli, 2020). I servizi segreti sono presenti in modo quasi ossessivo anche in altri romanzi: Oggi avrei preferito non incontrarmi (Feltrinelli, 2019), La mia patria era un seme di mela (Feltrinelli, 2015).

In Lo sguardo estraneo (Sellerio, 1999) i temi cari all’autrice vengono filtrati attraverso la poesia, intesa come unico mezzo per sopravvivere, mentre La paura non può dormire. Riflessioni sulla violenza del secolo scorso (Feltrinelli 2012) è una raccolta di saggi in cui l’autrice riflette sulla violenza di un secolo e dei suoi totalitarismi.
A cavallo tra narrativa autobiografica e saggistica è il libriccino Il re s’inchina e uccide (Keller, 2003), così come Il fiore rosso e il bastone (Keller, 2003) è un intreccio tra diario, poesia e riflessione.

Herta Müller, Oggi avrei preferito non incontrarmi, Feltrinelli, 2011
Herta Müller, La paura non può dormire, Feltrinelli, 2012
Herta Müller, La volpe era già cacciatore, Feltrinelli, 2020

Herta Müller, come si può vedere, è un’autrice molto prolifica. Essendo tuttora vivente, potrà raccontare ancora molte storie.

Qui le traduzioni in francese, inglese, spagnolo e ucraino.

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Articolo di Annamaria Vicini

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Giornalista pubblicista con laurea in Filosofia e master in Comunicazione, ha collaborato con alcune delle maggiori testate nazionali oltre che con organi di stampa a livello locale. È stata direttrice responsabile di un sito internet e autrice di un blog di successo. Ha pubblicato il romanzo Non fare il male (I Libri di Emil, 2012) e l’eBook Abbracciare il nuovo mondo. Le startup cooperative (2017).

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