Maria Ressa. Nobel per la Pace

Premio Nobel per la Pace nel 2021, condiviso con Dmitry Muratov, con questa motivazione: «Per i loro sforzi nel salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura». 

Maria Ressa è stata ed è tuttora protagonista di coraggiose battaglie per la libertà di stampa nelle Filippine, rappresentando tutti i giornalisti e le giornaliste che si battono per questo ideale nel mondo, dove democrazia e libertà di espressione incontrano sempre di più condizioni avverse: una lotta, la sua, per il futuro di tutti e di tutte. 
Cittadina filippina naturalizzata statunitense, nel 2012 è cofondatrice del sito di notizie online Rappler, noto per le sue inchieste sull’operato del governo del presidente filippino Rodrigo Duterte, denunciandone l’abuso di potere, l’uso della violenza e il crescente autoritarismo, soprattutto in relazione alla controversa e omicida campagna antidroga, che ha provocato la morte di circa 12.000 persone, secondo una stima del gennaio 2018 di Human Rights Watch. Lei e Rappler hanno anche documentato come i social media vengano utilizzati per diffondere notizie false, molestare chi osa opporsi politicamente e manipolare il discorso pubblico. 

Foto di Geir Anders Rybakken Ørslien 

Maria Ressa nasce il 2 ottobre 1963 a Manila: la madre è giovanissima e il padre muore quando lei ha solo un anno. Le informazioni sui suoi genitori rimangono tuttora in ombra. La madre ben presto si trasferisce negli Stati Uniti, lasciandola alle cure dei nonni paterni, e la richiama a sé quando Maria ha nove anni. Entra così in una nuova famiglia, viene adottata dal patrigno e assume il suo cognome.  
Dopo aver studiato biologia molecolare e teatro all’Università di Princeton, ottiene la borsa di studio Fulbright e, tornata nel suo paese natale, consegue un master in Giornalismo presso l’Università delle Filippine Diliman. 

Si è occupata delle questioni asiatiche per più di 30 anni, la maggior parte dei quali come capo dell’ufficio della CNN a Manila, dal 1987 al 1995, e poi a Giacarta, dal 1995 al 2005, divenendo la principale giornalista investigativa della CNN sul terrorismo nel sud-est asiatico: durante la sua permanenza alla CNN, viaggia e scrive dalla sua base nel sud-est asiatico e da paesi come India, Giappone, Pakistan, Corea del Sud, Australia, Cina e Stati Uniti. 

Nel 2003 scrive Seeds of Terror: An Eyewitness Account of al-Qaeda’s Newest Center of Operations in Southeast Asia (Semi di terrore: un resoconto di un testimone oculare del nuovo centro operativo di Al-Qaeda nel sud-est asiatico), un libro basato su un resoconto dettagliato dei nascondigli di Al-Qaeda in Asia. Maria Ressa getta uno sguardo illuminante su quello che chiama “quartier generale dei terroristi”. È convinta che sia nelle roccaforti musulmane delle Filippine e in Indonesia che si possa trovare la prossima generazione. Studia come ogni grande attacco di al-Qaeda dal 1993 abbia avuto un legame con le Filippine. Vede come le tattiche di al-Qaeda stiano cambiando sotto le pressioni della guerra al terrorismo: piuttosto che dipendere dai propri membri principali (stimati tra tre e quattromila al suo apice), la rete si sta ora invischiando in conflitti locali, cooptando i movimenti indipendentisti musulmani ovunque si possano trovare e aiutando i “rivoluzionari” locali a finanziare, pianificare ed eseguire sanguinosi attacchi contro Paesi vicini e l’Occidente. 

Nel 2004 assume la guida del Dipartimento di Notizie e Attualità dell’ABS-CBN News and Current affairs, determinandone per sei anni la direzione strategica e gestendo più di mille giornalisti/e per la più grande operazione di notizie multipiattaforma nelle Filippine. Rsf, Reporter senza frontiere, la definisce una delle venticinque figure di spicco della Commissione per la democrazia e l’informazione. Il suo lavoro mira a ridefinire il giornalismo, combinando la scrittura tradizionale, i nuovi media e la tecnologia dei telefoni cellulari per il cambiamento sociale. Maria Ressa tiene corsi di politica e stampa nel sud-est asiatico per l’Università di Princeton e di giornalismo televisivo per l’Università delle Filippine. È anche Visiting Scholar del sud-est asiatico presso il Core Lab della Naval Postgraduate School di Monterey, in California. 

Il suo secondo libro, From Bin Laden to Facebook: 10 Days of Abduction, 10 Years of Terrorism (Da Bin Laden a Facebook, 10 giorni di rapimento, 10 anni di terrorismo), uscito nel 2013, è il risultato di una ricerca svolta presso l’International Center for Political Violence & Terrorism Research di Singapore e utilizza i sociogrammi creati presso la Naval Postgraduate School. In questo lavoro pionieristico di giornalismo investigativo, Maria Ressa ripercorre la diffusione del terrorismo dai campi di addestramento dell’Afghanistan al sud-est asiatico e alle Filippine. Attraverso la ricerca, il libro esamina i social network che diffondono l’ideologia virulenta che ha alimentato gli attacchi terroristici negli ultimi dieci anni. Ressa indaga come la bandiera nera, incorporata nella tradizione di al-Qaeda, compaia su siti Web e pagine Facebook di tutto il mondo, comprese Filippine, Indonesia, Medio Oriente, Afghanistan, Australia e Nord Africa, e come venga ritenuta la profezia di un’apocalisse che porterà il trionfo dell’Islam. Per Ressa i luoghi che definiscono il nuovo campo di battaglia del terrorismo sono proprio Internet e i social media. 

Numerosissimi sono i riconoscimenti che ha ricevuto nel corso degli anni e che attestano il suo coraggio e la sua grande professionalità: nel 1999 riceve l’Asian Television Award per l’Indonesia, nel 2000 il SAIS-Novartis International Journalism Award per il suo lavoro a Timor Est, nel 2001 la Ferris Professorship of Journalism e nel 2002 il National Headliner Award for Investigative Journalism. È Persona dell’anno 2018 della rivista Time. Nell’occasione afferma: «Penso che il problema più grande che dobbiamo affrontare in questo momento sia che il faro della democrazia, quello che ha difeso sia i diritti umani che la libertà di stampa, gli Stati Uniti, ora è molto confuso. Quali sono i valori degli Stati Uniti?» 

Nel 2020 è insignita dell’International Press Freedom Award del National Press Club, dopo che la sua condanna nelle Filippine, il 14 giugno di quello stesso anno, suscita proteste da parte delle organizzazioni per la libertà di stampa di tutto il mondo, dato che rischia fino a sei anni di reclusione. Oltre al caso di “diffamazione informatica”, Ressa e Rappler vengono anche accusati di evasione fiscale e di violazione delle leggi che vietano la proprietà straniera dei media locali. 

Maria Ressa, editrice esecutiva di Rappler, vincitrice del John Aubuchon Press Freedom Award internazionale 2020 del National Press Club. Foto di LeAnne Jazul/Rappler

A breve sarà pubblicato How to Stand Up to a Dictator: The Fight for Our Future (Come resistere a un dittatore: la lotta per il nostro futuro), un’appassionata ed emblematica memoria di una carriera spesa a combattere e smascherare il potere corrotto e autoritario.

Nell’introduzione di Amal Clooney si legge: «C’è un altro avversario che Ressa sta combattendo. How to Stand Up to a Dictator è anche la storia di come il movimento verso l’autoritarismo, nelle Filippine e in tutto il mondo, sia stato aiutato e favorito dalle società di social media. Ressa espone come hanno permesso alle loro piattaforme di diffondere un virus di bugie che infetta ognuno di noi, mettendoci l’uno contro l’altro, accendendo, persino creando, le nostre paure, rabbia e odio, e come questo abbia accelerato l’ascesa di autoritari e dittatori Intorno al mondo. Mappa una rete di disinformazione – un’atroce rete di causa ed effetto – che ha segnato il globo: dalle guerre alla droga di Duterte al Campidoglio americano; dalla Brexit britannica alla guerra informatica russa e cinese; da Facebook e Silicon Valley ai nostri clic e voti». 

Qui il link alla traduzione francese, inglese, spagnola e ucraina.

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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di formazione, in particolare sui temi delle politiche di genere. È vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile e caporedattrice della rivista online Vitamine vaganti. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea.

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