Genere e turismo. Uno sguardo d’insieme

La Treccani definisce il turismo l’«insieme di attività e di servizi a carattere polivalente che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalla località di abituale residenza ad un’altra località per fini di svago, riposo, cultura, cura, sport, ecc.».
Si tratta dunque di un campo molto ampio che necessita di analisi e bilanci disgiunti in base a finalità e caratteristiche del viaggio e che include di conseguenza una varietà altrettanto ampia di soggetti coinvolti.

Con questa premessa, non è certo semplice tracciare un excursus storico su protagonisti e protagoniste dell’azione, perché il trasferimento temporaneo di persone, di fatto, è sempre esistito: dai cacciatori di epoca preistorica ai combattenti di tutte le guerre, da pellegrine e pellegrini a naviganti d’ogni tempo e luogo.

Tuttavia, ciò che più si avvicina all’attuale concetto di turismo è il Grand Tour: a partire dal XVIII secolo, giovani aristocratici, per lo più di sesso maschile, si cimentavano in viaggi volti a perfezionare e incrementare le loro conoscenze. Viaggi con una durata indefinita, la cui meta era molto spesso l’Italia. Di Grand Tour in ottica di genere si è più volte parlato in questa sede e invito a leggere i due recentissimi articoli di Livia Capasso (https://vitaminevaganti.com/2023/09/23/lo-sguardo-femminile-del-grand-tour-parte-prima/; https://vitaminevaganti.com/2023/10/07/lo-sguardo-femminile-del-grand-tour-parte-seconda/).

Grand Tour

Solamente intorno agli anni Cinquanta – prima negli Stati Uniti e poi in Europa – il turismo iniziò a interessare tutti i ceti sociali. Poi, durante gli anni Sessanta, grazie allo sviluppo economico, all’incremento degli stipendi, al riconoscimento dei periodi di ferie retribuiti e allo sviluppo della motorizzazione prese piede il cosiddetto turismo di massa.
Il passaggio dal turismo di massa a quello globale avviene negli anni Novanta per via di una serie di fattori, quali la standardizzazione, lo sviluppo di internet, l’incremento dei traffici aerei, il costo ridotto delle vacanze e la scoperta di mete precedentemente non raggiungibili.

Ma in un’ottica di genere possiamo definire il turismo un settore basato su principi di uguaglianza?
Da un punto di vista storico ovviamente non lo è. Viaggiare era un privilegio, per lo più riservato agli uomini. Le uniche donne che disponevano di questa possibilità erano le aristocratiche occidentali maritate con soldati, diplomatici o colonialisti. Esse, infatti, si spostavano in quanto accompagnatrici dei propri coniugi, dunque, sempre in un’ottica di subalternità.
Nell’Ottocento però assistiamo a due cambiamenti assai significativi: da un lato l’opportunità di spostarsi raggiunge anche donne di ceto medio, che diventano a volte viaggiatrici indipendenti prive della componente maschile, dall’altro prende piede la narrazione femminile del viaggio, che dà origine a una vastissima produzione letteraria e pittorica presente ancora oggi.
Le prime e più numerose viaggiatrici/scrittrici sono inglesi e solo successivamente questo fenomeno si estende al resto d’Europa.
Ciò che distingueva la comune letteratura da viaggio maschile da quella femminile era sicuramente la tematica: mentre la prima si fondava su una prospettiva colonialista, la seconda era caratterizzata da una narrazione etnocentrica.

Divario salariale di genere

Eguaglianza e parità sono ben lontane anche dal turismo odierno, seppure bisogna riconoscere che il tasso di occupazione femminile e dei gruppi minoritari Lgbtq+ è superiore a qualsiasi altro settore. Tuttavia, il cammino che le donne si trovano a dover percorrere è ancora impervio e lungo; infatti, sebbene ristretto, il divario salariale di genere (Gender pay gap) esiste anche qui. Nel gap risulta altresì evidente l’influenza dei meccanismi sociali di segregazione di genere con una stigmatizzazione delle attività professionali “femminilizzate”, come l’accoglienza, l’intrattenimento e la ristorazione. Ma non è finita: gli impieghi che le donne hanno la possibilità di ricoprire richiedono lo status più basso. In sintesi, gli scarti salariali e i divari nella progressione di carriera perdurano, seppure con leggera attenuazione.
L’Unwto (United national world tourism organization) riporta che le donne costituiscono la maggioranza della forza lavoro turistica in tutto il mondo (54%) ma ricoprono posizioni di livello inferiore: per lo più possiedono e gestiscono attività proprie a scala ridotta, ma sono sottorappresentate nelle posizioni dirigenziali delle principali imprese turistiche.
La Pipeline Coalition stima che le donne ricoprano meno del 40% delle posizioni manageriali nel settore alberghiero, meno del 20% dei ruoli di direzione generale e meno dell’8% degli incarichi direttivi. Il settore ricettivo impiega molte donne ai livelli più bassi, ma pochissime a livelli intermedi e superiori e la tariffa oraria media delle donne è significativamente inferiore a quella degli uomini.

Le donne sono fortemente coinvolte nel settore come membri delle comunità e della società civile, spesso avviando iniziative pionieristiche per affrontare le disuguaglianze. Il turismo basato sulla comunità, insieme all’alloggio, è il settore in cui è impegnata la maggior parte delle donne in tutto il mondo. Merita sottolineare il fatto che ovunque le donne hanno sviluppato soluzioni collettive per affrontare gli impatti del turismo, che influisce sulla loro vita e colpisce questioni come le molestie sessuali, l’alcolismo, la salute mentale, la gestione dell’acqua e dei rifiuti e l’aumento del costo della vita.

Percentuale delle donne impiegate nel turismo

Pur costituendo la maggioranza di studenti nell’istruzione formale nel settore turistico, in gran parte mancano di una formazione di alto livello e delle competenze trasversali necessarie per garantire la progressione di carriera e il raggiungimento di ruoli apicali: in tutte le regioni del mondo, la leadership femminile ai più alti livelli decisionali è l’eccezione, non la regola.
In molti contesti, le donne hanno meno probabilità degli uomini di avere l’istruzione, i contatti e le risorse necessarie per diventare leader: in alcune aree, discriminazioni normative e stereotipi culturali si combinano con forme di violenza di genere che impediscono alle donne di occupare posizioni di rilievo. Lavori come le guide turistiche, ad esempio, sono altamente dominati dagli uomini in tutte le regioni africane e asiatiche, sostenuti da legislazioni restrittive per il genere femminile.

Le tecnologie digitali stanno trasformando il settore del turismo in tutto il mondo e le piattaforme digitali hanno il potenziale per dare impulso alle piccole imprese turistiche nelle destinazioni emergenti: si tratta di un accesso diretto che apre nuove strade per la cosiddetta “economia della condivisione” e offre immense opportunità alle donne nel settore turistico. 
Allo stato attuale, tuttavia, le donne sono sottorappresentate nelle piattaforme e nella tecnologia digitale. A livello globale, solo il 25% delle persone impiegate nel settore IT è costituito da donne. Sebbene le tecnologie digitali stiano diventando una questione sempre più importante nel turismo, l’uguaglianza di genere nel settore non è stata ancora affrontata e risolta sufficientemente.

Nella sfera del consumo e della produzione del turismo, si registra che il ruolo delle donne è in forte crescita, come è dimostrato sia dal fiorire delle offerte dedicate alle donne, sia dal boom del numero delle stesse che viaggiano da sole o in gruppi femminili. Si tratta di un dato estremamente rivoluzionario, perché l’accesso delle donne ai viaggi come forma di emancipazione ed empowerment è una delle più importanti espressioni della lotta femminista.

Da segnalare che il turismo ha visto anche un incremento da parte della comunità Lgbtq+. Le motivazioni al viaggio sono principalmente l’autoderminazione, l’emancipazione e la propria affermazione. A tal riguardo l’Ansa scrive «Il turismo Lgbtq+ nel 2023 si è evoluto e sta cambiando. Diventa sempre più importante il numero delle famiglie arcobaleno in viaggio che cercano di evitare problemi burocratici e prediligono stare con altre famiglie, ma ancor più essere accettate nelle località dove prenotano le vacanze».
Sicuramente, alla base di questo afflusso vi è il riconoscimento di alcuni diritti dei soggetti Lgbtq+, ma è altrettanto certo che le discriminazioni non sono state definitivamente abbattute e che siamo ben lontane da quello che è il reale raggiungimento dell’inclusività.

In copertina: Augustus Leopold Egg, The Traveling Companions, 1862 (particolare).

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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

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