Washington. La capitale dell’anno con Giovanna De Maio 

Per la nuova puntata di Lovely Planet, il podcast di RaiRadio 3 a cura di Anna Maria Giordano, si vola a Washington Dc. Ad accompagnarci nella città fulcro del potere statunitense e sede delle istituzioni sarà Giovanna De Maio, studiosa e ricercatrice di politica internazionale e washingtonian d’adozione.
L’itinerario parte dalla Casa Bianca, circondata da barricate che lasciano intravedere poco o nulla di uno dei luoghi urbani più importanti, specialmente in quest’anno di elezioni. Da qui le vie si sviluppano a scacchiera e ci conducono al cospetto di un altissimo obelisco rappresentante il monumento al primo presidente degli Stati Uniti George Washington; proseguiamo successivamente verso una costruzione in stile dorico contenente una statua del sedicesimo presidente, Abraham Lincoln, raffigurato seduto. L’area del centro cittadino, fitta di monumenti, si rifà allo stile neoclassico ed è ricca di memoriali che hanno il compito di ispirare il presidente in carica che ne ha visione dalle finestre della Casa Bianca. Camminando per la città noteremo la presenza di numerose piante di ciliegio donate dal popolo giapponese nel 1912 in segno di pace e amicizia. Si tratta di tremila ciliegi, alcuni dei quali circondano il memoriale dedicato a Jefferson e sono protagonisti di un festival primaverile chiamato National Cherry Blossom Festival. Il picco di fioritura è previsto per l’ultima settimana di marzo e la prima di aprile, e come ogni anno segnerà l’arrivo della bella stagione colorando il paesaggio urbano di rosa e bianco, e dando vita a manifestazioni culturali oltre che di richiamo estetico. Sono infatti previsti numerosi eventi che uniscono la tradizione statunitense a quella giapponese.

Cherry blossoms in full bloom by the Washington Monument
MartinLuther King Jr, National Memorial, Washington DC

Proseguiamo l’itinerario arrivando al monumento preferito dalla nostra guida, quello dedicato a Martin Luther King, sul quale è presente un’iscrizione molto significativa: «Out of the mountain of despair a stone of hope» (Dalla montagna della disperazione, una pietra di speranza). Poco distante troviamo la Roosevelt island, con la statua del presidente immersa fra le piante da lui tanto amate. Ci sono anche delle aree attorno al fiume Potomac sviluppatesi negli ultimi anni e gettonate per quanto riguarda la vita mondana, oltre che per essere teatro di situazioni singolari come la vendita di pesce nelle barche-mercato.
Come ogni città, pure Washington ha la sua musica, quella classica della National Symphony Orchestra, fondata nel 1931 con sede principale presso il John F. Kennedy Center for the Performing Arts. Ma il genere musicale nativo è la Go-go music, un sottogenere del funk nato negli anni Sessanta e contaminato da soul, blues, musica latinoamericana; la sua evoluzione e diffusione ha portato, nel 2020, alla definizione come musica ufficiale della capitale statunitense.
Washington è però anche la città del Congresso, della Corte Suprema e delle ambasciate, il salotto di rappresentanza degli Usa abitato da funzionari/e che si ritrovano nei bar durante l’happy hour per fare networking. Giovanna De Maio consiglia di visitare il palazzo del Congresso, sede di Camera e Senato, a ingresso libero, nel quale si può dialogare con senatrici e senatori; ad esempio la porta dell’ufficio di Alexandria Ocasio-Cortez è tappezzata di post-it di apprezzamento per il suo operato. All’interno è presente anche un’importante biblioteca che contiene la Jefferson Library, con i libri che il presidente si era trovato costretto a vendere per fronteggiare delle gravi difficoltà economiche.
In contrapposizione alla geografia del potere nella quale ci siamo mosse finora, è ancora più interessante attraversare la geografia della controparte, quella delle vive proteste che investono la città. Impossibile non citare il movimento Black lives matter, nato nel 2013 per combattere il razzismo sistematico della polizia ai danni della popolazione afroamericana. Tra le tappe della lotta di questa organizzazione ricordiamo certamente il 25 maggio 2020, quando George Floyd venne ucciso a Minneapolis da un poliziotto bianco che lo immobilizzò a terra togliendogli il respiro con un ginocchio sul collo. La reazione a questo omicidio, che si aggiunge alle tantissime altre uccisioni e violenze commesse dalla polizia, è stata plateale, e ha creato un dibattito esteso sul tema. La frase «I can’t breathe» di Floyd è diventata il simbolo del movimento, e a Washington la piazza rinominata Black lives matter plaza (prima Lafayette Square) è divenuta il fulcro di marce e proteste. Lo spazio ha ospitato la festa per l’elezione di Biden, candidato anche alle prossime elezioni presidenziali. La città del potere che stiamo descrivendo appare piuttosto come la città dell’abuso di potere, l’espressione fisica delle istituzioni che operano da sempre una violenta repressione ai danni di abitanti di tutti gli Stati appartenenti alla federazione nordamericana.

La storia urbana di Washington nello specifico ci mostra quanto sia stata pianificata per le istituzioni e quanto segua il modello di alcune città europee. La nostra accompagnatrice consiglia una passeggiata per Massachussets Avenue, la via delle ambasciate che spesso aprono al pubblico per eventi o cerimonie significative; poi una tappa al Rock Creek Park, ricco di sentieri e aree naturalistiche.
Per quanto riguarda la cucina, oltre i classici hamburger, vengono citati i numerosi esperimenti di cucina fusion che arricchiscono il panorama gastronomico della città e lo rendono più stimolante. Un rapido cenno all’aspetto museale e alla tutela dell’arte affidata in gran parte alla Smithsonian Institution, il più grande complesso museale, educativo e di ricerca che comprende, tra gli altri, il National Air and Space Museum nel quale è custodita l’unica parte di navicella tornata sulla Terra dopo la missione Apollo 11 che ha visto il coinvolgimento di Neil Armstrong, Edwin “Buzz” Aldrin e Michael Collins. Un’altra importante istituzione è il National Museum of African American History and Culture inaugurato nel 2016 alla presenza dell’allora presidente Barack Obama.
Prima di partire, è d’obbligo una sosta alla libreria Politics and prose, che Giovanna De Maio identifica come posto del cuore irrinunciabile se si passa dalla capitale dell’anno. Si conclude così la visita alla città simbolo delle innumerevoli contraddizioni e discrepanze che da sempre si avvertono negli Stati membri della federazione americana.

La puntata integrale del podcast è disponibile qui: https://www.raiplaysound.it/audio/2023/12/Lovely-Planet-del-26122023-4b78a7b7-4ee2-465e-ad35-21c214b6f367.html

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Articolo di Emilia Guarneri

Dopo il Liceo classico, si laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino. In seguito si trasferisce a Roma per seguire il corso magistrale in Gestione e valorizzazione del territorio presso La Sapienza. Collabora con alcune associazioni tra le quali Libera e Treno della Memoria, appassionandosi ai temi della cittadinanza attiva, del femminismo e dell’educazione alla parità nelle scuole.

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