In questo articolo approfondiremo i risultati ottenuti dall’Italia nell’Indice di parità di genere del 2023.
Il nostro Paese registra un punteggio totale di 68,2 punti su 100, esattamente 2,0 punti in meno rispetto al valore generale dell’Unione europea. Nella classifica dei Paesi europei l’Italia occupa il tredicesimo posto.
Come spiegato nella prima parte dell’articolo, i domini analizzati dall’Indice sono sei. Andando a indagare i valori specifici dei punteggi riferiti all’Italia, riusciamo a compiere un’analisi delle variazioni registrate nel tempo. Dal 2010, l’Italia ha registrato il miglior avanzamento di punteggio tra tutti i Paesi dell’Unione europea con un incremento di 14,9 punti in totale. Ciò ha permesso di scalare la classifica di otto posizioni. Il dominio che più ha visto un balzo in avanti è quello del potere con un incremento di 37,5 punti totali. Dal 2020 il punteggio dell’Italia è aumentato di 3,2 punti consentendo l’avanzamento in graduatoria di una posizione. Così come tutti i Paesi con un valore totale dell’indice inferiore a quello della media Ue, anche l’Italia accorcia sempre di più la distanza dai Paesi che guidano la classifica riducendo sensibilmente la differenza di punteggio, e quindi le differenze di genere all’interno dei domini analizzati, in un tempo relativamente breve.

Il dominio che registra il miglior punteggio in assoluto e permette di occupare il nono posto della classifica generale è quello della salute con 89,2 punti. Questo dominio, dal 2020, ha permesso all’Italia l’avanzamento di una posizione nonostante l’incremento relativo sia stato di soli 0,2 punti. I migliori punteggi riguardo i sottodomini della salute sono quelli riferiti allo stato di salute con 94,6 punti (quinto posto nell’Ue) e all’accesso alla sanità con 98,6 punti (nono posto nell’Ue).
Il dominio in cui invece emergono con più evidenza le disuguaglianze di genere e che, di conseguenza, registra valori inferiori alla media europea è quello del lavoro con 65 punti. In questo l’Italia occupa, in maniera costante dal 2010, l’ultima posizione tra tutti i Paesi membri. Nonostante l’incremento di 1,8 punti totali registrato dal 2020, il sottodominio della segregazione e della qualità del lavoro è caratterizzato dal punteggio più basso con 61,4 punti e dal peggioramento della posizione in classifica (scesa dal diciannovesimo al ventiduesimo posto). Mentre gli altri Paesi europei compiono importanti passi in avanti nella realizzazione della parità di genere in questo specifico settore, l’Italia sembra procedere ancora a rilento.
I migliori progressi riguardano il dominio del tempo: dal 2020 il valore totale è migliorato di 8,1 punti con un avanzamento dal sedicesimo al dodicesimo posto. Il sottodominio delle attività assistenziali ha influito nel miglioramento del dominio con un guadagno di 13 punti e di quattro posizioni in classifica (attualmente occupa il diciottesimo posto). Anche il sottodominio delle attività sociali migliora passando dal quindicesimo al quinto posto con un incremento di 3,8 punti.
Nel dominio del denaro viene registrata una regressione di 0,2 punti attestando l’Italia al quattordicesimo posto con un indice di 80,3. Il sottodominio della situazione economica riporta una diminuzione del valore rispetto allo scorso anno di 0,6 punti e occupa la ventunesima posizione nella classifica generale Ue. Il sottodominio delle risorse finanziarie vede l’Italia al dodicesimo posto con 76,7 punti. Qui si trovano tutti gli indicatori.
Il dominio della violenza, come spiegato per i Paesi europei, manca di dati certi per poter essere inserito tra i domini generali e analizzare lo stato della violenza contro le donne in maniera comparativa. In Italia, nel 2021, sono stati registrati 103 femminicidi di cui 70 commessi da una persona intima o dal compagno e 33 commessi da un familiare. Non sono disponibili dati circa la violenza commessa da partner e le molestie sessuali sul lavoro. Obiettivo dell’Eige è riuscire a pubblicare l’indagine riguardante il dominio della violenza nel 2024.
La Convenzione di Istanbul, trattato internazionale su prevenzione e lotta alla violenza contro le donne, è stata firmata dall’Italia nel 2012; nel 2013 è stata ratificata e nel 2014 è entrata in vigore.
Riportiamo il quadro dell’Italia riguardo l’approfondimento dell’indagine sul Green Deal. Dal report è risultato che:
«In Italia le donne sono più inclini degli uomini a operare scelte nel rispetto dell’ambiente.
Nel 2018 erano meno donne (50 %) che uomini (53 %) in Italia a sentirsi responsabili in prima persona di contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, rispetto alle medie dell’Ue pari al 62 % delle donne e al 61 % degli uomini. Mentre adesso le donne tendono a operare scelte rispettose dell’ambiente con maggior frequenza rispetto agli uomini. Nel 2022 un numero maggiore di donne (56 %) rispetto agli uomini (47 %) ha riferito di aver pensato regolarmente all’ambiente nelle scelte riguardanti le attività di assistenza all’infanzia. Analogamente il 50 % delle donne ha dichiarato di evitare in maniera sistematica la plastica e/o i prodotti monouso, rispetto al 43 % degli uomini.
Tra i laureati in scienze naturali e tecnologie, le donne sono notevolmente sottorappresentate.
In Italia, nel 2021, la percentuale di donne tra i laureati (livelli 5 e 6 dell’Isced, la classificazione internazionale standard dell’istruzione) in scienze naturali e tecnologie era pari al 40 %. Questa percentuale è superiore alla media dell’Ue, dove le donne rappresentano il 36 % dei laureati nel settore.
In Italia le donne sono significativamente sottorappresentate nei settori dell’energia e dei trasporti.
Nel 2022 le donne rappresentavano il 26 % dei lavoratori nel settore italiano dell’energia e solo il 20 % in quello dei trasporti. Nei ministeri nazionali che si occupano di ambiente e di cambiamenti climatici, il 39 % dei funzionari di alto livello in servizio era costituito da donne. Nel 2022 le donne detenevano il 40 % delle posizioni con potere decisionale in seno alle commissioni parlamentari che si occupano di ambiente e di cambiamenti climatici, rispetto a una media del 30 % in tutta l’Ue.
L’indice sull’uguaglianza di genere 2023 approfondisce il tema della transizione socialmente equa del Green Deal europeo analizzando i seguenti aspetti:
- atteggiamenti e comportamenti dell’opinione pubblica in materia di cambiamenti climatici e relativa mitigazione
- energia
- trasporti
- adozione di decisioni
I dati sono stati acquisiti nell’ambito di varie indagini, come quella dell’Eige 2022 sulle disparità di genere nelle attività assistenziali non retribuite, individuali e sociali, nonché di altre indagini a livello dell’Ue. L’indagine Eige si è concentrata sulle differenze di genere nell’assistenza non retribuita, anche in relazione ai trasporti, all’ambiente, ai consumi e ai comportamenti personali».
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Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola Secondaria di II grado, sono fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.
