La seconda giornata del convegno nazionale di Toponomastica femminile a Caserta, sabato 21 ottobre 2023, si apre con la moderazione di Rosamaria Petrella e prevede gli interventi di Barbara Belotti (qui la sua relazione); Teresa Boccia, architetta e direttora di Urbanima-Lupt dell’Università di Napoli Federico II; Tiziana Petrillo, consigliera nazionale dell’ordine degli ingegneri (qui la sua relazione); Annamaria Alois e Rita Parente, imprenditrici casertane.

Teresa Boccia apre con il suo intervento intitolato La città delle pari opportunità. Una “città delle pari opportunità” è un progetto urbanistico che mira a garantire il diritto a tutte e a tutti gli abitanti, a prescindere dal sesso, dall’età e dalle origini, da dove abitano e abiteranno, di occupare uno spazio e governarlo in modo giusto, inclusivo e sicuro, con tutti i servizi necessari per il godimento di un buono stile di vita. Il diritto alla città è un diritto che attiene alla giustizia sociale, la quale non può a sua volta esistere senza equità di genere e giustizia spaziale – il diritto a godere di uno spazio. Assistiamo oggi a una sfida senza precedenti nella storia umana: le stime delle Nazioni unite calcolano che dal 2050 più del 70% della popolazione mondiale vivrà in città, il che vuol dire un maggiore consumo di terra per edificare e ulteriore stress sugli ecosistemi, il tutto in un’economia globale che mira ad arricchire solo chi è già ricco. La pandemia ha reso la sostenibilità un tema non più rimandabile, mostrando come le fragilità ambientali siano anche fragilità umane. Già oggi vediamo le città trasformarsi in megalopoli anonime, le loro periferie riempirsi di quartieri anonimi e degradati che diventano facilmente fulcro di criminalità e disuguaglianze, che colpiscono soprattutto le donne, costantemente ignorate dai dati statistici: la modernità liquida ha creato barriere e segregazioni spaziali specie in quartieri con alto tasso di femminilizzazione, privi dei basilari servizi, senza spazi di aggregazione, luoghi dove si nasce e da cui non si riesce ad uscire e l’infanzia viene spesso negata, soprattutto alle bambine. In questo contesto è spesso difficile per le donne pensare a un futuro nella propria città, soprattutto se riescono a ottenere una solida educazione. Boccia ricorda che le città non sono solo un insieme di case: sono funzioni, relazioni, socialità – che tanto è mancata durante la pandemia; le donne più di altri sanno cosa vuol dire non poter vivere gli spazi urbani a causa della paura di diventare vittime di violenza. Non è più tempo del coraggio: le donne devono poter essere libere di godere degli spazi come e quando vogliono. Le città sono lo scenario nel quale si dispiegano materialmente le condizioni di vita delle persone, dove si dovrebbero poter realizzare i sogni di tutti anche se sei donna. Non è possibile creare una città sostenibile senza conoscere le condizioni di metà della sua popolazione, eppure i dati statistici prodotti continuano a essere parziali e di conseguenza le politiche che si basano su di essi tendono a lasciare indietro le donne. Iniziative come quelle di Toponomastiche femminile pertanto sono importantissime, permettendo un ri-centramento della sfera femminile non solo nel discorso pubblico ma anche nello spazio: le città moderne sono città funzionaliste sulla base di un concetto del lavoro come solo produttivo e monetizzabile; lavori come quelli di cura, fatti in maggioranza da donne, non corrispondono a questi criteri, e pertanto non possono ambire ad un proprio spazio in pubblico, col risultato che spesso si viene segregate in casa. È quindi ovvio che lo spazio non è un concetto neutrale: esso è abitato da corpi di sesso diverso che ricoprono ruoli diversi e hanno una loro quotidianità, ma è strutturato in modo da ignorare queste differenze e le conseguenti singole necessità, adattandosi ad un soggetto medio universale che guarda caso è quasi sempre maschile – gli stessi manuali di architettura sono parametrati sul corpo maschile e sugli uomini. Il femminismo ha contribuito a mostrare il modo con cui il corpo delle donne si muove nello spazio, ma non ha senso parlare di “architettura femminista”: il problema non è il prodotto del progetto ma il processo che porta a esso. Utilizzare le città come luogo plurale che mettano al centro il diritto di tutte e tutti alle pari opportunità è un tema presente anche nelle grandi agende internazionali. Se dobbiamo avviare nuovi processi per pianificare questi nuovi spazi urbani sostenibili non basta trovare un nuovo linguaggio, occorrono anche e soprattutto nuovi soggetti. Non sarà semplice: oggi molte città del mondo sono teatro di distruzione e conflitti, e le donne sono le principali vittime. Il futuro sostenibile delle nostre città non è declinabile al di fuori della pace. Bisogna quindi sperare in un cessate il fuoco immediato e nell’apertura di negoziati di pace: l’inizio dei processi di ricostruzioni dovrà fare delle donne, da protagoniste del dramma della guerra, protagoniste della pace e delle nuove città.

Rosamaria Petrella introduce poi le testimonianze di altre pioniere dei propri campi, che possano controbilanciare quella sovra presenza maschile raccontata da Barbara Belotti, Teresa Boccia e Tiziana Petrillo.
Prende, quindi, la parola Anna Maria Alois, erede di una delle famiglie storiche produttrici di seta a San Leucio e fondatrice di una propria impresa, staccata da quella familiare e che oggi gode di eguale successo: vive nei setifici fin da piccola, a stretto contatto con la nonna, americana, di mentalità molto più aperta delle parenti italiane, che faceva da tramite con i clienti e gli Alleati in tempo di guerra grazie alla sua conoscenza dell’inglese. Questo nonostante il disappunto dei membri maschili della famiglia, che cercarono di limitare il coinvolgimento delle donne nell’attività di famiglia, un atteggiamento a cui diviene presto insofferente e che la porta a mettersi in proprio. Alois nel suo intervento si complimenta con l’intenzione di intitolare la rotonda a Francesca Morvillo, giudice e unica magistrata assassinata dalla mafia, eroina del nostro tempo.
Essere donna nella dimensione imprenditoriale è un’esperienza interessante e toccante, un percorso però non privo di difficoltà. La sua ispirazione e modello di riferimento è Marisa Bellisario, direttrice d’azienda e ricordata per i suoi interventi nella ristrutturazione delle aziende Olivetti Corporation of America e Italtel, pioniera delle pari opportunità e parte della Commissione per la parità di genere sotto il governo Craxi. Alois mostra poi alcuni dati: le donne sono solo 1/3 del totale dei lavoratori autonomi all’interno dell’Unione europea, nonostante siano oltre la metà della popolazione. La legge Golfo-Mosca del 2011, che prevede che almeno 1/3 dei consigli di amministrazione delle società partecipate siano costituiti da donne, ha permesso all’Italia di fare grossi passi avanti, ma ci sono ancora molti ostacoli: per esempio, diverse donne hanno ancora difficoltà di accesso al credito o non riescono a superare le barriere culturali ancora imposte dalla società. Eppure, le ricerche mostrano l’innegabile contributo positivo della presenza femminile, che porta a un miglioramento della produttività nelle aziende e nell’economia in generale. Il cambiamento sta avvenendo e la scuola ricopre in questo un ruolo fondamentale, motivo per cui Alois non ha mai abbandonato l’insegnamento: per raccontare ai ragazzi e alle ragazze che si può e si deve dare il meglio di sé, che nulla è loro precluso se ci si impegna davvero. È oggi importante che i “tetti di cristallo” siano abbattuti grazie a delle politiche attente, solo così le giovani potranno realmente sbocciare in tutto il loro potenziale.

Interviene, infine, Rita Parente, imprenditrice nel settore dell’estetica, raccontando di aver aperto il primo centro estetico negli anni Settanta con l’aiuto del padre, il quale non si mostrò tuttavia entusiasta delle scelte della figlia e non credeva che avrebbe avuto successo. Dovrà ricredersi: il centro estetico diventa presto famoso in tutto il casertano; dal 1978 Parente è concessionaria del marchio Sem, Scuola estetica moderna, e in collaborazione con il marito ha aperto un centro di estetica e medicina, nonché una scuola che si è ben presto distinta per la qualità della formazione. Ha collaborato e collabora tutt’ora con marchi e aziende italiane ed estere, ha fondato la Ripar cosmetics, azienda leader nel make-up camouflage ed esperta nel trattamento dell’iperpigmentazione. Il segreto del suo successo, secondo Parente, è una sete di conoscenza inesauribile, che l’ha sempre spinta a sperimentare e migliorarsi; viaggiare e a entrare in contatto con altre culture che hanno stimolato la sua vena artistica, ispirandola a creare corsi di formazione innovativi e di qualità. Saper rischiare, creatività, l’amore per il bello, resilienza e capacità di conciliare il privato con il lavoro sono doti fondamentali per una buona imprenditrice.
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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.
