Ngozi Okonjo-Iweala. Una storia di impegno e determinazione

Nigeria. In una delle regioni maggiormente colpite dalla carestia, una bambina porta sulle spalle per chilometri la sua sorellina di tre anni, malata di malaria, per raggiungere i medici che la potranno finalmente curare. La bambina, trasportata al presidio medico, riceverà le cure necessarie e potrà salvarsi. La coraggiosa sorella maggiore nigeriana ancora non conosce il suo destino, ma la forza e la determinazione che sta dimostrando caratterizzeranno tutta la sua vita. Si chiama Ngozi Okonjo-Iweala e diventerà la prima donna e la prima africana a capo di un’istituzione internazionale potentissima: l’Organizzazione mondiale del Commercio (World Trade Organization), di cui è direttrice dal marzo 2021. Una donna che il credito se lo è davvero conquistato.

Ngozi Okonjo, d’ora in poi indicata con NOI (come si firma su Instagram), che oggi ha 69 anni, ha avuto la fortuna di nascere, il 13 giugno 1954, in una famiglia di studiosi: i genitori sono professori universitari e il padre è anche Obi (sovrano) del regno degli Ogwashi-Uku, città che le dà i natali, nel Delta State, nel sud della Paese africano. La giovane nigeriana studierà presso la Queen’s School di Enugu, capitale dell’ex Repubblica del Biafra, la St. Anne’s School, nel Molete e la International School Ibadan. Studiare le piace moltissimo, ma vuole le migliori scuole per sé e partirà per gli Stati Uniti, a soli 19 anni, nel 1973, per frequentare la facoltà di Economia e cercare di capire come fare uscire il suo Paese dalla povertà. Si laureerà magna cum laude proprio in Economics a Harvard nel 1977 ma non le basterà. Vuole affrontare gli studi presso quello che è il Gotha del pensiero economico statunitense e grazie a una borsa di studio internazionale dell’American Association of University Women si iscriverà al Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, conseguendo nel 1981 il dottorato in Economia regionale e dello sviluppo, con una tesi dal titolo Politica del credito, mercati finanziari rurali e sviluppo agricolo della Nigeria.
Sposata con un neurochirurgo e madre di tre maschi e una femmina, tutti laureati a Harvard, forte della sua robusta formazione economica, grande combattente, come ama definirsi, ha più volte avuto modo di ribadire la necessità per le donne di sfondare il tetto di cristallo, cosa che di solito gli uomini consentono di fare loro quando tutto sta andando male.

Per 25 anni lavora alla Banca Mondiale ricoprendo il ruolo di economista sulle politiche dello sviluppo, promuovendo progetti per l’assistenza ai paesi a basso reddito, recandosi in Africa, Asia, Europa, America Latina e Nord America e gestendo un pacchetto di aiuti di più di 40 miliardi di dollari. Nel 2003 ritiene che sia giunto il momento di mettere il suo sapere e la sua esperienza al servizio del suo Paese e accetta la nomina a Ministra delle Finanze della Nigeria, prima donna ad assumere questo incarico, fino al 2006. Durante la sua permanenza al Governo dimostra anche doti di abile negoziatrice con il Club dei creditori di Parigi, ottenendo nel 2005 la cancellazione di 30 miliardi di dollari di debito. Nel 2006 è anche Ministra degli Esteri, ritornando all’incarico iniziale di Ministra delle Finanze, dal 2011 al 2015. Forte della sua preparazione e sicura nel ruolo che ha già ricoperto, l’economista e politica nigeriana persegue con fermezza e determinazione un programma articolato di riforme in grado di stabilizzare i conti pubblici e il sistema economico nigeriano, contribuendo a triplicarne il tasso di crescita economica e promuovendo una campagna contro la corruzione e per la trasparenza fiscale.

Molte persone l’hanno definita «la ministra che ha salvato l’economia nazionale». Ngozi Okonjo-Iweala è stata inserita più volte tra le personalità più influenti a livello africano e globale: Transparency International l’ha voluta tra le otto ispiratrici combattenti anticorruzione nel 2019, mentre Fortune Magazine l’ha definita una delle 50 più grandi leader mondiali nel 2015. Time Magazine l’ha scelta tra le prime 100 persone più influenti al mondo nel 2014 e nel 2021. Anche Forbes l’ha inserita negli anni 2022, 2014, 2013, 2012 and 2011 come una delle persone più influenti al mondo, mentre il Financial Times nel 2021 l’ha inserita nella classifica delle 25 donne più influenti. I riconoscimenti che ha ottenuto sono moltissimi e non si possono riportare tutti, ma sono il segno di un grande credito che questa donna africana ha saputo conquistarsi con uno studio assiduo e un impegno straordinario.

Ngozi Okonjo-Iweala

NOI si definisce «una convinta sostenitrice del potere del commercio di sollevare i paesi in via di sviluppo dalla povertà» e dal marzo 2021 ha raggiunto un altro primato: è la prima Direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, più nota come Wto. Prima donna e prima africana a ricoprire questa carica importante. Appena appresa la notizia della sua nomina, il mondo dei social si è scatenato e dalla Nigeria è partita la#BelikeNgoziChallenge che, insieme a #NoigoestoWto e #Ankaraarmy – si riferisce al tratto distintivo di NOI di vestirsi in ogni occasione con abiti dai colori vivaci e sgargianti– ha riempito i profili social di immagini di donne (e uomini) con abiti tradizionali per celebrare la prima donna africana ai vertici del Wto. NOI, che sorride spesso e comunica gioia coi suoi vestiti colorati, si è sempre battuta per la parità di genere e per l’empowerment femminile e i messaggi su Instagram rivelano che per molte persone è una vera ispiratrice.

Che cosa può rappresentare la nomina di NOI, fortemente voluta da Biden e osteggiata da Trump, che le avrebbe preferito una Ministra della Corea del Sud? Sicuramente la volontà di rianimare un’organizzazione in crisi a causa dei veti incrociati, in un clima in cui i nazionalismi e il protezionismo la fanno da padrone e in cui la pandemia ha inasprito gli squilibri macroeconomici. Sicuramente vorrà rilanciare dinamiche multilaterali, ripensare la Wto e restituirle credibilità, «per accompagnare il sistema internazionale in un’era post-pandemica fondata su una migliore comprensione delle dinamiche socioeconomiche nei paesi in via di sviluppo e in cui al continente africano sia riconosciuto un inedito protagonismo», come ha commentato Camillo Casola, Associate Research Fellow Programma Africa per ISPI, questo anche alla luce dell’allargamento dei Brics e all’ingresso nel G20 dell’Unione Africana. Al G20 NOI si è congratulata col Presidente Indiano Modi per la decisione di ammettere, come ventunesimo membro del G20, 54 Stati africani e, nei suoi incontri con i politici dei diversi Paesi occidentali, non ha mancato di sottolineare come sia importante andare nella direzione del multilateralismo nel commercio internazionale, fortemente pregiudicato dalla lunga guerra tra Russia e Ucraina.

NOI è Presidente della Gavi Vaccine Alliance, organizzazione internazionale che garantisce accesso e distribuzione dei vaccini nei paesi in via di sviluppo e grazie alla quale ogni anno possono essere vaccinati milioni di bambini in tutto il mondo e ha fatto parte del Consiglio di amministrazione di Twitter, oggi X Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti ricordiamo: il premio per la Global Leadership dall’American Academy of Achievement, il titolo di Campionessa per il cambiamento globale dalla Fondazione delle Nazioni Unite. Ha inoltre ottenuto il Madeleine K. Albright Global Development Award dall’ Aspen Institute, e il Women’s Economic Empowerment Award da WEConnect International. Ha ricevuto 21 lauree honoris causa dalle più diverse Università (Yale University, University of Pennsylvania, Brown University, Trinity College, University of Dublin, Amherst College, Colby College, Tel Aviv University, Northern Caribbean University, Jamaica, University of Amsterdam, American University, Nyenrode Business University, London School of Economics and Political Science) e premi nel campo dello sviluppo sostenibile. Oggi è co-chair della Commissione Globale sull’economia e il clima con Nicholas Stern e Paul Polman, co-chair della Commissione Globale sull’economia e l’acqua e chair dell’African University of Science and Technology, Abuja. I titoli ottenuti come Ministra delle finanze dell’anno sono moltissimi. È stata anche fondatrice della prima organizzazione di ricerca sulle opinioni degli indigeni, NOI Polls e del Centro per gli studi delle economie africane, un think tank importante per l’elaborazione di un pensiero non allineato a quello occidentale.

Tra i suoi molti libri sono da segnalare Women and Leadership: Real Lives, Real Lessons scritto insieme a Julia Gillard (Penguin Random House, 2020); Combattere la corruzione è pericoloso. La storia dietro le notizie, Mit Press 2018; Riformare l’irriformabile: lezioni dalla Nigeria. Mit press 2012, La trappola del debito in Nigeria: verso una strategia di debito sostenibile (Africa World Press, 2003).

NOI ha avuto anche molti nemici, pronti a criticarla «per avere legittimato, accettando l’incarico da ministro in Nigeria, un governo di cleptocrati e una classe dirigente di malfattori che hanno derubato il popolo dai proventi del petrolio». Nei suoi confronti però, non ci sono mai state accuse o investigazioni. Nell’Italia che fa parte delle cosiddette democrazie da G7 a nessuna donna sono stati mai assegnati i Ministeri economici, non l’Economia, non il Bilancio, non le Finanze, non la Spesa pubblica. In Nigeria si, e più volte. Conoscere la storia di NOI può contribuire a smontare una serie di luoghi comuni sulle donne e sull’Africa.

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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

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