Genere e turismo tra Europa, Asia e area del Pacifico

A fare da collante tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati, sono sicuramente le disuguaglianze di genere: ovunque le donne sono svantaggiate in diversi ambiti, dall’economia alla politica e al lavoro e il settore turistico non fa eccezione, nonostante registri in tutto il mondo il più elevato tasso di occupazione femminile. Come abbiamo scritto nel precedente numero della rivista (link al n. 246), si tratta, per lo più, di un’occupazione che non permette alle donne di ricoprire posizioni apicali e di percepire gli stessi redditi degli uomini.
A parte questo dato comune, quando si passa a un’analisi di tipo geografico, ci si accorge che esistono differenze significative nelle diverse parti del pianeta.

L’Europa è senz’altro il continente più visitato al mondo e il turismo è tra le risorse che più contribuiscono allo sviluppo economico dell’area. Le donne costituiscono il 53% della forza lavoro e, nonostante siano ben rappresentate, guadagnano meno degli uomini e ricoprono impieghi tutt’ora stigmatizzati: in generale, sono presenti soprattutto in mansioni che richiedono basse competenze e in impieghi scarsamente retribuiti.
Bisogna tener conto che negli Stati membri dell’Unione europea, le donne dedicano ai lavori domestici e alle attività di cura almeno il 54% del tempo in più rispetto agli uomini, ma le percentuali variano molto da Paese a Paese, fino a raggiungere l’86% in Spagna e Grecia. Risulta dunque evidente che anche nel settore turistico le donne tendano a svolgere lavori che ricalcano tale dinamica: parliamo di attività connesse al servizio clienti, alle pulizie, alle reception, alle mansioni amministrative e di assistenza. A ciò si aggiunge che gli impieghi femminili part-time sono più frequenti di quelli maschili: in termini percentuali risulta che il 18,4% delle lavoratrici nel settore è a tempo parziale contro il 5,7% dei lavoratori.
Ciò che sorprende – tenuto conto dell’attenzione mostrata dall’Europa verso le politiche di parità e dell’importanza economica del turismo nell’Unione – è la mancanza di strategie e di piani d’azione specifici per il settore, che vada ben oltre l’ambito alberghiero e ricettivo.

Sulla base di queste osservazioni, il Global Report on Women in Tourism (Unwto), raccomanda di integrare le questioni legate al turismo in modo più sistematico nelle strategie di mainstreaming di genere della regione e di continuare a migliorare le condizioni di lavoro delle donne nel settore, in particolare nel settore alberghiero e ricettivo.
Secondo l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, le questioni più impellenti da affrontare e risolvere per ridurre il gap nel settore sono la segregazione nel mercato del lavoro, la ridotta partecipazione delle donne ai processi decisionali, gli stereotipi collegati al rapporto con i viaggi e, non ultimo, il rischio di violenza.

Per far fronte ad alcuni di questi problemi sono nate associazioni private che si occupano di potenziare e aumentare la visibilità femminile nel settore turistico. Tra queste, merita attenzione il tour operator spagnolo Focus on Women, che propone viaggi rivolti a una clientela femminile interessata a incontrare donne di altri Paesi, a tessere reti, attivare scambi e azioni solidali con loro. Focus on Women, oltre a devolvere il 7% dei suoi profitti a organizzazioni che si occupano della cura di donne e bambine/i, incoraggia l’imprenditoria femminile privilegiando contratti con strutture ricettive e servizi gestiti da donne, avvalendosi di guide e operatrici locali che offrano uno sguardo di genere ben lontano dalla usuale prospettiva androcentrica.
Un esempio interessante di azione pubblica si registra in Albania, grazie alla collaborazione tra l’Ufficio di collegamento delle donne delle Nazioni Unite e il governo. Nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile, il lavoro congiunto ha portato a elaborare una strategia nazionale che inserisce gli obiettivi di uguaglianza di genere nelle priorità e nelle strategie del Paese e rafforza il turismo attraverso l’integrazione della dimensione di genere e il sostegno alle imprese femminili. L’esperienza sta dando buoni risultati e conferma l’importanza di procedere con iniziative istituzionalizzate, separate dalla politica dei partiti e condivise con organizzazioni specializzate in mainstreaming di genere.

Percentuale delle donne impiegate nel turismo in Europa

L’Asia e l’area del Pacifico, costituiscono la seconda regione al mondo per numero di visite, ma al loro interno sono presenti forti differenze da Paese a Paese, sia per le attività turistiche, sia per le questioni di genere.
Discriminazioni e disuguaglianze radicate nelle culture locali disegnano un panorama professionale variegato. Mentre, ad esempio, nella società balinese è concesso alla donna, solitamente istruita, di guadagnare un reddito supplementare senza venir meno al dovere di gestire la casa ed educare la prole, alcune credenze e pratiche del Laos possono impedire l’istruzione femminile, il che di fatto significa confinare le addette turistiche al solo ruolo di massaggiatrici. In Nepal la maggior parte del lavoro femminile si concentra in attività stagionali, part-time, poco qualificate e poco retribuite, come la vendita al dettaglio, l’ospitalità e le pulizie, dove lavorano come cameriere, addette alle pulizie, cuoche, massaggiatrici e venditrici ambulanti.
La ricerca sulla relazione tra genere e turismo è peraltro scarsa e risulta dunque molto difficile fare affermazioni generalizzate su questo tema.
Da un rapporto condotto dalla Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) emerge che le donne rappresentano la maggioranza della forza lavoro nel turismo, che recepiscono uno stipendio più basso e lavorano in condizioni molto precarie e che le le giovani sono spesso vittime di violenze e molestie.
Eppure il ruolo femminile nel settore è crescente e a conti fatti è più comune trovare donne in ruoli di lavoro autonomo nelle economie in via di sviluppo dell’Asia e del Pacifico che nelle economie sviluppate: il turismo può fornire flessibilità alle madri lavoratrici e può offrire un percorso abbastanza agevole per gestire la propria attività.

Sebbene esistano poche politiche o pratiche volte all’emancipazione delle donne nel turismo, di recente sono stati registrati alcuni progressi. Merita attenzione quanto avviene oggi nel Madhya Pradesh, il secondo Stato indiano, che è riuscito a coinvolgere la comunità femminile di trecento villaggi per creare una rete di strutture e servizi a misura di donna e un grande progetto, Safe tourism destinations for women, imperniato sui concetti di sostenibilità, sicurezza e sorellanza.
In Giappone si è tenuto un simposio sulle donne nel turismo e l’empowerment delle donne è oggetto di discussione politica. Ma anche lì, relativamente alla rappresentanza delle donne leader nel turismo, Lady Jata (parte della Japan Association of Travel Agents) ha svolto uno studio in cui è risultato che il numero delle lavoratrici tende a diminuire all’aumentare dei ruoli gestionali.
Particolarmente interessante è il fatto che a Mie, dove si trova il santuario di Ishigami-san, luogo di attrazione per le donne che vi si recano per esaudire un loro desiderio, ci sono più donne ai vertici del comando rispetto alle altre città del Giappone. Il santuario avrà influenzato la mentalità degli uomini di Mie che sono più tolleranti, o addirittura favorevoli, alla presenza di leader donne nel lavoro?

Sulla base di queste osservazioni, il Global Report on Women in Tourism (Unwto), raccomanda per l’Asia e l’area del Pacifico di aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’uguaglianza di genere e dell’emancipazione delle donne nel settore del turismo e di utilizzare i valori locali e le esperienze maturate di leadership femminile per promuovere la partecipazione delle donne nelle imprese turistiche e nei processi decisionali.

Percentuale delle donne impiegate nel turismo in Asia

In copertina: Edward Hopper, Scompartimento C, 1938 (particolare).

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Articolo di Ludovica Pinna

Classe 1994. Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, editoria, giornalismo presso L’Università Roma Tre. Nutre e coltiva un forte interesse verso varie tematiche sociali, soprattutto quelle relative agli studi di genere. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e l’arte in ogni sua forma. Ama anche viaggiare, in quanto fonte di crescita e apertura mentale.

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