Il termine “dimora” – da “dimorare”, lat. demorari, trattenersi più o meno durevolmente in un luogo – indica lo spazio che accoglie e in cui si abita: la casa. Il significato di dimora è strettamente collegato a quello di abitare che si riferisce, quindi, a quelle zone private nelle quali esercitare il proprio controllo e libertà personale, contrapposte a quelle esterne che rappresentano smarrimento e incertezza. Esiste da sempre, dunque, la necessità da parte dell’essere umano di un rifugio nel quale esprimere senza filtri le proprie emozioni.
Il mondo dei romanzi di Jane Austen è pieno di canoniche, villini, cottage, residenze principesche in campagna, palazzi eleganti in città e abitazioni meno signorili. Il suo è, infatti, un universo intimo, domestico e ordinato. L’autrice non fa altro che riprodurre con accuratezza fotografica la gente del suo tempo che si incontra in dimore rispettabili e alla quale capitano degli eventi che, prima o poi, accadranno a tutte e tutti. In modo particolare, le sue opere affrontano il tema del possesso di una casa, non di un edificio in quanto tale, ma di un luogo sicuro e confortevole dove essere felici con le persone che si amano.
È notevole come la ricerca di una dimora sia una prerogativa non solamente di Jane Austen come autrice, ma di Jane Austen come persona. Nella sua breve ma incisiva esistenza, il timore della perdita e il conseguente desiderio di un’abitazione dove abitare furono una costante, e sempre di primaria importanza. Nell’epoca in cui visse, il termine casa coincideva con l’espressione matrimonio, in quanto unico mezzo per assicurarsi la felicità, intesa non in quanto tale, bensì come il mantenere il proprio status sociale e la propria rispettabilità. La sua esperienza mostra quanto la condizione di donna nubile sia stata critica per il raggiungimento di una stabilità non solo materiale ed economica, ma anche affettiva.
La seguente tesi presenta un breve riepilogo della vita della scrittrice attraverso le abitazioni che più hanno segnato la sua esistenza e che hanno influenzato il suo modo di affrontare il mondo e, conseguentemente, i suoi scritti. Parte dalla amata canonica di Steventon, che rappresenta per l’autrice il momento più felice e spensierato, in cui dà voce alla sua creatività, dando alla luce le sue prime eroine: Elizabeth e Jane Bennet, e Catherine Morland, la cui consapevolezza è quella naturale di trovare una dimora in cui vivere solo attraverso il matrimonio. Passa poi alla dimora di Bath, manifestazione del periodo più triste e meno produttivo da un punto di vista artistico della romanziera. Raggiunge, infine, il tanto anelato cottage a Chawton. In questa abitazione, Jane Austen, trovò il suo rifugio e il suo porto sicuro. Nel corso della sua vita, infatti, dovette spostarsi e traslocare diverse volte a causa delle ristrettezze economiche in cui versava la sua famiglia, sempre alla ricerca di condizioni più vantaggiose. Qui a Chawton, finalmente, conobbe la serenità e la felicità di cui aveva bisogno e di cui per tutta la vita fu alla ricerca.
La rilevanza che questo periodo gioioso ebbe per la carriera di Jane Austen fu notevole. Scrisse qui le sue opere più importanti e vi revisionò quelle già completate. Le sue nuove eroine avevano, dunque, raggiunto una nuova consapevolezza: Fanny Price, Anne Elliot e Emma Woodhouse sperimenteranno la perdita della propria dimora e da questa esperienza impareranno che la casa non è un edificio, ma uno stato d’animo.
Così come nella sua vita, i romanzi dell’autrice hanno, dunque, come tema cardine la rappresentazione della dimensione domestica, evidenziando l’importanza che questa problematica ha svolto all’interno della sua vita e mostrando come le sue opere siano il riflesso della sua interiorità. La dimensione domestica in Jane Austen possiede diversi aspetti che partono da quello esteriore e concreto – come l’architettura delle abitazioni e la progettazione di parchi – per poi passare a quello sociale e politico – come il denaro necessario per amministrare – e concludere, infine, con quello interiore, che pone in relazione lo spazio della casa e degli ambienti con la coscienza e l’anima dei personaggi.
Altrettanto importante è la maturazione e l’evoluzione che le sue eroine affrontano durante la successione degli eventi, il loro modo di affermarsi nel contesto sociale in cui vivono e la loro tenacia nel perseguimento dei loro obiettivi. Mansfield Park è, sicuramente, il romanzo che più concretamente rispecchia questo aspetto, attraverso il percorso fisco, morale e intellettuale che avviene nella protagonista Fanny Price. Maggiore attenzione viene dedicata all’osservazione delle dimore signorili presenti nell’opera, Mansfield Park e Sotherton Court, la rilevanza sociale che quest’ultime possedevano nell’epoca della scrittrice e il significato che interni – salotti, sale e stanze da letto – ed esterni – giardini, parchi e boschi – assumevano per i personaggi del romanzo e per la protagonista.
Figura centrale del romanzo, non è solo la piccola Fanny Price, ma anche e soprattutto la dimora di Mansfield Park, composta dalla tenuta, dalla famiglia che la dirige e dai valori che la sorreggono. Vi è un parallelismo tra lo stato d’animo dell’eroina e la fredda imponenza dell’edificio e delle sue stanze, tanto da farla sentire costantemente un’estranea per quasi tutta la durata delle vicende. Mansfield, che è sinonimo di potere e dominio, ottenuto attraverso lo sfruttamento di schiavi nelle piantagioni ad Antigua, è la rappresentazione del suo padrone, Sir. Thomas Bertram, che ostenta atteggiamenti freddi e cerca, inutilmente, di imporre i suoi solidi principi morali. Partendo da una posizione di passività, debole e accomodante, fragile e cagionevole, e da ambienti di transizione e marginali come le scale, la soffitta bianca o la East room, Fanny inizierà a prendere sempre più confidenza con gli spazi che la circondano e ne diventerà pian piano assoluta padrona.
All’interno del romanzo viene, oltremodo, illustrato il rovescio della medaglia, ossia le residenze di coloro i quali erano stati meno fortunati, la gentry, come l’abitazione della famiglia Price a Portsmouth, nella quale Fanny Price viene rispedita per comprendere il valore di una dimora di ricchezza e grande stabilità; per poi, infine, concludere con il delineamento della canonica di Mansfield Park, destinazione finale dell’eroina che rappresenterà il coronamento di un desiderio profondamente radicato in lei: una casa felice, mostrando come Jane Austen abbia un grande senso della giustizia e come, di conseguenza, le case vengano assegnate a chi le merita.
Fanny Price, in Mansfield Park, è la rappresentazione di questo processo di crescita personale che la farà diventare una giovane donna, salda nei principi e consapevole di sé stessa; è fondamentale come a questa trasformazione partecipi lo spazio in cui abita o nel quale si sposta. Attraverso la sua forza di volontà, dignità personale e virtù, l’eroina riuscirà a raggiungere il suo ideale: una dimora confortevole nel quale essere felice e la quale diverrà espressione della propria identità. Perché casa significa famiglia, e la famiglia, come tale, è alle fondamenta della società.
Qui il link alla tesi integrale: https://www.toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/Pepe_239.pdf
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Articolo di Michela Pepe

Laureata in Mediazione linguistica e comunicazione interculturale. Con un particolare interesse per la lettura e la letteratura inglese al femminile, è attualmente iscritta alla facoltà di Informazione, editoria e giornalismo dell’Università Roma Tre. Amante degli animali e grande appassionata del mondo della cosmesi.
