L’impegno politico e sociale di Maria Lombardi

Nata a Sessa Aurunca nel 1887 e scomparsa il 20 maggio del 1963, Maria Lombardi fu una protagonista al femminile nel contesto difficile di Terra di Lavoro all’indomani della Prima guerra mondiale.

Come emerge dalla biografia che le ha dedicato Silvano Franco (Maria Lombardi. L’impegno politico e sociale, Caramanica 2009), era dotata di una straordinaria forza che balza in primissimo piano al Congresso di Livorno del 1921, decisa a fondare anch’essa il Partito socialista nuovo (insieme con Gramsci, Bordiga e Terracini), ossia la costola comunista che avrà una influenza assai importante nel futuro della storia politica e sociale del nostro Paese. Donna molto emancipata per i suoi tempi, una vera guida e un modello, fu una delle prime laureate nella Facoltà di medicina nella Università Federico II di Napoli. La sua attività politica si svolse in modo intenso, nonostante gli impegni quotidiani imposti dalla professione di medica di base, in varie frazioni del Sessano e dintorni, in una terra difficile, schierandosi sempre dalla parte dei ceti sociali più deboli.

La questione contadina costituisce per lei una occasione di riscatto per le persone oppresse e sfruttate di quelle comunità. La lotta per la conquista delle terre rappresenta il filo rosso che lega le speranze rivoluzionarie che segnano il cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920) al movimento democratico, che nel dopoguerra si organizza nel Sud e dà vita a epiche battaglie per dare la terra a chi la lavora. Nelle elezioni amministrative del 1922 venne eletta consigliera comunale della sua città nella lista del Psi, sempre impegnata nelle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi operaie e contadine (come nel caso della vertenza dei braccianti per il rimboschimento del Monte Massico). Maria fu una persona determinata, una militante della sinistra che non subì le logiche degli apparati di partito contro i quali spesso si ribellava. Partecipò al congresso di Livorno del 1921 come delegata casertana per il Partito socialista italiano, ma poi seguì gli scissionisti. Da quel momento diventò in Terra di Lavoro (che allora era una delle province più grandi del Paese) una dei massimi dirigenti del Partito comunista d’Italia, assumendo il ruolo di segretaria della Federazione di Terra di Lavoro, prima donna a rivestire questo incarico in Campania. L’incarico tuttavia durò poco più di un anno, in quanto si dimise a seguito delle feroci polemiche sorte all’interno del gruppo dirigente. Dopo la liberazione dal fascismo tornò alla politica partecipando alla costituzione del Pci, alle battaglie sindacali e alle vertenze operaie dei primi anni Cinquanta.

Bambini in strada, 1952
Festa dell’Unità, 1954

Sia nella fase socialista che poi in quella comunista la sua azione politica è stata sempre legata all’idea di una “sinistra rivoluzionaria”. Infatti, la classe operaia e quella contadina costituirono il centro dell’attenzione e dell’impegno di Maria Lombardi fino al declino della questione contadina negli anni Sessanta, non solo nella zona aurunca ma in tutto il Mezzogiorno. Dai documenti emergono sia la dimensione sociale del suo profilo, sia il suo impegno costante su tematiche e fatti di carattere storico e politico di portata nazionale. Fu protagonista di una lotta convinta a fianco dei ceti bisognosi e dei meno abbienti: i braccianti del malsano “Pantano”, ad esempio, contro i ricchi e prepotenti padroni del latifondo. La sua forza politica e culturale fu tale che riuscì ad affermarsi come leader, in una fase storica in cui le donne non avevano ancora diritto al voto. Nello stesso tempo si rivelò anche “indisciplinata” al punto di lasciare presto gli incarichi istituzionali. Di certo fu profondamente diversa rispetto al contesto borghese e ai luoghi comuni della sua epoca, già nella coraggiosa scelta di laurearsi in Medicina nel 1915, e operare, lei donna, in una professione al tempo quasi esclusiva del sesso maschile, come medica di base, “di condotta”, come si diceva. Va riconosciuto che svolse un ruolo di primaria importanza in pieno regime fascista, con scelte politiche audaci in aperta rottura con il momento e con l’ambiente in cui visse. Può dunque essere considerata una figura ante litteram del movimento femminista.

Corteo del Primo Maggio 1962

Degli avvenimenti e delle lotte di quel periodo storico Maria fu testimone e protagonista impegnata sia sul piano sociale, che politico e culturale, come ha ben raccontato il suo biografo Silvano Franco, il quale nella introduzione al volume scrive: «Il suo impegno a favore delle classi meno abbienti (braccianti, contadini, operai e la massa di senza lavoro) non conobbe alcuna limitazione di sorta, sempre convinta che esso andava manifestato in maniera concreta e tangibile. Nell’attuazione delle sue idee e dei suoi principi fu determinata, dimostrando una forte personalità, ma nel contempo incontrollabile, poco incline ad accettare imposizioni, da qualsiasi parte esse venissero». In sintesi, possiamo dire che fu un personaggio affascinante, complesso e anche scontroso, difficile da domare.

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Articolo di Pasquale Iorio

Giornalista pubblicista, laureato in Scienze politiche, è stato segretario generale provinciale della CdLT di Caserta e dirigente Cigl Campania. Esperto di sviluppo locale, ha ricoperto diversi incarichi in vari settori e istituzioni. Coordina reti per promuovere la coesione sociale e l’apprendimento permanente. In campo editoriale ha curato diverse pubblicazioni, tra cui l’ultima: Il museo vivente delle Madri, 2021, Rubettino.

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