Odiata e amata, Parigi è da sempre una meta turistica molto ambita dagli italiani e dalle italiane. Le luci soffuse che risplendono sulla Senna e l’atmosfera intima che si respira passeggiando per i boulevard, unite al fragrante odore di pane delle boulangerie, accompagnano in un viaggio alla scoperta della Ville Lumiere dai tratti quasi fiabeschi e atemporali. Ma il fascino della capitale francese non si esaurisce con le sole motivazioni turistiche. Negli anni, infatti, è stata ed è tuttora punto di ritrovo di molte/i studenti Erasmus ed Expat.
Con Maria Chiara Prodi, direttrice della Maison de l’Italie – situata all’interno della Cité Internationale Universitaire – ci lasceremo guidare in una dimensione particolare, alla ricerca di relazioni e collegamenti tra cultura italiana e cultura francese. Ed è proprio da qui che parte il nostro percorso. La città internazionale universitaria di Parigi, nata nel 1925 a cavallo tra le due guerre, è frutto dell’idea di fratellanza innovativa dell’allora ministro dell’Educazione e del rettore dell’Università di Parigi che immaginarono nell’incontro tra studenti di diversa provenienza la via di fuga da tutte le possibili future guerre. Rappresentava, dunque, un luogo di studio e di ritrovo sociale, dove garantire alle persone ospitate la possibilità di ristabilire contatti con il mondo dopo il periodo di chiusura della Prima guerra mondiale.
All’interno troviamo la Casa dell’Italia che, per ragioni politiche dovute al governo fascista al potere nella nostra nazione, viene inaugurata solo negli anni Cinquanta del XX secolo, grazie all’illuminante intervento di un giovane studente di medicina, Giancarlo Trentini, durante un convegno sull’Europa a Milano. È qui che si pone il seme della necessità di un’apertura verso contesti internazionali, seme germogliato e brillantemente fatto fruttare da personaggi illustri della Milano dell’epoca, fra tutti l’industriale nonché senatore Enrico Falck e l’architetto Piero Portaluppi. Il progetto di quest’ultimo aveva come scopo finale il donare un pizzico della bellezza d’Italia agli/alle studenti lì presenti; da qui l’idea di un connubio tra il funzionale e la ricerca del bello estetico, inserendo nella struttura decorazioni e materiali propriamente italiani. Nello studio di Maria Chiara Prodi, come lei racconta nella puntata del podcast Lovely Planet, viene notata la presenza di una bifora veneziana come finestra; ma gli elementi sono molteplici: dai caminetti rinascimentali mantovani al marmo verde, passando poi per gli innumerevoli alberi donati e piantati proprio in occasione dell’inaugurazione. Inoltre, come tutte le altre case appartenenti a nazioni della sede universitaria, anche per la Maison de l’Italie vale la regola del brassage: il 30% delle persone residenti deve provenire da altre nazioni, sempre per tener fede all’idea iniziale degli ideatori e fondatori della Cité Internationale Universitaire. Partendo da questa prima tappa del nostro percorso, grazie alla voce di Maria Chiara Prodi possiamo trovare una prima relazione tra Italia e Francia, affrontandola dal punto di vista internazionale.

Lasciandoci alle spalle la Maison de l’Italie, approdiamo alla seconda meta dell’itinerario, molto più di nicchia della prima nonostante sia situata nel cuore della città, a pochi passi dal Canal Saint-Martin. Parliamo dell’Association Nationale Les Garibaldiens, un’associazione storica di garibaldini. È un luogo molto amato sia dagli italiani e dalle italiane a Parigi che dalla popolazione autoctona, in quanto Garibaldi è stato un personaggio chiave in entrambe le storie e culture ed è proprio ciò che si evince aprendone le porte. Infatti, ci ritroviamo catapultati in una dimensione parallela che racconta gli ultimi duecento anni di storia attraverso le vite di illustri combattenti riuniti per preservare il sogno internazionalista contro ogni tirannia, con busti, ritratti e libri a contornare il tutto. Per le visite, la struttura è aperta su appuntamento, oltre a essere palcoscenico di Festival, come quello legato al cantautorato italiano, o di celebrazioni, come quella del 25 aprile. Con questa seconda tappa, possiamo quindi analizzare i valori condivisi tra la nostra cultura e quella francese, oltre alla dimensione storico-celebrativa dell’Italia.


Per arrivare al terzo luogo del nostro percorso, attraversiamo Parigi da Sud a Nord e giungiamo alle porte del cimitero di Père-Lachaise, che accoglie le tombe e i ricordi di molti personaggi italiani. Camminando tra i viali e le lapidi, infatti, possiamo imbatterci in quelle di Maria Callas (italiana per matrimonio), del contralto Marietta Alboni, di Piero Gobetti, di Amedeo Modigliani e di altre figure di spicco della politica, dell’arte e della musica. Dalla volontà del Comitato degli italiani all’estero di Parigi e dal consolato è nata anche una guida scritta per visitare al meglio il cimitero, con il contributo di diverse figure autoriali che ripercorrono la storia delle grandi personalità lì sepolte.

Il viaggio con la guida di Maria Chiara Prodi termina qui ma, come lei stessa spiega nel podcast, le impronte lasciate dalla popolazione italiana a Parigi non si concludono con queste tre tappe. Da citare, ad esempio, la passeggiata sulle tracce di antifascisti italiani, scaricabile dal sito Guidigo. Importante menzionare anche dei luoghi divenuti nel corso del tempo una sorta di presìdi al pari di quelli istituzionali e associativi. Parliamo delle librerie e in particolare di due: La Libreria, situata a Rue du Faubourg Poissonnière, e la Tour de Babel, di Rue du Roi de Sicile. Entrambe ospitano un ampissimo settore dedicato alla letteratura italiana, oltre a costituire un punto di incontro e di presentazione sia di artisti e artiste che di attività culturali. Qui si discute, infatti, di importanti tematiche attuali e sociali, come l’immigrazione, molto sentita dalla comunità italiana espatriata a Parigi, riuscendo in tal senso a rappresentarne l’emotività e i sentimenti e divenendo luoghi simbolo.


Ovviamente in tutta la città possono essere ritrovati tanti altri punti in comune tra le due culture di cui abbiamo trattato, ragion per cui uno degli ambiziosi progetti della sopracitata Maison de l’Italie è proprio quello di raccoglierne la maggior parte in una cartografia che non si limiti a un percorso da Nord a Sud − come quello trattato nella puntata del podcast − ma che arrivi fino all’hinterland parigino.
La Francia, d’altronde, è sempre stata considerata molto vicina all’Italia, talvolta amica e altre volte nemica, e le innumerevoli e vivaci interconnessioni continue tra le due nazioni non possono che alimentare questo senso di fratellanza e di ricerca dei valori comuni che, come visto in questo articolo, sono tuttora un significativo oggetto d’interesse e studio.

1. La bifora veneziana è una delle espressioni più affascinanti dell’architettura gotica, con radici che affondano nel ricco terreno culturale di Venezia. Questa finestra particolare si distingue per la sua grazia e complessità, rappresentando un capolavoro di design e ingegneria. La bifora, dal latino “bi-foris” che significa “due aperture,” è caratterizzata da una struttura a due aperture arcuate sovrapposte. La sua forma elegante e slanciata è spesso incorniciata da colonnine sottili e ornamenti decorativi, che conferiscono un tocco di raffinatezza. L’arco acuto delle aperture aggiunge un elemento di verticalità, creando un profilo distintivo che si erge con grazia contro il cielo veneziano. La storia della bifora veneziana risale al periodo medievale, quando l’architettura gotica fioriva nell’Europa del XII secolo. Questa finestra divenne un elemento iconico nelle dimore patrizie veneziane, simboleggiando il prestigio e l’eleganza dei residenti. L’uso sapiente di materiali come la pietra e il marmo arricchisce ulteriormente la bifora, conferendole una qualità duratura e una bellezza senza tempo. Le bifore veneziane non sono solo un esempio di maestria architettonica, ma svolgono anche un ruolo funzionale nel contesto veneziano. La loro disposizione strategica consente l’ingresso di luce naturale nelle dimore, creando ambienti luminosi e accoglienti. Allo stesso tempo, il design articolato delle aperture consente una ventilazione adeguata, un aspetto pratico che si sposa armoniosamente con l’estetica. Oltre alla loro funzione primaria, le bifore veneziane sono spesso arricchite da dettagli decorativi come trafori intricati e colonnine scolpite. Questi elementi ornamentali testimoniano l’abilità artigianale degli artigiani veneziani, che dedicavano grande attenzione ai dettagli per creare opere d’arte architettoniche. Nel corso dei secoli, la bifora veneziana ha resistito alle sfide del tempo, diventando un simbolo intramontabile dell’architettura veneziana. Ancora oggi, è possibile ammirare queste finestre affascinanti nei palazzi storici e nelle chiese di Venezia, dove continuano a raccontare la storia ricca e affascinante di questa città unica.
In copertina: Cité Universiatire Paris.
Per ascoltare la puntata clicca qui.
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Articolo di Chiara De Luca

Nata a Benevento nel 1999, appassionata di scrittura, arte e viaggi. Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Editoria e scrittura presso La Sapienza per diventare giornalista e dar spazio alle tante storie di discriminazione che affliggono la nostra società. Ama il buon cibo, i tatuaggi e il conoscere ogni giorno qualcosa di nuovo.
