Il Meccano

Chiude l’ultima fabbrica di Meccano a Calais, in Francia. L’ultimo stabilimento del famoso gioco, nato con placchette di metallo traforate, viti e bulloni, sarà smantellato nel 2024 e ricordo, come fosse ieri che, quando ero alle medie, ci dividevano in due gruppi per la materia di applicazioni tecniche: femmine e maschi. Alle femmine insegnavano a ricamare, a cucire; mentre ai maschi facevano fare le costruzioni con il meccano. Io chiedevo di andare in bagno e poi mi intrufolavo nella classe dei maschi per costruire con loro qualcosa con il meccano, incantata da viti e soprattutto dalle lunghe e corte placchette di metallo da combinare tra loro. Più di una volta ero stata sgridata e rimandata nella classe del ricamo. Più di una volta mi ero sentita non rispettata nella mia libertà di apprendere e fare. Ho ancora le tovagliette realizzate a punto e croce, ho ancora le presine ricamate, ho ancora due borsette fatte di “fili” di plastica incrociati tra loro con i ferri, plastica recuperata da sacchetti della spesa che tagliavamo a strisce, il tutto realizzato nelle ore di applicazioni tecniche; ma ho ancora pure due placchette di meccano che un mio compagno mi aveva regalato, lui ,che aveva compreso quanto mi dispiaceva non poter “lavorare” con il meccano. Da “grande” mi è rimasta la passione per i macchinari, la ditta di famiglia si occupa di macchinari, io mi occupo di progetti di ricerca europei inerenti a macchinari. Ai miei nipotini e ai miei figli, tutti maschi, in quanto non ho femmine in famiglia di nuova generazione, ho regalato scatole di meccano, abbiamo costruito assieme di tutto gioiosamente. Mi dispiace moltissimo che Meccano chiuda, certa che forse, se avessero coinvolte più “bimbe” e donne, magari oggi non chiuderebbero…chissà. Nel 1964, anno della mia nascita, il marchio fu rilevato dalla Lines Bros Ltd, e, negli anni, al metallo si aggiunsero la plastica e altri materiali, molte altre linee, adatte a tutte le età. Meccano ha fatto divertire e ingegnare bambini, bambinee adulti di oltre 80 Stati e rimango dell’idea che togliere giochi di questo tipo e limitare le capacità manuali dall’infanzia sia un errore che pagheremo tutti perché, visto che lavoro anche per progetti di ricerca inerenti il settore neurologico, so che il sistema mano-mente è al centro della vita umana. Molte ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato, quanto la mano sia un potente organizzatore dell’esperienza e ricopra un ruolo centrale nei processi cognitivi. Da parte mia, anche se gestisco una mia società di comunicazione e bandi europei, ho trovato il tempo di insegnare a nipoti e figli a cucire (orli, bottoni etc.) in modo che siano autonomi e a fare anche i rammendi invisibili, manualità imparata alle medie; l’ho tramandata soprattutto nel periodo del Covid in cui c’erano tanti problemi è vero, ma c’era anche molto più tempo da condividere in spazi comuni familiari per necessità quotidiane di piccole e grandi cose. Ogni minuto è prezioso, ogni vite del meccano e ogni bottone ha un suo valore, tutto aiuta e tutto va imparato e costruito assieme sempre, per unire e crescere senza discriminare nessuno e nessuna.

***

Articolo di Cinzia Boschiero

Laureata in Lettere, è giornalista professionista e docente, specializzata su temi europei nei settori ricerca, salute e innovazione. È titolare di ECPARTNERS e lavora come ufficio stampa per diversi enti, associazioni, imprese e come specialista della formazione. Fa parte del direttivo di EUSJA (Ass. europea giornalisti scientifici) e di diverse ass. femminili, come WILEUROPE, EWMD, Fondazione Bellisario.

2 commenti

  1. Non sapevo della chiusura della fabbrica francese, la cosa mi addolora. Trovo anch’io che il Meccano sia un gioco bellissimo e che ci dovrebbero giocare più bambine, così come più bambini dovrebbero imparare a cucire e a ricamare. Grazie di questo articolo, mi ha emozionato.

    Piace a 1 persona

  2. “se avessero coinvolte più “bimbe” e donne, magari oggi non chiuderebbero…chissà”.

    Per me, il meccano è rimasto un pezzetto dei dolori che ogni infanzia porta con sé. L’ho inutilmente desiderato, ma ero una bimba e mi è stato rifiutato, con annesso rimprovero per il desiderio stesso; e, con il meccano, non ho potuto avere l’orsacchiotto in luogo della bambola.

    Oggi, vecchia signora, ho l’orsacchiotto, estorto da subito come regalo al coniuge, sempre sul comodino. Il meccano, no. Ho pensato fosse troppo richiederlo.

    Triste, la scomparsa di un gioco.

    "Mi piace"

Lascia un commento